All'osteria "del Noce,,

All'osteria "del Noce,, All'osteria "del Noce,, BERLINO, febbraio. Nel pìccolo bugigattolo fumoso, sellato a una tavola rustica, a core a coro con una fresca bionda che mi succhio con gli occhi c di tanto in tanto anche con lo labbra, mentre una vivace stufa brontola e scoppietta da un canto, una folla di ricordi oraziani naturalmente mi assale... O brutto Thaliarco — poiché sai veramente brutto coi tuoi mustacchi di foca che rendono ancora più roco il tuo platt tedesco che mi è quasi incomprensibile, e il tuo viso non ha nulla della fiorente giovinezza che dice il tuo nome — dissolve frigus, per piacere, Ugna super foco farge reponens. Era più bello al secolo aureo, siamo d'accordo. Ma non te ne accorare. Quel che la giornata ti porta segnalo all'attivo. Anche io ero più bello; e mi ricordo, ora, appena appena, di Barine la mentitrice, di Lyce l'insensibile e di Pirrha scraper vacuatn semper amabilem. Ahi, fugaci, amico, amico, corrono gli anni; ma per quelle non passano mai ; e chi sa, ora, qual giovine carico di unguenti ha preso il nostro posto. Ma noi siamo salvi; e attacchiamo una tavola votiva alla parete del tempio... Qui si sta bene. Tu adopera intanto, non meno bene, gli anni onesti che ti son passati sul groppone, a metter legna su quel fuoco... E se non son legna, ma semplicemente antipatiche mattonelle di carbone di Slesia o di Westfalia, non fa nulla. Noi sapremo passare sopra anche a questo. E tu spillami quanto più puoi, dall'anfora Sabina a due anse, che hai in questa vecchia cantina, vino di quattr'anni. Ma mi raccomando: di quattr'anni, e sabino...' Thaliarco m'ha invece presentato, maliziosamente ammiccando, questa fresca bionda che mi sta davanti silenziosa, e che mi sorride dalla sua guancia tersa, tesa e lucente, di cristallo... Perchè il lettore, che non capisce mai nulla, avrà pensato chi sa a che cosa. La fresca bionda non è che della birra. La Kiihle Blonde. E Thaliarco mi sta spillando dalla sua gola reca un gorgogliante tedesco col quale mi spiega come qualmente in questo locale non si beve vino, nè di quattr'anni, nò sabino, ma semplicemente, da più di quattrocent'anni ormai, dai principi! del Cinquecento, questa Kiihle. Blonde, che è rimasta nel locale come una tradizione e un rito, e che ha deliziato col suo spumeggiante sorriso quattro secoli di generazioni berlinesi, da Lutero in qua... — E Lutero c'è venuto! — domando imbambolato, quasi aspettandomi di vedermi presentato da un momento all'altro un autografo del grande riformatore. — E vuole che non ci sia venuto?— mi risponde il poveruomo. Questo locale, cosa crede, questa Oasthau* era allora das fauste, quel che c'era, di meglio a Berlino, qualche cosa, che vuol che le dica, come VAtrCJZoà, o il Vaterfand, o il Wiener Cd/i di Kurfurstendamra, di oggi.. L'improvvisa - visione, maritatami da Thaliarco, dei grandi caffè cosmopoliti dei centri moderni della città, mi trasporta per un momento altrove. Laggiù, in quello scintillante inferno berlinese, che mi pare da qui lontano e come sospeso per aria in nessun posto del mondo, la gente in questo momento scavalca furiosamente e senza posa l'immenso reticolato ad alta tensione, e qualche volta vi si impiglia o stramazza. In quei caffè i violini assottigliano e vèroerano per l'aria le eupidige, e miriadi di occhi lucidi squadrano o frugano bellezze femmineo. Dalle graudi vetrate, si vedo svolgerai senza posa, sul luceute asfalto battuto dalla pioggia, la catena saltellante delle belle figliuolo sboc ciate, che, avvolte nelle trasparenti ffummi impermeabili rosse e verdognole, sembrano tante lampadine elettriche notturne. Tutto è elettrico laggiù, nella Berlino per eccellenza riformata, e sempre nuova... Qui, in questa osteria « del Noce », sebbene proprio alle spallo dr\ quartiere im periale e a tu pur tu con gli splendori del Castello, tutto c fumoso o oleoso, come un lucignolo. Foeda nigro simulacri! fumo... Su questa tavola rustica a cui son seduto potrebbe appena Faustina — come fece a Roma, a Roma, nella tacita osteria fuori porta— segnare col dito a Goethe, sul vino versato, l'ora divina del primo appuntamento... Ma nessuna donna gua sterà questa mia orgia di vecchio e di antico. Non è precisamente il Soratte candido por alta neve che io scorgo da questa piccola finestra norimberghese da cui filtra appena la luce: e non vedo neve se non mescolata al carbone nel grigio fiume di fango che ingombra le strade di questo vecchio quartiere. Ma sono venuto qui per chiedere a Berlino, se può darmelaqualche cosa di Roma... Pietà, pietàBerlino! Io non ne posso più del tuo"vestito eternamente nuovo e riformato, non ne posso più della Leipzi gerstrasse e de' tuoi rettifili spietatiIo non sono un riformato. Sono nato fra strade che conobbero la civiltà molto prima di Roma, e che Roma stessa imitò Ho nel cervello un groviglio intricato di vie e di vicoli, dcostruzioni addossate e sovrappostedi tempi su tempi, che vanno dal fe nicio al greco, dal'romano al nor aianno, dal Saraceno all'iberico, e che m'hanno semplicemente formatosenza mai avermi una volta riformato. Ci ho anche nella testa il retti filo Appio e quello Flaminio; ma non posso vivere eternamente — perdonami—in quelli sempre di ieri detuoi Federichi e dei tuoi Guglielmi..Qui, grazie a Dio, anche i nomcambiano un po' Eccoci finalmente in una via senza lustro e senza superbia: una semplice Via dei pescatori, una Via dei Mulini, una via dello Spirito Santo, un Mercato vecchio e un Mercato nuovo, vecchio anch'esso. Meno male! E una chiesdi San Pietro, di San Nicola, d Maria Vergine, — sempre, si capisce, del tempo prima che Lutero fosso arrivato... a bere la Jiuhle Blonde alFosteria del Noco; che, ora, bì chiamano, con ahimè terribile crudezza, chiesa di Pietro, di Nicola, di Maria..E c'è un Pontelungo, sebbene mutato ben presto in ponte dell'Elettore. Ahimè, tutto, tutto è, anche qui, crudelmente e profanamente mutato, rinnovellato, riformato, agghindatocircondato di edere, aggiornato atempi La rovina aggiornata è una specialità germanica. Si direbbe che il germano non abbia il senso della eterna gioventù, della rovina, che saccresce col tempo e della sua fervida vita interiore che soltanto con la immobilità eterna diventa vertigineE credendo di aggiungerla e di eternarla, la dissangua e la uccide con le rabberciature e le patine. La rovina germanica ne risulta come ammalata, contristata e vecchia... Ecco queste due o tre chiese del Trecento, che fini; scono in campanili di mattoni rossi sgargianti d'ieri... Che altro! Poco altro... La bruttura delle carceri antiche del Erogel giustamente coperta e nascosta dalle costruzioni più recenti... La cappella dello Spirito Santo i cui resto, del 1272, sono accoppiati e protetti dalla costruzione, novissima, del 1906, dell'Alta Scuola dCommercio... C'è, al vicolo del Preposto — da dove si stacca un vicolo delle Uova (oh, qui si respira, per nomi!) la casa di Lessing, dalle cui piccole tenebrose finestre p^.ro impossibile sia uscita la luce del Laocoonte... E poi? E poi alcune casette minuscole e cadenti, del quattro, cinque e seicento, tra le quali questa del Noce, quella, poco più su, dei Fiorellini, già osteria « Al cavallo bianco », con qualche antica insegna di corporazione scolpita sulla facciatacon qualche cortile che è come sorpreso ed attonito di esserci ancora.. Tutto il quartiere è il resto dell'antico villaggio slavo di Kòlln, fondato 700 anni or sono dai commercianti Venedi nell'isoletta qui formata dal la Sprea, assorbito ben presto dalla piccola Berlino che gli sorse sull'altra riva di uno dei ramL Ma è compresso, minacciato, insidiato, mangiato a poco a poco dall'ansito intrattenibile del vicino quartiere del lavoro dell'' Alexanderplatz che gli sta dietro, e da quello del quartiere imperiale che gli sta davanti, o da dove — meno male — il pericolo della insofferente pacchianeria hohenzollerniana, che tutto faceva nuovo attorno a sè, è almeno ora sparito. Tra queste duo inesorabili morse, lungo il rettifilo del Re che le unisce, il rombo assordante dell'immensa fucina cresciutagli attorno coi secoli toglie crudelmente ai resti ormai quasi introvabili del piccolo quartiere in agonia, la pace a cui avrebbe diritto per il numero e per la fatica degli-anni..Mi sveglia dalla mia immobile passeggiata ThaliaTco. Alla buon'oraSiamo « al Noce », siamo < al Noce » ! Ancora una c fresca bionda > Thaliarco! Qui almeno, in questa ignorata strada dei pescatori — dimmi, c'è nessuno al mondo, in questo istante, che sa che noi esistiamo, io e tu, o Thaliarco? — un po di pace si gode... E' entrata gente, mentre sognavo; gente anch'essa, come noicolma d'oblio; che non vede e che non sente. Forse « resti » anch'essiSono gli antichi pescatori venedi dell'isola? Sostituito il cerchio del fiumeentro cui avevano stabilito la lo 3 sede, dalla ferrovia circolare, son diventati carbonai. 11 quartiere n'è pieno. Fuliginose facce. Cirri di capelliForda nigro simulacra fumo... Non so so avete mai osservato che in certquartieri vecchi di certe città esiste certa gente, quella e non altra, che ha il coloro del quartiere, e che non incontrereste mai altrove Strani tipi, strano fogge, strano linguaggiostrani modi. Il mondo moderno, che accomuna i continenti e scambia e confonde i tipi, lo fogge, i costuminon riesce a sradicare l'indigenato dun quartiere ! Ed ecco, attraverso i vetri della piccola finestra norimberghesc, il Noce, il Noce famoso, il Dio del luogomi mostra dalla minuscola aiuola davanti la casa, la sua stecchita manonuda e nodosa... O albero saggio, o albero buono ! Da più di quattrocent'anni tu vivi lì, nel tuo piccolo spazio, e ogni anno ti rivesti di fronde aucora dai frutti. Io ho avuto lfortuna di vederti, allo spirar di quo st'autunno, ancora una volta tuttverde ed arzillo; piccolo vecchiettocontorto, abbassato, rugoso, sostenuted assicurato da puntelli, catene anelli di ferro, ma ancora vivo e potente. Ora la tua nudità mi commove Contento dei tuoi non più che tre me tri quadrati di corte, hai potuto esseril testimone secolare di tante cadute di tante rinascite. Berlino nel frattempo non si è contentata della suisoletta originale e ha voluto esserl'immensa metropoli di mattoni, dsabbia condensata, che è; e dal Castello a te vicino si sognava il mondoTu hai potuto con le tue vasto radicfermare per un certo spazio almenla sabbia mobile su cui questa cittè fondata, l'elemento instabile in cuquesta enigmatica civiltà eternamente fluttua... Cho vedrai aucora, abero saggio o buono?... Vedesti l'improvviso glorioso insorgere di Rossbach, e il collasso di Jena; vedesti lrinascita potente della prima Versailes e hai visto or ora il crollo fragoroso della seconda. Vedesti, proprinell'anno della tua nascita, il primHohenzollern, Gioacchino, solenne mente insignirsi del magistero del'Ordine, e vedesti l'ultimo miseramente sparir dal Castello... Che vedrai ancora?... Io rimango qui, nellGasthaus assicurata dalle tue saldradici, bevendo la tua birra, sognando, ed aspettando con la pazienza chtu m'insegni, per il mio godimentoche Berlino invecchi... GIUSEPPE PIAZZA,

Persone citate: Blonde, Castello, Goethe, Guglielmi, Lessing, Lutero, Rossbach, Saraceno