Un'idea per il Palazzo della Città

Un'idea per il Palazzo della Città Un'idea per il Palazzo della Città Siamo in pieno fervore di opero ediizie alle quali ben giustamente il Governo cerca di dare il maggiore impulso possibile onde risolvere di colpo parecchi problemi che, attorno a questo dell'edilizia, si raggnippano. Torino si abbellisce di giorno in giorno e sotto al piccone le'veccnie e indecorose topaie cadono una alla volta per aar spazio e luogo a nuove arterie adeguate a ricevere il pulsare sempre più rapido della vita. Di tratto in tratto nell'intricato, sof- focante labirinto della vecchissima Torino che preme dall'una e dall'altra parte via Garibaldi, i cittadini vedono aprirsi quasi improvvisamente, là dove sorgeva una catapecchia smantellata e cadente, del larghi piazzali sui quali, dopo anni e anni di ombre e di muffe, brilla finalmente un po' di sole e circola un po' di aria balsamica e vivificatrice. Le idee naturalmente pullulano, zampillano; sbocciano problemi, si affacciano soluzioni, si prospettano decisioni da prendere. Qualcuno di temperamento più nostalgico si lagna perche Torino sta « smontando • i suoi angoli più caratteristici, più pittoreschi, e non s'accorge che nei caratteristico e nel pittorico vi sono anche accumulate molte sudicerie indegne di una città moderna ed elegante come ìa nostra. Agli studiosi di « folklorismo • lasciamo ben volentieri quel lontano angolo del « Raion • che può avere c conservare la voce e. il sapore delle « cose antiche » .per gaudio e consolazione dei sullodati melanconici individui. Ci sono persino dei torinesi che si ostinano a rimpiangere, come « pieno di poesia», quel settimanale e tumultuoso convegno che venditori e compratori di grano si davano sulla piazza del Municipio, asserendo che fosse uno spettacolo veramente strapaesano! * A proposito di questa bellissima piazza, che, a malgrado della sua raccolta armonica bellezza, è una delle più reiette di Torino, il comm. Carlo Visetti ci comunica un suo progetto che non ci sembra privo di arditezza e di genialità. « La piazza del Palazzo di Città — dice il progettista — dovrebbe diventa re come una piazza San Marco... nostrana » ; evidentemente egli esagera ma tuttavia la sua idea non e di quelle che si debbano scariare senza prima averla esaminata. Con buona pace di tutti la piazza, allo stato attuale, è brutta. E' brutta pur avendo dei bei palazzi laterali (monumenti nazionali), uno splendido monumento al centro e, in fondo, la severa tacciata del palazzo municipale. La deturpano certi bancherottoli che ne ingombrano i portici e quell'orribile trabocchetto aperto nel suo pavimento, e che, senza avere la decente grandiosità dei moderni « alberghi diurni » ne ha invece tutti gli inconvenienti. Finalmente la soffocano e la congestionano il passaggio dei trams, dei carri e dei carretti. La piazza, tal quale essa è, dà l'im L prcssionc di un polmone che funzioni male e attraverso il quale circoli con pena lutto quel movimento necessariamente pneo elegante che si verifica nelle anticamere dei grandi mercatiPorta Palazzo è a due passi di distanza. 11 palazzo del Municipio d'altronde è diventati) troppo angusto per ospitare tulli gli uffici e tutti gli impiegati dei quali il suo funzionamento occorreTanto ò vero che il Comune ha demolito delle vecchie caso assai distanti dalla sua sede centrale e sta rostruen- done delle nuove per avere tutti i locali dei quali abbisogna Ecco dunque quali sono i due prc blemi che affronta il progetto del commendatore Visetti: sistemare la piazza e sistemare il palazzo municipale. Per il primo occorre innanzi tutto togliere i trams che vi transitano attualmente (non mancano le arterie laterali per incanalarli), ripulire i portici é pavimentare a mosàico l'intero piazzale. Piazza Palazzo di Città ridiventerà in tal modo un piccolo gioiello d'architettura, un salotto elegante e dignitoso, un angolo tranquillo, signorile della vecchia Torino. Per il secondo il Municipio non ha che da licenziare gli inquilini che attualmente occupano i palazzi laterali, ospitarli con tutti i commercianti e le loro botteghe nelle sue nuove costruzioni e adibire cosi i numerosi e splendidi, locali rimasti liberi ad uso ufficio. Sotto ai portici, al posto delle attuali botteghe potrebbero trovare asilo tutti quegli uffici ai quali accorre giornal- Pianta dei lavori secondo 11 progetto, mente il grosso pubblico con grande comodità del medesimo e con notevolissimi risultati igienici dato che la sala dei... passi perduti verrebbe rappresentata dalla piazza stessa. Chiusa la piazza, verso via Milano con un « braccio di consunzione » si mile a quello che attualmente esiste dalla parte di via Garibaldi, ecco costruita la nostra « piazza San Marco » e ottenuto un grandiosissimo e comodo Lpalazzo comuntele col suo corpo centrale per gli uffici direttivi e con i pa ■lazzi laterali per quelli dipendenti t secondari. Tanto per dirla col comm. Visetti che ci ha portato il suo progetto « il Podestà, affacciandosi al suo balcone potrebbe chiamare a gran rapporto i suoi subordinati nel salone più vasto di tutti quelli dei municipi d'Itailia ». Il disegno e la pianta dimostrano chiaramente l'aspetto che verrebbe ad assumere l'attuale piazza Ona veduta d'inslomc della piazza rimodernata.

Persone citate: Carlo Visetti, Visetti

Luoghi citati: Torino