D'Annunzio accende l'ultima mina dell'impianto del Penale

D'Annunzio accende l'ultima mina dell'impianto del Penale D'Annunzio accende l'ultima mina dell'impianto del Penale Trento, 19, mattino. Gabriele D'Annunzio ha voluto ieri consacrare con la sua presenza, e salutare con la sua ispirata parola, il compimento di una fra lo più grandi opere dell'ingegneria italiana, l'impianto idroelettrico del Ponale, costruito dall'Ente regionale Adige-Garda, il più grande a tipo integrativo che esista tiu Italia e uno dei maggiori di Europa, sia per le sue caratteristiche di energia pro- che per la quantità dotta. L'opera colossale L'impianto, che sfrutta il dislivello esistente fra il lago di Ledro ed u lago di Garda,, che è di circa 580 metri, avrà una potenza massima di 100 moia H.P. e cioè un trentesimo della potenza totale italiana, e un quantitativo di energia di un milione kw. ora. La presa d'acqua si trova neljc vicinanze del villaggio di Mezzolago, in un promontorio roccioso alla profondila 01 25 metti sotto il iliveilo del lago ai Ledro, il cui bacino è alimentato da sorgenti subacquea e da due torrenti con afflusso pereiaie, ed è quindi in grado di produrre energia anche nei periodi di magia, quando negli, altri impianti alimentata da fonti alpine e maggiormente semita la deficienza di energia. Dalla piesa parte una galleria lunga C chilometri, traforata nelle aspre rocce del Monte Oro, che sbocca nel lago di Garda. L'enorme copia d'energia sviluppala dall'impianto sarà trasportata con una linea ad altissima tensione a Verona, Mantova, Modena e Bologna, opera imponente che la g-e nialità dei nosiri ingegneri e il duro lavoro dei palombari inabissati nelle acque del lago e del minatori nelle viscere rocciose della montagna, ha saPai0 felicemente attuare. In tal modo ^^^^tTpo^^p no a risparmiare 250 mila tonnellate all'anno di carbone. mattinata una mtwmn abile schiera di automobili, partite da Ho vereto e da Riva, ha intrapreso l'aspra salita della magnifica strada del Po naJc' tagliata arditamente nella viva roccia a picco sulle azzurre acque del Gar<ia, sostando a Mezzolago, in una piccola pittoresca conca, in cui l'az zurro dei cielo si rifletite nel laghetto alpino tutto chiuso dalla cerchia dei monti severi che hanno ancora le cime ammaniate di neve. Le Autorità Nella tribuna d'onore, eretta sopra un ripiano del colle, dal quale si domina una inagniilca visione alpestre, |SOI10 convenule tulle le autorità glume anche dalle province veneta ed emilliana. Notiamo fra esse gli on. Vicini, yic*ì Presidente della Camera, Gianfer^^ c^&ut^A^ pel, il prefetto ili Trento e quello di Verona, il luogotenente generale della Milizia Oraziani, moilti generai!, le saraSà"? stu^ts ina; Mantova. Modena e Verona. L'auunità ecclesiastica era rappresentata dal principe vescovo di Trento nionsisno,T. Endpjci. AJie 10,4;>, accolto dagli squilli delle \r^nbex^d.;t una ovazione della folla. giunge in automobile, proveniente da Bezzecca, dove liu visitato l'ossario, Gabriele D'Ajimuiulo,^ che Indossa la bruna, medaglia d'oro. Nello stesso ino mento un idrovolante de.1 Vittoriale, 00»0 a} aya,r. compiuto delle evoluzioni r^uK^ «.« cosi inizio la suggestiva e simbolica cerimonia. Il principe vescovo di Trento, In paramenti solenni, seguilo dal clero, dopo il canto dogli inni liturgici, si nefifioml'o—vivonogsocopsepmndvqcPaacesp—raastesmsCurigdachcgscpaveptrInlomdmfofi« l'ditdGabriele u Annunzio, cne nnossa led^^^^^^^ toriate ing. Maroui e dal capitano d\- P avanza e invoca la benedizione di Dio sulla grande e nobile faticu della men K umana che lia tradotto in realtà opere possenti!, l'ariano quindi il po nsagel'nteeipdesta di Rovereto, comm. De Francesco ;Ppresidente del consorzio proprietaria delle centrali e il senatore Conci, presidente dell'Ente autonomo forze idrauliche Adige-Garda, ì quali rilevano la importanza dell'opera «Affrettiamo l'evento oceccoEvtetod•trdpau40porla la aio,,,, come ci insegna il prtnAcipe vescovo di iremo, ma solo «ale.saacodpsin.,/'///--" •» Fra la più viva attenzione, inizia ora a parlare Gabriele D'Annunzio. Con voce forte e vibrante, a volte velata di commozione, egli dico: « Affrettiamo V evento, compagni di sferzo e di aspettazione, compagni di opera e di ascensione, gioiosa o penosa, che non importa la pena e non im l'ascendere, uomini italiani, solo tale il salire. « L'altro ieri, a chi ini irivil-ua con tanta grazia ad assistere a inietta lesta del fuoco, dello squarcio e del fragore, io evocai il sorriso dell'eroe, e ridiiidn •'•;-;! InoMic an'l farmi questo matcMo dono nel tU^Ì^dei mio nome, sorridendo, pensavo. ft n a e nel salire su per i monti, che qui, come fiorisce la genziana e la genzianella, fiorisce costantemente la gentilezza, come quella genziana tanto azzurra, che l'occhio non ne sostiene lo splendore — sempre più azzurra come più si avvicina alla regione dei ghiacciai. * Ma nel giorno del mio nome, lo voglio e pretendo di essere oggi senza nome, come noi lutti oggi, davanti ella opera, siamo senza nome. Vi è una grande opera e vi sono artieri e vi sono operai senza nomi che l'hanno compiuta con indefesso amore, che, o piincipe vescovo di Trento, sempre la sentenza di Caterina da Siena è la più alta : ' Di tutto, n'è ragione l'amore ». « Ebbene, oggi nessuno ha nome, e non hanno nome se non t nostri grandi morii. Come Damiano Chiesa di Rovereto, cosi Fabio Filzi è qui presente, quel Fabio Fllzl nato a Pislno d'Istria, che sapeva come io amassi la foiba, di Pisino, che è come una grande fauce anelante e dolorante verso l'evento che alfine si è compiuto. Ed è anche uno che stanotte io vidi, uno di Bezzecca e si chiamava Federico Gueila, il quale, sul principio della guerra, valicò il passo dl Tremalzo, entrò nel regno e — ahimè! erano i tempi neri — fu arrestalo e incarcerato a Salò. Fu dopo alcuni giorni liberato e non si scagliò a combattere. Ma bisogna dire che egli si scagliò freneticamente verso la morte. E l'episodio rapido e possente della sua morte è veramente il più epico dei miti. « Ma qui presente è colui ch'è di insegnamento a tutta la stirpe italiana: Cesare Ballisti, il quale giustifica con una sua parola — che io ora voglio ripetere al cospetto del suo figliuolo Gigino — giustifica questo mio evocare dl ombre di martiri e di eroi, davanti ad un'opera di pace. Al suo Gigino, che tu mio legionario irreprensibile e che tentava di arruolarsi per raggiungere il padre sulla linea dl fuoco, egli scriveva: « Quest'atroce guerra già riduce e più ridurrà il Trentino ad un deserto, ad un cimitero. Bisognerà che i piovani come te lavorino a ricostruirla, ed a farne alfine una grande e bella provincia degna dell'Italia nuova ». « Questo tioi ai'eie fatto già. Ed un'altra parola di Cesare Battisti to riferirò In ultimo, perchè è oggi la vostra lode. Egli ad Albino Torninosi, nel momento orribile appunto della cattura e dell'impiccagione, egli ad Albino Tommasi, che gli domandava perchè si fosse offerto con tanto ardore al sacrificio, rispondeva queste alle parole: « Noi siamo quelli che dobbiamo dare l'esempio ». « Oagl, trentini, voi siete quelli che date l'esempio e cosi possiamo lutti noi italiani dare questo esemplo; come io demmo in guerra darlo in pace. Quando dipendeva dal princl Trento ebbe statuti di edemmo in guerra ^ ?<* Palu vescovile di nobiltà mirabile; ebbe ordini d'alta saggezza. Ebbene il primo capitolo degli ordini della Val di Ledro incomin eia: «-11 nome di Dio eterno ». Nell'apprezzare gli eventi e nel determinarli noi diciamo: al nome di Dio etemo ed al nome dell'eterna Italia, eja eia alala!*. L'immensa ondata La folla ripete a grande voce l'evviva, plaudendo a lungo fragorosamente coi ;Piu V,lvo u spontaneo entusiasmo. Ed è ora il momento più stg'uUlcaàvo de-ia cerimonia. 11 podestà di Rovereto coirmi. De Francesco, con voce alla e commossa, ilice; «Dio mi assista!» E rivolto a D'Annunzio gli rivolge l'invito solenne: a Comandante, accendete la mina! ». Il poeta preme il bottone che farà scoccare la scintilla. In quell'attimo stesso un rombo tor do scuote le viscere della terra che •trema come per una repentina scossa di terremoto. Le acque del lago nel punto in cui a 25 metri di profondità avviene lo scoppio si innalzano con un'immensa ondata, e raggiungono 1 40 metri di altezza, e ricadono sul lago A* S ,1 ÌWKi^ .sa. Poi la grande ira del suolo e delle acque sconvolte si placa ed il silenzio commosso è rotto solo da un applauso della folla, che saluta il felice compimento dell'oliera, mentre nel cielo si libra ancora l'ala del Vittoriale. La cerimonia è finita. Gabriele D'annunzio, salutato a grande voce da tutti " ""esenti, riparie in automobilo coil'ar- Ì^^S^^^JSSSLÌ di Castellarci, ftUÒ ritwìo a Wva ' 8 ls aulor,ia