L'America svelata

L'America svelata L'America svelata Quattro testimonianze inoppugna-lìli: di uno studioso di scienze eco-comiche e politiche, di un giornalista a buon diritto reputato competente, idi un nativo dall'intelligenza aperta, e franco sino alla spregiudicatezza, di un uomo che — venuto dalla storia delle guerre di religione in Francia — è stato quasi ministro e sarà domani accademico, concordano nel darci, degli Stati Uniti d'America Xm'inunagme dissueta, sorprendente, e nuova. Recensendo alcuni mesi or •ono, su queste colonne, il Roman americani d'aujourd' hai del Michaud segnalavamo le crepe intellettuali che accompagnavano una prosperità materiale senza confronti: òggi, è la stessa struttura sociale del nord America che rivela una crisi sintomatica. Coloro che deprimono ■consideratamente la vecchia Europa a vantaggio di una specie di radiosa civiltà transoceanica farebbero bene ad informarsi di quanto accade nel loro eden, e a parlare polo a ragion veduta. U quadro generale, completo, diligentissimo che André Siegfried, già noto per un'eccellente inchiesta ■all'Inghilterra del dopoguerra, ha redatto per incarico del « Musée Social > {un'Associazione di cui si vorrebbe l'uguale in Italia, affinchè le nazioni straniere venissero conosciate per davvero) rileva subito che le nozioni correnti sull'America del 1914 debbono essere radicalmente Corrette. Òli Stati Uniti sono stati •convolti dalla guerra, e lanciati Bulle vie di un nazionalismo preoccupante: c La reazione inquieta del vecchio elemento americano contro là insidiosa conquista del Paese da parte del sangue straniero: ecco la nota dominante ». La scoperta che tutta una categoria di immigranti evitava di lasciarsi assimilare e probabilmente era incapace di ingranarsi nella macchina della produzione del Paese ha determinato un.ritorno allo spirito puritano e alle tradizioni protestanti ' ed anglosasBoni. E' un fenomeno apparentemente religioso politico e sociale, ma in sostanza atto a garantire soprattutto il rendimento coordinato di tutte le energie in vista del sempre maggior benessere pratico della moltitudine: l'individualismo viene naturalmente spazzato via e combattuto. Le stesse norme fondamentali della Costituzione degli Stati Uniti Bono in realtà ben poco rispettate: schiacciamento del cittadino a profitto della massa. Come si attua questo programma} Nel campo dei costumi', con il proibizionismo, con la lotta contro l'ascensione della razza negra, con l'applicazione dell'eugenismo, con la restrizione dell'immigrazione, - con il terrore del Ku-Klux-Klan. Al •olito, la. minoranza, conduce la maggioranza: le Associazioni di tutti i generi pullulano, ed esse' muovono i fili parlamentari senza disdegnare il ricatto personale: gli scandali o le irregolarità della vita privata di un deputato servono a manovrarlo (pagina 77), e la difesa della tolleranza viene lasciata agli stranieri e ai cattolici, unici dementi « liberali » in un Paese" protestante (dedicato a coloro cho credono ancora che il liberalismo scaturisca in linea diretta C miracolosa dalla Riforma). Con ammirevole vigoria e lucidità, il Siegfried passa quindi a studiare l'equilibrio economico : mano d'opera e rendimento industriale, e constata come gli Stati Uniti siano riusciti a riorganizzare la loro produzione in base alle esigenze dei tempi: « La Germania è il solo Paese che abbia affrontato il problema con altrettanta preveggenza, con identico metodo e con la stessa- audacia. Contemporaneamente 1* Inghilterra a malgrado delle sue mirabili maestranze si vedeva sbarrata la via dalle Trade Unions, e la Francia dai propri uomini politici ». Non si nasconde però i limiti ed i pericoli di un sistema assolutamente basato sulla produzione in serie, che porta al protezionismo verso tutti 1 prodotti che necessitano una lavorazione superiore od artistica, e riposa sulla possibilità di un immenso mercato interno. Il quale permette, è vero, l'indipendenza economica, ma limita gli scambi internazionali. Ed anche la politica monetaria e i crediti mondiali sono problemi che l'America deve risolvere senza forse la esperienza tradizionale necessaria Le condizioni della lotta politica non sono infatti le più adatte per la formazione di una dottrina conse guente. La mancanza di uno Stato centralizzato e di personalità di primo piano, l'organizzazione elettorale che si concentra nelle mani deiFochi agenti (lobbyistt) dei partiti, acquiescenza supina della folla che ai disinteressa della scelta diretta dei candidati e le cui passioni vengono abilmente sfruttate da alcuni professionisti poco scrupolosi, costituiscono un mondo e un gioco politico molte diverso da quello europeo ; 'il Siegfried analizza le varie tendente, ne soppesa le forze, e conclude che i veri temi elettorali sono: la minaccia cattolica, l'evoluzionismo scientifico, la proibizione; e che un fronte unico nazionalistico esisto i difesa della prosperità americana Nei riguardi dell'estero funziona la ■tessa molla: di qui le simpatie per l'Inghilterra, l'equivoco dei francesi che vorrebbero mescolar gli affari ed il sentimento, la fierissima avversione per la razza gialla e l'ambizione di essere a capo dell'umanità anglosassone, relegando l'Europa alla custodia di vecchi ideali, non riflettendo alla possibile catastrofe di una civiltà puramente meccanica, alla mercè di una qualsiasi crisi materiale, e in cui l'individuo resta atrofizzato, la famiglia distrutta a favore di una specie di « collettivismo Jdi fatto voluto dalle élite» e gaiajoentfi accettato dalla massa.» che 1 suscita l'antitesi fra rriomo-prodnt'tore e l'uomo-pensatore. Quali siano le condizioni della vita in America 6 appunto ciò che FerriPisani (di cui qualche lettore ricorderà le corrispondenza alla Stampa durante le guerre balcaniche) brillantemente riferisce. Tenuto pur conto di quella certa vivacità di taglio che determina il pittoresco di un capitolo, ma forse l'esagerazione di alcuni particolari, bisogna concludere che il rapporto 6 impressionante. 'Il Siegfried denunciava la rinascita del puritanesimo, Ferri-Pisani ne svela l'ipocrisia. Lu celebre <( respebtability i maschera i vizi che gli europei — eredi di una vecchia civiltà indifferente ed accomodante — non credono di nascondere, in ciò molto più morali dei transatlantici. Leggete la piacevolissima storia di quella totlrnée con attori di provincia che sembrano tanti paladini della perfezione immacolata e sono, dopo tutto, dei poveri diavoli che hanno delle passioni e dogli istinti da sfogare. Seguite il reporter nelle sue indagini attraverso l'esistenza delle fanciulle — e poi delle spose— americane, e vi coglierà un po' di nausea nello scoprire che le p'redicatrici sono delle peccatrici comuni. Bluff dunque, la pretesa moralità americana? In real- I à essa vale quanto quella europea — se.pur non le ò inferiore, nella sua primitività barbarica e nella sua affannosa ricerca di regolamentazione di molte cose che qui si lasciano andar b. posto da sole — e disgusta in specie per il contrasto fra l'apparenza e la sostanza, per l'atroce compressione della libertà individuale e per la schiavitù alla quale l'uomo viene ridotto da leggi e da convenzioni addirittura inconcepibili per la nostra mentalità. Ferri-Pisani ci introduce infine nell'abitazione d'un c re del ferro » e ci fa constatare il funzionamento della giustizia federale e quello dei c bassifondi * di New York per uso dei viaggiatori curiosi e ingenui. Speriamo che egli raccolga presto anche gli schizzi sulla vita operaia che ha dato recentemente alla Ruttile Hebdomadaire. Ma intanto questo primo quaderno di impressioni, queste note sociali sono utili indicazioni del malessere di un agglomerato di masse a tendenze materialistiche, privo di ogni raffinatezze intellettuale suscettibile -di influenzare ed armonizzare le dure prospettive quotidiane. Ma il gran colpo alla nuova America viene da un americano di origine tedesca, Hermann George Scheffauer. Egli proclama che attualmente Colà u il progresso meccanico rimorchia la reazione politica e sociale, l'ideale democratico cede il posto all'ideale di classe, le questioni di razza e di religione mostrano le corna e tirano fuori gli artigli * e per quanto nella sua rampogna vibri un po' la deplorazione che gli Stati Uniti abbiano contribuito a schiacciare la Germania e a sconquassare l'Europa, ereditando i mali di quest'ultima, ci sono dei dati di fatto da prendere ad occhi chiusi. Il palese disagio del dopoguerra e la ripresa nazionalista' osservati dal Siegfried vengono confermati ad oltranza. I mali di cui soffre la vita'pubblica — collocata sotto il segno dell'entusiasmo perpetuo suscitato con mezzi reclamistici che vellicano le peggiori passioni della moltitudine — costretta fra i due poli dell'infantilismo popolare e dei raggiri di gente prezzolata, trovano qui delle illustrazioni sorprendenti. Che cosa dire poi dell'esistenza privata del cittadino, sottoposta ad un'inquisizione giornalistica irrefrenabile, a tutti i guai di un urbanesimo vertiginoso, obbligata ad assumere il ritmo di quella di chi abita in un albergo, e ad accettare il controllo di mille Leghe e di un'opinione pubblica tirannica? II capitolo dedicato al a Puritanesimo ed i rapporti sessuali • delinea le conseguenze di repressioni innaturali e di concezioni rigide quanto dannose: si comprende che le apparenze di libertà e le consentite licenze coprono squilibri e ipersensibilità erotiche che i Paesi più individualisti e realmente tolleranti, lasciando con antica saggezza campo a sistemazioni non artificiose, evitano. Man mano che l'indagine procedo e passa dall'ambiente sociale al politico al giornalistico, il carattere grossolano, rozzo, superficiale della civiltà americana prende forma. L'asservimento del pubblico ed il suo sfruttamento intellettuale raggiungono del le proporzioni sconosciute fra noi : la meccanizzazione del pensiero è devastatrice e continua (Main Street e Babbitt, i due romanzi rivelatori di Sinclair Lewis forniscono il ritratto e lo sfondo che integrano queste con statazioni desolanti). Anche per quel che concerne il campo degli affari, lo Scheffauer reca delle informazioni che è necessario diffondere. Non ò vero — egli scrive — che l'americano sia pronto a tutti i lavori redditizi. Anzi, egli ha una profonda ripugnanza a togliersi la cravatta e il colletto, e ad entrar nei ranghi degli operai specializzati : preferisce un impiego t borghese » e si infischia della « santità del lavoro i dispreizando le occupazioni inferio ri e lasciandole alla mano d'opera straniera. La Banca, la Borsa, gli scambi, ecco tutta la sua poesia. La sua natura primitiva lo trae ad incrostarsi, a radicarsi nel i business », muovendosi in un'atmosfera di ottimismo profondamente artificiosa, ma capace di scuoterlo di_ agitarlo di dargli degli impulsi vitali. Non si tratta — come troppo facilmente si immagina in Europa — di un genere di attività superiore : anzi, le molle che la governano sono addirittura elementari, e limitate. L''homo amerieantu non è una croatura eccezionale: l'arte, la letteratura che assorbe sono di qualità deteriore e som- a i a a a a o i e a i e a o n a r i d e a a o e l mereiaio, il suo cervello (p. 209) è « una cosa amorfa, molle, incolore, avviluppata in un giornale ». Lo Scheffauer ritiene che, senza una grande prova economica o politica, un avvenimento tale da far progredire di un balzo il livello della mentalità di oltre oceano, il vuoto dell'animo e dello spirito non sarà colmato. Poiché, strano a dirsi, il crogiuolo di cento razze eterogenee ha prodotto una materia omogenea e poco ricca. Gli inglesi — i meglio fatti per conoscere i loro cugini — li ritengono ancora dei « rozzi coloniali ». Confessione ed ammissione che assumono.un'importanza straordinaria venendo da un connazionale di generoso temperamento, ma che non arretra dinanzi alle logiche conclusioni di una serie di osservazioni compiute senza preconcetti e paraocchi Toccava ad un europeo, invece, di apparire più benevolo, quasi soggiogato da uno spettacolo imponente. Lucien Romier, inquadrando il contrasto tra l'Europa e l'America in un saggio sull'evoluzione della lotta politica contemporanea si è servito dell'esempio degli Stati Uniti per proclamare il fallimento delle concezioni basate sull'individualismo liberale e sull'antitesi socialista proetariato-capitalismo, e l'avvento di una civiltà di « masse » a substrato principalmente econòmico, imperialistico e protezionistico. Pensatore sempre suggestivo e scrittore di rado vivo e tagliente, il Romier giudica però che la lezione dell'America va corretta ed integrata, nel senso che occorre affermare t la supremazia dello Spirito i e sottrarre l'individuo alla meccanizzazione: « il padrone del mondo sarà colui che sa¬ prà servirsi della macchina, e non chi cercherà nella macchina il segreto di una civiltà ». La sua penetrante dimostrazione del crollo delle antiche ideologie dinanzi alla realtà della vita attuale è quanto mai istruttiva, seppure resti presente la obbiezione che gli Stati Uniti sono forse nient'altro che un'Europa 'in arretrato. E' vero che l'ondata delle masse è salita e che la sua materia è più densa; bisogna riconoscere ancora che al cospetto di questo fenomeno l'America ha reagito con una prontezza, un'originalità e un intendimento che il vecchio continente non ha rivelato (rimanendo nel disordine di una crisi che si perpetua con due o tre sole eccezioni) ma la civiltà transoceanica non è forse proprio ora minacciata dalla disgregazione sociale derivante dal fatto che i costumi non riescono ad assestarsi su nuove fondamenta, e dai pericoli di un'economia chiusa? L'esperienza degli Stati Uniti non sarà quindi concludente che nel caso di un esito fermo e sicuro. Lo stesso Romier chiude il huo. genialissimo libro constatando che il mondo moderno è alla ricerca di nuovi ideali e giustificazioni di vita: li formulerà prima l'Europa e l'America? Il punto interrogativo non si può dunque definitivamente cancellare a vantaggio di un Paese che una trasformazione profonda scuote e travaglia. (EADER ANDRE' SIEGFRIED: « Les Etats Dnls d'aujourd'hul ». (Paris. Colin, ed.). — FER RI-PISANI: • Au pays <lcs Ainazones: l'amour en Amérlque ». IParls. Les edlllons de Frante). — H. G. SCHEFFAUER: . VIsus de la nouvelle Amerlii'io ». (Paris Rteder ed.). — LUCIEN ROMIER: . Qui sera le maitre: Europe ou AinerUiue? ». (Paris, Hachette ed.). •

Persone citate: Andre' Siegfried, André Siegfried, Babbitt, Hermann George Scheffauer, Lucien Romier, Main, Michaud, Pisani, Sinclair Lewis