Oggi, giornata del riso

Oggi, giornata del riso Oggi, giornata del riso A più riprese La Stampa si è occupata dell'argomento, il quale assume carattere spiccato d1 attualità da che un vivo fervore di propositi spinge gli organi maggiori della attività poCtica, sindacale ed agraria a fare opera affinchè il consumo del riso largamente si diffonda in Paese. Già stessi vogliono che il movimento culmini in una manifestazione a svariate forme, in ogni angolo del territorio nazionale, oggi 19 febtiaio, giornata del riso. La coltivazione di questo cereale è in crisi, non perchè non se ne sappiano ottenere, con perfezionamenti di più in più affermatisi nella 'tecnica culturale, alte produzioni unitarie, e non perchè l'esportazione non segua una confortante linea ascensionale: ma perchè il gusto delle genti nostre pare si sia arrestato nello avvalersi del prezioso alimento. Certo il consumo non aumenta in misura almeno proporzionale al crescere della popolazione. Il che vuole dire un regresso. Non è più il tempo nel quale, e risaliamo a prima del Quattrocento, il riso, di cui la coltivazione si iniziava appena allora in Italia, era considerato cibo di lusso, un genere coloniale, che si importava dal lontano Ordente, dove quei popoli, eia grazie a loro, si dice che lo coltivino da alcune decine di secoli prima dell'era volgare. Nel nostro Paese è voce che da coltivazione del riso sia venuta prima in Sicilia — qualche centinaio di ettari vi si ritrova ancora. —i Di là sia passata in Lombardia ed in Piemonte, dove primeggia, e si attribuisce al duca Gian Galeazzo Maria Sforza di averla fatta conoscere a ferraresi e bolognesi, che anche oggi la tengono nel dovutd conto. La coltivazione occupa 140.000 ettari — non grande cosa, newero? — del territorio nazionale e produce da 6 a 7 milioni di quintali di riso, che ai prezzi attuali rappresentano un valore di circa mezzo miliardo. Prima della crisi attuale dei prezzi il valore era doppio. Qui cade in acconcio di ricordare quanto pesino sulla Nazione le necessità alimentari. La intensificazione della coltivazione del grano, intesa a coprire i venti o più milioni di quintali, che mancano annualmente del cereale, non è opera che possa avere effetti definitivi immediati. Ora è ben strano che mentre, come avviene nel caso della coltivazione del riso, si ha esuberanza di produzione di questo ecceUenie cereale, uno o due milioni di quintali, che utilmente potrebbero sostituirne altrettanti di grano, il consumo non debba seguire la abbondante offerta. Ai fini igienici è entrato in campo, e si appresta ad una attiva propaganda, ,il Sindacato nazionale fascista dei medici, il quale, in un suo appello, largamente diffuso, oltre ricordare in via generica che ri riso è cilio sano ed igienico, attesta che esso è, fra i cibi, il più facilmente digeribile non solo, ma grandemente utile in molte malattie, in ispecie dell'apparato digerente, ed è coadiuvante dell'allattamento materno. Il decalogo, dettato per l'occasione dal prof. Devoto, igienista eminente, aggiunge altri precetti ed «àtri consigli. Ai fini economici, artefice primo della attuale propaganda, svolge con mirabile ardore il proprio compito il Consorzio nazionale dei risicultori, or non è molto costituito, iì anale, tende sì ad ottenere che i metodi della produzione migliorino e che il commercio coU'estero si intensifichi e si estenda, ma punta oggi i suoi sforzi soprattutto a fare sì che il consumo del riso entri largamente nelle abitudini del Paese. Non si tratta di conseguire effetti di grande portata. Basterà che ogni italiano dia ogni anno pochi chilogrammi in più alla alimentazione eoi riso, perchè la crisi, che travaglia l'importante ramo della produzione e della economia nazionale, sia vinta. Non vale dire che alcuni caratteri intrinseci del riso lo rendono meno desiderato della pasta, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno, dove questa e il pane costituiscono il fondamento primo e, per molta gente, unico, della alimentazione. Forse solo che si muovano le classi medie a favorire il consumo e il milione o al più i due milioni di quintali esuberanti ai trove ranno il voluto esito. Errerebbe chi credesse che, a da re efficacia all'azione di propaganda, solo bastassero le infocate parole ed i sermoni. Il buon prezzo e la buona qualità della merce devono accompagnarla. I prezzi odierni sono tali da rendere sensibile alla meno accorta massaia la convenienza meadJpe o a di fare posto nelle provviste giornaliere all'alimento che si vuole meno dimenticato. Le organizzazioni degli agricoltori e quelle dei commercianti stanno attuando in larga scala forme di distribuzione del riso in sacchetti chiusi, a pesi determinati, che facilitano gli acquisti* e soprattutto garantiscono la merce dalle cattive mescolanze. La buona qualità diviene in tal modo funziqr ne intima e sicura del buon prezzo a sprone e a sollievo della economia domestica, che, modesta nel suo compito, è non per tanto infiessibtJe ne' suoi giudizi e nelle sue norme* Nel mentre l'accrescimento dal consumo ci preoccupa, come primo effetto immediato da conseguire» non vorremo spaziare nel campo vasto delle ragioni che militano a mantenere alla risicultura, branca) importante della economia agrario* nazionale, il posto che essa ha saputo conquistare negli ultimi decenni. Ripeteremmo cose note. Le fortune della risicultura si legano intimamente con quelle della vita interna di alcuni territori, di cui il suolo arido e brullo è stato rigenerato da opere immani di irrigazione e dova la operosità, costante e tenace di una classe di rurali di primo ordine ha applicato ed applica alla terra i mezzi moderni più perfezionati di coltivazione. Produzione si aggiunge a produzione e si costituisce il risparmio, che, negli anni e nei decenni, accresce la ricchezza privata e con questa la ricchezza pubblica. Le ragioni particolari, che fecero temuta la coltivazione del riso fino; dal suo sorgere, hanno cessato in gran parte di essere. Le leggi di restrizione della coltura e guelle di assistenza sociale hanno giovato al fine, ed ancora più i progressi portati nei metodi di coltura e nel governo delle «acque di irrigazione, oltre che il miglioramento nelle condizioni generali delle classi lavora»* trici. Per quanto possa apparire arrischiato, si può affermare che, più delle leggi, hanno valso questi fattori, se già nel 1584 — veggasi il bel volume : La risicultura e la malaria, pubblicato dai Ministeri dell'Interno e dell'Economia Nazionale — i professori, medici del Collegio di Nova- , ra, affermavano con giuramento che l le risaie « puoco danno possono ap* portare a l'Aere e alla sanità Universale rf.fr gl'homini, sempre che distino dalla Villa un miglio » e « sopratutto provedendo che l'Acque dei Risi decorrino liberamente ». E pare fino a molti anni addietro la malaria ha intensamente infierito. Oggidì, invece, è fatto assodato ohe la citata relazione dei due Ministeri suffraga con notizie e dati abbondanti, essere il decorso della malària entrato In una fase di decisa e manifesta attenuazione e avere carat-' tre regressivo ed accentuato nelle zone di più intensa risicultura, come sono i circondari di Novara, Vercelli e Mori ara. Alle zone risicole si è fatto carico, già. nei passati tempi, di determinare una scarsa natalità. La mori billità malarica poteva ben esspre la causa determinante di ciò. Ma, se oggi ancora si nota, una scarsa fecondità delle nozze nei territori risicoli del Piemonte e della Lombardia, non è men vero che trattasi di fenomeno proprio, non di quei soli territori, ma di interi compartimenti, al quale, per fortuna, fa alla meglio equilibrio la diminuzione della mortalità. Il Piemonte, ad esempio, il quale nel quinquennio 1895-99 aveva una naitalità annua su mille abitanti di circa 30, nel quinquennio 1919-23 non lo aveva che di poco più di 18. Contro una mortalità di circa 21 nel primo periodo, se ne ebbe altra intorno a 16 ned secondo. In complesso anche da questo altro aspetto delicatissimo dell'igiene sociale, non si trova ragione sufficiente per gridare il crucifige alla coltivazione del riso. Essa d'altronde ha dato prova di sapersi restringere alle località meglio indicate. La estensione invero, da qualche decennio addietro ad oggi, si è dimezzata e la produzione ha raddoppiato o quasi. Diamoci dunque con sereno giudi-, zio e con la coscienza di chi vuole operare intensamente alla soluzione del problema che ora è posto, all'opera di propaganda per il maggiore consumo ilei riso, onde l'inerzia, alla quale spingono inveterate abitudini, sia vinta coH'insegnare a meelio valutare la bontà e la conver nienza di usarlo e col dare al mede, simo le sapienti preparazioni, della quali è suscettibile; onore delle no* stre cuciniere, sorpresa gradita al deschi famigliari. GIOVANNI RAINERI.

Persone citate: Gian Galeazzo Maria

Luoghi citati: Italia, Lombardia, Novara, Piemonte, Sicilia, Vercelli