Liquidazioni e soluzioni

Liquidazioni e soluzioni Il nuovo spirito della politica estera italiana Liquidazioni e soluzioni A II. La reazione i-innovatrice arrivò quando, all'indomani della guerra, l'anarchia invase il Paese. Ogni ordine aveva cessato di esistere. Nessuno più ubbidiva. Il Governo era un sipario dietro di cui era il caos. Il bolscevismo si crédette allora padrone del campo^Ia tirannia rossa, nelle forme più assurde e più ridicole, imperversava in quasi tutte le regioni d'Italia. Di fronte al Governo in-| capace, s'erano formati nuclei rivoluzionarli ed anarchizzanti che pretendevano sostituirne l'autorità, ma non sapevano far altro che mettere in mostra la violenza più capricciosa. Mussolina cominciò ad organizzare allora i primi nuclei fascisti composti dai giovani che avevano fatta l'esperienza della guerra ed avevano il disgusto delle prepotenze bolsceviche e delie impotenze governative. La co scienza della ricostituzione spirituale e materiale della patria aveva trovato in quei fasci un poderoso strumento di azione. Le organizzazioni rosse si disfecero innanzi all'impeto fascista. 11 Governo lasciò fare. E si potè costituire così uno Stato irregolare nell'apparente Stato regolare. Il Governo di fronte a questa nuova formazione non comprese nulla, perchè era arrivato al punto estremo in cui si perde insieme la visione delle cose e la coscienza del proprio esse re. Il 28 ottobre 1922 potè sembrare quindi, una sorpresa, l'avvento del fascismo un miracolo. Ma in verità il processo accelerato della decomposizione favorì la sola forza che mostrò di ave-re coraggio e disciplina, audacia nell'osare, idealità di patria, organizzazione politica nell'operare. Che cosa rese imponente il fascismo nella vita della Nazione? La nuova concezione e la nuova azione politica possono essere riassunte così: l.o L'ordine nel Paese è bisogno vitale; ma l'ordine non dev'essere semplicemente esteriore: deve essere ordine sociale, ordine ideale e ordine di coscienza; 2.o L'organizzazione sociale e là organizzazione politica, insieme connesse, devono servire a creare la paco civile e la potenza della Nazione; 3.o Nessun interesse di classe può essere sovrapposto all'interesse collettivo nazionale; ogni interesse particolare, di Qualsiasi natura, dev'essere subordinato all'interesse e alle idealità della Nazione. Questi principi! si sono applicati o svolti in una serie di istituti che culminano nella Corporazione di Stato; si sono espressi in un complesso di leggi che fanno dello Stato il potere supremo organizzato, re, promotore e guida della vita sociale, economica, giuridica e politica della Nazione. Alla trasformazione degli istituti, alla creazione di istituti nuovi, si è accompagnato un rinnovamento del modo di pensare, dello spirito e della coscienza. La Patria sopra ogni cosa; produzione economica, attività politica, atteggiamenti civili: tutto dev'essere subordinato all'interesse della Patria, tutto deve servire a rendere più forte la Patria, tutto dev'essere sotto la disciplina dello Stato in quanto rappresentante della Nazione. Questa nuova coscienza e questa nuova forza sono le basi della politica interna e della politica estera del fascismo. 11 piano della nuova opera internazionale — enormemente diffìcile in seguito alle rovine accumulate nel passato — s'inizia con la sicurezza di poter contare sulle aspirazioni consapevoli del Paese, sulla ferma certezza che esso ha del prò prio grande avvenire, sul sentimento rlel dovere e del sacrificio che anima il popolo, sulla sua fede patriottica, sulla superba aspettazione di eventi in cui si dovranno realizzare con giustizia i diritti della Nazione. La situazione 1922 Il Fascismo arrivò al governo quando la politica estera dell'Italia aveva perduto molto del suo prestigio, nel periodo che va dal 1919 al 1922, per i seguenti fatti : 1) la condotta tenuta a Versailles, incerta, contraddittoria e debole; spavalda nel momento in cui i ministri abbandonarono il Congresso, remissiva quando vi ritornarono e si tro varono di fronte a un fatto compiuto, l'assegnazione di Smirne alla Grecia. I rappresentanti degli altri Stati avevano assistito alle oscillazioni dei rappresentanti italiani, indecisi tra l'applicazione pura e semplice del Trattato di Londra per la Dalmazia, e la richiesta di Fiume; onde le questioni riguardanti l'Italia furono rinviate alla fine del Congresso e giammai positivamente risolute. Doppio grave errore, che disarmò prima l'Italia in confronto alle altre Potenze e la screditò poi per le sue irresoluzioni. L'Italia era apparsa, perciò, in quella solenne assemblea internazionale come un paese confuso nelle sue idee direttive e smarrita nella sua volontà; 2) l'abbandono di Adalia e della valle del Meandro: epilogo di una serie di errori, che di tappa in tappa ridussero l'Italia ad essere esclusa dall'Asia turca, mentre l'Inghilterra e la Francia vi assumevano una nuova magnifica posizione, ricca di avvenire politico ed economico- 3) l'abbandono di Valona; epilogò anche questo di altri errori che erano costati all'Italia ingenti sacrifizi di uomini e parecchi miliardi di lire; 4) il contegno assunto verso i ribelli della Tripolitania e della Cv renaica: ribelli considerati in fatto come belligeranti normali, anzi come un popolo che avesse da vantare diritti eguali se non superiori a quelli dell'Italia, che pure aveva proclamata la sua intera sovranità sulla Libia. Che cos'era questa Nazione italiana che rinunziava, in tut. ti i luoghi nei quali era in contesa, ai propri diritti, o li diminuiva e umiliava di fronte ai ribelli? Tutto ciò aggravato dall'atteggiamento dei partiti rossi» ebe ingiunge'- v>3 al cimttz ò o à Governo di non impegnare nè uri soldato nè un soldo per qualsiasi impresa fuori dei confini della Patria. E il Governo impaurito non agiva; 5) l'atteggiamento di fronte alla Potenze della Piccola Intesa —.fra le quali la Jugoslavia si presentava, baldanzosa verso di noi — costituenti- un aggruppamento eterogeneo, formato per difendere t'assetto territoriale dei tre Paesi associati, ma che in reaità poneva la sua politica in servizio dei piani francesi, con mal dissimulata antipatia verso l'Italia. Il blocco di tre Nazioni create o enormemente ingrandite dai trattati di pace, arrivate alle condizioni attuali, anche per opera dell'Italia, cioè di una delle tre grandi Potenze europee vittoriose nella grande guerra, questo blocco che si estendeva dal centro dell'Europa verso l'Oriente, e premeva sull'Adriatico, era divenuto un punto oscuro e poteva diventare anche una minaccia per la politica e la libertà d'Italia. E l'Italia aveva lasciato fare o non comprendendo o. non. stimandosi capace a modificare la situazione; 6) la caotica situazione nei, territori redenti che bisognava italianamente ordinare e si lasciavano! invece nel disordine, alimentando folli illusioni e speranze degli allogeni educati fino al momento della 'pace sotto la dittatura politica e spirituale o dei tedeschi o degli slavi. Nulla era'dunque mutato? Incredibile elfu, soprattutto, la situazione dell'Alto Adige, in cui i tedeschi, imbaldàn* ziti dalle incongruenze delle autorità locali italiane, sognavano assurdi privilegi o addirittura l'autonomia. L'Italia non aveva dunque coscienza del suo diritto o delle imperiose sue necessità etniche e politiche? Allorché i fascisti irruppero armati a Bolzano e ristabilirono l'autorità dello Stato, nel centro maggiore dell'agitazione tedesca — che si prospettava nella forma di una rivolta vittoriosa contro la sovranità giuridica e morale dell'Italia — l'Europa apprese due cose : che il Governo di Roma era un Governo di nome, imbelle nel fatto, e ehe un altro potere extra-legale ed armato — i nuclei fascisti — poteva sostituirsi allo Stato ed agire come Governo competente a ristabilire la legge e restaurare l'autorità statale. Vi era, dunque, un potere, dentro lo Stato, più fqrte dello Stato, che lo ' Stàio doveva subire. E in ijhe.cosa consl-. stava, allora il Governo di Roma? Corta In tali condizioni di fatto, poiché \ nulla vi era più da fare, nè per l'Anatolia nè per Vallona, e poiché non si poteva, d'un tratto, nò mutare io spirito della Piccola Intesa, nè assumere un contegno aggressivo contro la Jugoslavia — la qual cosa non avrebbe trovato alcun consenso iu Europa, ed avrebbe, d'altro verso, consolidato l'accordo tra In Jugoslavia, la Cecoslovacchia e la Romania — la sola politica possibile, e certo la più opportuna, era quella di eliminare le difficoltà più immediate, disarmare le diffidenze, eliminare i malintesi. Perciò Mussolini procedette rapidamente ad un > accordo col Governo di Belgrado, dissipò le nubi col Governo di PraKa e iniziò negoziati amichevoli col Governo di Bukarest. Eliminò, cosi, le difficoltà più immediate. Ma, mentre dava affidamento all'Europa del suoi intenti pacifici e della sua volontà accomodante, dava una prova della sua fierezza intransigente, in un episodio, nel quale erano in giuoco la dignità dell'Italia e la difesa del rispetto che le è dovuto. Quando la Grecia non volle agire nel modo che era suo dovere, a proposito dell'assassinio della missione Tollinl. - missione Tellini,. la flotta italiana occupò fulmineamente Corfù. L'atto audace, ma giusto, non sembrò tanto una sfida alla' piccola Grecia, quanto l'indice di uno spirito bellicoso. L'interpretazione era errata, e lo provarono i fatti; ma quel segno di energia e di decisione diritta valse gran cosà, perchè dimostrò al mondo che la pòlitica della acquiescenza, della sopportazione passiva e del timido opportunismo aveva cessato di esistere per il Governo d'Italia L'atto e il gesto di Roma avvertirono che un nuovo spirito animava la volontà italiana. In che cosa consisteva questo spi. rito nuovo? Non nel proposito di creare situazioni torbide in Europa non nelle intenzioni di provocare ò minacciare altri Paesi, bensì nel fare intendere che l'Italia non era più disposta ad essere satellite dì nessuno nell'opera internazionale -ed essere decisa invece a far sentire la propria dignità di Grande Potenza e a far valere la propria influenza in ogni avvenimento che potesse comunque interessarla La po- nwaidl Cl?!..guarda senza intervenire, la politica da spettatore innocente, che tanto male aveva fatto al nostro Paese negli ultimi cinquanta anni, non aveva più ragióne di essere. L'antico spettatore si presentava come attore e lottatore, pronto a • far rispettare la sua forza ideale e la sua forza materiale nel nuovo assetto d'Europa, nella preparazione e nell'avviamento dei nuovi eventi internazionali. L'Italia può dire di aver delineato un atteggiamento che è caratteristicamente suo, e di non essere più come in altri tempi, un'ombra degli interessi tedeschi o inglesi o francesi. L'atteggiamento di semplice cooperatore ai fini altrui è finito per sempre. L'Italia ha fini proprii, e intende farli valere con tutte le sue forze, diplomatiche e politiche, ed, In ultima istanza, anche militari, so i suoi diritti fossero respinti, offesi e combattuti. La sua è politica di pace, diritta, leale, sincera; ma la paco dev'essere un mezzo per lo svilupnq delie esigenza dj -vita,' noa

Persone citate: Mussolini