Goya

Goya I LIBRi D'ARTE Goya Cade quest'anno il centenario deBa morte di, Francisco José Goya y Lucientes, ed M 16 marzo (l'autore della .i/n;a desnuda, sorella anziana all'Oliti»pia di Manet, nacuue il 30 marzo 1748 nel villaggio di Fuendetodos presso ■niella citta) celebrerà la gloria dal maggior pittore delia Spagna moderna. « lo ho avuto ire maestri — soleva vi ire questo Casanova della pittura, avventuriero, spadaccino, frequentatola n toreri e torero egli stesso, amante di loane ramose e amico di re: — la Natura, Velasquez e Rembrandt »; e la an..-rniazione superba, completata dal1 ultra, meno generica e più tecnica* mente profonda: « Nella natura il co» lore non esiste più che non esista la linea; c'è soltanto il sole e l'ombra», documenta il segreto della sorpren* dente modernità di Goya, postilla ver» balmente il suo significato di anticipatore stupendo e completo della pt«» tura dell'Ottocento tutto quanto, di precursore d'una sensibilità che doeva fare ardenti di nuove liberta 1 jéricault e i Uelacroix, per sfociare poi — attraverso battaglie celebri — nel verbo luministico dei grandi pa» dri dell'impressionismo. Con ciò non e da credersi che l'arte li Goya, per il fatto che sfugge alla forinola e alla classificazione, che preannunzia l'avvenire e ricollega al pausato, sia fuori del suo tempo e Iella sua civiltà, fuori della razza e lei paese di chi la espresse. Francisco losé Goya — come nota Antonio Marami — è spagnuolo Ano alle midolla, con tutta la passionalità focosa ed austera della Spagna leggendaria e reale. Ma in lui si riproduce quello eoe accade nei genii superiori, nel quali i l'universalità non consiste In un solamento astratto dalla vita, rappresentata dal popolo e dagli ideali e dal1 epoca cui appartengono, ma In un addentrarsi anzi in essa, più profondamente degli altri, e nel fermarne gli attimi caduchi in un rapimento ispirato che li consacra all'eternità; sempre simili nel loro umano divenire pur sotto gli aspetti più diversi. Per questo se la sua grandezza di artista venne riconosciuta dai contemporanei, che vi sentivano lieco sincera dei loro intimi affetti, e credenze e vicende, a un secolo di distanza essa nonché diminuire è sempre più cresciuta, giganeggianlc come la prima rivelazione di un inoinlo nuovo della sensibilità arustica ». Ad Antonio Maraini, appunto, dobbiamo una felice scelta dell'opera di Goya incisore, presentata per la prima volta in bella edizione italiana \GovX moUore. Rinascimento del Libro. Firenze, s. p.). Ventitre tavole sono sufficienti a dare a ehi non conosce le quattro grandi suites goyesche — « I capricci». «I disastri della guerra», « La tauromachia » e « I proverbi » — un'idea del formidabile, lugubre, fantastico e allucinato sogno di follia Imprigionato con lucidità meravigliosa e inarrivabile forza evocatrice nelle duecentoventiquattro acqueforti rialzate di acquatinta e ritoccate a puntasecca con le quali l'amante della Duchessa d'Alba, tornato più che cinquantenne dall'esilio di San Lucar. triste, sordo, invochiate sembrò voler prendere vendetta dei suoi simili, della vita, del destino, t El stiefio de la razon produce monstruos .. scrisse egli sul frontespizio rie! « Capricci ». dove intorno a un uomo inerme nel sonno vedons! svolazzare spettrali pipistrelli e vampiri. Ma non la ragione era in lui assopite, che anzi, vigile, imprecava contro 1 disastri dell'invasione napoleonica e 1 vizi e le vanità- degli uomini; bensì ormai addormentato per sempre l'amore dell'esistenza. E allora la sua prodigiosa intelligenza, non più governata da affetti umani, vagava nel cieli della tregenda, tra le vette dell'orrore e gli abissi della vergogna. Celebre, ricco, invidiato, glorioso, l'artista era ormai solo col Suo lavoro. Mentiva ancora la curiosi» della sua arte che continuava a crear capolavori; ma non aveva più curiosità dt vivere e forse l'aveva abbandonato ogni volontà di gioire. Tale ci appare Goya sulle soglie della morte, vecchio di ottant'annt, nel volontario esilio di Bordeaux. Più « meglio forse che nell'opera dipinta. 11 tragico pittore s'è confessato in queste tavole incise che destano quel medesimi fremiti che dovevano agitare, nella follia dell'alcool, Edgardo Poe, e nella malinconia dei paradisi artificiali l'altro suo grande fratello romantico, Carlo Baudelaire. te stoffe d'arte Cosi Intitola Guido Marangoni 11 train. to tomo della vasta « Enciclopedia della moderne arti decorative italiane • ch« l'editore Ceschina completerà fra qualche-mese col volume sui marmi e sulla decorazione murale. (Milano, 1928, lire 140). E le stoffe d'arte sono qui ripartite, studiate e descritte negli aspetti tipici della loro qualità, lavorazione 9 impiego: seta, in tutte le sue applicazioni, broccati, damaschi, velluti, ormeslni, camerati, ricelli, zendadi, ecc.; arazzi; ricami c merletti; tessuti di 11no coi più vari ornamenti; tappeti, limitati questi però ai tappeti da pnrete e alle coperte da tavola e da Ietto, a comprendenti quindi mézari. pezzetti, tappezzerie; tovaglie e tovaglioli in genere; scialli, cuscini e tessuti d'abbigliamento femminile e infantile. La materia è vaga, suggestiva, soffles al pensiero come al tatto. SI comprende come nei tempi patriarcali della lavorazione a mano l'opera della tessitura si accompagnasse al canto, e che nel ritmo del disegno e nell'armonia dei oolori ridile stoffe mitiche vibrino ancora, quas' pri~ion.vri, il ritnw e l'armonia d'una musica ch'era ben diversa da quella dei moderni telai meccanici. De! resto, osserva il .Marangoni, l'arte della stoffa - penilo essonzialmente intima o famigliare — più d'ogni altra a in ogni K'inpo rifletti genuinamente 10 spirito dall'epoca e il grado di civiltà In cui si produsse. E si comprende anche, allora — seguitiamo noi — come 11 custo. • l'anima, se non 11 desiderio, della stoffa bella siano per sempre tramontati con tanti altri ideali che 11 vivere e il sentire d'oggi non consentono. Noi possiamo infatti sfogliare le cento e più tavole di questo libro, e ammirare l'ingegnosità, la cultura, l'acume, l'arguzia inventiva dei Fortuny, dei Ferrari, Marussig, Lerche; Wedekind. Ballotto, Ravasi. Bevilacqua, Cadorin, del disegnatori ed esecutori delle case Frette o Jesurum, Schmidt o Porro: cose squisite, finissime, si; ma si torni appena un istante a un pali otto o a un broccatello senese del quattrocento, a un damasco fiorentino del cinquecento, a un tessuto di Lucca del seicento, a un velluto cesellato genovese o a un velluto piano di Venezia, e anche lasciando andare l'arazzo, sempre freddo e inespressivo a Ferrara come a rigi, a Firenze come a Milano, ci si persuaderà che vi son voci spente le quali non parleranno mal più con certi accenti. R<>sta l'imitazione dell'antico: ed ognun sa che l'imitazione 6 la larva di un rimpianto; tutto il resto sembra in contrasto con il tempo nostro, sembra instabil >, fragile, fittizio. Facile piana, sciolta, la esposizione densa di scorci storici del Marangoni, accrescendo l'interesse del libro, fa più viva questa sensazione ili un line ebe, non ostanto i più arditi tentativi, noa et concede di sperar* \] raggiungimento della ant'ea gloria mar. ber. -

Luoghi citati: Bordeaux, Ferrara, Firenze, Milano, Spagna, Venezia