L'operosa giornata

L'operosa giornata L'operosa giornata i e o n . l i e o a i i a a a e a r i l a e a l Giuseppe Gamba nacque da una modestissima famiglia di contadini, il 25 aprile 1857, a San Damiano d'Asti, e trascorse la sua infanzia nel paese, confuso con gli altri piccoli popolani, figli di contadini e di operai. I vecchi di San Damiano ricordano ancora il piccolo coetaneo che correva per la piazza uscendo dalla scuola. Venne poi a Torino per un anno e fu allievo di don Bosco, nell'Oratorio Salesiano, e passò quindi al Seminario d'Asti, ove compì gli studi, fino a che venne ordinato sacerdote. La sua carriera sacerdotale comincia nel giorno di Ognissanti del 1881. A quella data infatti il Capitolo di Asti lo chiamò ad essere vice-parroco del Duomo. Il giovane e semplice prete ventiquattrenne seppe distinguersi ed affermare le proprie doti anche nel compimento del modesto incarico affidatogli. Diventò parroco del Duomo e vicario generale della Diocesi per volontà del vescovo mons. Arcangeli. In breve tempo egli aveva fatto un lungo cammino nell'ascesa gerarchica della Chiesa. Con l'opera assidua e volenterosa — definitagli un apostolato — l'oscuro figlio della sana provincia era già salito in alto, in vista alle massime Autorità ecclesiastiche per altri incarichi ed altre missioni più importanti. Quelli che lo conobbero da vicino dissero che la condotta sacerdotale di monsignor Gamba fu improntata costantemente n questo principio: severo con se stesso, buono ed amorevole con tutti. Vescovo di Biella e di Novara Fu preconizzato vescovo di Biella il 16 novembre 1901. Rimase nella industre città fino al 10 dicembre 1906, quando assunse il Vescovado di Novara. In questa sede, come già a Biella, ove lasciò ammiratori ed amici, i] degnissimo prelato svolse un'attivissima, illuminata opera di carità e di pace. Non vi era dissenso, o contrasto, o dissidio, sia tra le classi come tra privati cittadini, che egli non si sia adoperato con ardore di apostolo a comporre, ad appianare od almeno a mitigare. Destinato a Bielila nel maggio 1902, in un periodo in cui quella diocesi si trovava in difficili condizioni, colla diligenza e assidua opera sua riuscì, in meno di un anno, ad apportarvi i necessari e benefici miglioramenti di ordine generale. Tn tutta la vasta organizzazione cattolica del Biellese monsignor Gamba ha portato un validissimo contributo che valse a darle incremento e valore favorendo la propaganda e 10 sviluppo di tutte le istituzioni di carattere sociale. Passato.a Novara, egli amministrò la Diocesi in modo che oggi essa, sotto i punti di vista economico e religioso, si può considerare fra le prime d'Italia. Soppresse con criteri di saggia economia il Seminario di Isola San Giulio per addivenire ad un efficace concentramento ad Arona. Seppe dare a tutti gli organismi da lui dipendenti uno svolgimento uniforme, serio, progressivo. Animato da uno zelo che non conosceva stanchezze, egli visitava spesso. i paesi della Diocesi, recando in ogni luogo la luce della sua anima serena e la profonda fede, che tutto lo illuminava e sospingeva. Robusto e di molta prestanza fisica, non arretrava per alcuna difficoltà di.luoghi o per intemperie. Lo si vedeva anche d'inverno, servirsi della slitta o del mulo per recarsi a portare la sua parola confortafcrice nei più alpestri Comunella Nessun capo della diocesi novarese seppe visitare come lui per ben quattro volte tutte le parrocchie dello sua giurisdizione, che sommano ad oltre trecento. Fra le sue opere sono da ricordare inoltre il Patronato per gli orfani dì guerra che egli seppe validamente sostenere, l'opera sua costante di persuasione e dì guida in tutte le calamità ed in special modo nelle disastrose inondazioni del Biellesedell'Ossola e della Val Sesia. Fu sotto l'alta sua guida ed organizzazione che si sono svolti i grandi congressi eucaristici novaresi, ultimo quello di quest'anno, a cui hanno partecipato numerosi presuli illu stri, fra i quali il cardinale Ragone gì. Voleva essere sempre presente alle grandi manifestazioni patriottiche é spezialmente alle cerimonie per i monumenti ai caduti. La dottrina sua. la sua saggia competen za nel campo sociale, come la rigorosa concezione della disciplina ecclesiastica apparvero chiare e convincenti nelle sue elaborate pastorali, tutte soffuse dello spirito benefico della fede, del grande amore per i suoi figli spirituali. II trionfale ingresso a Torino Il 12 dicembre del 1923 egli ebbl'alta nomina all'Arcivescovado dTorino e fece il suo solenne ingresso nella città sabauda il 5 maggio de1924, accolto da imponenti dimostrazioni di popolo. Il Presule che aveva scongiurato da Roma a mezzo di lettere e a m«zzo di ambascerie dei suoi eoa diutori, che nuli? si facesse dì par ticolarmente solenne perchè eglnon se ne riteneva degno. rimnscommosso e le lacrime gli rigaron11 volto quando ali uscita della sta rione dì Porta Nuova s1 trovò dfronte nd una massa imponente chapplaudiva. Onesta massa lo ama va parti polarmente perchè vedevo in Lui uno dei suoi. Caratteristica figura di pastorquesta, che rivela le impronte dellrazza in ogni atto, in ogni paroladiremmo in ogni pensiero. Il figlidi povera gente di campagna, sessere uomo di società e indossandla porpora, la sa portare con tantdignitosa probità e autorità da facredere che egli fosse nato per que r e l a * o i 'e a , o a o a r l'abito, che gli consentiva di entrare da pari a pari a Corte. Trascorsi i tre anni voluti dalleleggi canoniche, Sua Santità, In considerazione che Torino, pur non essendo di diritto sede cardinalizia,' ha tuttavia avuto una successione non breve di porporati, elevava; monsignor Gamba alla dignità della porpora, a ciò pure indotto dallo stabilirsi a Torino de! Principe Ereditario. Infatti nel Concistoro del 20 dicembre 1926 egli entrava a far \ parte del Sacro Collegio. Tornato a Torino da Roma cardinale, riprende l'opera sua di pastore, quella die già aveva iniziato tre.anni prima quando accettò di diventare Arcivescovo di Torino (una delle più povere Diocesi d'Italia) per portare in mezzo ai torinesi quell'opera di pastore che lo a-, vèva contraddistinto nei quattro anni di opera vescovile a Biella, e soprattutto n"i 17 anni di vescovato a Novara. L'uomo guarda al suo gregge con un amore che l'esteriorità non appalesa. Pare a tratti burbero, duro. Ma gli attimi di questo, Cardinale severo son di breve dura» ta: il pastore ricco di bontà la profonde durante la sua opera di vescovo. Egli si occupava assiduamente del clero e di tutta l'azione rìferentesi al suo altissimo ministero apostoli' co. Il Seminario metropolitano, opera; del Juvara e monumento nazionale,si mostrava sempre più insufficiente ai bisogni e poco rispondente ali* norme d'igiene. Dì qui il bisogno di un Seminario più conveniente. Il Card. Gamba, dopo maturata l'idea* la espose in una adunanza di parroci. L'attuazione presentava molta difficoltà, soprattutto finanziarie, onde si imponeva una realizzazione graduale. Per il 29 corr. era statai indetta una adunanza della speciale Commissione; l'ing. Momo stava preparando un apposito progetto in modo che si potesse valutare, coni precisione, l'onere finanziarlo. II Cardinale capiva che difficilmente egli avrebbe potuto compiere l'opera; il suo pensiero era quindi di raccogliere fondi affinchè il suo soc* ressore potesse provvedere aliai grande costruzione. Sotto il suo episcopato e per su* iniziativa, si attuarono gli importanti restauri al Duomo, che reseni più bello e più chiaro il maggios tempio della Archidiocesi. La Madonnina per il Prìncipe E' noto il commovente e reciproco" affetto che stringeva il Cardinale Gamba ed il Principe di Piemonte» Una prova di cosi bella ed edificante corresponsione di sentimenti, è il clono ohe l'insigne Prelato si riprometteva di offrire in questi giorni a Umberto di Savoia come segno della sua profonda intima gioia per le. Nozze Auguste da lui tanto desiderate. Dono che testimonia dello spirito gentile e del senso di arte del defunto Arcivescovo; e consistente ìa una Madonnina in bronzo, fatta modellare appositamente da Edoardo Rubino; una Vergine di soavità davvero toccante, un'opera, nella sua semplice e indovinatissìma conce- zione, di alto valore artistico. Al Cardinale stava molto a cuore questa sua offerta gentile. Ne aveva dìscusso con l'illustre scultore, e di continuo si informava del lavoro, ora compiuto e in attesa di venire consegnato al Principe. Certo il dono sarà da Questi gradito come una delle ultime manifestazioni della bontà paterna dell'Estinto. Come già si è accennato il Cardinale nutriva una speciale predilezione pei poveri, pei bisognosi; per ognuno aveva una buona parola; si adoprava per sollevare le miserie, dava quanto aveva, sempre pronto a soccorrere chi lo meritasse. Egli è morto povero per avere dato quanto aveva generosamente alle varie opere buone ed ai numerosi bisognosi che a lui ricorrevano. Dello spirito di carità che animova il defunto Porporato abbiamo avuto particolare prova lo scorso inverno. LTn riostro collega si era recato in Arcivescovado a comunicargli il proposito di iniziare sulla Stampa una sottoscrizione a favore dei poveri e chiedeva a Sua Eminenza il suo illuminato consìglio, per conoscere quale fosse 11 rione più povero della città. Ricordiamo ancora il gestj sconsolato de) Pastore. Con le lacrime agli occhi, EgLi apri le braccia e commosso rispose: « I miei poveri sono dovunque: nelle soffitte dei quartieri centrali, alla peri'eria. dappertutto. In quest'opera meritoria di carità non dimentichiamo nessuno ». E fu per Suo consiglio che la Stampa incarica i parroci di tutte le parrocchie, che si dimostrarono efficaci collaboratori, di distribuire le 150 mila lire che i generosi lettori del nostro giornale fra i quali primi si annoverarono il Principe Umberto e tutti gli altri Principi di Casa Savoia, le magai ori autorità cittadine con a cano il Podestà conte Paolo Thaon di Revel e la Federazione Fascista, nonché tutte le classi di cittadini, hanno offerto ai poveri. Tn questa contingenza si rivela la delicatezza e il sentimento di carità del Cardinale. Al nostro collega che si era congedato, Egli fece pervenire una busta contenente in un biglietto un plauso per il nostro giornale per la benefica iniziativa, e 200 lire. Il prelato Incaricato di consegnare la somma disse che il Cardinale era spiacente di non poter disporre di macsior danaro; che appunto per l'esisruilà della cifro egli non aveva osato offrirla di presenza, e giustificava la povertà dell'alto Prelato" aaciuntrendo che Ferii aveva tanti 4 tanti poveri che giornalmente aiutava e pei quali aveva preventivamene te disposto di tutti ì suoi risparmi. Oggi i poveri di Torino, che da T.ui furono largamente beneficati, piangeranno in purtirnlnre con la morte del Cardinale, quella del lojgj più efficace benefattore.