La più grande statua del mondo fusa in bronzo getterà luce perenne su Torino dal Colle della Maddalena

La più grande statua del mondo fusa in bronzo getterà luce perenne su Torino dal Colle della Maddalena La più grande statua del mondo fusa in bronzo getterà luce perenne su Torino dal Colle della Maddalena Il faro della Vittoria voluto e donato da Giovanni Agnelli e scolpito da Edoardo Rubino e e a a a n i e a La notte del prossimo 24 Mangio, sull'alto del Colle della Maddalena — a Torino.— in faccia alla cerchia della nostre Alpi e sopra la gran piamira serena ove lungo il fiume regole la cillà. dei Savoia adagiata si stende, splenderà un faro; luce perenne che ogni sera, d'estate e d'inverno, fra tenebre cupe o maliose chiarità lunari, devotamente si rinnoverà finché un Piemontese sia in piedi su questa terra eroica a perpetuare -la fiamma d'amore di coloro che diedero la vita per la Patria. Orbene, se talvolta, risalendo nel tempo oltre i limili della realtà, il nostro spirito giunge a sfiorare il mito e qui s'arresta quasi impietrato dalle concezioni ciclopiche del pensiero di uomini ancora partecipi della divina natura, valga la anche breve esperienza storica a dirci che quel mito nacque da un operare umano dal quale il fatto, per potenza di sentimento, assurgeva a trascendente verità di simbolo. Cosi, quando i secoli avranno sfasciato questa e le venture civiltà' e della nostra epopea s'andrà favoleggiandoleggendariamente, la viva fiamma notturna della Vittoria della Maddalena 'starà forse nelle memorie non come il ricordo della gigantesca lampada votiva d'un gigantesco monumento, ma come la trasfigurazione poetica del sacrificio di settecentomila morti. L'idea prima Semplice e bella, Videa prima fiorì nella menti di un costruttore, di un plasmatore d'opere e d'uomini; Giovanni Agnelli. Quando questo piemontese magnifico udì parlare di un Parco della Rimembranza da educare lassù, sul più elevato colle delia nostra dolce collina, con la stessa pietà che a gli antichi rendeva cari gli odorosi boschi saeri ai leggiadri iddi\ subito pensò che da quell'aitura, da quél luogo dedicato al più austero e pur trepido dei, culti non divini, una luce perenne, che ogni notte palpitasse come una stella sopra la città addormentata, sarebbe stata quasi una voce non mai spenta, quasi un legame di supremo affetto fra coloro «he giacciono e coloro che vivono', fra coloro che tutto hanno 'dato e coloro che tutto hanno ricevuto. Felice idea gentile, commovente, ma spontanea ad un uomo che già nel passato soleva spesso recarsi a sostare in quella solitudine sospesa fra la pianura e il cielo, dalla quale la nostra'terra di Piemonte parla un linguaggio che soltanto può' intendere chi v'è nato e cresciuto ed ha familiare ogni vetta di montagna o campanile di paese, e qui scopre un ricordo 'della sua adolescenza lontana e là ritrova un battito di cuore che da tanti anni credeva ormai muto. E Videa maturò, mentre già gli alberelli piantati intorno a Vara lassù collocata per volontà del Comune cominciavano a verdeggiare pel terreno bruito. Ma quando il generale Etna, allora commissario prefettizio, per curiosa identità di pensieri concepì il progetto che già il senatore. Agnelli aveva vagheggiato, questi ne rivendicò a sè la precedenza e, nobilmente, con generosa iniziativa^ volle assumi mersi il peso della grandiosa impresa. Cosi nacque la statua delia Maddalena, faro e monumento insieme, di cui Edoardo Rubino diede i primi lineamenti circa due anni fa, e che al ritorno dai suo soggiorno in Argentina, inaugurato il monumento a Mitre, pur fra l'assiduo lavoro per quello al Carabiniere, rielaborò e definì, spinto dalla tenace e animatrice volontà di Giovanni Agnelli, lasciando poi a un giovane scultore di sua fiducia, Guido Luciano, :il compito di ingrandirla — sempre però sotto la sua sorveglianza — nelle colossali proporzioni richieste. Il simbolo Statua della Vittoria, sì. Ma anche altro simbolo. Perchè si dà il caso, talvolta, che dalle concezioni felici — come per accordi segreti di musiche che portan lontano il ritmo a destare in chi ascolta fantasie proprie e indefinite, onde l'armonia si tramuta in sentimento e il suono si fa pianto, gioia, amore, tenerezza o malinconia — sgorghi un significato che trascende e completa Videa prima. Era in Giovanni Agnelli e nel suo Artista il desiderio di chiudere in quel bronzo immane un concetto di eternità: eternità del ricordo e della gratitudine, eternità della bellezza d'un sacrificio che per vastità e fede non ha confronti nella storia del nostro popolò. Ed ecco, per il solo fatto di esser questa Vittoria luci fera, di stringere essa levata in alto la fiaccola destinata ad accendersi ogni notte, rinnovarsi l'antico simbolo e il mito farsi palpitante e gentile realtà del presente. Perchè la figura della donna alata che reca in mano la fiaccola, già in Grecia come a Roma era l'immagine dell'eterno; e la fiamma viva senza posa alimentata, s'identificava nell'antica fantasia con l'idea di ciò che non può estinguersi. Cosi il sacro fuoco intorno al quale le bianche, vergini vegliavano nel tempio, di Vesta; cosi la face di cui l'ignoto scultore forniva una sua figura muliebre volendo rappresentare quell'Apoteosi dell'Imperatrice Sabina che si conserva in Campidoglio. Il gigantesco cantiere Ottobre 1927, inizio dei lavori. Oggi, mentre scriviamo ancora meravigliati di quanto abbiamo visto nel formidabile cantiere di via Andorno, quaranta martelli squillano sul cavo bronzo della statua già quasi interamente fusa; ed è un fragore di festa, assordante, simile a una fanfara barbara di vittoria. Ha ragione Rubino quando dice : — Per me, questa opera ha qualche cosa di misterioso. Un dopo l'altro, spazzati da un preciso volere che non ammetteva indugi dubbi o timori, gli ostacoli che sembravano insuperabili caddero per incanto. Nessuna delie fonderie torinesi avrebbe potuto contenere tanta maestranza nè tanta mole di gesso e di metallo. Ed ecco, nello spazio di ventiquattr'ore, - trovato il cantiere adatto nell'antica fabbrica «Aquila» di automobili; ecco questo cantiere fornito in un baleno di quei rudi strumenti che il tempo ancora non ha mutato nel lavoro dell'arte, da quando Benvenuto, folle di febbre * di passione, gettava fra i clamori della tempesta il suo miracolo; ecco il modello rubiniano della Vittoria ingigantirsi in forme ciclopiche, mentre cento chilometri lontano, a Serizzo di Valle AnHgorio, uscivano dai fianchi della montagna i blocchi di granito per la base del monumento; e mentre infine, sul colie della Maddalena, già si badava a preparare il luogo e ad acconciare il terreno dove Ujaro-statua sorgerà tra settanta giorni. C'è una poesia affascinante e profonda in questa organizzazione mirabile, in questa concordia di sforzi veloci intesi a un unico fine, che bene è specchio dell'ansia superba della'vita d'oggi. * La statua gigante Ancora dice Rubino : — La statua sarà una sorpresa per tutti, anche per me. Nessuno Vha vista intera; e nessuno potrà vederla se non quando i quattro pezzi che la compongono — divisi ognuno a lor volta tn varie sezioni — si riuniranno lassù a-dominare Torino. E non potrebbe essere diversamente; poi che questa Vittoria, balzata viva e trionfante corno. Minerva dal cervello di un animatore audace e di un artista coscienzioso fino allo scrupolo, è la più grande statua del mondo interamente fusa nel bronzo : la più grande, perchè tanto la newyorkése Libertà quanto il nostro bonario San Carlone di Arona son costruiti, tranne alcune parti fuse, di lamine metalliche battute e saldate. Nel cantiere, tra lo - scampanare delle martellate e lo stridore delle lime, Guido Luciano ci conducevo. daU'uno all'altro dei giganteschi membri dell'immane figura. E sorrideva soddisfatto citando cifre sbalorditive : 400 quintali di gesso per la modellazione ; lunghezza dal naso e d'Un dito del piede, 35 centimetri ; dell'occhio, 22 centìmietri ; , 1 metro la facciaydal mento alla radice dei capelli; 7 meta-i le ali, e pure di 7 lo spazio fra un'ala e l'altra; 12 operai addetti alla formazione del modello in gesso; 40'affla fusione; altezza totale della statua 18 metri e mezzo, più 8 di basamento. Era, quella del Luciano, una soddisfazione ingenua e quasi fanciullesca, come giovanile è il suo aspetto ed ilare il suo sguardo. Ma noi pensavamo intanto alla somma di lavoro fornita da questi artefici, alle difficoltà inaspettate vinte con audacia, ai problemi nuovi che l'opera eccezionale deve aver proposto ad ogni istante. E pensavamo soprattutto alle ore d'ansia che non può non aver vissuto Edoardo Rubino, benché non nuovo certo alle grandi costruzioni scultoree. Il tema proposto, per le proporzioni ciclopiche in cui doveva concretarsi, era infatti dei più ardui; nè si creda che una comune statua possa ingrandirsi a volontà in qualsivoglia scala. Occorre che in simile occasione l'artista, mentre lavora al suo bozzetto di pochi palmi d'altezza, abbia la fantasia e l'occhio e la mano intesi all'opera definitiva, e questa veda nella propria mente già tutta formataGuai se dal piccolo si passa al grande con un semplice aumento di prò. porzioni: risulterà*-sempre un gingillo da salotto anche se questo gingillo, si insuperbirà a salir nelle nubi come lOf biblica torre. Conviene invece allo scultore, in questi casi, im maginare e creare con senso di architetto, col senso cioè del costruttore che lotta con quel terribile nemico c/i'è uno spazio vuoto da riem- pire di forme armoniche.. E allora l'assalto che il piccolo uomo chiuso nel suo studio dà alla materia e all'idea, ha veramente qualcosa di eroico e contiene in sè gli elementi lirici delle azioni più grandi. Cosi, per virtù di equilibra sapientissimi, per un aver saputo ve der definito ciò che non esisteva se non nell'immaginazione, la testa di questa Vittoria — l'unico pezzo dal quale per ora si possa dedurre la grandiosità dell'effetto d'insieme e giudicare come opera d'arte a sè (sarà infatti probabilmente esposta aRa Promotrice, di quest'anno) — è riuscita d'una maestà tanto serena e dolce, ed armoniosa che la gravezza del., gigantes.co svanisce in una sensazione di soavità riposante. Questo volto aureolato di morbide chiome, tu lo contempli senza renderti conto della sua enormità, tranquillamente, come se avessi dinanzi una comune scultura, tanto è il segreto accordo che ne domina i tratti. C'è un che di cosi lindo e pacato soffuso sui lineamenti composti che tu pensi a una donna bellissima ora desta da un sonno piena di grazie sognate; e rievochi visioni di rosee aurore fresche di rugiada in'sui ritorni di primavera gonfi di speranze vaghe. Non una sola traccia di fatica, non la convenzionale, fisionomia severa, rettorica, matronale; ma ordine, calma, e quasi voluttà. Ancora una volta Rubino ha trasportato nel gigantesco la sua sensibilità fatta di non leziosa genti lezzo.. Siamogli grati di. questa Vittoria eh'è donna in tutto il senso più materno, affettuoso, amoroso della parola, la Vittoria che vollero quei poveri morti, e che sempre i vivi sapranno difendere. Il Monumento sol Colle Formidabile mole di bronzo e granito, esaltazione ciclopica di un pensiero unico che per 42 mesi gonfiò di passione,- di dolore, d'angoscia, di speranza tutto un popolo, il Monumento-faro dominerà dunque dal più alto- dei suoi colli sereni la città dalla quale otlant'anni fa aveva inizio quel ciclo eroico che doveva.conchiudersi a Vittorio Veneto. Ma tale esaltazione, appunto perche di un sentimento ehe nella sua tremenda semplicità riassumeva ogni altro sentire di milioni di uomini, era da costringersi in una concezione d'arte tanto ggigandVvlclgvd solenne quanto ««brio. pfitolndpttsdsplmCLtgtrngslbmvdcGcnsdrptsrpdqc e sobasoe vinevoseglripospmsuciscdedadvisoNon saran mai da lodare abbastanza Edoardo Rubino e chi ne ispirò la fatica di aver eliminato qualsiasi concezione che accumulasse lassù, su quei settecento metri d.i verdeggiante collina da cui. lauto cielo e pianura e montagna del nostrq caro Piemonte si scopre, gruppi decoratini- troppo appatiscenti. Armonizzare un monumento o un qualunque edificio con le linee del luogo, dar. vita a strutture che queste linee completino, far sì die una. torre, un campanile, una cupola guizzino dal monte come se l'ossatura interna medesima si fosse articolata e protesa a palesare un intimo vigore, eran virtù degli antichi, ed il Vasari indicava per questo all'ammirazione dei contempora- • ,. , .. , ,. . _ i»?>nei gli architetti di cui narrava le ioi e a e e e a a o o o i i i ù o e o vite. Cosi lo slancio puramente verticale del Monumento piantato là sul colle come un vessillo, non soltanto s'accorda con lo spirito dell'opera, ma verrà ad essere un coro namento, gradito alla vista, del dosso collinoso. Severissimo dunque nella sua superba materia pietrosa, nudo di bronzi e d'ogni decorazione superflua che possa turbare la maestà delle linee squadrate e possenti, il basamento ideato da Rubino, che offre ai quattro punti cardinali quattro lapidoni con sulle chiavi scolpiti gli stemmi dei Savoia, della Città e i Fasci littori. Quattro scalinate di quattro gradini ciascuna salgono verso gli emblemi, mentre due altri più ampi gradini corrono tutt'intomo alla base; e sotto il fregio sabaudo l'epigrafe dettata da Gabriele D'Annunzio, che per ora si vuol tener segreta. Sopra il basamento, lievissima sul plinto fregiato di volute, slanciata, trionfante nel gesto come nel significato, l'immensa e bella Vittoria Alata, nude le braccia alto levate a sostener fiaccola e lauri e nudo il piede sinistro, e lutto quanto il corpo ricoperto da leggero manto che si modella sul fianco robusto e sulla gamba avanzata come nella Nike di Peonios. Tale apparirà il Monumento sul Colle fra meno di tre mesi: visibile a occhio, nudo non, solo da ogni punto della città, ma ancora dai borghi lontani donde tanti alpini ventenni partirono senza ritorno perchè l'altra Vittoria, quella ch'è nel cuore di tutti noi italiani, si compisse. Ed ogni sera, entro la fiaccola di bronzo, la sacra fiamma s'accenderà come un voto perpetuamente rinnovato, e getterà la sua luce sopra la campagna addormentata, simile a un faro che vigili ed ammonisca di non dimenticare. Ma nelle notti chiare di luna, quando nel silenzio della natura incantata dall'ineffabile mistero argenteo anche le cose inerti paiono sognare un loro sospirante spirilo segreto, oltre colline e valli il guizzo impallidito della fiamma inquieta giungerà ad altra opera d'uomini, m altri tempi creata. Allora un notturno colloquio grandioso correrà fra due segnali ugualmente sacri di due Vittorie; quella che un giorno salvava Torino e quella che ieri salvava l'Italia. E il medesimo volo di vento che passerà frusciando fra l'ali della Nike della Maddalena andrà languido a frangersi su i colonnati juvariani di Soperga, recando la voce dell'eterna canzone italiana. MARZIANO BERNARDI. L'altezza totale del monumento, dal piano del terreno alla fiamma delia fiaccola, è di metri 26,50 (18,50 la statua, 8 il basamento). Centodieci metri ouhi di granito di Serizzo lavorato in lucidi blocchi dallo stabilimento Donnino di Baveno, ed equivalenti a un péso di 341.000 chilogrammi, sono occorsi per formare il basamento che ha quattro metri di fondazione. Venticinque tonnellate di bronzo sono state necessarie alla fusione delle varie parti delia statua, fusione diretta dal maestro fonditore Francesco Riva. Il trasporto del granito da Baveno a Torino lu effettuato con rapidità esemplare mercè 11 personale interessamento del Capo compartimentale delle Ferrovia. La Direzione generale dei lavori architettonici verme affidata all'arch. Carlo Charbomnet, il quale diede pure il progetto di sistemazione del piazzale, attuato dal Municipio — che subito aderì con entusiasmo all'iniziativa del senatore Agnelli — a mezzo de'l'ing. Scannagatta e del geom. Montalenti. In seguito a questa sistemazione, che richiese una considerevole opera di sterro, l'intero cocuzzolo della Maddalena .enne abbassato di tre metri perchè risultasse un vasto spiazzo ovale al quale potranno accedere le* automobili percorrenti una larga strada girante Intorno alla vetta. L'ara dei Caduti, eretta dal Municipio, fu trasportata più in basso verso sud-ovest Per. accrescere la solidità del monumento, esposto ai soffi impetuosi del vento, 11 basamento è stato rafforzato da una possente armatura interna di cemento armato costruita dalla ditta Giay. All'intorno del monumento si accederà mediante un cunicolo sotterraneo; quindi una scala permetterà di salire dentro la statua fino all'altezza defie spalile fra le due ali delia Vittoria; a questo punto si sboccherà alfl'aperto attraverso uno sportello e si continuerà l'ascesa lungo il braccio sinistro per passare poi al destro e giunge re fino al sommo della fiaccola. La parte superiore di questa, costituita dalia fiamma, è girevole e fornita di quattro ocum di cristallo sfaccettato, del diametro di 70 centimetri. Un meccanismo azionato dall'energia elettrica costruito dalla Casa Siemens imprimerà alia fiamma (nel cui interno verrà disposto un potentissimo apparecchio d'Muminazione) un movimento rotatorio, onde di notte la luce, passando attraverso 1 quattro oovìi, apparirà Intermittente come quella di un fato. fitrgsuHl'gt=rdarmurssluotussi AgimvsvgmplqinanurecmbszcddEaedcgntsuddnta0nHss1aclisapcmrmpleostspasrgactd«—snsrctotpacts[dv