Platone

Platone Platone "unter den Linden,, rgg BERLINO, marzo. 'Eravamo usciti, io e il prof. Ermanno Kutter, — fresco fresco infervorato del suo libro appena apparso, in cui chiama Platone in soccorso della confusione ideale del suo paese — dal caffè Krauzler nella Unfer den Linden, un piccolo antico vellutato caffè che concilia i sogni 'dell'anima con le sue ombre discrete e le sue silenziose chellerine bubiioj>f; e ci eravamo avviati, lentamente discorrendo e platonizzando, .verso quella specie di Acropoli berlinese che è 1' i isola dei Musei », che la Sprea forma appena accanto al Castello... Dai tigli ignudi, nella luminosa mattinata di marzo, lievi polyexi aurate piovevano sulle spalle dei passanti; e me non poche fuggitive guance d'albicocca e pupille mineryme, aizzate dalla precoce primavera, distraevano dalle gravi parole Idei mio amico, facendomi sentire alle spalle — proprio secondo il mito del Fedro ch'egli m'era venuto ricordando —, ai sùbiti riconoscimenti del mio vero Iddio, il primo turgore e Jl»_ tiepida febbre e la smania delle ali-.. Ma l'imperterrito Professore — come uno dei due cavalli platonici, quello della ragione, con il suo focoso compagno dell'istinto — mi riconduceva a sè, con una stratta, sulla vìa del dovere... Mi stava a raccontare in che modo preciso, e abbastanza complicato, Iddio avesse posto proprio nel mezzo della grande palla del mondo l'anima, e ve la avesse anche circonfusa all'intorno,' e di che pasta proprio la avesse impastata... Hòren Èie viof, Rcrr Piazzai jÀscoltd. Noch cin fròlli isches Konttruxren. Ancora un giocondo mito... Una cabala, in verità: — « Iddio dunque avo» formato l'anima dall'Essere mutevole e dalla sostanza immutabile, componendo una miscela, una terza Essenza. Tutte e tre quindi le mise insieme con forza e le mescolò in un tutto, con cui formò diverse sfere, graduate a gradini a seconda delle leggi dell'Armonia. Infine, tagliò il tutto per il lungo in due parti, e queste po?e l'ima sull'altra in croce, in forma di un X; le piegò insieme in anelli, l'uno esterno l'altro interno, che girano ciascuno in direzione inversa. L'anello del Mutevole divise egli poi in sette diversi cerchi, che l'uno dall'altro distano per interstìzi in rapporto da 2 a 3. con disegnale velocità di movimento... >. « Guardi là Platone... — m'indicò a un tratto il Professore, improvvisamente interrompendo.;». — Lupus in fabula/... ». Guardai dove m'era indicato, di là dal Lustgarlen, ov'eravamo intanato arrivati, sotto la svelta Bopraele vara mole corinzia della National galene trionfante nel sole, nel sottostante piccolo portico dorico della Mittèumstraise; e scorsi tra. una'.co* lonna e l'altra l'alta figura... Era carne so dall'Acropoli scendesse lun go per i Propylaea verso l'Areopago E credo che per questo, attratto dall'illusione s'aggirasse solitario per quei paraggi... Lo riconobbi subito alle larghissime spalle arcuate e ca paci come una cassa armonica, sotto la nera redingote, che andarono ce lebrd fra i suoi scolari. Aveva una redingote un po' verdolina, e slabbrata e ondeggiante al disotto, quasi a ombrello sui piedi vastissimi... Lasciando Kutter, gli ero corso dietro chiamandolo : c Maestro, Maestro !... ». Si rivoltò. « Oh, lei qui? — ini disse. — Da dove, e verso dove 1 — c mi tese la mano. «Son qui — gli risposi. — C'è con me il Prof. Kutter — aggiunsi indicando quest'ultimo che s'avanzava. Dall'impercettibile moto dello labbra e dal rapido sguardo ch'egli rivolse al veniente m'accorsi che non gli avevo fatto piacere. Kon doveva correrò buon sangue tra i due. Porse Fiatone doveva già aver saputo del tino del libro. L'avevo fatta grossa ! Ma. io non sono al corrente di questi odi accademici... Oramai non si faceva più in tempo a evitare l'incontro. Platone stese, con la sua consueta affabilità, la mano anche a Kutter, e attaccò subito discorso per levitar l'imbarazzo, e con l'aria di scansare il punto delicato, ma in verità entrandoci in pieno, terribilmente, com'è suo costume. c M'aggiro — disse — senza speranza, tra questi templi senza Dei... Questo luogo è veramente il luogo culminante di Berlino, e tutte le volte che vi passo, mi appare come l'acrocoro dell'Orbe,- dove alla fine Vulcano ed Apollo sono venuti a decidere la loro lunga contesa, tanti anni invano trascinata per il mondo. Apollo assistito naturalmente dalla sola vergine sorella Minerva; Vulcano da Venere stessa anzitutto, che, dimoi ticato ormai l'antico dileggio della rete dovuto a nient'altro che a gelosia, ha sempre amato il letto del sozzo e deformo Iddio, o da tutte le altre dee e mogli di dei, che — come comporta la loro servilo anima fem minile tronca e senz'ali — ne hanno sempre furtivamente frequentato il giaciglio e la fumosa fucina fruttuosa di monili, di. metalli lucenti, di strumenti di ricchezza e di potenza... »• Gli occhi di Kutter scintillavano. . Ancora un mito — egli pensava — <tin frdhlkchcs Komtruiren... datone continuò : c II Numero, dimentico di non essere altro che un modo 'di essere dell'Idea, e la Quantità nient'altro che una forma della Qualità, hanno creduto alla loro autonomia, e si sono ribellati, al seguito del Dio fabbricator di metalli, e del suo esercijto di femmine, per lanciarsi alla signoria assoluta del mondo. Ed è qui, tra queste architetture, figlie dello sforzo misurato, che lo zoppo Iddio ha finalmente potuto raggiunger ilmif Musogete e la sua vergine sorella, e presili ambidue nella sua rete di ferro ne ha disertato questi templi, che rimangono ora unicamente come segni del sacrilegio e del culto menzognero che il mondo mentisce di tributare ai soppressi Numi delle forme e dei limiti... ». Giù per l'Acropoli strana, tutt'assediata e lambita ai piedi dalla mordente marea del lavoro, e percorsa in ogni senso dall'arrembaggiq affannato dei mille Mida certi di trasformare in oro tutto Io stagno che toccano, avevamo lasciato alle spalle la Borsa conclamante e il circo Busch, e svoltavamo ora, fatto tutto il portichetto dorico, per la Kvpfer Graben, proprio nel momento in cui la ferrovia di città, sbuffando e volando sulle teste degli uomini fendeva in due, in alto, in fondo alla strada, i cornicioni del Pergamon Mvseum e quelli del Musco dell'Imperatore Federico... Platone si soffermò un momento a contemplare lo spettacolo strano, che commentava le parole che aveva dette. In silenzio, svoltammo ancora per la Dorotheenstrasse, tra le spalle dell'Università e la piazzetta di Hegel, dove la grande erma del filosofo degli Opposti sta, come un Giano bifronte (ma è possibile che dietro non vi sia l'altra faccia? Chi v'e mai passato dietro!), al limite tra le due Germanie e i due mondi... Io guardai in quel momento in volto Platone, che non parve avesse visto nulla, e che, a capo chino, proseguiva silenzioso; e riconobbi perfettissimamente, per la prima volta, la faccia quadrata, il naso largo e schiacciato o la grande barba a bioccoli, della testa della collezione Kastelani, veduta giorni prima al Museo antico. Dietro l'Università, Platone riprese : i Non penso nulla di buono della Repubblica. Non un'idea la regge; e la Filosofia non c al timone e non c in alcun posto. Sperduta e tapina pelle vie ingannevoli della Città del Numero, la filosofia tedesca, dopo il suo grande momento, ha smarrito la ximiniscenza divina dell'Idea, e si aggira senza speranza nel mondo del Demiurgo, avendo infranto il valore nei valori, e impantanato il piede nella mota fitta di un Relativismo mortifero, per ui rivedo Protagora, passeggiare insegnando nel portico, come in quella celebre mattina del suo arrivo in Atene — aggiunge rivolgendosi a me, — col suo codazzo d'allievi, che si divide in due quand'egli si rivolta, per fargli ala al passaggio, e richiudergi isi dietro... Tutta questa scienza, che osa definirsi da sè — devo dir la parola? domandò rivolgendosi a Kutter — * platonizzantc » tedesca, non è che una falsa deificazione del Numero in mancanza dell'Idea. L'Università e ridotta, invertite le parti, a fabbricare docili strumenti per la fucina di Vulcano. Lo Stato una somma di volontà economiche, e non produce cho numeri, e le leggi non sono che numeri per la moltiplicazione all'infitti to dell» ricchezra e della potenza. La Temperanza è da ogni parte fugata dalla Licenza demagogica del Dio fabbricator di metalli... E da quella bubikopf, sempre sua alleata — soggiunse maliziosamente, alla vista di una- fanciulla che passava col sorriso della mattina sul volto... cDolce spalla di Tanagra» — disse rivoltandosi. Eravamo, aggirando l'Università, ritornati sulla Unter den Linden. 10 gli dissi: « Maestro, vede là quel tiglio altissimo? Colà, come sotto il platano di Socrate lungo la via dell'Uisso, v'è un sedile sul quale potremo, comodamente sederoi, se vo glianio, per continuare il discorso... Sorriso, scosso, al mio rifacimento del Fedro. i Nessun discorso — mi disse. — Nessun platano. E in ogni caso non v'e ne l'alta vetrico in fiore, nò il rivo purissimo, nè il canto delle cicale, di quel grande meriggio ateniese ; nò — infine — vi sono le statuette votive del Nume dell'Acheloo che consacravano il luogo. Qui ci aggiriamo fra templi senza dei ». E mi pose, ciò dicendo, una mano sulla spalla... ...« Signore, le c caduto il libro » — mi diceva in quel momento, lievemente toccandomi sulla spalla, la chellerina del caffè Krauzler, svegliandomi dal mio assopimento. 11 caffè mi s'era gelato davanti Riapersi il libro del Kutter alla pagina stessa dove l'avevo lasciato, in cui spiega come qualmente Iddio abbia diviso l'anello del Mutevole in sette cerchi; e affastella uno sull'altro astrusi miti platonici per guarir la Germania dai suoi mali... GIUSEPPE PIAZZA. rTrrnstdtlsmsclacpAidmrsncAIlvlrmiIgrlleeslibasichpvsrozsscmcHERMANN KUTTER: -Plato und wlr» (-Platone e noi») mi. Cr. Kaiser Verlag. Mùnehen. L

Luoghi citati: Atene, Berlino, Città Del Numero, Germania