Inchiesta parigina a Roma

Inchiesta parigina a Roma Le relazioni italo-francesi Inchiesta parigina a Roma « Beninteso non è il Duce che parla: Egli non ha detto nulla: la sua personalità deve rimanere al di fuori delle indicazioni che espongo » toltr , o o a — e e ) i . e o , a o a o o i , . ò Parigi, 19, notte. Il Paris-Mirti pubblica il resoconto di una visita che il suo redattore politico Marcel Luciati, attualmente inviato in Italia per scrivervi una serie di articoli sul nostro Paese, ha fatto a Mussolini. Il giornalista esclude che i giudizi esposti nel proprio resoconto siano da attribuire letteralmente al Capo del Governo italiano, avvertendo : « Beninteso, non è il»Duce che parla. Egli non ha detto nulla: la sua personalità deve rimanere interamente al di fuori delle indicazioni che espongo». Quindi il giornalista incomincia: « Questo riawlcinamento (tra Francia e Italia), visibilmente voluto dalla Francia, lo è pure dall'Italia? Sì, dall'Italia dirigente Cd agente, che non è nè la politica, nè la stampa, ma che è un cervello ed una mano. Esso è vo luto e ritenuto possibile; anzi, di più: prossimo, certol Prima assicurazione che rischiara l'orizzonte II ricordo delle polemiche vivaci, forse inevitabili, forse necessarie, fa sorridere Colui che sa è che vuole, al punto che egli può affermare che tutto va bene e che si cammina verso l'intesa completa. Non vi sono, tra le due Nazioni, competizioni territoriali nè rivalità economiche. Ma vi sono, oltre art una. tncomprenshmerpotHlea prò*»ndai--dei-maM«W6i morali, una vera crisi psicologica, delle leggende malevoli, delle divergenze di metodi nell'azione estera, delle suscettibilità esasperate, Infine un'at mosfera turbata da ostilità e tanto più pesante in quanto che non ha cause molto precise e non può essere dissipata se non In seguito ad una Ijuoiia volontà comune. • E Nizza e la Corsica? si dirà. E Tangeri, la Tunisia, le Colonie e i man dati? E 1 Balcani? Bisogna scartare |* storia delle mire italiane su Nizza e a Corsica. Cortamente l'Italia si è poderosamente organizzata. Ma la ripartizione delle forze armate lungo le frontiere settentrionali, secondo il nuòvo piano dello Stalo Maggiore, risponde a concezioni legittime di organizzazione militare. Nulla di speciale contro la Francia. E d'altronde, come un Governo italiano potrebbe pensare a lan ciare delle truppe nel vespaio strategi co di Nizza e della Savoia, o a tentare un assalto delle roccie della Corsica sotto il fuoco della nostra costa, forte mente armata e cosi propizia alle ope razioni navali? « E poi — ce lo hanno ripetuto con forza a Palazzo Chigi — una guerra tra la Francia e l'Italia è assurda per tutte le ragioni etniche e storiche che uniscono i due popoli. Essa equivarrebbe a un doppio suicidio. E l'Italia, cho ha dei debiti da pagare, dei grandi lavori da condurre a buon fine, un Bogime da terminare di costruire, non può che desiderare di vivere in pace ed in armonia con la sua grande e potente vicina. Ecco delle parole che hanno gran peso e che, dette con piena (1 a i sllffctnsempdppcpsqcfetsfCecsducia, cancellano molti discorsi rite "nuti bellicosi. « A Tangeri l'Italia chiedeva di far parto delle Potenze rappresentate ed invocava a tale riguardo la sua situazione mediterranea. Noi crediamo di sapere che l'accordo su questo punto 6 stato reallzzatq/fJn Tunisia, lo statuto particolare accordato agli italiani dal trattato del Bardo e di cui essi continuano a beneficiare provvisoriamente, sarà loro senza alcun dubbio mantenuto con leggere modificazioni. Ma, anche se la questione e sempre pendente, essa non può costituire un serio ostacolo ad una Intesa ■ In quanto alle Colonie ed ai mandati, Roma non pensa affatto a chiederne alla Francia, ed è — ci è stato affermato nel modo migliore — una pura ingenuità il prender in esame tale domanda. Si è mai vista una Potenza qualsiasi reclamare in tal modo dei territori alla propria vicina? Inoltre, l'Italia non potrebbe neppure accettare un regalo. E' una questione di dignità c di logica che si è tenuta a sottolineare ai nostri occhi. Lo stesso dicasi per i mandati dati sotto la garanzia della Società delle Nazioni. Quello che noi esercitiamo in Siria, in particolare, o per il quale abbiamo speso tanto sangue e tanto denaro, non ci * affatto contestato. \nzi. si riconoscono premurosamente I nostri sacrifici e i nostri diritti. Allora, che vuole l'Italia in materia coloniale? Unicamente l'asiicurazione dell'appoggio della Francia — cho essa dice esserle spesso mancato — nel caso in cui un giorno un nuovo dibattito internazionale od europeo venisse istituito su questo capitolo Qupsto 6 tutto. • Resta la importante questione bai canica. Sì paria senza tregua di .in • problema della supremazia Italiana nell'Adriatico e nei Ralcani » Sta bene. Ma non ci si chiede di risolverlo, e an corn meno di abbandonare una sola particella del . nostro patrimonio morale, delle nostre posizioni acquisite e neppure della influenza del più umile dei nostri ncenti. polche tutte nnestp cose ci sono riconosciute o rispettate Vi è nero II trave e persistente dissidio tra l'Italia e la Jugoslavia E" con Tenibile che 11 nostro recente trattato con la vecchia nemica sia =tato impopolare nella Penisola. Si poteva difTÌ cilm'Mite. hisoarnn riconoscerlo, non :Iprenderne pretesto, a'primavteta. '£r accusarci, nei circoli nazionalisti, di o e a a r e o n e sbarrare sistematicamente la strada alle iniziative Italiane. Ma è bastato per liquidare l'incidente che spiegazioni fossero scambiate con piena buona fede. 8 « Oggi il Governo italiano dichiara che le cose vanno bene e che non si tratta più che d'intendersi. Per questo, non si chiede alla Francia che di la sciare l'Italia proseguire in pace la sua espansione economica e 11 suo irradiamento morale in Oriente. Ciò e tanto più facile in quanto gli interessi dei due Paesi non si oppongono in nessun punto. « Circa il problema del fuorusciti, il principale interessato a Roma , ripete che il Regime e sufficientemente forte per ignorare ormai gli attacchi dei suol nemici esteri. E non chiede su questo punto nulla di più alla Francia che di conciliare — come essa vuole farlo — le sue tradizioni di osp'talitn e di liberalismo con una cortesia che terrà sempre Infinitamente apprezzata sulle rive del Tevere... « In cambio di onesta buona volontà francese, alla quale si vuole a Palazzo Chigi ormai credere totalmente, l'Italia e pronta a dare alla Francia il suo concorso integrale e tutte le garanzie che sono in suo potere nel dominio della sicurezza delle frontiere, come tutti i vantaggi sul terreno economico. CI è stato ripetuto: la Francia formai! dun que delle domande. Che si vuole di ™EIJ1>-8F^ Pio flufiilg che.Dltrfr passa questi dati semplici ma ■esatti, deve essere classificato nella polemica p nella fantasia. Bisogna avere la volontà e la lealtà dt uscirne Le diplomaziejsembra vogllno farlo: l'op'nione pubblica deve aiutarle Ed è per contivnuire. a questo sforzo, che abbiamo voluto, senza più oltre tardare, riprodurre scrupolosamente delle osservazioni attinte alla migliore fonte ». Le idee esposte dal corrispondent» del Paris-Midi — nelle quali, ad onta delle proteste di quest'ultimo, il pubblico francese inclina a vedere l'espressione più o meno fedelmente resa dei pensiero di Mussolini — suscitano stasera a Parigi una certa sorpresa. L'opinione frangale, che si era ingenuamente preparata a vedere il signor De BeaunVarchais, non appena sceso dal treno alla stazione di Termini, assalito dal corteo turbolento delle « rivendicazioni italiane » non crede a sè stessa e non nasconde un certo disorientamento. Le posizioni adottate dalla Francia in vista dei negoziati imminenti erano sin qui tutte posizioni di resistenza e di difesa: e la serenità di chi rimaneva a Parigi stava nella consapevolezza di avere riempite le valigie dell'Ambasciatore di una collezione di «no» atti a far fronte alle esigenze più eccezionali ed alle circostanze più diverse. L'apprendere che I Italia non ha nulla da chiedere — o quasi nulla — fa crollare bruscamente tutto un sistema o scava il dedincpWsescdcCLnsnpdlaadpdetmnsc "Vuoto in quelle valigie ben r d i o i i o . e n o a e o o o * o i a sa aoo o i n a e. n a oe e p e in o oÌ n r di . riempite, distruggendo — prima di esser, sene serviti — lo comoda pregiudiziale su cui certi circoli francesi si erano da un pezzo adagiati per scusare le proprie meditate passività: che Roma, cioè, avesse tutto da chiedere e la Francia nulla da offrire. Ma «l'abilità, in diDlorrtazia, è sempre consistita nell'attendere il proprio interlocutore su un terreno diverso da quello da lui predisposto e nessun francese che ehidich"i secondo il buon senso potrà rifiutarsi, per lo meno, di riconoscere oggi, nella estremo moderazione dei desiderata di Roma, la reazione naturale e necessaria della nostra dignità di grande Potenza al fuoco di sbarramento precipitosamente opposto, sino a pochi giorni fa, dai portavoce ufficiosi e rton ufficiosi di Parigi ai cosidetti «sogni dell'imperialismo ita nano ». k Non fu scritti sui fogli più auto revoli dello Capitale francese che il signor De Reauniarehais dovesse recarsi a Roma unicamente per « attendere le domande che l'Ttalia, la pruna a parlare, sarebbe venuta a fargli? ». Oggi, il direttore dell'In. tramigeant, nel rallearrarsi delle nuove disposizioni romane messe in luce dall'inviato speciale del popolare giornale di mezzogiórno, è obbligato a fare la constatazione contraria e chiude il proprio articolo dicendo : « In conclusione, Roma chiede "he noi formuliamo I nostri desideri relativi al problema della sicurezza delle frontiere ed ai vantaggi economici. Spetterii ai nostri nes-oziatori di precisare i termini de) problema e, avendo conosciuto i punti di attrito, di cercare I "possibili accomodamenti » Quando il riconoscimento del cacarattere perfettamente sano di que. sfa opportuna e solida presa di posi zione italiana sarà divenuto a Parigi genernle ed incontroverso, potremo dire che il riavvicinamento tra 1 du«» gra.idi pnpsi latini sarà entrato nella fase delle realizzazioni feconde. C P,

Persone citate: Duce, Mussolini