La giornata di Bir Tagrìft narrata da Mario Bassi che al seguito della colonna Graziani partecipò al vittorioso combattimento di Mario Bassi

La giornata di Bir Tagrìft narrata da Mario Bassi che al seguito della colonna Graziani partecipò al vittorioso combattimento La giornata di Bir Tagrìft narrata da Mario Bassi che al seguito della colonna Graziani partecipò al vittorioso combattimento La grandiosa impresa attraverso tutta la Sirtica - 60 giorni e 1500 chilometri di marcia, dalla costa nel profondo dell'inesplorato deserto - La conquista delle oasi del 29° parallelo L'aspra vittoria contro gli Aulàd Suleimàn - L'eroica azione del Duca delle Puglie, alla testa dei suoi Sahariani f Questo del nostro inviato In Libia è il primo autentico racconto s'ornai latteo della battaglia di Bir Tagrìft, poiché Mario Bassi è stato l'unioo giornalista al seguito delle, colonna Oraziani attraverso il deserto, ed ha partecipato all'aspra battaglia. Il nostro valoroso collega, che ben si ricorda di essere soldato quando l'ufficio suo dt scrittore lo riconduca là dove si combatta, per l'Italia, ha condiviso con le eroi che truppe del generale Graziani le fatiche della eccezionale marcia e l rischi del «wnbattimento, meritando per Questa sua condotta le vive congratulazioni dello più aMe autorità militari e politiche della Colonia. EN-NOFILIA, 4 di Marzo. >*i_Jfórft e feriti in testa, riporfero alla costa le mie schiere lacere ft affamate, ma indome'... ». Cosi, dal profondo del deserto, il Bl seguente alla combattuta giornata 'di Bir Tagrìft, it generale Graziani tmdùat eie grufai a al governatore De 'Bono. E aggiungeva: «... Sollecito l'onore, rientrando a tfofllia^ di piegare davanti all'EcceU lenza Vostra i vittoriosi gagliar'detti... ». ' Ritorno ei E ieri mattina — dopo d'avere, in Het.sa.nta giorni, dalla partenza da Ttemed-Hassàn, il 3 dello scorso genmaio, marciato per quasi 1500 Km.; 'dopo d'avere attraversato e rialtraversato in- lungo e in largo, verIto tutt'e quattro i punti cardinali, il fremendo e in tanta parte finora inesplorato Deferto Sinico, e averne conquistato e occupato le remote oasi 'meridionali, del Gioirà e àe^rnUte. trista Zella sul ventinovesimo partatelo; Uòpo d'avere, in quattro un» \thae fasi d'operazioni, incalzali, vin{K, disarmati, rinviati atte late tedi 'd'origine o sbandati gli ùrfeUini Tlemmàl e varie frazioni di altre tabu e Orfelline dissidenti, ti Ga'dadfa, i Hsun, i Fergiani, della SirUca, e varie frazioni dissidenti degli Aulàd bU'Seif, la tribù marabutina 'dei grandi nomadi, della GMbla, il 'cui capo, Ahmed ben-Selma, fu catturato e fucilato a Bir el-Gràin; e avere ricacciato l'intero aggregato 'dei Mogarba-Raedàt, i seminomadi 'della Sirtica grecale, capeggiati da Saleh el-Latusc, insieme con la frazione degli Anaghir, venuti dalla Ci—] renaica a sostenerli, al comando di Abd es-Salàm el-Gheza; e avere sconfitto in battaglia campale, a Bir Tagrift, il dor degli Aulàd Suleimàn, i grandi nomadi della Sirtica, che finora si vantavano invitti, e ch'erano comandati sul campo da tre dei fratelli Seif en-Nasser — ossia gli !«c Spada della Vittoria » — Amor, Mohammed e Mehemèd, insieme con Vex-mudir senusita di Zclla, Ahmed Tedàl, e con l'inviato speciale della Senusia, Zaid Kalifa, e con un membro dello, famiglia stessa dei Senusi, Gemàl ed-Din, figlio di Mohammed 'el-Abed, e insieme con gli alleati di varie tribù della Sirtica; e dopo d'avere finalmente, al domani delia 'cruenta vittoria, percorso ancora sette tappe e mezzo nel deserto, portando sui cammelli o a spalle d'uomo i propri morti e i feriti, ridotta la razione di viveri e d'acqua degli uomini e dei quadrupedi al minimo indispensabile, e sostenendo, per tre giorni consecutivi, un'eccezionale tormenta di vento e di sabota," che oscurava il ■ cielo e morto, riava le genti e gli animali, awertondone la marcia: — dopo d'avere affrontato e operato e sopportato e superato tutto questo, la colemia condotta dal generale di brigata Ro dolfo Graziani, lacera affamata as< setola pidocchiosa, cp' suoi morti e tuoi feriti in testa, coi gagliardetti al vento, con canti di vittoria e grida di evviva, giungeva ieri matina — tre di marzo — a En-Noftlìq, e i gagliardetti piegava a salutare a Governatore « Comandante delle truppe della Tripolitania, Sua Eccellenza il generale di Corpo d'Arinala e senatore Emilio De Bono, venuto in volo da Tripoli e Sirte, intieme col Segretario Generale della Cetonia, grand'ufflciale Maurilio ]Rava, e col generale di Divisione luigi Cicconetti, a recare ai reduci dalia memoranda impresa la parola 'del suo 'commosso compiaciriyenio e detti tua alta lode. i Alla volta di Zcfla Coltri ehe redige queste note di cronaca, necessariamente ritardate rispetto al comunicato ufficiale e ai primi servizi giornalistici compilati fa Tripoli, raggiungeva, alla fine iella scorso gennaio, la colonna Órafirmi a Gasr Bu-Hadi^ dove essa s'era tuovamènte concentrata, dopo la pri fia fate delle operazioni, nella Sirjtea settentrionale e orientale: fase l'operazioni culminata, com'è nàto, dcTnddzdfnmm e com'io aveva appunto occasione M—] a i a a o e i a e a i i e a e , d'illustrare, con l'occupazione detto, regione di Noftlia e Merduma, e ti congiungimento delle truppe della TripoLUajiia con quelle della Cirenaica, e la sutura territoriale, quindi, delle due colonie. Poi. muovendo da Gasr Bu-Hadi, la colonna Graziani si riuniva con quella comandata dal colonnello Pietro Pintór, che nel frattempo aveva occupala Bu-Ngem; e procedeva — seconda fase delle operazioni — alle oasi del Giofra, che occupava, Socna e Hon il quattordici di febbraio, Veddàn il quindici. Fu a Hon, dove, insieme col collega Ugo d'Andrea, del Giornale d'Italia, avevo ancora raggiunto le truppe operanti, che la cortese benevolenza del governatore De Bono, anche allora venuto in volo da Tripoli- e Sirte, concesse al collega e a me di accompagnare le truppe stesse nelle successive azioni. Il diciotto di febbraio ci spostammo da Hon a Ueddàn; e il giorno seguente, aggregati alla colonna Graziani, c'incamminavamo con essa, alla volta di 'Leila. Quattro lunghe marcie nel deserto, dai quarantacinque ai cinquanta chilometri ciascuna; e il giorno ventidue la colonna conquistava Zella, mentre i Sahariani del Duca delle Puglie, e particolarmente il gruppo comandalo dal maggiore Salvoni, impegnavano vivace combattimento contro la scorta personale d'armati del fuggente Abdulgclil Seif en-Nasser, che incalzavano dappresso, inseguendola verso il sud, fino quasi alle falde degli Harugi es-Soda. Il Principe, co' suoi Sahariani e gli spahis, rientrava all'accampamento della colonna, a Zella, circa alla mezzanotte. Il giorno dopo — 23- di febbraio — lasciato a Zeìta, come già precedentemente nei étìttrt del Giofra, un conveniente presidio, al comando del tenente-colonnello Malta, la colonna Graziani, ridotta come dirò più appresso, riprendeva immediatamente la marcia, puntando verso il nord, nell'ignota regione, per Bir Tagrìft e Dor Lu meleh, a Nofìlìa. Attraverso l'inesplorato Io ho avuto la ventura d'accompagnarmi con la colonna anche in tale successiva importantissima fase del le operazioni, che si è svolta con la nuova marcia attraverso il Deserto della Sete, per dieci giorni, da Zella a Nofllìa, e che si contraddistingue particolarmente per la giornata campale di Bir Tagrift; e fui unico 'giornalista, al combattimento di Bir Ta grift, dato che il collega D'Andrea aveva rinunziato a proseguire, ed era rimasto a Zella, sia per ragioni di salute, stremato dalle precedenti già durissime marcie, sia perchè contava di ritornare di là, con qual che occasionale mezzo aereo, più sol lecitamente alla costa e a Tripoli. Oggi, nella riposante penombra del la mia nomade tenda, rizzata presso i reticolali del fortino che il nostro Genio militare sta costruendo qua, a Noftlia, coi materiali stessi della aula senusita, che abbiamo opportunamente demolita e spianata; mentre m'accingo a rimettere ordine nel cumulo delle note, buttate giù frettolosamente e confusamente d'ora in ora, durante questi faticati giorni, a cavallo, reggendo con la stessa mano le redini e il taccuino,,o a terra, nei dieci minuti degli alt, o la sera, presso un fuoco del bivacco; oggi sento quanto sia più orgoglioso, più appassionante, più bello il vivere Vaiane, che non rinarrarla, e la responsabilità insieme, che mi grava, per questa ventura appunto, d'essere stato il solo rappresentante della stampa nazionale, meglio che testimone, partecipe dei fatti : che il. generale Graziani, valutando il mio purmodesto grado di tenente di complemento, mi fece spesso l'onore di impiegarmi, specie in combattimento, un po' come ufficiale in soprannumero addetto al suo Comando, come porta-ordini e come ufficiale di collegamento. La materia ycronislica e documentaria, e materia del più vivo interesse, abbonda, incontenibile certo in una tota lettera: —dall'episodio di guerra coloniale, dal fatto militare e politico infuori, basta considerare che la colonna, risalendo da Zella a Nofllìa, ha seguito un itinerario non riconosciuto prima da nessun Europeo, attraverso una regione, come accennavo, assolutamente ignota : la nostra, oltreché conquisiti armata, è stata la prima esudorazione del paese; prjrorio. come poteva avvenire alle legioni romane, che avanzavano a dilatare i confini dell'Impero, o ai conquistatori del Nuovo Mondo. Mi riservo perciò di compilare una serie di lettere, a illustrare, tappa per tappa, particolareggiatamente l'impresa. Ma og gi, in precedenza, credo di dovere rievocare sommariamente la cronaca della combattuta giornata di Bir Ta grift, del venticinque di ZcbbraiOi'n Manto costituisce eerto il fatto sa-' liente della storia della colonna Grò ziani, in questa quarta e ultima fase delle operazioni, dopo la conquista di Zella. I pozzi di Tagrìft Partiti da Zella a mezzogiorno del ventitré di Febbraio, e procedendo in direzione approssimativa di nord, il ventiquattro a sera mettevamo il campo in località imprecisata, che calcolavamo tra i sessantacinque e i settanta chilometri da Zella, e dieci o quindici a sud dei pozzi di Tagrìft. Il nome di questa località appare registrato dalle carte — Tagrìft o Tegrìft, o Bir Tagrìft, o Hattìa el-Tagrifi; — ed «so riveste un'eccezio naie importanza, in quanto è l'unico posto d'acqua sorgiva, che si ritrovi nei duecentocinquanta o duecentosessanta chilometri, e forse più, che intercorrono da Zella a Nofllìa: — quelli di Lumeleh, una tappa e mezzo a nord di Tagrìft, sono terrièri, cioè depositi d'acqua piovana, sorta di cisterne naturali, e non bir, ossia pozzi propriamente detti. Per informazioni raccolte precedentemente f dagli indigeni, a Hon, a Veddàn, a Zella, sapevamo che, dei sei pozzi di Tagrìft, cinque davano acqua salmastra, e uno solo acqua dolce; ma che quest'ultimo era, da più di unanno, interrato. Sapevamo ancora che, appunto perchè unico posto di acqua in tanta plaga di deserto, e per l'abbondanza di pascolo per t. cammelli, Tagrìft costituiva il centro di tutto il movimento dei nomadidelia regione, luogo di sosia e di smistamento dei vari aggregati; e che ivi, nei giorni precedenti, avevano transitato o s'erano raccolte genti e armati delle varie tribù che, fuggendo, s'erano sottratte alla nostra azione, nelle antecedenti fasi delle operazioni. Un mercante indigeno, che veniva precisamente da Tagrìft, arrestato e interiogato a Hon, aveva dichiarato di avervi veduto -ircu millfcinquecento armati, degli Aulàd Suleimàn e d'altre tribù, co'\ fratelli Seif en-Nasser e con altri principali capi, e che si preparavano a marciare in forze contro il nostro presidio di Noftlia. Era parsa eccessiva, a noi,' Io cifri cui il mercante indigeno faceva ammontare gli armati, e assurdo lo scopo ch'egli attribuiva al concentramento, data la distanza, di almeno cinque o sei giornate di deserto, xhe separa Tagrìft da Nafftlla. Ma ora, approssimandoci a Ta- grìft, anche per altri segni, per tracce nel suolo del passaggio di molla gente e di carovane e armenti, e per qualche ovino disperso, che ritrovammo nella marcia del giorno venliquatlro, non potevamo più dubitare del concentramento, quale era avvenuto nei precedenti giorni, e della sua imponenza; restando soltanto incerti se gli armati e le genti, tutti o in parte, si trovassero tuttavia sul posto, o non A'avessero già abbandonalo, fuggiti ancora, conu anche, a Zella, qualche indigeno aveva affermato; a riparare negli Harugi esSoda — t monti che coronano iella a distanza, in amplissimo semicerchio convesso verso il mezzogiorno, verso il Fezzàn. Negli Harugi intanto era certo riparalo Abdulgelìl Seif en-Nàsser, con la cui scorta, inseguendola, erano venuti a combattimento, coinè sopra accennavo, reparli de' nostri Sahariani, il giorno stesso dell'occupazione di Zella.