La lotta degli uomini e la forza delle cose

La lotta degli uomini e la forza delle coseI^A RUSSIA La lotta degli uomini e la forza delle cose o ra à a e, e e ii ti e a. ao edi el a di g. o n ee111 J si n eae curoa te asli a oer di ere nco ta oni t è v II Monsignore dinanzi alla Suprema Corte bolscevica MOSCA, 28. (per posta aerea a Berlino, per telefono da Berlino). Alla Suprema Corte di Giustizia dell'Unione delle Repubbliche Sovietiche a Mosca, si à avuto in questi giorni un processo che per la personalità dell'imputato, fuor dell'Ordinario, richiamava l'attenzione e suscita va enormi apprensioni da parte degli ambienti esteri, e specialmente, da quelli politici e diplomatici. Il vescovo Skalski comparve davanti ai giudici della Carie Suprema per ri spondere di « attività controrivoluzionaria » e di « spionaggio » e fu condannato a dieci anni di carcere. Il processo si svolse a porle chiuse, e ciò — affermasi — perchè il Commissarialo degli Affari Esteri dell'Unione Sovietica aveva inlotmalo la Corte che una delle Legazioni diplomatiche accreditate, presso il Governo dei Sovieti aveva dichiaralo che desiderava che il processo a carico di monsignor Skalski non avesse carattere di pubblicità, dato che. nell'atto di accusa erano contenute affermazioni relative alla parteciRazione di funzionari di del la Legazione (e di Consolali da que sia dipendenti) all'attività controri voluzionaria e di spionaggio impu tate a mons. Skalski. Mons. Skaiski conta 51 anno, fece i suoi studi a Leningrado, freauenlandò l'Accademia cattolica. Dotto e intelligente, egli è una bella e forte figura di sacerdote. Polacco di origine e di sentimenti, oggi è considerato cittadino sovietico, ciò che ai fini di una futura soluzione aggrava la situazione. ^ • I principali capi di accusa imputati a mons. Skalski erano: l.o) di avere contribuito a fare passare ittegalmente alcuni sacerdoti attraverso la frontiera ucraino-polacca; 2.o) di avere rilasciato dei certificati di condotta politica a persone che si recavano in Polonia; 3.o) di avere asse guato delle parrocchie a dei sacerdoti arrivati in territorio sovietico illegalmente. Mons. Skalski si è difeso da queste accuse dicendo che, in seguito allo stabilimento di nuovi confini secondo il trattato di pace sovietico-polacco, l'episcopato di Lutski Sgitomic e\al quale eqli era preposto venne a o,,',,„„ '-.„„„,;„ _„,„■„ te tra ti a nle rre ni. aa o, oa si a e. ova i» ci oo. inolnta apza i. iisi di bmso cieuo eanLo er diu ra ea le ei rema da ta utrovarsi in due territori: quello sovietico e quello polacco. Egli ha dichiaralo di essere stato più che leale nei riguardi del potere sovietico, e che egli non si era immischiato di politica. Di ciò diede anzi le ragioni seguenti: — Anche dopo la rivoluzione del febbraio 1917, coti il Governo provvisorio l'idea dell'indipendenza della Polonia era ancora una illusione. Solo la, rivoluzione dell'ottobre vide realizzare il sogno polacco accarezzato da secoli. — Inoltre, egli ha spiegato perchè la Polonia, nonostante ne avesse avuto l'indipendenza nazionale, nutrisse dell'ostilità per la rivoluzione di ottobre, avendo questa: «portato la distruzione della classe borghese, che per noi non è meno cara delle altre classi, perchè noi portiamo eguale amore a tutti gli strati sociali. Se questo amore non è eguale nei riguardi dei bolscevichi, si è perchè costoro predicano l'ateismo, perchè i bolscevichi vogliono la morte della nostra politica nazionale mentre noi sognavamo e sogniamo una Polonia grande^ potente e non socialista ». Circa il passaggio illegale della frontiera da parte di sacerdoti che si portavano in territorio ucraino a scopo di spionaggio per conto dell'ufficio d'informazioni polaccOj monsignor Skalski ha risposto che egli non li ha aiutali, ma che però sa peva del loro passaggio illegale, che del resto egli non era tenuto ad impedire. In genere, la condotta di monsignor Skalski durante il dibattimento è stata quella di un uomo sicuro di sè e delle proprie azioni. Di fronte al fuoco di fila della pubblica accusa della Suprema Corte bolscevica, dinanzi alla quale tutti tremano, egli tenne un contegno fermo e dignitoso, quale il Tribunale stesso certo non doveva attendersi. PIETRO SESSA. "

Persone citate: Pietro Sessa, Skalski