Norberto Rosa

Norberto Rosa Profili subalpini Norberto Rosa A cominciare dal 1850 diventò colla- l'ataratore assiduo dal « Messaggiere To-iderfnese », diario popolare c battagliero indella nostra città, un coito Norberto itoRosa, che veniva ufficialmente quali ficaio causidico da Avijrliana. Si dimostrò subito, fin dai primi articoli, scrittore lepido, vivace, di ispirati sensi .patriottici, democratico nel senso buono della parola, e provò spasso di conseguenza, le delizie della censura, che più d'un volta amò esercitare le rub forbici implacabili sulla prosa audace, i**Uanlssinia di Norberto Rosa. Lo affiancarono ad Angelo Brofferio, ed intatti molto simili sono le tempre dei due scrittori, giornalisti, polemisti, patrioti e poeti dialettali piemontesi ad un tempo solo. Norberto Rosa nacque nel popoloso borgo di Avigliana nel 1803; rimase orlano In giovane età, e si diede con fermo volere agli studi; compiti i quali, fu causidico di vaglia e di larga fama lo tutta la valle di Susa. Collaborò a vari giornali torinesi, e sovratutto con arguzia squisitamente nostrana al Fischietto. In vernacolo cominciò presto & comporre e le sue canzoni correvano manoscritte di casa in casa fin dal 1830, gareggiando con quelle popolarissime del Brofferio. Viveva buona parte della sua semplice vita laboriosa in un poderetto di Avigliana, sorretto dai baluardi dell'antico castello feudale, in una bella casa di stile gotico, sormontata da una torre angolare, con otto merli biforcati dipinti in rosso vivo; colà appunto veniva, quasi bonaria musa rava per la . poderetto versi di una serenità dolce e profonda : n Cantinierio e un piccolo podere Fra campo, vigna e un po' di bosco in tondo. Con una casa colorata in biondo B nel meno tuia torre o belvedere, Dove si può d'una vista godere Che la più bella non si gode al mondo, La Dora, I lagìii cento ville a tondo, E ia Sagra • Superga infra le sfere. Cosi cantava Norberto Rosa il suo ritiro valsuslno, e sulla volta della torre angolare otto volte merlata, nello studiolo chiaro, semplice e dai molti libri, era dipinto alla buona un ramoscello da edera con sopra un merlo a becco aperto, intento a giustificare 11 nome sonoro della queta serena villetta avlglianese. Al Canlamerlo, oasi di poetica pace, si recava talora a visitare Norberto Rosa l'amico Giuseppe Regaldi, facile poeta improvvisatore, scrittore suggestivo e pittoresco di viaggi orientali, cui U destino beffardo riserbò di morire professore universitario di storia antica; e i due poeti innamorato della valle di Susa, partivano sovente assieme, su di un traballante calessino, ai- rosso Vivo; CU1U iiyiJumu ve- i ogni giorno a trovarlo la1 msa vernacola, che gli ispi- ?la sua casetta, per il suo,10prsptochmzistplaptidcodli lea omtamcsurvsedfs0Atrevstrlala ricerca di qualche rudere antico, rti ; lqualche montanina suggestiva lepsen- rda, o magari soliamo di qualche oste- aria approniatrice di pranzetti speciali.1-Salirono una volta sino al Monceni- sio e là. fra i .picchi solenni di quell'anfiteatro di geli, sul tavolino del mode eto alberguccio che allora soltanto vi era, mentre Giuseppe Regaldi, dopo una frugale colazione, meditava cullo sguardo perduto nell'orizzonte, Nor berlo Rosa con facilità arguta improvvisava, senza pentimenti, il seguente Bonetto: Obi vuol saper quanto può fare li caso Neil'accoppiar due dlsp.-.rate teste, Qui del Cenisi» sulle algenti creste Venga e ben tosto ne sarà persuaso. Vedrà 11 cantore dalle note meste Che 11 Sinai e il Taborre ebbe a Parnaso E 11 segatili che ritentò le peste Dl quel d'Arezzo che cantò del naso. Vedrà 11 prlmier, In suo pensiero assorto. Tener sul lago le pupille immote. al da disgradarne un morto. L'altro, la cerca dl grilli e di carote. Correr dl qua dl là per suo diporto, B più che il lago contemplar le trote. Si racconta che il Rosa non avesse neppure un pezzo di carta, che scrivesse U sonetto colla matita sul marmo del tavolino, e ohe Giuseppe Regaldi, svegliatosi dalla sua lunga fantasticheria, leggesse, stringesse la mano all'amico, e poi chiamasse il padrone dell'albergo: — Mi favorisce il conio! «- Eccolo! — Prezzi onestit Torneremo ancora. Intanto però faccia il piacere di ag- cmataftiub1vraSmddinsolancLilcpdptgmadlil«iungerci anche la pietra di marmo ledel tavoMno su cui abbiamo mangiato! | f— Che cosa dice? — e l'oste fece de gli occhi larghi come fanali. — Si, voglio pagare, comprare e portar via anche la lastra di marmo di questo tavolo. L'oste accondiscese, persuaso di aver b che fare con due matti, cui l'aria fine dei duemila metri di altezza avesse fatto girar ancor di più la testa balzana, e il calessino dei poeti scese verso la vallata bassa più carico di quanto non fosse salito: forse la lastra di marmo del Moncenisio figurò poi a lungo fra le vecchie pietre scolpite che 11 Regaldi riportava seco dai suoi viaggi nelle terre lontane delle primitive civiltà. Norberto Rosa fu un ardente patriota aia dalle ore cupe, difficili e pericolose della vigilia: si può anzi a lui attribuire, in base ad attendibili documenti, un impetuoso canto patriottico, pubblicato senza nome d'autore, poco prima della guerra dl indipendenza del Quarantotto. Un esemplare a stampa se ne conserva nel Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, col titolo di : t Inno dei Piemontesi (foglio volante). Si vende presso Giuseppe .Macario, libraio, sotto ai Portici di Po, avanti al Cafle Venezia ». Un'altra conia manoscritta esiste pure nell'Archivio di Stato, sotto la denominazione: Gabinetto di Polizia, Torino, 1847. Dalai l'Incartamento voluminoso e documentato annesso alla poesia che qui però compaire col titolo: Italia-Austria, cansón neuva, risulta essere stata composta verso la tarda estate del 1847, diffusa anonimamente per posta, e letta in Susa il 9 settembre dello stesso anno, nella vigna del canonico Chiapussi. n maggiore Perraclietti, comandante idi Susa e capo della locale Polizia, scrisse al Lazzari, ispettore generale dl Polizia a Torino, il 14 settembre, coma nicando essere convinzione generale ohe l'autore dell'anonima patriotirica canzone di guerra circolante per tutta la valle in innumeri copie, fosse il ben noto causidico Norberto Uosa. E il maggiore Perrachetti e la pubblica (opinione non avevano davvero torto. Finalmant 1 souma a note I SI sta volta finalmant San cascame sout le piote CousU Touder insólent ! Metternlch g soa gran prt'ica Lo mandoma al dlau ch'Io elica Donila al LQv, fora j'AJinan, Viva 1 papa e ]' Itallan. Il patriottismo audace, illuminato, Cattivo, foce diventare Norberto Rosa popolarissimo ira i valligiani, che nel 1848 lo elessero con splendida votazione deputato al primo Parlamento Nazionale. Entrato cosi nella politica, ricopri anche con molta dignità e saggezza la carica di Provveditore agli Studi in Susa; ma, dopo il bigio tramonto di Novara, volle di nuovo ritrarsi a vita privata, non per un pigro e scorato senso di rassegnata delusione, ma per darsi, libero di ogni burocratico impaccio, ad una sana propaganda giornalistica, iniesa a preparare un avvenire dl libertà e d'indipendenza. Il 22 maggio 1834 comparve tuttavia In pubblico a Susa, celebrandosi l'Ir •aaugurazioue della strada ferrata. Fu Duello un radioso giorno di festa, pol- girbtdm11i macladnrvplianepTetcoftapic che intervenne anche re Vittorio alilacerimonia. Rollavano i tamburi della guardia nazionale, suonavano le banàe militari, e il popolo gridava li suo giubilo al futuro re d'Italia, presso l'arco fatto sorgere sull'antica strada deile Gallie da Marco Giulio Cozio in onore di Cesare Ottaviano. Norberto Rosa al solenne ufficiale convito neiatnnVii n^s'^0za, ?°,m£oncrn„S 101,1,0 : '- prese 3a parola e concluse con un inspirato brindisi al Re giovane, cui tanto destino riservava il futuro. Fu anche ironico nelle sue brevi quartinema erano tempi, quelli, in cui la reazione cercava prepotente di riacquistare tutte le posizioni perdute: 0 re Vittorio Rifa il cammino, 1 baffi Licitati. Metti il codino; Rimanda all'Èrebo Donde è venuta II terzo incomodo Dello Statuto i Poi il padrone del Cantamerlo riprese la queta vita raccolta, e solo alla vigilia della nuova guerra d'Indipendenza, come una diana risvegliati-Ice, lanciò la sua ispirala proposta di armare Alessandria con volontarcontributi, ed iniziò la sottoscrizione dei Cento Cannoni, sul primo dei quali il suo nome è scolpilo ad eterne lettere d'acciaio. La musa dialettale spesso lo andava a trovare nel suo ritiro valsuslno, e ormai popolarissimo egli era come uomo politico, come legale e come poeta. Ma non visse a lungo dopo la prima raggiunta unità della patria, poiché il 27 giugno 1862 fu l'ultimo dsua esistenza. Stava per l'appunto poemetto comico lntidi lunga vita, il quale rimase naturalm-pnte incompiuto. LUIGI COLLINO.