L'Oriente oggi e domani

L'Oriente oggi e domani L'Oriente oggi e domani Oa ANGORA. Spesse volte ho sentito affermare, |iscutendo sul tema ad Angora od Costantinopoli, che la rivoluzione urca altro non sia stata se non un enomeno europeo. Lo fu, vo i die, solamente a metà; negli effetti e on nelle origini. Chiaro è che il movimento kemalista ha condotto a oncezioni europee, ma se si esamia nelle sue origini prime questa udace impresa di pochi coraggiosi omini, si .vede che la rivoluzione enne appunto per vincere la forte iluttanza del popolo contro tutto uanto fosse europeo. Sino dlla vitoria del Governo nazionalista, nel 923, la grande massa era ben lungi a cultura e idee occidentali: per ssa l'europeo non era che individuo vido di sfruttarla e tradirla. Il meito di Mustafà Kema.1 Pascià e dei uoi amici consiste nell'aver mostrao ai concittadini la possibilità di imanere buoni turchi, anche accetando dall'ovest le istituzioni atte a iovare al paese. Per accogliere simili idee, i rerattari hanno abbisognato di una mano forte. Per secoli, la religione musulmana aveva loro detto che nula si dovesse prendere dall'infedele, ò l'abito nè il costume. La religioe, facendo legge per il singolo.come per lo Stato, aveva tessuto una osi fitta rete, da rendere, impossiile ogni evoluzione ove non si fosse istrutta la rete e quindi la religione tessa In primo luogo la rivoluzioe appare dunque movimento antieligioso, H che della francese e dela russa sarebbe difficile dire, non ssendosi né in Francia nè in Rusia avuto mai tal mescolanza di poeri religiosi con i laici. Quando peniamo all'influenza enorme goduta alla chiesa russa sino al crollo delo zarismo, allora siamo naturalmente indotti a confronti fra boi cevismo e kemalismo. Tuttavia i onfronti non reggono, se si riette che la Turchia musulmano on aveva bisogno di sacerdoti : il Padiscià era signore del paese e rapresentante del Califfo, Sultano Patriarca, oppure Papa. Tanto maggiore è il valore che si eve attribuire allo sforzo di Kernal a sua personale convinzione che il aliffato fosse la rovina del paese, otè affermarsi solo perchè il libe atore della Turchia contemporanea ppartiene a una classe di uomini ssai al di sopra della media. Xon ssendo infallibile, egli commette erori, non c'è dubbio; però mai rivouzione al mondo, per benefica che osse, risultò fatta senza sbagli. Si ggiunga che il Gazi lottava isolato non compreso. Sebbene le esperienze militari de1' u.11)"1' decenni abbiano distrutto e?1 islamici, e nei turchi per primi, idea dell'invincibilità di certi euro- ei, preparando il sorgere di nazionale di cui Kernal si Bres_ ivsnoner..e mao-ciore e «eb e , esponente maggiore, e sto ene forte sia perciò stata la sua erdita di prestigio, l'Europa ha il dovere di non essere aprioristicamente ostile al kemalismo: la soluione dei problemi .orientali median, e diffusione deUa nostra cultura "?" V™ che giovare alla pace mon- diale e d altro canto sarebbe ìnop- i»n ortuno abbandonare a se stessi popoli d'Oriente, in questa fase ini iale del loro sviluppo. A che giova l recriminare dei delusi? L'esempio della Turchia, per quanto essa abbia otto la solidarietà dal mondo mu ulmano, avrà ripercussioni i cui isultati ultimi oggi non si possono ntuire. Questi popoli d'Oriente comat tono la lotta per il progresso con emporaneamente a quella fra riva ità britannica e russa, sicché all'euopeo non può essere indifferente se ia la Russia o l'Inghilterra ad af ermarsi dal Bosforo all'Afganistan ato che ogni vittoria politica e mi itare implica un adeguato muta mento dell'assetto culturale. Già nel 1871 il grande studioso ed sploratore ungherese Vambery ve !.. Di.cf.in o 1 1 1 r.,-* a t-o in AcÌQ «ni eva la Russia all'opera in Asia solanto per distruggere e non per saare (il che il suo livello culturale on le avrebbe del resto permesso) e osi la vedeva intenta a fomentare orbidi in India. Non arrivando tut avia a prevedere la fine del Califato e lo spuntare di un Kernal caace di far da solo, scrisse che l'Inhilterra, per assicurarsi la quiete n India, avrebbe dovuto lasciare ai ussi mano libera sul Bosforo. In essun caso il compito della civilizazione dell'Oriente potrà toccare ala Russia, che noi passato ebbe di mira scopi imperialistici e oggi ha ncorniciato l'antica etichetta di comunismo. Anche ad accettare la tei moscovita che la Russia possa assimilare gli orientali assai più failmente di quanto non potrebbero gli inglesi, e gli europei in genere, i deve sempre temere che il trionfo usso sull'Inghilterra ostaroli la marcia della civiltà e distolga dal'Europa, in modo definitivo, lo guardo delle popolazioni asiatiche. Fra civiltà russa e civiltà occidentaj ha sempre esistito un sì netto diario, da consentire tuffai più una lassificazione della civiltà moscovia fra l'europea e l'asiatica, tra l'Oest e l'Est. Di un'intollerante ortodossia, la Russia zarista, dal punto di vista eligioso, era intransigente anche ei confronti dell'Islam, mentre l'In hilterra a persecuzioni non ha mai pensato e, se mai, ha saputo attendere che l'Islam incominciasse a disfarsi da solo. Ricadute nel fanaismo musulmano non ne .vremo: orse un giorno o l'altro ci apparirà anatismo religioso un potente soffio nazionalista. Ma giusto in seguito al continuo prevalere del sentimento nazionalista, il ricordo dolla tolleranza britannica è scomparso, sicché nell'Impero inglese oggi si suol vedere solamente il tiranno. Tuttavia c'è forse chi si illuda sull'ingraitudine a cui devono, a breve o a ontana scadenza, essere fatti segno protettori? La tenacia con la quale a Gran Bretagna difende in Oriente suoi possessi non sarà per tre piarti dovuta al desiderio di ritardare avvenimenti che essa bene inìiisre inevitabili? Ecco perchè dove a fatalità potrebbe apparire più imminente l'Inghilterra desia nelle coonio la coscienza dei vantaggi che derivano dal far parte del suo grande impero, e al tempo stesso la coscienza dei pericoli a cui l'isolameno porterebbe, ed ecco perchè escogita forme di collaborazioni delle quali la più caratteristica è quella dei Dominions, per; ora inapplicabile in Oriente. p La Russia zarista tacciava l'Inghilterra di anti-cristianesimo, fa cendola passare per protettrice delp'Islam; la Russia bolscevica — non potendo le questioni religiose pvere per essa valore — deve appagarsi di argomenti politici ed economici dell'arma del nazionalismo. Nè questo è il primo sacrificio che l'attenuarsi del fattore religioso è costato alla Russia; so i bolscevichi tardano a trovare nei Balcani appigli per una totale ripresa della politica zarista, lo si deve aila circostanza che i predecessóri riducevano il panslavismo ad una questione di ortodossia: slavi ai loro occhi erano i serbi e i bulgari — e perciò spinsero per i primi verso un'unione della Bulgaria con la Serbia — mentre le sorti dei cattolici croati e dei polacchi li interessavano meno, su per giù quanto le sorti dei czechi hussitù • • • Il modo in cui la Turchia assimila la cultura europea è affatto originale. Nulla le piace di quanto le si offre, teme « Danaos et dona ferente*'». Ad Angora si considera l'Europa una specie di fornitrice di civiltà alla quale tutti possano far ricorso dietro adeguato pagamento e opportuni contratti. Gli apostoli di civilizzazione e filantropia che arrivano nel paese per offrire consigli e servigi corrono rischio d'essere messi alla porta. I turchi vogliono europeizzaisi liberamente : di forzosa conversione all'occidentalismo non si deve parlare, e questo ha indotto qualcuno a esprimere l'avviso (per paradossale che esso possa apparire) che forse senza i numerosi interventi delie potenze europee ne! vecchio impero ottomano, la grandiosa trasformazione in atto sarebbe subentrata anche prima. Nella storia del mondo una simile trasformazione non ha uguali. Di un popolo propenso alla vita contemplativa si vuole fare un popolo di lavoratori, di gente che disprezzava gli affari si vogliono fare dei banchieri! L'omini che consideravano la donna oggetto privo d'anima e volontà hanno' da mutarsi in mariti e capi di famiglia che nella donna debbono riconoscere un membro della società moderna munito di pa ri diritti. Questa creatura che poteva senz'altro essere scacciata di casa, sostiene nella vita sociale della Turchia una parte che un lustro addietro sarebbe apparsa impensabile: diventa avvocatessa, professoressa, cura ed opera malati. Del perduto vuole tutto ricuperare. Religione e morale per essa più non costituiscono ostacoli, e così avviene che la emancipazione della femminilità si verifica in modo non scevro di pericoli. Ciò che diciamo della Turchia oggi, senza dubbio ri iremmo o diremo domani per gli altri popoli orien tali. Il cadere da un eccesso nell'ai tro è • fenomeno che si osservò con ogni grande sconvolgimento sociale. Lo si osservò pure dopo la rivoluzione francese, ma un parallelo fra rivoluzione turca e_francese. è..inarnmiscìbile anche fu quésto caso, à vendo i .francesi già 130 anni addietro raggiunta una maturità intellettuale che la Turchia alla vigilia del regime ketmalista manco intuiva. Fino a quando l'assetto nuovo non si sia consolidato, e fino a quando l'odierno periodo dell'inevitabile con fondersi di concezioni orientali con occidentali non sarà chiuso, sarà impossibile contemplare il rovescio della medaglia senza crollare la te sta. La Turchia odierna si trova in uno stato di turbato equilibrio spirituale alla lunga insostenibile. Suicidi, passioni, alcoollsmo celebrano nella repubblica (uranica il loro ingresso. Occorre che il paese prowe da, non diremo a rimettere le antiche pastoie religiose, ma a creare elementi etici che diano alla nuova società una salda base. E questo purtroppo non potrà avvenire nè domani nè in un tempo prevedibile. Senza passarle per il vaglio, te Turchia accetta nuove leggi che"i$l&r essa non si adattano, costumi che il suo clima non comporta. Le donne che impinguavano in casa ballano le notti intere, gli uomini sostituì scono la contemplazione ed il loro antico modesto idealismo con un mercantilismo fanatico che li spinge a commettere ingiustizie. Ma anche tutto questo è europeo, sebbene in senso cattivo. e d'altro canto è diffìcile evitarlo. Noi uomini andiamo dalle condizioni più primitive agli stadii più elevati della civiltà, e viceversa, ogni volta fornendo la prò va che nessun individuo vanta adat. tahilifà pari alla nostra. Ma noi non siamo quasi mai in grado, assimi landò una certa cultura, dì sceve rare gli elementi anf.ietici. E come si dovrebbe pretenderlo proprio Àai Turchi e dagli orientali, che dal quieto vivere vengono spinti, quasi a colpi di frusta, in una tumultuosa vita, nominalmente europea e d fatto già per tre quarli americana Il nostro vecchio continente orma, non diffonde più cultura sua. Dietro di noi sta l'America : se non ce ne accorgiamo, è forse perchè l'ombra gettata dal continente nuovo raggiunge gli estremi limiti del nostro orizzonte. ITALO ZINGARELLI.

Persone citate: Mustafà, Patriarca, Turchi