Storia che pare romanzo
Storia che pare romanzo Storia che pare romanzo La Kuerra è finita. L'impero austro-ungarico è andato in frantumi» I frantumi son diventati Stati sovrani. L'armistizio di Villa Giusti, negoziato e firmato dal Comando Supremo italiano nel nome di tutti gli alleati, contiene una serie di clausole, l'esecuzione delle quali conviene perseguire da presso, se non ai vuol vedere volatilizzarsi ciò che è promesso e dovuto. Piccole Commissioni erano state subito mandato al di là della linea d'armistizio pee la raccolta dei materiali beMict, ma alla fine di novembre appare indispensabile costituire a Vienna ima missione avente capacità e mezzi di trattare i non semplici problemi, che l'armistizio, il nuovo ed alquanto nebuloso assetto politico, il comprensibile scarso buon volere pongono-ad ogni, istante. A capo di questa missione d'armi» stizio — parsimoniosamente composta all'inizio con una ventina di ufficiali c giunta nell'agosto successivo a 125 fra ufficiali e funzionari civili e quasi 400 uomini dà truppa occorre un uomo superiore per, capacità ed energia. Lo si trova in un pceneralc ben conosciuto. Brillante ufficiale di Stato Maggiore e scrittore profondo ed elegame nel tempo di pace, artigliere dotto e moderno, aveva già fornito insigni prove nella guerra libica; la grande guerra lo pone presso il comando della Terza Armata, e qui egli è il geniale preparatore delle grandiose azioni di artiglieria nelle varie battaglie sol Carso. Le sue richieste di ingenti masse d'armi e di monizioni appaiono talvolta fantastiche, ma egli è un precursore ed un osservatore IoRico ed i fatti gli danno piena ragione. L'opera di lui è universalmente apprezzata, specialmente nel campo nemico, dove il dover andare alla Isonzo Armée riempie di terrore per la violenza dell'artiglieria avversaria e dove ad ogni nuova battaglia è un problema nuovo d'artiglieria che si pone. Poi, nel 1918y egli è comandante d'artiglieria dell'armata degli Altipiani. Ordine Militare di Savoia, due medaglie d'argento, tre promozioni per merito di guerra. Questi ò il generale Roberto Segre. Amiamo credere che per le doti d'intelligenza e carattere egli sia stato prescelto e non soltanto per la perfetta conoscenza dell'idioma tedesco. Non toccò forse al Maresciallo Caviglia, giustamente lusingato e contento d'essere stato destinato, da capitano, a seguire le operazioni dell'esercito giapponese nella guerra contro i russi, di sen-, tirsi dire, dal capo di Stato Maggioro del tempo, che l'aveva scelto perchè era robusto? Ma Roberto Segre è anche quello che si dice un carattere. Egli ha subito netta la visione di ciò che rattende e delle molteplici difficoltà che dovrà affrontare. Abituato e pronto ancora ad assumere qualsiasi responsabilità, egli sente tuttavia il dovere di chiedere al Comando SuDremo se ha pensato che egli è Israelita, perchè ciò può avere influenza in un Paese dove la questione semita ha aspetti a noi sconosciuti ed aggravati dall'aiBuiie di ebrei dalle regioni contermini. Tanto egli sa l'importanza della parte formale che chiede di arrivare a Vienna in vettura-salon. Gli è negata, perchè nessuna « può essere distratta dagli altri importanti-impieghi per andare fino a Vienna ». Vero è che la vetturar6alon* gli viene subito assegnata dal Governo austriaco, prendendo quella che aveva servito all'imperatore Francesco Giuseppe per inaugurare la ferrovia dei Tauri. Vero è pure che a Vienna la missione si sistemò nel modo più decoroso. Dal Comando Supremo il Segre ehbe istruzioni d'ampiezza assai limitata: curare la smobilitazione dell'esercito austro-ungarico (che però Più non esisteva); sgombro delle truppe germaniche (le quaM avevano già sgombrato); rimpatrio dei prigionieri ed internati; accertare 1 materiali a noi dovuti e pretenderne la consegna; raccogliere dati. Il R. Governo, interpellato di aggiungere altre istruzioni, nulla ebbe da dire. Fortunatamente per un uomo d'azione come il Segre e fortunatamente per gli interessi d'Italia, il Comando Supremo diceva anche di aspettare decisioni soltanto « pei casi evidentemente dubbi o particolarmente delicati »; per tutti gli altri doversi « decidere sul posto e provvedere, informando ». La dichiarazione, fatta il giorno stesso dell'arrivo a Vienna nella visita al sottosegretario per l'esercito, che » fine essenziale sarebbe stato di contribuire con ogni forza a cancellare ogni ricordo della lotta tra i due popoli », fece grande impressione dovunque. Alle parole seguirono persuasive le opere con abbondanti distribuzioni di viveri alla popolazione meno abbiente, con l'interessamento per infinite miserie, di modo che la missione italiana acquistò ben presto un'assai simpatica popolarità. Ma, se si voleva fare opera veramente utile, bisognava uscire dal campo strettamente militare ed uscire anche da Vienna, Molti intrichi si venivano ordendo, molti appetiti si risvegliavano, avvenimenti di capitale importanza si svolgevano altrove. L'occupazione jugoslava di Klasenfurt e le mire degli S. H. S. sulla Carinzia, la pretesa che non operassimo, a Lubiana, le convulsioni bolsceviche in Ungheria, difficoltà a Marburg, a Leopoli. a Cracovia, a Stanislau, resero necessario inviare colà delegazioni; benemerita sopra tutte la delegazione di Budapest, dove l'opera del tenente colonnello Romanelli fu tale che solenni onoranze gli vennero tributate, una spada d'ouorc regalata, una via Intitolata, un busto collocato nell'atrio del Parlamento. (Oggi il Romanelli è console generale a Barcellona). Parallelamente all'azione politica, la missione svolere un'importantissima azione economica. Il generale 89» '
Persone citate: Caviglia, Francesco Giuseppe, Roberto Segre, Romanelli, Segre
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