Il pubblico sbadiglia di Marziano Bernardi

Il pubblico sbadiglia LA CRISI DELLE ARTI FIGURATIVE Il pubblico sbadiglia L'Interessante questiono da noi so!- levata con l'articolo di Marziano Bernardi sulla crisi delle arti tigu- lativc, ./iibbllcato or 6 (pialchc gior- no, ha suscitato varie discussioni e opinioni. Si è toccato uno (lei prò- hlprui più scottanti della coltura ita- liana riflesso in un grave problemaeconomico. In esso illustri studiosi (l'arte e artlsll hanno riconosciuto H contro ili molto e legittime pieocr.ii- Dazioni. . nove varino a finire i (pia-drl invenduti?», era la domanda pronosta. Honerrto Papimi, ispettore principale alla Sovralntendenza del-l'arte medioevale e moderna di Ro-ina. critico acuto, investigatore saga-co detta tecnica decorativa e archi-tettonica, espone oggi il suo puntodi vista. buone intenzioni. Biapondere cosi equivale a riconosce-re che l'epoca nostra non è diversa datutte le altre epoche della storia. Sol-Utie, granai, ville di campagna, depo-siti di gallerie e di musei, appartameli-ti borghesi di onta, son pieni d'operedarte antica, quadri e sculture, chenon avrebbero alcuna importanza senon si fosse in tempi di rigatteriatrionfante, se non fosse di moda an-dare a ripescare fra le briciole delpassato le vecchie croste, cos lutilialle signore ìntellettuose pei-darsi 1 ariad'intenditwci, cosi comode ai mercan-ti d'aiUichdità per rivendere a miHoupi che hjinnn ../raimatn n riieri rL cotnpla5° a. . Ciò che preoccupa nella crisi odiernadelle arti ìigurative non e duncpie l'ar-te (li scarto, fenomeno comune anchenelle epoche più gloriose, le quali ciranno urasmesso una quantità enormedi zavorra, malgrado la distruzioneProvvida che il tempo ha operato. E'piuttosto che l'arte ha perduto la suafunzione nella vita d'oggi; e l'ha per-duta da molti decenni senza che il-(una. ua. moni accenni senza che il-fiora sia riuscita a riprenderla. Da unlaio l'umanità sempre avida della con-sedazione che l'arte può e deve darealle sue mille nane. HntPaiivn i»i.i n...alle sue mille pene; dall'altro gli artisti che si tormentano in uno spasimo,ai-rovellato dal non riuscire ad ottenero una risonanza che sia vasta, profonda, duratura. E umanità con artisti sempre meno s'intendono, come inna- inorati fra cui esista un malinteso te-naoe, ricco dei veleni dell'incompren- sione E le esposizioni d'arte sempre a»uc, a io «aposi&ion. a arie sempre piu deserte. E le compere sempre Mù rare. E la mancanza d'interesse per 1 aggravarsi conseguente della passio ne maniaca per l'arte antica, simile al pianto di chi si rifugia fra i ri-cordi felici dell'età giovane e «aiteP'^mara l'impotenza e la miseria suahS^rìi&^l ^iSSSireno scomodali nerflnn i flì?oi«i"'«^_• vuiu BLUllLOUult penino 1 nllSlei ed beoti, povera gente già classificata nel 1* stona e straordinariamente sorpresa d'essere assunta » «i«t«t.w.« .tin. bacillo del disprezzo verso il pubblico Per definire quel pubblico grosso in Sapace-.dLC0."'Prendeie il sublime', futaggior pane del"gener^'uii^no^Uartisti, allora, stuzzicati nelle loro vanità più segrete, a poeft a poco salirono la gradinata d'un tempio di carione e iti la su si roteerò a contemplaren>mSs^■?*ione»tl#to 11 S"gge de"ere r° Jpi SnKhi^"sl1,' "i"1 >10,1- J^,'i^n^,'.v pu^)llw» che ha VobW-.gou ammarare e da non discutere. Allora.li 1A e. I . ■ _— " "...^u.v.. ~. 2LJ*Jsi Lasciarono gocciolare su que?Ltft^ Tare e pregevoli stille dellaè,n .vL .a peilezza che avevano di^carvaVoSS lambicchi deni0,,C? 'lei loro cuore. «.riti* vìa Jno a c,rltlca- °a principiow. „T, i ?■ u'lar,nata e cerco di mettereni", ? ! ■ la gente contro l'innaturaleisolamento, «on I avesse mai fattopue non •mii'H.». i>-«m'i*?''.'asse u ixirlare dscultura, irarchitettura non fecero panS'Laire la verità, nè artist1 nSMr8?0 capirne qualcosaBarati ri»f dw/.iihnafier0 male' P«ocnte inrn gassare per fiss• ,,l'l i "Pi*sl&lf. ld*e-. sl miserodinan^f »ti n,Ìv. ^°.,d.orUst1' 51 PoseroSrJfffiftW se doves^n?f-.?nm, «^'""n0 ntaviA loro slessiesaltarono tino alle nuvole dell'incomprensibile i valori pla.jtici e i valorpittorici e i valori li-rici, fecero nellior prose difficili bellissime capriole dstile, magnificanti arzigogoli di (pensiero. Oli artisti furono beati. Di tanta profonda bravura della critica capivano pochino; ina sentivano, con la loro intuizione sempre pronta come una donna aiicltuusa, che in quel modo si potevano credere inolio compresi da gentfina, che parlava bene e scriveva me.gnu, da gente insomma che non erdel pubblico; e sentirono anche cornin quel modo la loro impotenza cieauva fosse giustificata, esaltata comuna virtù. Se da un bozzello non sapevano maire un quadro od una siatua ciò dipendeva dal fatto evidentrle in quel bozzetto era già racchiustutto a sugo dolila più lirica ispirazione. Perche durare fatica a far di piùD'altra parte concedere anche un poco al gusto volgare del pubblico eruna vergogna. L'arte fatta per vendere che onore 1 L'arte a decorativa », chInferioritàI Arte pura e soltanto aripurissima occorre. Chi non la capiscpeggio per lui. La critica venne subitin aiuto e sentenziò che anche l'artantica bisognava goderla come artpura che il soggetto d'un'opera d'arinou contava nulla, che il Paradisdi Tintoretlo o il Soli me tangere uGiotto, l'Adamo ed Eia di Masaccio o la Crocifissione dell'Angelico avevano soltanto il valore come pezzi di pitturapura, non come espressioni di dramma itndfawM « rt-woo nini ni Cr>«.e di sentimenti e d'idee, cioè di spregevole « letteratura ». A Parigi i furbeschi mercatanti dai-te eccezionale furono meravigliati felici che anche i critici e gli artist«fiftó su serio secondo la tradteìont^J^J^'^^Jif^eì^^^^casalinga, avessero apnoccaio ai ame fossero divomni aleuti graia ui dtanta cuccagna snobistica internazionaie. Ma In Italia siamo, da più d'uIsecolo, ingenui provinciali, almeno I arte, e alle lodi di Parigi neppure gli strapaesani di Boccacarinuccia possono dichiararsi insensibili. Non pai ve vero d'avere scoperto il segreto dell'arte pura quella dei doganieri, dei delin queliti, dei negri e ilei bambini, la giustitlcazioiie di tutte le pigrizie, la abolizione della necessità dello studio, il discredito della conoscenza faticosa del mestiere. Tali fatti e fenomeni avvenivano nel secolo da grazia decimonono e nel pn ino quarto del ventesimo. Che cotonio vente concordia fra artisti e critici nel disprezzare il pubblico! Ma il pubblico franante sbadigliava, Anche stupido e beota e filisteo come era, aveva capito clic gli artisti noni s'occupavano più di lui e non gli rac- contavano più le belle favole e nondavano più veste di realta ai sogni dicevano. S'empivano lo studio di ri viste illustrate e la testa di cluacchie re. Persa ormai di vista la legge eter mi che l'arte non vive se non a con tatto della vivente umanità di tutti, na vi.gavano noi cieli della im'taflbiea si allucinavano coi barbagli colorati'dei futurismo, si sporcavano coi bitumi delneo-classuiismo, si gingillavano con le massime del -neo-realismo facevano l'arte non perchè qualcosa di dentro aspirasse a venir fuori con impeto di passione, ma perchè qualcosa della mo da di. fuori avesse la parvenza d'uno spasimo interiore Pei. ^r , ",,„_,„ ,.i-.Hit„to cerv',to coSid ™?Ln i-civeno con ologrammi preconcetta n«" c'è più bisogno né di disegno nè di composizione nè di fantasia? basta ia disinvoltura. Vedemmo infatti dilettanti d'ogni genere arrampicarsi lino al tempio dell'aite, ascoltammo banditori improvvisati predicare i nuovi vangeli, d'anno in anno diversi visilamino cento esposizioni e ne uscimmo come eravamo entrati, senza commo /.ione. E il pubblico sbad'.gliava Se, Dio guardi, ci prese la voglia di 'una persona Ha tela con contro un muro grigio, come se su quella segg:ola aspettasse d'esser fucilata. Se ci punse vaghezza di comprare in una mo- gè, Dio guardi ci nrese far dipingere U Vii ratto d cara ce^a vedà ,„?„ «f, l'esnpe^lMe IbSfi «55 impressione eneie, coni ^a,„ luadro per casa nostra non \1?£n2l0> clie rotelle ignude ritrai- te di dietro per il trionfo dei valori plastici; 0 tavole apparecchiate con uova sode, aringhe in salamoia, un hùviiini*. .a •7nD~k«w<^M. Ti.—„„,7r lSPtSSi&S«^«£SSrS ln «W1 Sw'SJ^ °,?p.u^ Paesaggim sin; ! ve^.^fe Ì V ÌL^,iSì ìl |catoJe, ÌH„Innoe A Ho'mL ,• UVnl niS' ^e po «Via /JLhi ,fn Jfe^ d avere almeno '?",i ffai^,,^0^ scultura si ! impanale ISJi^còmomo^di &fSl nel falso ingenuo dei fantocci gros- l1»™»» ^ l*«ze dopo una nevicata. A un buon prete venne voglia di far dipingere il solatio della propria chie:Sa c0lue usava una volta. Da princl- nn Slenh) mollo n trnvnrt. nhi ci r\a gnasse^d'àffianars? da? cavalletto" iT,0i ti ^a\\^^^itv^nA>^rri 1 >&}. ?} . .eul)(s ..V" capolavoro di scorca isa come usava una volta" '*-.'d'^Pa«^i" Bòtte', ÙVhne"un brutto gionio il soffitto gli crollò sulla testa perché chi aveva dipinto s'era dimenticato la ricetta per fare aderire l'intonaco all'arriccio. A un Ministro !venne in fantasia di far decorare l'aula magna del proprio Ministero; si trovò W fr0"te alale massa incongruente di iilguie senza significato, a tale congerie Idi mele, d'aranci, di pomodori dipinti te Ma 1 mwii., u umiiL., ni JUJHUUUl. Ululili. ;con la scusa della natura morta ch« perse la pazienza e il portafoglio. Mi era pittura pura e guai a dirne male Cosi, di sventura in sventur ne con prudenza a scoprire et bl.ico sbadiglia perchè l'arte ; commuove più, che gli artis ; perduto il contatto con la vii i fenomeno di deformazione 1 _ plastica,,novità e stranezza. A forza di ripetere fra loro che il pubblico non conta se ' ne son persuasi, senza accorgersi che proprio fra il pubblico c'è l'umanwà sana, incorrotta, incapace di deformaizioni professionali, capace anzi di por. tare in trionfo la Maestà dipinta da Duccio e d'esaltare per secoli la volta della Sistina. Tutto sta di giungere a I tale altezza d'arie che ne sfa sodisfaito tanto il grosso pubblico quanto il superconosciiore raffinatissimo, che se l'uno o l'altro ne sono scontenti l'arte cade nel bisantinismo o nel commercialismo, cioè nelle degenerazioni sterili o volgari. Per parlare poi soltanto dell'arte italiana, quella che veramente ci preme, si potrebbe ricordare che non è mai stata, in nessun secolo della sua lunga gloria, arte di paesaggi e di nature morie ma di b-;ii costrutte e significative imagini dipinte bene oisc°l-Plte bene.-Arte che racconta e noni arte che descrive, arte che ha un suo-l&1e»lficato e soggetto, con l'umanitàe figurata in primo piano e con il pae- saggio e la natura morta come acces--'sori- Soltanto un secolo di vassallag-e igi0 all'ante francese ha potuto conduro ? a e e e o e re alla crisi di degenerazione di cui°gSteS0 Intornazionalev Altra fisimacreata dall'int.rnazlonalismo demo-cratico ottocentesco dai cui residui ufascismo fatica a liberare il mondo Tutta l'arte italiana sta a teUn uenei secoli che quando l'arte è decisaespressione della nostra indole e dellanostra stirpe assume un valore uni-ìS« s3Ff3vli?s 1 :»!ato«««pevano dar forma alle antiche e alle«'•ove favote, ai fatti della Bibbia p,vmiti dell Olimpo, e tenevano nel l'oroijS Ì^T^Lì^^ ^ ¥° "p"eV ib0I>ale. 8 i agionavano poco mentre operavano molto, ed erano umili di frónte alla santità dell'arte, viva nella coscienza di tutti e non di pochi privilegiati ii Liberi eli artisti e i crttici rii npn« t parole' tutte ic impertinenze che io^V11^- 48 ,-"",u «làggtor pan-o di , .u DeK„i0 <.ani naiita pan i|ma lo face:o imuMiif^L* i b - Md 10 lau 10 pane aei »id» puudiilhn e me nc valltoni ROBERTO PAPSN1.

Luoghi citati: Italia, Parigi