Poincarè ottiene dalla Camera l' arresto dei 5 deputati comunisti condannati

Poincarè ottiene dalla Camera l' arresto dei 5 deputati comunisti condannati Poincarè ottiene dalla Camera l' arresto dei 5 deputati comunisti condannati Cachiti e Vaillant-Couturier da Palazzo Borbone alla prigione della Sante - Gli altri 3 ancora latitanti - Come si è venuti al voto: dura battaglia per il Governo Parigi, 12, notte. La discussione sull'arresto dei comunisti ha preso oggi alla Camera l'importanza di una grande battaglia parlamentare. L'esito della battaglia non poteva far dubbio, e ve lo avevamo preannunziato fin da ieri l'altro. Ma. il carattere delicato dei caso giuridico da risolvere e l'imbarazzo del gruppo radicale, che in passato appoggiò sempre in simili circostanze la tesi dell'estrema, crearono un'atmosfera di malessere e di j nervosismo propizia presa. ad ogni sor¬ ta questione giuridica La situazione era stata resa più delicata da un comunicato diramato poco prima della seduta dalla Presidenza della Camera, comunicalo nel quale Bouisson sembrava voler lavarsi le mani da ogni complicità nell'azione del Governo e abbandonare quest'ultimo a se stesso. Come sapete, tutta la questione si bggirava intorno alila interpretazione da dare all'articolo 14 della legKe costituzionale del 15 luglio 1875, a nonna del quale nessun deputato può essere arrestato a sessione aperta, salvo decisione contraria del: la Camera. Le sinistre — di cui si Ideerò oggi portavoce gli on. Uhry e' BÌum per i socialisti, e Daladier per i radico-Bocialisti — sostenevano che la legge era tassativa e non comportava eccezioni. 11 Governo, per bocca di Barthou, affermava invéce che il fatto di essersi sottratti all'arresto dopo la chiusura della Camera lo scorso dicembre, aveva fatto perdere ai cinque deputati comunisti la capacità morale di invocare ili benefizio dell'articolo 14, o che l'ammettere oggi il precedente creato dalla loro latitanza durante la sospensione dei lavori parlamentari, avrebbe avuto come consegueuBa che d'ora innanzi tutti i deputati potrebbero considerarsi permanentemente inviolabili e, per definizione, Superiori alle leggi. Vedete subito quello che, per un Parlamento formato quasi unicamente di giuristi, poteva rappresentare una vertenza di questo genere. IT Governo, appoggiato dalle destre, difendeva la causa dell'ordine considerato da un punto di vista superiore: ma i suoi avversari difendevano un articolo di legge: e sebbene il fatto di vedere la legge difesa proprio da coloro che fanno professione di impugnarla, non mancasse di un certo sapore di ironia, era innegabile che, di fronte ad una assemblea di parlamentari francesi, I secondi avevano quasi altrettanta probabilità di spuntarla quanto i primi. Fortunatamente, superando quel nervosismo che è sempre cattivo consigliere, la "Camera — ammonita da un brillante intervento di Poincaré — riuscì a trovare il proprio sangue freddo e a rientrare, Bolla fine di una seduta lunga e tempestosa, nella carreggiata segnatale dal buon sonso, sacrificando Ca. chin e i suoi quattro compagni, nonché la fedeltà alla lettera dell'articolo 14, alla vita del Ministero. L'attacco socialista a Barthou Il primo oratore andato all'attacco, fu il socialista Uhry, autore della mozione, che doveva essere oggetto del primo dei due voti della giornata, sulla « necessità di mantenere ai cinque deputati comunisti condannati il privilegio della immunità parlamentare ». L'accusa di cavare dalle circostanze un abuso politico, di fare una manovra preelettorale, tenendo alla Incarcerazione dei comunisti unicamente per impedire loro di recarsi a far propaganda nei collegi, fu la seconda tesi dell'opposizione di sinistra. Il guardasigilli Barthou tentò di eluderla ricollegandosi sul terreno strettamente giuridico e concludendo : « Io mi chiedo come mai un deputa. Io condannato potrebbe scontare la pena se scomparisse ogni volta alla floe della Sessione. Vi sarebbe allora un aca-tegoria di cittadini che sempre si sottrarrebbe alla legge. Ora, si tratta di farla rispettare. Questa responsabilità noi l'assumiamo completa». ICacnin e Blum Il discorso di Barthou, come aBòlito molle ed indeciso, segna per il Governo il punto debole della giornata. Ma a risollevare le sue sortpensa il vecchio Cachin, che sale alla tribuna, intabarrato e pateticoper dire : € li dibattito attuale è puramente politico. Se noi siamo perseguitati, è per odio al partito al quale apparteniamoL'attuale episodio è da inserire nella politica seguita dal Governo e sviluppata da] ministro dell'Interno prima a Costantina e poi alla tribuna della Camera. « n comunismo, ecco il nemico I >. E non mi meraviglio oltremodo 'della repressione governativa contro ipartito comunista. E' buona guerraNói non obbediamo alla legge, obbediamo al nostro partito. Fate dunqudi noi quello che volete.: il popolo giudicherà quello che vale la democrazia francese! ». Leone Blum scoccò contro i radicali le sue freocie più acerbe, mHpn risparmiò.neppure il MinisteroPoincaré alla riscossa L'attacco di Blum, che contenevallusioni imbarazzanti per i membrradicali dal Ministero e sollevava u' ficialmente il caso di coscienza ipreda al quale i radicali si dibattevano da 48 ore, persuase Poincardella necessità di intervenire. E Presidente del Consiglio dichiarò: « E' stato detto che il Governo volevfare una manovra politica d:\idendo repubblicani. Protesto con tinta la menergia di vecchio repubblicano controueste parole. Possiedo un certo nmero di avversari. Credo che essi mstimino abbastanza per dire che noho due parole. Ho 6empre difeso Repubblica e le prerogative parlame'tari. Ora- in sono sicuro ''he noi questo momento non allentiamo alianquesta prerogativa. La Camera è pdi lare creilo che vuole, anch prana. 61 sarebbero co'stituiTfprigi'onier se il Governo pone la rjiiestionc di fiducia. Noi abbiamo i nostri doveri da compiere. Noi riteniamo ohe il nostro dovere è di non Lisciare in libertà desìi uomini che ieri 6i sono beffati dejla egge. Cachin ha detto: « Io non conosco che il mio partito ». Noi non conosciamo che la legge, il deputati che durante, l'ultima sessione avevano beneficiato dell'immunità, avrebbero dovuto sottomettersi alla legge una volta chiusa la sessione. Se, invece d1 obbedire al loro partito, avessero avuto un po' di rispetto per la legge repubbli- e se in questa occasione noi non ponessimo la questione di fiducia mi chiedo onale sarebbe domani la figura del Governo se accettasse tale cosa ». L'intervento vigoroso del Capo del Governo in favore del rispetto della autorità, rincorò il vacillante centro della Camera, e da questo momento a fase critica della seduta apparve nettamente superata. Una breve dichiarazione di Daladier contro la tesi governativa non ebbe per effetto se non di provare quale scarso ascendentc il giovane presidente del partito radicale goda sul gruppo parlamentare omonimo. Messa ai voti la prima mozione Uhry, essa venne respinta con 310 voti contro 227. Una seconda mozione dello stesso Uhry, intesa a « vietare che un deputato possa venire arrestato a sessione aperta, in esecuzione di sentenze pronunziate durante sessioni anteriori » (cioè contro l'eccezione ricavata dal manuale Pierre), venne respinta anch'essa poco dopo, con 2fl8 voti contro 229. L'atto di forza di Poincaré e di Barthou è dunque riuscito: e sebbene la maggioranza non sia grande, l'onore delle armi può considerarsi salvo. Un deplorevole incidente Cachin ^ Vaillant-Couturier, i soli dei cinque deputati comunisti condannati che fossero intervenuti alla seduta, si lasciarono arrestare senza opporre resistenza all'uscita dai cancelli di Palazzo Borbone, e un quarto d'ora dopo erano di nuovo alla Sante. Rimangono ora da arrestare gli altri tre. Ma a questo ci penserà il Prefetto di polizia, che ha passato l'intero pomeriggio davanti all'ingresso del Parlamento,, per comandare il sei-vizio d'ordine. Per conto nostro, non potremmo che congratularci della vittoria odierna se, durante la seduta, non si fosse verificato un incidente spiacevole. L'on. Vaillant-Couturier, intervenendo a nome dei comunisti e operando una disgressione fuori programma, lanciò dalla tribuna per ben due volte una grave ingiuria all'indirizzo di Mussolini. Il presidente Bouisson lo richiamò prontamente all'ordine, e vari* deputati di destra copersero la voce dell'energumeno. Ci rincrebbe tuttavia non vedere l'on. Poincaré, che stava in quel momento al proprio banco a fianco di Barthou, associarsi, almeno con un ge sto, alla deplorazione del presidente dell'assemblea. Sappiamo benissimo che l'on. Vaillant-Couturier doveva essere arrestato un'ora dopo, e vogliamo del resto anche ammettere che, nel momento in cui l'ingiuria venne lanciata, il Presidente del Consiglio sentisse troppo la delicatezza della propria situazione di fronte ad una maggioranza tempestosa e torbida per non giudicare pericoloso il levarsi a ripararla. Ma queste considerazioni ci interessano fino ad un certo punto, e non esitiamo ad affermare che, quali che siano le vicende di una seduta parla mentare, il Capo di un Governo ha lo stretto dovere di protestare personalmente e formalmente contro le offese arrecate dalla triubna al capo di un Governo amico, sia pure da un deputato già oggetto di un mandato di cattura. In altri tempi, sarebbe ntito un incidente diplomatico. Senza giungere a questi estremi, ci sia tuttavia lecito di far sentire da queste colonne che l'episodio non è sfuggito a orecchie italiane, e che se al Governo di Parigi preme di evitare del: le ricadute nei vecchi errori, è di somma importanza che episodi simili non si ripetano assolutamente più. CONCETTO PETTINATO. iocdttscrquspdcsg4bSsnlacmhvca , a i n Herriot ha voluto dimettersi? Parigi, 12, notte. Lo scrutinio nelle votazioni avvenute 02ffi alla Camera, sui caso dei cinqui* comunisti, permette di constatare che anche questa volta il gruppo radicalesocialista si è trovato diviso. A questo riguardo, l'« Excelsior «assicura che il Ministro della Pubblica Istruzione, Herriot, avrebbe per u^ momento pensato di dimettersi, e scrive- « Avendo un certo numero dei mèmbri del partito radicale-socialista votato contro il Governo, era corsa per un istante la voce che Herriot, molto afflitto pensasse a ritirarsi dal Governo Dei passi amichevoli vennero subito compiuti presso 11 Ministro della Pubblica flMizione da parecchi radicalii-sooialisti, in partieolar modo da Cazals e GuiOfliaumon. E, dopo la seduta si annunziia eli e Herriot non avrebbe dato seguito alla sua intenzione ». - _ I giornalisti italiani a Parigi all'ambasciatore Manzoni Parigi, 12, notte. Quest'oggi il Sindacato fascista dei giornalisti italiani di Parigi ha offer; to una colazione ali'ambasciatore di Italia, conte Manzoni. Allo spumante il coram. Plrazzoli ha pronunciato brevi parole in onore dell'ospite. Il conte Manzoni ha risposto ringraziando per l'invito ricevuto. Alla colazione è intervenuto l'on. Ciarlantlnl, di passaggio à Parigi.

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