Il Palio di Siena visto tra le quinte

Il Palio di Siena visto tra le quinte Il Palio di Siena visto tra le quinte a i a i i e o i i i o i — Lei la sarebbe ira. gfomallsta... — Si : un giornaliste ohe non ha mai visto il Paltò. Lo conlesso eon rossore.. Ma siccome ho intenzione di colmare al più presto una lacuna slmile, son venuto qui sperando che La Capitana dell'Onda me . ne forni6ca, per lo meno, un'idea approssimativa... Il titolo della nuova operetta di Merlotti e Montanari, che s1 sta rappresentando con successo al Pottteaina Chiarella, potrebbe far pensare ad un soggetto d'avventure marinaresche, piratesche o giù di 11: qualche cosa che possa ricordare Jatnbo o Salgari. Nulla di più inesatto. L'Onda non è una nave e la capitana non è una donna con i capelli alla bebé — in buona pirateria la garsonne non ha ancora fatto la sua comparsa, ma speriamo bene! — con gli stivali di mare, un pugnale tra i denti ed una sciabola da arrembaggio nella destra. Si tratta di una capitana più casalinga, cui non punge di cibi estranei aere prurito, e d'nn'Onda di terraferma. Si tratta di un rione insomma, e deQa sua condottiera. Un rione di Siena nel secolare gioco del Palio. E per dare alla scena operettistica un più vivo color locale, la Compagnia ha fatto venire dalla città della lupa due autentici alfieri di comparsa ed un non meno autentico tamburino: Vivo Cesari, fizio Susini e Guido Cardini. Costoro appartengono ad un ceto che è quasi un'aristocrazia rionale: se l'abilità loro — non si può parlare di mestiere, in questo caso — non si tramanda di padre in figlio, poco manca. Bighellonando tra le quinte, tra un atto e l'altro, Ivo avuto il piacere di conoscerli e d'attaccare discorso. • o i e e ro , i a o a a e o t a h r rel e mt a. o Quattro giorni di follia Che la volel Non ci si po' fare un'idea del Palio se non venendo a Siena. S'è detto ch'è un avanzo di barbarie... lo non so: forse chi giudica stando fuori... Certo son migliaia e migliaia di forestieri — non esagero, signore — che piovono du' volte all'anno, dalla Toscana tutta, dalle retrioni d'Italia, d'oltralpi, d'oltremare. Nei giorni del Palio — 2 luglio e lo agosto — Slena 'un si riconosce più: gli alberghi son come carovnnserragli, le vie sono accampamenti... Non si trova più posto, non si trova più pane... — Dev'essere una bella fonte di guadagno, per la città. —■ C'è gente che ci vive tutto l'anno — E' vero che l'entusiasmo assume forme di pazzia contagiosa? Pazzia? E* troppo poco, signore! Capirà- son tre giorni di preparativi, prima di quello fissato, tre giorni di passione, di litigi, di scommesse. Comitive di popolani percorrono la città, inneggiando alla sicura vittoria del la propria contrada. — Bru... Bru... Brucoool — gridano quelli del Bruco, per esempio, e guai se quelli dell'Onda o del Liocorno si trovano sul loro passaggio! Sorgono allora, discussioni Interminabili, alle quali prendono parte, irosamente, i bottegai dalle soglie delle botteghe, le casigliane dalle case; e le vie angu«te rlsuonano di clamori interminabi fi. rotti soltanto dal grido del vendi tori ambulanti che offrono il panforte « — Stavolta vince i Bruco I — Macché Bruco! Vince la Civettai — Bru... Bru... Bruco!... — Ci... CI... Civettai». Ma che foot-ball! Ma che rugby I Ma che matches! Per vedere la passione partitaria com'è fatta, per vedere il fanatismo, il tifo — come dicono gli sportivi — bisogna andare a Siena In un giorno di Palio. — Ne son persuaso. — Perchè, vede, di corse di cavalli »» ns tonno un po' dappertutto; ma qneMa art PiMe non è una delle so lite, «he si «aprono in appoetti topo dromi, ta rooÉrUa eoeerxriehe ed au* quali assistono poehe centinaia di persone; ma una eórsa In costume, rm eaplsoe? Una corsa per le vie stesse deila città, sotto gli occhi di rutti. Indistintamente, i cittadini ed alla pre senza ili migliaia di persone venute di fuori. I fantini non indossano 1 colo ri di questo o quel signore, di questo o quel proprietario, ina vestono il chiassoso, costume quattrocentesco recano sul petto lo stemma del ptoprio rione. E' l'amor proprio di tutto il po polo che è interessato, la m'intende? t'ome potrebbe la massa del popolo non interessarsi ad una cosa di que aio genere ? — Tanto più quando c'è il tornaconto. — Sicuro. — Corrono tutti i terzier! ? — Abbia pazienza, signore, ma non sono i terzier: che corrono, bensì le contrade. I terziert di Siena son tre: Camoglia, Ginn e S. Martino. Poi ci sono le contrade!. Le contrade le son diciassette, vale a dire: Aquila. Bruco, Chiowlola, Civetta, Drago, Giraffa, 1 strice, Liocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre e Vanrirmontone. La contrada della Ci vetta è priora, l'Onda è capitana, l'AquOa-il Nicchio e l'Oca son nobili. Ma non corrono tutte e diciassette. — Come mal? — La ristrewezza delle vie. signore iei m'insegna che diciassette cavalieri -chierati portan via dimolto 6pazio, — Come vendono designate, allora le contrade che corrono? — Alcune corrono di diritto, a tur no: jtìtre vengono designate dalla sorte. Iti tutto, ne corrono dieci. taneMpinocodovocesasinopusaneleOualchpnvaInbedeesdàqTcansuratrnCampana a martello il Proseguendo nel suo racconto, mio interlocutore mi svela una quan tità di cose interessantissime. Egli rivive la scena. Spingendomela, ed 1 suo! compagni, quando per avventura gli manca 11 teimlne preciso, l'espressione colorita, prontamente lo aoacor-' roao. La dolce parlata rtavoM ai alo orechio come una musica. — Vuol sapere come si svolgono le rose? Alle 15 del giorno stabilito, 11 campa none del Comune, quello stesso che chiamava a raccolta quando l lan- lovtoTdvddrecnpssdcofaoo lacagtendoctrscfasssrpcoczapInmpcclemmpcpgnnmCtlrscalguldptcpspnlps■lctern, zi erari sotto le mura o quando d {rat- I tava di muovere guerra alle città vicine, dà il segnale della vestizione. Mentre le comparse — ossia quei gruppi iti oittadini. come noi. elio prendo; no parte aLie cerimonie — indossano i costumi, in Comune si vanno riunendo le autorità e i dirigenti. Qualche volta ci sono i principi. Al suono incessante, tutta la città è come percorsa da un fremito. Le grida e le discussioni raddoppiano d'intensità; Siena non è più. sulla faccia della terra, un punto, ma un clamore immenso che sale al Cielo. - D'onde, forse, qualche trito senese s'affaccia ad emettere pronostici. - E" probabile: non appena vestite, le comparse fanno il giro della città. Ogni comparsa è %>rmata da un duce, un capitano, 1 paggio maggiore, due alfieri, quattro paggi ed un tamburino, che fanno scorta al soprattasse. 11 soprallasse è un cavallo di statura imponente, che non corre, ma 6erve al cavalcare de! duce, di rione In rione. Incomincia, cosi, la sfilata dei Maccabel, dei Ventricellai, dei Prepotenti, dei Puzzolenti, dei Sangue d'ebrei, ecestera. Seno i nomi degli abitanti delle diverse contrade. Maccabei son l'ondai oli, à( puzzolenti i nicchiatoli, prepotenti i tartuchini e bavosi i chiocciolini. - Con questi versi, vengono serviti quelli dell'Onda, del Nicchio, della Tartuca e della Chiocciola... — SI, ma ve n'è anche per gli altri.. — Ho capito: se ad ogni poeta manca un verso, ogni contrada di Siena ne ha uno. Ed 11 mio intervistato prosegue nella sua colorita rievocazione. Vedo schierarsi le comparse, odo squillare le trombe, rullare j tamburi. La festa.s'Inizia. 1 a -' o e 1 o - Vedesse che nerbate ! — Vedrà, adesso, al secondo atto, esercizio delle bandiere. Ebbene, quello che faremo noi, ora, con due soli vessilli, se lo deve immaginare eseguito da trentaquattro alfieri schierati. Trentaquattro bandiere che compiono del mulinelli, con sincronismo meraviglioso. I cavalli, intanto, già benedetti nella chiesa della propria contrada si schierano, impazienti di divorare la via. I fantini sono armati d'uno scudiscio che vien fornito dal Comune, ma the non serve, come nelle corse comuni, per stimolare il proprio corsiero, bensì per picchiare — e picchiar sodo — sulle teste dei concorrenti e sul muso dei loro cavalli. Vedesse che nerbate ! Corbezzoli I Ma questa è la concorrenza sleale organizzata! — Ma poiché è stabilito che si deve fare cosi, e tutti lo fanno, è coma se ognuno picchiasse sul proprio cavallo o non picchiasse affatto! — Capisco: i senesi hanno Inventato la relatività prima di Heinstein. — E poi, che crede che le nerbate sul capo le facciali male?... — Effettivamente, credevo... — Che: I fantini hanno il capo riguardato da una specie d'elmetto... — .1 la guerre cornine ti la guerre! Apprendo, dal racconto del mio interlocutore, che i pronostici dei senesi, circa le probabilità di questa' o di quella contrada, ricevono conferma o smentita da un singolare, ma preciso dato di fatto. Se un cavallo, mentre il prete lo benedice, in chiesa, lascia Qualche cosa al suolo, è segno Infallibile di vittoria. A detta di popolo, s'intende, poiché su questo punto la storia non è esplicita. Tante altre cose sappiamo di Siena e delle città sorelle, ma non sapremmo dire se tutti, proprio tutti i cavalli che hanno fatto cosi, durante la benedizione, abbiano conquistato il Palio. Come descrivere l'aspetto della Piazza? Grandi tribune sono state erette all'tagfcro e- le sedie son tante che la prima fila sta proprio sull'orlo, quasi In bilico. E poiché, nel momento, culminante, l'entusiasmo è tale che la prudenza tace, molto spesso è accaduto che qualche spettatore, di sotto, ha ricevuto sul capo qualche americana, tra le grasse risate degli astanti. Poco male: qualche ammaccatura e, se l'americana è passabile, un buon pretesto per una eniente. E' facile, capire come si svolge la corsa: l cavalli, aizzati dal fantino, percossi dagli altri, spaventati dalle grida, divorano la via. Qualcuno cade, naturalmente, nelle svolte difficili o nelle discese, e talvolta si ammazza. — Ma questo non importa - commenta l'intervistato — tanto, runa il Comune. La contrada vincitrice diventa padrona della città. Un pantagruelico banchetto riunisce 1 ciitaclini del rione vittorioso, nello v'e «tosse : sospeso il transito dei pedoni, interrotte le coninniiazioni tramviarlo, 'restretti gli automobilisti a fnre i! giro. Ha vinto l'Oca? Ebbene. I ventricellai sono signori di Siena, per ventiquattr'ore: è un diritto doppiamtnte»/,on«acrato dalla vittoria e dalla tradizione. Dio ha dato il Palio e guai a chi lo tocca 1 — Tanto più che tocca una volta per uno! — Non pronrio a tutti: vi sono contrade che non vincono da tre secoli... — Come ijuigne, non c'è male. Apprendiamo un'altra più saporita consuetudine del Palio, che non sapremmo se classificare In strapaese a stracittà: ed esitiamo ad accennarvi ppr pudore. Ma. poiché slamo sul fi nire. vada anche questa: pregheremo le gentili lettrici, arrivate a questo punto, di sospendere la lettura e di stogliere lo sguardo dalle seguenti ■linee. Dicevamo, dunque, che v'é un'altra consuetudine ed * questa: le forosette, assistendo al Palio, se son fresche e belloccie, debbono rassegnarsi a carezze e pizzicotti... M. E t- rii1PsmsacvmteLzrSrnrzssaesmpvsriddcpdtTlqsisnLRvPdd«dnptteIfltttmgqffnGmJfilvnGpccsslMI Metri centralini telefonici portano 1 numeri: 40-946 Direzione b Redazione —■ 45-801 Redazione — -40-945 CaoNè-i Giudiziabia e Sport — itì-W lìfuci dei. « Seguendo la Cronaca £ — #0-&l& , ,—, ^