I PROCESSI

I PROCESSII PROCESSI i l ! r i i i e a ' s l l a Severa condanna di due rapinatori {Trib. Penala di Torino) Giovanni Pesando, di 35 anni, e Giuseppe Sargìotti, di 31 anno, colpiti ieri dal Tribunale con una sentenza di severa condanna, non sono che all'inizio del loro redde rattonem. La rapina e la truffa di cui erano imputati non costituiscono infatti che gli episodi minori dell'attività criminosa svolia dai due brutti ceffi nel pinerolese. Per altri fatti più gravi — grassazioni ed omicidi — sono ancora in corso le formalità istruttorie ed i due ne dovranno rispondere tra non molto in altra sede: in Corte d'Assise. 11 fatto per cui vennero giudicati ieri è accaduto la sera del 21 gennaio u. s. L'agricoltore Giuseppe Aimonetto, di dlnmrgruagbnodsndr62 anni, abitante a Vlllar Perosa. si; dera recato in quel giorno al mercato di Pinerolo. Nel pomeriggio si incontrò con alcuni compaesani e con due sconosciuti che lo trascinarono all'Albergo Leon d'Oro col pretesto di trattare la vendita di una giovenca. L'Aimonetto segui gli sconosciuti ch3 ordinarono subito da bere. Bevvero tutti con molto entusiasmo. Ma tosto l'Almonetto ed i compaesani suoi che avevano partecipato alla libazione, si sentirono il cervello annebbiato. Non erano riusciti ancora a dar fondo ad una bottiglia, ma già quel poco vino bevuto li aveva resi ubbriachi. Si trattava evidentemente di vino generosissimo. Verso le 18 l'Aimonetto riuscì a percepire che si faceva notte e che bisognava tornare a casa: s'alzò e, attraversata la città, si incamminò per la slrada di Fenestrelle. Uscirono con lui anche i due sconosciuti, uno dei quali lo seguì per la strada che aveva preso raggiungendolo poco oltre barriera. L'Aimonetto era assai male in gambe, ed allo sconosciuto non occorsero molti sforzi per mandarini a terra. Bastò un pugno, vibratogli tra capo e collo. Abbattuta la vittima, il malvivente la depredò del ponafogli. contenente 050 lire, e del cappello e si diede alla fuga Quando potè riaversi dallo stordimento. l'Aimonetto rifece la strada percorsa e si presentò ai carabinieri rer denunciare quanto gli era accaduto. Ma era in tale stalo che il suo racconto non venne preso sul serio. Il vino gioca sempre dei brutti scherzi e spesse volte eccita la fantasia. Il disgraziato agricoltore venne perciò rinchiuso in camera di sicurezza in attesa che gli snebbiasse il cervello. Al mattino fu nuovamente interrogato. I fumi del vino erano svaniti e l'Aimonetto potè ripetere il suo racconto, ma in maniera meno confusa ed incongruente. Diede anzi tali dettagli, che i carabinieri giunsero ad identificare senza indugi e quasi senza difficoltà i due sconosciuti dell'Albergo Leon d'Oro. Sono costoro il Pesando ed i! SargiotU che vennero tratti in atresio quel giorno stesso. Nel primo l'Aimonetto riconobbe il suo rapinatore, nell'altro il compare che aveva concorso, seppure stando in distanza, alia brigantesca impresa. Contro i due arrestati fu intanto sporta un'altra denunzia. Pochi giorni prima il'Pesando si era presentato nel negozio di mpvrnlraCGiovanni Flogna, mentre questi eralfuori. Alla moglie del commerciante,!narrò di essere un antico cliente, ccr-' to Pietro Grotto, e di avere bisogno d'urgenza di una damigiana di olio. La moglie del Flogna non dubitò e consegnò la damigiana, che fu ritirata dal Sargiotti. Compiuta la truffa, i due rivendettero l'olio che aveva un valore di 300 lire. Il Tribunale ha condannatlo il Pesando a tì anni e 0 mesi di reclusione il SargiotU, per complicità in rapina e trulla, a 3 anni 0 li mesi della stessa pena. Entrambi poi, a 1000 lire di ammenda e ad 1 anno di vigilanza ciascuno. Pres. : cav. Manzoni ; P. M. cav. Cusalegno; Difesa: avv-ti Baravalle e Savio; Cane. : cav. Soma. Il richiamo atra) di là {Tribunale Penale di Torino) La vicenda — complessa a causa degli intricali rapporti commerciali che la originarono — è una successione di imbrogli o di colpi di saetta. Il dibattimento stesso ha riservato un colpo di scena: per difendersi dall'accusa di falso iu cambiali, la imputata si è abbrancata all'ombra del marito defunto, accollando a lui ogni colpa. Questo richiamo all'ai di là era tale da sgomentare e da gettare il dubbio più angoscioso. Ma attraverso le testimonianze, anche questo ultimo colpo di scena è apparso privo di efficacia e di qualunque portata persuasiva. Le cose si snodarono in questo modo: 1 coniugi Antonio ed Elisa Motto, abitanti ora in via Gressoney 10. esercivano a Borgaro Torinese, in società con certo Francesco Boni, una fabbrica di conserve alimentari. Nel 192ò, di comune accordo, decisero di sciogliere la società: ai Motto subentrò il Boni, che rilevò la parte dei consoci offrendo in corrispettivo la somma d: 28 mila lire. Ma il Boni non pagò in contanti: rilasciò 12 effetti, a scadenze scalari, per l'importo complessivo fissato. I due primi effetti vennero a scadenza rispettivamente il 30 giugno ed il 31 luglio: ma entrambi andarono in sofferenza e finirono coll'essere protestati. Il Boni ed il suo suocero, Ernesto Santini, che aveva (innato come avallo, non si curarono di pagarli. Dopo 11 protesto i coniugi Motto a.vrebb^ro voluto proseguire gli atti. Ma i esaminate le cose, si avvidero che il o Sar.1 era nullatenente: egli aveva l- trasferito tulle le sue proprietà in ca- a e si ni r di a o l. ti ipcj alla moglie. Si intavolarono cosi delle trattative, in seguito alle quali il Boni si dichiarò disposto a sostituire i 12 effetti con uno solo, per la cifra globale di 28 mila lire. 11 nuovo effetto avrebbe portato colla firma del Boni anche quella della suocera, Delfina Gobbi, e delia cognata, Antonietta Santini. Così avvenne. L'affetto, con : ire firme, fu const guato ai conìug Motto il 1G ottobre 102.".. Ma quintili giorni dopo il Boni moriva. Ai Motto parve indelicato farsi r. vanti subito con l'effetto : lasciar om trascorrere un po' di tempo, per dai modo alla vedova di riaversi dàll.i sventura toccatale e d1 sistemare : pendenze lasciate tini proprio con.- : te. Quando ritennero conveniente, in vitarono la vedova Boni — Erminia Santini di 34 anni — e le avallanti della cambiale a curarne il ritiro. La ve- dova, a quell'invito, non fece parola: e avallanti, invece, protestarono di non avere mai firmalo l'effetto. I-e firme elio risultavano sulla cambiale crano false. Dopo questo colpo di scena i coniugi -Motto si rivolsero ad un legale cui rammostrarono la cambiale. E si ebbe un ali.ro colpo di scena: l'effetto non aveva forza d'obbligazione cambiaria :n quanto il modulo non era in regola con il bollo-, comportava un'obbligazione di sule 14 mila lire. I coniugi Motto, dopo inutili trattative per ottenere il versamento della somma, denunciarono la vedova Boni per falso in cambiali. Le firme false dovevano essere state apposte da lei. Ed i denuncianti esposero che mentre correvano le trattative per la sostituzione dei 12 effetti con quello unico di 28 mila, la Santini si era recata da loro per farsi date i denari occorrenti per andare a Genova dove risiedono le avallanti. Al ritorno, presenti la signora Onorino. Martinotti, la Santini aveva poi dichiarato di avere dovuto penare per ottenere le Amie d'avallo della madre e delta sorella. Erminia Santini ved. Boni fu cosi rinviata a giudizio: se essa non aveva cooperato al falso doveva esserne almeno a conoscenza. Agli accertamenti istruttori essa si tenne assente e solo tre giorni fa — dopo l'ingiunzione di costituirsi in carcero — si presenitò per difendersi in vista del dibattimento;, Ieri si è difesa con poche parole e con molte lagrime: richiamandosi alla memoria del marito scomparso, ha detto di avere avuto da lui, in punto di morte. In confessione del falso. — Le firme false le ha fatte Ini, e 11 mio torto è quello di avere custodito quel segreto, confidatomi pochi istanti prima di morire. Ahi se potesse farsi seniire... Questa tesi non ha valso a salvare l'imputata. 11 Tribunale l'ha ritenuta colpevole di falso in scrittura privata (l'ipotesi più prave del falso in atto pubblico non poteva sussistere data l'inefficacia del titolo per difetto di bollo) e l'ha condannata a 10 mesi di reclusione colla condizionale. Difesa avv. Erizzo di Genova; P. C. avv. Vianino. Commesso dì Pretura condannato per peculato e falso Padova, 81, notte. Innanzi ai giudici dei nostro Tribunale è comparso un giovane eleganie, di famiglia distinta, tale Paolo ArChiarpotl di 20 anni, nativo di Rovigo c residente a Padova. Dotato di una certa istruzione e di pronta intelligenza, l'Archiarpati era stato assunto quale commesso presso gli uffici giudiziari delia pretura ed aveva l'incarico di fiducia di portare grosse somme nelio banche per i protesti cambiari Innamoratosi di una donna di malalfare, certa Assunta Zuccoli. sua coetanea, l'Archiarpati si vide minacciato di licenziamento qualora non a: vesso troncata la relaziono incompatibile colle mansioni che egli ricopriva. Il 2-1 novembre scorso l'Archiarpati scomparve da Padova portando se- co 22.300 lire che avrebbe dovuto ver Sttrc n(] aiPl)nj istituti di credito, do po avere falsificato sulle ricevute le firme dei cassieri degli istituti in parola. Si recò dapprima a Bologna seguendo la Zucconi, e nella città emiliana, onde sfuggire all'arresto, falsificò la caria di identità sostituendo il suo nome con uno immaginario. Coll'amante fu poi ad Udine ed infine a Uassano, dove' la Zuccol.i si è allogata in una casa ili prostituzione. Quivi entrambi furono arrestati nella notte dal ti al 15 gennaio sulla pubblica via dove bisticciavano. L'Archiarpati si era ridotto s°nza quattrini ed all'albergatore aveva declinato false generalità. Al giudici hn confessato le. colpe commesse. E' stato condannato per peculato e falso a quattro anni e due mesi di reclusione e mille lire di multa nonché all'interdizione perpefua dai pubblici uffici; Sei condanne ad Alessandria per un furto in un villino Alessandria, '21. notte. La villa de! possidente Lorenzo Bruitoli, in tc-.i-ritorio «li SerravaUe Scriviti, veniva svaligiata di lutto il mobilio nella notte dal l'i al 15 ottobre ultimo scorso. I carabinieri si méttevano tosto sullo traccio del ladri c traevano in arresto certi Mario Pesco d'anni ao da Arquata, manovale; ohi- MsdsdtmsnmdtdqsdaMntldesgnnnsfpmdsnezdnllà^lffiS Vù££3*T^\Aniuata, manovale. Sotto l'accusa di Istigazioni- al furto venne inoltre denunciato Io chaufTeur Cesare- flaulnl d'anni 38. e quali ricettatori i contadini Pietro Civetti d'anni 5-.' <la Mandrogne. Teresio Mlrabcili d'anni '.'tì Imre da Mandrosnc o Domenico Borsogllo d'anni St. da Spinetta Marengo. Dopo un'udienza movlmcntatlssuna. 11 Tribunale ha Intuito le seguenti condanne: Mario Pesco, anni 1 o S mesi di reclusione; Gluseppp Denegrl anni '.». Edoardo Firpo, 1 anno. Pietro Civetti, Teresio Mirabelh e Domenico Gorgoglio sono siati condannati a 200 lire d. ammenda, il Cosare 13adlnl assolto perchè 11 fatto a lui addebitato, non costituiva reato Si fa condannare col nome del fratello per evitare una pena maggiore Milano, si, notte. Giorni sono 1 carabinieri di Legnano traevano in arresto per misure di pubblica sicurezza, un individuo clic si qualificò por Ciro Sacchi di AcbiUe. di 30 anni, dimorante a Milano In via Mantova, 1. Essendo risultato privo di documenti e contravventore a' foglio di via. fu condannato dal Tribunale di Busto Arslzio, a pochi giorni di L-arccro. Noi frattempo un fratello dell'arrestato apprendeva che questi gli aveva sfuocato un tiio di pessimo gusto, fornendo all'autorità il suo nome. Il vero Ciro Sacchi, elio e occupato come cameriere nella nostra città, avvertiva allora della cosa la polizia, chiarendo che l'arrestato di Lenano era suo fratello. Angelo di 30 anni, cercato per bancarotta fraudolenta e trurr.i. Angelo Sacchi sarà tradotto ora a Milano a disposizione della nostra autorità gluli/larla. La condanna d'uno chaufTeur che travolse o uccise un carrettiere Alessandria, il, notte U 21 settembre scorso lo chauffeur <t R Doghotti investiva, con la sua miomobile nei pressi di Nizza Mon- 'errato, i! carrettiere Giovanni Ferri, che morva poco dopo per le pravi leni riportate-. Rinviata a giudizio per n'-lnf n°}P^\}} Trainiate ha con-nanna 10 11 nogv.ou'. a 3 mesi e 15 gior- «1 di aetoH7lOTio e a 200 lire di multa.