L'albergatrice che conobbe Carlo Alberto

L'albergatrice che conobbe Carlo Alberto L'albergatrice che conobbe Carlo Alberto Un bicchier d'acqua e un bacio Abbiamo annunciato ieri il decesso della più vecchia donna di TorinoLuisa Turletti, nata nel 1827; e pure ieri ha chiuso gli occhi per sempre un altra donna quasi centenaria : Carolina Garbarino vedova Bersano, nata nel Settembre del IS31. Essa che nella sua lunghissima viia fiamma di una lampada a cui manca l'alimento. Della sua modestissima esistenza la Garbarino sei bava due pre ziosi ed incancellabili ricordi che semPre i€ tornavano alle labbra quando qualche persona estranea l'avvicinava non aveva conosciuto i travagli del male, si è spenta dolcemente, come laI suoi famigliari quelle storie le conoscevano a menadito per averle sentile ripeiere cento e cento volte e se le ascollavano ancora era per compiacere l'arzila vecchierella che in quei ricor di riviveva tutta la sua giovinezza, — Io ho conosciuto e avvicinato per due voile di seguito Re Carlo Alberto! I! racconto cominciava sempre con queste parole e la Garbarino fissava i suo; vivi occhi in volto al visitatore contenta di leggervi lo stupore che di susci- quella frase non mancava lare. Effettivamente, essa aveva avuto la ventura di avvicinare il promulgaloro dello « Statuto ». 'Figlia del propnetario dell'albergo fiottio in Acqui, essa, era ancora bambinetta, quando un giorno vide giungere e fermarsi nel'a piazza principale un gran numero di equipaggi, preceduti e seguiti da cavalieri. La Garbarino, come gli altri ragazzi, corse curiosamente ad assistere a quell'insolito spettacolo. Le persone adulte, riconosciuto il Re, che accompagnato da] suo seguito era venuio espressamente nella citià per la posa della prima pietra della fontana Mie fu poi conosciuta con il nome di ^ ,u P« conosciuia con ...nome di g « & -«nero ^osamente nella loro innocente ignoranza, noncomprendevano ancora né misuravano le disianze sociali, in prima fila la Garbarino si era collocata vicinissima al Re e quando lo udì chiedere un bicchiere per raccogliervi di quell'acqua, la quale aveva già tanta fama, rispose pronamente : « Ora la servo io ». Nel suo albergo era tanto abituata a portar bicchieri agl'avventori che le sembrava la cosa più naturale del mondo che toccasse a lei servirne uno a Sua Maestà. In due salti raggiunse l'albergo, sulla soglia del quale suo padre e sua mad^fe e alcuni avventori guardavano con curiosila la cerimonia, e disse loro il desiderio del Sovrano. Essa, non vide mai più i suoi genitori così affannati come in quel l'occasione. Fu cercato il più bel vassoio, la coppa di cristallo più fine, un tovagliolo di lino purissimo, e l'alber atore si avviò con quelle mercanzie per portarle al Sovrano. Ma cosi non l'intendeva la piccola. !a quale strillò in tale maniera che fu giocoforza, per non far nascere uno scandalo, di affidarle il tutto. Codi occhi ancor umidi di lacrime, ma trionfante. Carolina si appressò a! Re e gli porse la coppa. A Carlo Alberto non era sfuggita la scena. Es'li pretse ii bicchiere sorridendo, posò la aristocratica sua mano sul cndo delia fanciulletta e, chinatosi, la baciò Con qusl bacio date aila piccola fìgl'ià dell'albergatole i! Sovrano aveva fatto ari Acqui il maggiore dei doni. T.a coso, ripetuta dai presemi agli assenti, fu In ' brave risaputa da tutti, e quando gli equipaggi ripartirono una calorósa dtmosurazione accompagnò re Carlo Alberto. Passarono decli anni e la memoria di quel bacio non si cancellò dall'animo di Carogna, anche quando essa, "'• •'' albergatori, andò sposa al giovane Giuseppe Bersano. proprietario di un albergo a Nizza Monferrato. Molte vicende si eiano succedute in Piemonte in quegli anni e re Carlo Al- berlo, dopo la sventurata bataglia di Novara, seguendo il suo destino, accompagnato da pochi suo. fidi, si avviò in esilio. Una tappa fu fatta a Sizza, ed II Re, che viaggiava in incognito, si fermò a rifocillarsi, insieme col suo seguito, nell'albergo dei Bersano. Il Re non aveva quella sera l'aspetto gaio e sorridente che la bimba Carolina ri cordava. Sul suo volto era scesa l'om bra grave di un affanno senza nome. Era molto mutato fisicamente, sebbene gli anni trascorsi non fossero tanti, ma la fanciulletta di un tempo, mutatasi in una robusta e fiorente sposina, 10 riconobbe alla prima occhiata Aveva forse essa bisogno che le (licessero che quello era il Re. per ravvisarlo? Con quella franchezza che è un dono della gente del popolo la Carolina avvicinò l'augusto ospite, gli disse che l'aveva subito riconosciuto e gli ricordò che era stata lei a portargli quel bicchiere nel quale era stata versata l'acqua solforosa di Acqui, nè tacque di aver ricevuto in premio un bacio I Quel piccolo trascurabile episodio ebbe il potere di richiamare un sorriso sulle esangui labbra del Re ciie si avviava in esilio. Ma Caterina non era soddisfatta, lei che non comprendeva nulla del tragico momento che attraversava la Patria sua. e non si rendeva ragione del perche un cosi augusto signore non si gloriasse del suo grande nome e preferisse invece viaggiare in incognito come un privato qualunque, si mise in moto e ad ogni persona che incontrava diceva: » Lo sapete chi è quel gran signore che è sceso da noi? E' il Re Carlo Alberto! Nò si diede pace finché tutti lo seppero. Se il grande ed infelice Re avesse incontrata una Carolina per ogni città dalla quale passava, avrebbe potuto rinunciare fin dal principio a mantenere l'incognito- Questi i due ricordi (cosi ci dice il nipote di lei sig. Alberto Mussino, segretario politico del Fascio di Vallo Torinese) che. allietarono la vita della buona Carolina Garbarino fin negli ultimi amr della 6ua vecchiaia. Che fosse una cosa eccezionale raver ricevuto un bacio da Re Carlo Alberto, essa lo comprese un po' tardi, e quando se ne rese ragione, oh! allora volle die tutti coloro che l'avvicinavano, lo sapessero. Se avesse potu to l'avrebbe fatto pubblicare sul giornali. « Vi si leggono tante altre cose, perfihè non si potrebbe legger questa» soleva dire ai suoi figli. Ed essa era una appassionata ed assidua nostra lettrice, o per dir meglio della « Gazzetta Piemontese ». Così essa seguitava a chiamare « La Stampa >■ che tutte le mattine appena sveglia dovevano portarlo. Non si era occupata delle vicende della Patria quando era giovanissima, ma in maturità ed tri vecchiaia aveva largamente riparato a quella lacuna. Leggeva correntemente senza occhiali assai meglio di sua figlia che conta settant'anni e che da lei si faceva infilare l'ago. Benché avesse passato i novantanni da parecchio, essa non aveva abdicato ai suoi diritti di capo di casa. 11 figlio maggiore che ha ora 72 anni, ogni qualvolta usciva di casa la sera doveva ancora sentirsi dire: — ...E non tornare troppo tardi; la notte è fatta por dormire e. non per andare a zonzo! La defunta abitava da anni & Torino in via Consolata 1, nel palazzo della Marci iosa Paesana di CollegnoEssa è morta a 97 cinni compiuti, ma nonostante questa invidiabile età, la sua scomparsa ha lasciato un incolmabile vuoto nella casa che essa ha animato fino al giorno precedente il suo decesso, col suo brio e con la rievocazione di tempi che noi non abbiamo conosciuto. U. P.

Luoghi citati: Acqui, Nizza Monferrato, Novara, Piemonte, Torino, Vallo Torinese