ALLEGRETTO DI CAMPANILE

ALLEGRETTO DI CAMPANILEALLEGRETTO DI CAMPANIL t Fischi I rumori cittadini accrescono, se e possibile, la nevrastenia. Non solo le trombe, i campanelli e il fracasso degli automobili, dei tram, dei carri, dei camion e dello motociclette, ma anche altri gridi ci fanno malie. Non parlo die! senso d'ansietà che oi dà un canto notturno; e non importa se, quando dal letto sentono un uomo che flscliiet* ta di notte per la strado, le d<- ine romantiche pensano alla fuga. Questi sono mali da nulla. Parlo dei grida meccanici, che sono tutti dolorosi, speoialmome se uditi di lontano. Bisogna proprio dtre che slamo riusciti a dare alle maccrtime agilità, forza ed energia, precisione di movimenti ed eleganza di linee, lucentezza e rapidità; ma ima bella voce alLegma, una \ .-ce cordiale che fosse come l'espressione di un'anima, no. il rombo dei motori ft cupo, il suono fugace delie trombe d'automobile ò un lamento, le sirene che chiamano gli operai al lavoro son 3 piene d'angoscia. Ma udente è più triste c desolato, niente è più deserto di speranza, che i fischi dei treni che si sentono la notte nei quartieri, vicini alle stazioni. Ce ne nono certi lunghi, interminabili, accorati come un pianto di bambino. Altri rispondono anche più tristi, usilo spazio. Non vorrei med abitare nelle case dove, la notte, si sentono i fischi dei treni. Eissi mi fanno pensare ali'autunno, a certe deserte e lontane serate solitarie, in cui non s'è fatto niente, allie cose ohe sono finite per sempre, senza rimedio. Fanno anche un po' paura. Quando sento questi fischi, mi si stringe ii cuore e penso che tutto è finito, tutto è perduto e tutto è imutille. Penso che non c'e niente da sperare e 11 passato non torna più. E' vano muderai, quando la notte, si sentono i fischi dei treni in lontananza. Questi tMni che camminano tutta la notte, coi lami spenti, le tendine abbassate e 1 viaggiatori addormentali. Poveri "iaggrtatori. Sono stati cattivi tutto ii giorno e adesso dormono come bambini cattivi. Hanno litigato, si sono picchiati, ingannati, hanno dJsobbedtto 0 detto le bugie e le parolaccj; si son dati un gran da fare e finalmente hanino chiuso le valigie e son saliti sul treno E anche qui sono stasi oatttvfL Chi ha occupato dne posti, facendo stare m piedi un altro; chi ha preteso di piazzare la sua valigia sa quella d'un compagno di viaggio; chi ha aperto il finestrino quando altri lo voleva chiuso e chi 1 ha chiuso per dispetto; chi ha fumato gran sigari senza riguardo, chi ha fatto finta di leggere mentre i compagni di scompartimento desideravano spegner la luce; chi ha urtato •x>n intcnziorjie il piade della donna di altri. Poi h«n.rap spento la luce e ontoso gl-i occhi. Ma, prima di pigliar sonino, hanno trovato ancora il modo di \fare un'ultima piccola cattiveria. Hanno ingaggiato f-orde lot*e fra loro, a base di pressioni col gomito, mentre fingevano di dormire, peT guadagnare un palmo di posto. E flna'mente, come dio vuole, si sono addormentati. Sono tanto buoni, quando dormono; le loro povere testoline, che sembrano rimpicciolite, sono abbandonate sul cut/Gino da viaggio. ! oro stessi sembrano più piccoli, menf". dormono. Hanno lo bocche aperte, i pugni serrati, i gilè sbottonati e i colletti gualciti. Sotto la spettrale luce violetta, sono inflnitam&nte pensierosi e infinirtamente tristi. Seno proprio stanchi e sembra che i loro pensieri non li abbandonino nel sonno; anzi, questi pensteri, come lfl valigie, le bottiglie d'acqua minerale e gii orari, sono con loro, che persino mentre dormono, corrono verso gli ap puntamenti di domani. Cosi, tante noie, tante preoccupazioni, tante speranze, paure, cattiverie e illusioni se le porta il treno, tutta la notte, coi lumi spenti, le tendine abbassate e i fischi desolati, attraverso I- campagne con casolari addormentati, i grilK e le raganelle, le siepi impolverate e le deserte strade provinciali imbiancate dalla Iurta, che segue '•ontònuamente il convoglio buio nella profondissima quiete. CAMPANILE.