Drammatica ricostruzione di un misterioso delitto

Drammatica ricostruzione di un misterioso delitto Drammatica ricostruzione di un misterioso delitto La disgrazia simulata - I sospetti di un medico e la scoperta d'un agente Chi accise il commerciante Martelli di TrivElìsio? tettano, 13 notte. Il 22 giugno 1925 un commerciante di Trivulzio (Pavia) certo 'Giovanni Martelli, di anni 38, mentre ritornava con il suo carro trainato da un cavallo dal mercato, appena oltrepassato il confine fra le provìnce di Milano e Pavia a Motta Visconti, periva tragicamente e misteriosamente. Il suo corpo verso le 21 di sera veniva trovato sotto le ruote del carro che stava fermo in un tratto di strada fra il cimitero del paese e la tenuta di un allevatore di fagiani, di nome Giovanni Buratti, di anni 50. Vicino al corpo faceva la guardia un cagnolino volpino, che apparteneva al povero commerciante. Dato l'allarme ed accorsi i carabinieri e il medico comunale, dottor Mocchi, si constatava che il Martelli, pure essendo in uno stato di incoscienza e presentando quattro gravissime lesioni alla base del cranio, era ancora in vita. Trasportato all'Ospedale di Pavia, dopo le prime cure, per volere dei famigliari fu ricoverato nella sua dimora a Trivulzio, dove il mattino seguente alle 6. dopo straziante agonia, circondato dalla moglie Angela Agrati, di anni 35, e dai figliuoli Giuseppina, Pierina e Giuseppe, moriva. Le risultanze dell'autopsia L'infelice non aveva potuto pronunziare parola alcuna, cosicché sulle cause della tragica fine è regnato il più fitto mistero. In seguito era subentrata la convinzione che si fosse trattato di una delle tante disgrazie casuali della strada. Ma non tutti erano di questo parere. Il dottor Mocchi, otteneva dal Pretore di Abbiategrasso di poter procedere all'autopsia del Martelli e constatava in modo indubbio che le ferite al noveri uomo erano state inferte con un corpo contundente e in quattro tempi. Il poveretto poi era stato schiacciato da una ruota del veicolo. Secondo il dott. Mocchi, quindi, non doveva trattarsi di semplice disgrazia, bensì di un fatto delittuoso. Informate le autorità competenti, venivano iniziate le indagini del caso, a dopo sette giorni i carabinieri di Bereguardo procedevano al fermo di quattro individui sospetti, dimoranti a Massignago. Costoro erano: due sarti claudicanti,'che si reggevano con le grucce, un operaio dimorante a Milano ed un contadino del luogo. I quattro arrestati venivano trattenuti per circa un mese nelle carceri di Abbiategrasso, ma non essendo nulla risultato a loro carico, pure essendosi tro vati in quel giorno nelle vicinanze del feluogo del delitto, venivano rimessi in liberta. Un colloquio rivelatore Negli ultimi giorni di dicembre iv veniva un fatto nuovo, che doveva richiamare l'attenzione per un puro caso sul vecchio misfatto. Il questore di Milano, gr. uff. Silvestri, dava incarico all'agente Nessi, adibito alla sua persona, di indagare intorno al furto di un cavallo e di un biroccio che il parroco di ViMaf-ranca aveva acquistato dall'oste Giuseppe Olivetti, nell'occasione che costui aveva dovuto trasferirsi a Minano. L'agente riusciva dopo Qualche giorno a rintracciare in uno stallaggio di Porta Ticinese il cavallo ohe era stato cola rinchiuso dai ladri. Lo stesso agente, continuando le sue indagini, poteva cogliere a volo uno strano colloquio fra due mediatori di Moua Visconti, dai quale colloquio apprese che la morte del commerciante iMarteilii, avvenuta nel 1325, doveva attribuirsi ad un assassinio. Uno dei due mediatori narrava che la sera fatale del 22 giugno 1925, mentre ritentava da Bereguardo diretto a Motta Visconti, verso le 21, aveva visto il Giovanni Martelli affrontato da due individui sbucati da una siepe, che gii avevano imposto da scendere dal carro, ed ave va udito queste frasi: — Intendi o no liquidare l'affare delle reti metalliche? Subito dopo era sorta una colluttaalone tra il Martelli ed uno dei due che lo avevano fermato. L'avversario, afferrato un nodoso bastone, aveva poi vibrato replicati colpi alla testa del Martelli, che era stramazzato ai suolo. L'uccisore ed il suo complicei per si mulare una disgrazia gettarono la vittima priva di\ sensi sotto id suo carro carico da merci e gli fecero passare replloatamente una delle ruote sullo stomaco. Quindi si erano dileguati nel buio. Alla osservazione dell'amico sul perchè non avesse mai narrato ad alcuno quanto aveva veduto, l'informatore esclamava: ' m — Ho paura. Quell'uomo che io co nosco bene, è capace di tutto. L'agente, fingendosi anch'egli nativo di Bereguardo, a questo pùnto credette opportuno di fare il terzo nella conversazione; offrendo da bere e incitando l'uomo che sembrava tanto bene informato a parlare ancora e a dire qualche cosa anche di più preciso. 1 ft"*r>y 'J&irrvfSx-^ **."^?f< !*-•■»•— Un pregiudicato latitante che saprebbe molte coso Informato di tutto questo, il Questore dava subito incarico al vice-commissario dottor Tommaslno della squadra mobilie di fare le indagini sul vecchio delitto, seguendo le tracce date dai racconto dell'agente, in questi ultimi giorno il funzionario si è messo in rapporto col brigadiere dei carabinieri di Motta Visconti, ed ha anche eseguito qualche sopralluogo e qualche interrogatorio. Le risultanze delle prime indagini sono manteiHite segrete, ma risulta clie ie circostanze narrate dal mediatore alla presenza del Nessi, sarebbero risultate esatte. Aggiungeremo che un pregiudicato, certo Pietro Albanesi, di 42 anni, dimorante con la moglie e i Agli a Bereguardo. risulterebbe bene informato sul come il delitto si £ svolto. Ma per ora non si è potuto interrogarlo per ii! semplice fatto che egli da sette mesi è latitante e conìravveutore alla vigilanza. L'Albanesi, secondo Le indagini, ricoverato .Tel mese di giugno dei 1927 all'ospedale di Pavia, avrebbe fatto delle rivelazioni al cap pellano dell'Ospedale stesso, il quale però non avrebbe parlalo per il vin «Éu. di, .confessione. 1111 co1p° 01 <?uale faceva eco un grido di mme e fa rabbia u ]ad,ro ferit0 dal proiettile in pieno viso, non stramazzavi;! però subito, ma aveva ancora a forza di trascinarsi per una decina „ ulore di passi nel cortile, nell'intento di raggiungere Ja porla di strada. Ma quivi ad un tratto si accasciava a terra e vi rimaneva immobile. Del sanguinoso fatto veniva telefonicamente informata la Questura cenrale, da dove accorreva sui posto per e inchieste di legge, il funzionario di nothurnu dott. Salines. Qualche tempo dopo sopraggiungeva anche il giudice struttore avv. cav. Criscuolo. Il morto era in breve identificato per tale Carlo Navoni fu Andrea, di anni 42, nato in quel riparto di Laminate, ma senza fissa dimora. Egli proprio ieri etra liscilo dal carcere ed aveva ripresa la sua vita randagia. Il Carpentieri, che, come è stato detto, è milite ferroviario, si è presentato stamane alle ore 10,30. al dott. Mazzone, reggente il Commissariato di 1-arnbrate. Lo sparatore ha dichiarato di avere esploso un solo colpo per richiamare l'attenzione degli inquilini e per mettere in fuga l'intruso. 11 Carpentieri 6 stato tuttavia condotto al Cel- edc■rt