La notte bianca

La notte bianca La notte bianca Alessio Nlcolajevtc TolstótJ, natonel 1882 nella provincia di Samara.^Ur.M^sMun primo libro di poesie. Ua pubblicalo limnetici opere tea-tran, vari romanzi. Ira cui ,Aellta .di prossima traduzione ilallana, molti volumi di novelle. Nel salottino separato del ristorante caucasico Hans notici (a Leningrado, sulla via Mihàilovskij) si stava stretti, ma a proprio agio. Vi erano tre persone: il professore, gran mangiatore, uomo assai equilibrato, il régìsseur, che beveva i amaro per i dissesti del cuore, e una terza persona, che non ha nessun rapporto col racconto. Brindavano toccando i bicchieri, e mangiavano pesce arrosto. J5 conversavano molto amichevolmente. 11 rèyhteur, che si esprimeva in modo assai oscuro, parlava, mentre goccie di sudore gli imperlavano il cranio paonazzo: — 11 cavallo... il cavallo tace sempre... Non c-a parlare il cavallo... Noi Levò il dito e lo tenne sollevato ; vi fu un momento di silenzio. — Puro il cavallo soffre. Nel circo, l'ho visto io, coi miei occhi: costringevano un cavallo a scrivere col muso sulla carta. «Scrivi, cavallo istruito: Racconta le tue pene ! ». E lui strusciava sulla carta col muso. Non gli usciva che bava: parole, nessuna. 11 cavallo non sa scrivere del proprio dolore. E' muto. E tuttavia soffre. Oh ! —. E di nuovo il dito si sollevò, e vi fu una pausa. — Ed ecco come faceva col muso sulla carta: schmiak, scmiak... Ecco tutto. Ma le lagrime... Forse... vi furono pure delle lagrime:.. Non le ho viste. Non lo so... Non c'era dubbio che col cavallo che non sapeva parlare, voleva alludere a se stesso. Il racconto era oscuro, ma molto penoso. Dietro la finestra coperta di tendine su cui era ricamato San» sonci, la notte bianca, con una silenziosa esasperazione, mostrava lesue tentazioni. Il cuore infranto dellégisseur piangeva amaramente. Erastato abbandonato dalla donna ama-ia che lo aveva lasciato bestemmiali-•do. Ma non gli uscivan fuori lagri- me, solo stille di sudore sulla cai-vizie da ubriacone. Il professore non amava i sentimentalismi ; trovava laoausa prima in ogni affare: così sisentiva più tranquillo. La ragazzina che era scappata lasciando il régis-seur non meritava lagrime. Bisogna bere eoli diceva congrayità — e versava vino nei bicchie-ri. — Guardate le cose in manierasemplice. Voi avete subito una emo-zione traumatica nella sfera sessuale.Che c'entrano i simboli?... Su via... — e toccava i bicchieri. -r II cavallo tace — ripetè il ,é.gisseur; girandosi attorno al cranio il dito piegato — il riavallo soffre... — Stupidaggini ! Prendete un purgante... Anzi un doppio purgante .. Tvì;- leverà, il romanticismo, come so ve lo portassero via con le mani Non si può offendere il cavai-lo... Il cavallo non ha la parola... Lungo il naso del régìsseur colava una lagrima e cadeva sulla tova^'iadi carta, su cui il terzo commensale, che non ha rapporto co! racconto, di-segnava gambe femminili. Rilasciando le guancie, abbassando gli occhiali, il professore sentenziava: — Nelle glandole sessuali traiimR- tizzate avviene mi»-eccessiva, elabora-zione d'ormoni. Questi irritano il si- stema nervoso: i nervi ricevono unostimolo dal di dentro, senza motiviesterni. Non ci sono motivi, quindiè l'organismo stesso che li iuventarapidamente. Eccovi la prima causadella coscienza mistica e di f-uti :. 'romanticismo. Se voi non smetto*e di .fabbricare in voi gli ormoni, non vi garantisco nulla. Tra una settimana farete delle pazzie: voi anelale incontro a un processo per scandali pubblici.- Il régìsseur si strinse la testa fra le mani e cominciò a piangere rumorosamente. Il suo cranio, fra i due •pugni serrati, rassomigliava alla luna^ accostata all'orlo della tovaglia. In complesso, per quel che riguardava le vicende d'amore avevano torto entrambi: tanto il régìsseur, quanto il professore. La nòtte esultava, dietro le tende abbassate, sopra Leningrado. Ed ecco, dal bianco languore della notte, il diavolo sa come e perchè, nel Balottino di San* souci, tra il denso fumo in cui il professore sceglieva il pesce, sd precipitò a capofitto, come una farfalla sul fuoco, una donna ubriaca, o più precisamente una adolescente. Ella spalancò la' porta e si soffermò guardando cogli occhi grigio-scuri la figura del professore, del professore di centocinquanta chili, che rimestava col cucchiaino in una salsiera. — Ahi — egli disse. — Prego, ac'comodatevi qua! Ecco ancora qualcuno che ha emozioni artificiose! Allora la ragazza precipitosamente si avvicinò al divano, si levò il cappellino e si lasciò cader giù, dietro la schiena del régìsseur. Evidentemente, ella si era addormentata durante il cammino fra la porta e il divano. — Ecco, questa è una cosa che io capisco! — disse il professore. — La ragazza è andata in frantumi I Il volto della aormiencc era pallido, d'aspetto piacevole : la bocca era semiaperta.' Nei capelli castani era infilato un pettinino rot-.o. Era iun-•ga, secca, coi capelli tagliati a zazzera.come un ragazzo. Sollevò le braccia dai gomiti puntuti. Sotto l'ascella, ivestitino nero era strappato. Le gambe grassoccie della adolescente eranocoperte di volgari calze rosa. Lescarpette recavano lo traccio demolto cammino. Il suo volto- era tenero e sapeva d'innocenza. Ella dormiva cosi profondamente che le palpebre parevano quelle di una mortaSul volto del régìsseur passò un'ombra di orrore. Egli guardava sbigottito la dormiente ; la mano di lei, col polso, cinto da un braccialetto i s^n&tì™ ss dosi tutto : ,— jjon V0gljo!_ jfon bisosna!... Quand'egli "saltò su, la ragafza fu scossa dal colpo che ebbero le molle del divano. Ella incominciò a voltarsi , fi^. y oadde gjf, dal divano trascinandosi dietro la testa dai capelli oscuri e la gamba lunga dalla calza rosa; e la ragazza rotolò sotto la tavola. Dallo coppe traboccò fuori il vino. — Un pò d'ammoniaca ! — urlò il professore. La ragazza fu sollevata e posta a sedere; le si dette ad annusare l'ammoniaca, le furon fatti dei bagnoli alla fronte. A poco a poco i suoi occhi grigi si aprirono. — Vi prego, uon mi date più dell'ammoniaca — ella disse, con una vocetta infantile. — Il régìsseur si mise a gridare. — Perchè siete caduta? Perchè siete ubriaca? Perchè siete venuta qui da noi? Chi siete? Una bambina, una prostituta ! — Nulla di questo genere — rispose quelia tartagliando. — Io non sono una prostituta. Mi hanrio ubriacata. Poi sono stati con me così cattivi da costringermi ad uscire da quel ristorante. Ilo camminato, camminato, ho attraversato la strada e sono entrata... Ho gran voglia di cetrioli! — ella disse sospirando. Il régìsseur la fulminò cogli occhi. Pareva che questa fanciulla dal vestitino dimesso, che mordicchiava un cetriolo dopo l'altro, arrossendo perfino dal piacere, fosse la causa del malessere che lo straziava; come se ella fosse venuta messaggera di tutte le donne in quella notte, e lo insul tasse: «Vedi come siamo fatte noi? Tu piangi, e noi mangiamo i cetrioli... » Il professore, parlando dei finti stimoli, aveva ragione mille volte. Questa fanciulla dai capelli corti, dai begli occhi indifferenti, già si pone va sotto agli stimoli eccitati del tormentato régìsseur e gli sembrava già ch'ella non fosse venuta invano nella nietta di Sntts touci, e che non invano e"a indossasse un abito nero, e che fosse sorta in modo mistico dal l'esasperato silenzio della notte bianca. Era una diavolessa? Una strega? Afferrandosi il capo, il régìsseur si P™* a camminare su e giù pel sa lottino. — Uria cosa terribile ! Spaventosa ! ^u *««••■ aspetti... ti tormenti... E a !ei cne importa? Sembra un uc- oallo.:. Un fantasma sorto dalla neb- D'a di un fiume... Prostituta!... — Perchè bestemmiate? — cliiese la ragazza. — Vi ripeto: non sono 1)11 a prostituta! Io ho fatto perfino il g'nnasio a Perni. Metà strada da lì » 1«a l'ho fatta ct>l treno: l'altra ™*C» n]° fatta * perchè mi ,mn"n derubata, Domani mattina ini liuti ero sotto un tram... I! régìsseur uon fece che stringere i denti; e perfino al professore pn-rve ohe il cervello gli evaporasse iìl/uwiò col furilo' del tabacco. Egli R0(fso Ia |esta ra,luta e inconiincò a ndagare la causa prima: — Come vi chiamate, cittadina? Katia. Sono di Perm, ve l'ho detto- Y-e J° dj^4"™ s«bl> che souo dl I»-.Vedete... sul capo da que- slo lato, ho una cicatrice. Quaudo la nostra Perm fu presa dai bianchi, una palla mi penetrò qui, entrando dalla finestra. 15 da quest'altro lato, sulla testa... tastate un po': un'altra rt«rtrtce.-v Quando i rossi presero im fAt'"ta da una «gaggia per lsfcrada- Adess° ml credete 1... Ho «■*««« «"». vedete un po !... .K,la ,eY,° ll 'PeLtinin° per assettar91 • castani che cadevano »1 d!Sordlne' Vedendole d patte Istarebbe trenta "rubli : dove pigli ]li? Mi sono iscritta al mercato castani che cadevan giù ini- no era rotto, lo buttò sulla tavola: — Ecco... al diavolo! Non ho più neppure il pettine!... —• Ve lo ricomprerò io! — disse régìsseur. — Ve ne comprerò una dozzina, di pettini ! ila spiegami perchè «ei venuta qui ? Perchè corri in giro la notte? — Perchè? Questo vi deve essere indifferente ! Questo non riguarda che me sola!... Quando i miei genitori morirono, io partii per Tambov, dalla zia, dove pensavo di sistemarmi. Per la strada, qualcuno mi ha spogliata di tutto. Sono arrivata a Tambov: la zia non c'era più. Ecco, che diavolo! Io non mi sono intimidita... non seno una di quelle! Sono entrata in una scuola di ballo a Tambov; e trovarono che avevo del talento. E in primavera sono partita per Leningrado : ho fatto la strada a piedi. Sono venuta perchè qui ci sono scuole superiori : ma souo capi tata nella secca... — In che genere di secca? — Ma... non ho soldi! Questa vita mi è venuta a noia ! Mi butterò sotto il tram ! — disse con indifferenza Il régìsseur di nuovo incominciò a camminare per il salottino, col capo fra le mani. — Non capisco più niente ! Chi è costei ? Che vuole da noi ? Chi l'ha mandata ? — Ma uon son che bugie — disse il professore. — Mandate al diavolo il vostro romanticismo ! Come abbiamo riempito di fumo le stanze, qui ! Non si può più nemmeno respirare ! Come se non sentisse le voci, la ragazza proseguì — Ed ecco... ora io giro e giro per questa maledetta città!... Ho voglia di vivere... Ho voglia di mangiare! Non ho nulla fuorché il vestitino che ho indosso! Voi sipte uomini della Nep! Voi state bene, dormite nei letti... ma ecco come son ridotta io! A Perm invece ho perfino della roba : ho una cassa di vestiti e un samovar di valore. Il biglietto per Perm codarde I lavoro: mi offrono fra un po' di tempo del lavoro in una fabbrica di ultimo ordine... Io non so... Dunque, addio la mia arte... addio il ballo, è finita la carriera artistica ! —. Le sue labbra si misero a tremare. — Metterò la mia testa sotto un tramvai! — Katia...—. Il régìsseur arrivò con un salto alla tavola, afferrò la ragazza per le esalti mani, fissò gli occhi negli occhi di lei... — Ti hanno offesa... Quando? Da molto tempo? Soltanto ora? Parla, dimmi tutto... Allora la ragazza, senza levar le mani, dagli occhi, silenziosamente si mise a piangere. Le lagrime scorrevano rapide. Per quanto il régìsseur non insistesse, ella non faceva che crollare il capo. Ma il professore si fece triste comprendendo, pur senza parole, la causa prima! — Katia! — urlava il régìsseur. — Tu sei sola... io sono solo... La notte bianca ha picchiato alla nostra anima. Noi siamo affranti. Ma noi non ci amiamo... No... non lo aspettare... non lo sperare... Noi siamo due che sou lontani... Senza amore non mi avvicinerò mai a nessuno: ma come un amico, capisci, come un fratello... Come uno che ti è vicino... Uno che soffre come te ! E qui il régìsseur scatenò una tale tiritera sui suoi sentimenti, che il professore non fece che allargare le mani^, e la ragazza si allontanò, si scostò, si chiuse in sè. Quando la testa del régìsseur si posò di nuovo come una luna piena sul margine della tavola, la ragazza si alzò e con le due mani si infilò il cappellino morbido: — Mi darete due o tre rubli?... — chiese, guardando da un'altra parte. — Le furon dati tre rubli. Stringendoli nel pugnetto, ella se ne.andò verso la porta. Poi si voltò, e tutto ad un tratto si fece somigliante a un cardo: — Questo non significa che io sia una specie di prostituta... Non vi preoccupate!.. Scusatemi, signori dela Nep, ma non mi butterò sotto il tram per far piacere a voi. Anch'io so graffiare... — e scomparve dietro a tenda impolverata. Non c'era più nulla da fare iiel salottino. Pagarono il conto. Scossero il régìsseur, lo convinsero che comunque stessero le cose, bisognava tornare a casa. Uscirono sulla strada senza ombra, da notte bianca, col selciato umido e e finestre dormenti. Dall'occidente fino alla metà del cielo, si stendevano sulla città le piume rosa-dorate delle nubi. Una donna con la testa avvolta in un fazzoletto spostava i binari. Più in là, in gruppo, passarono studenti e studentesse: le loro voci erano chiare e fresche nell'aria mattutina: andavano in fretta per arrivare alle isole prima che fosse aperto il porte. Il terzo interlocutore, che non ha rapporto col racconto, prese il professore a braccetto: — E secondo voi chi era costei?...— Mah!... Una solitaria... _— Lo capisco... ma chi? Una prostituta? — Come dirvi? La vita, vedete, ora, gira come una ruota. Tutto è messo sotto sopra. — Notte... notte... angoscia... non ne posso più... — sospiro il régìsseur buttandosi in una vettura ! . ALESSIO TOLSTOI (Trad. Olga Resnevic Signorelli).

Persone citate: Alessio Nlcolajevtc Tolstótj, Alessio Tolstoi, Perni, Signorelli

Luoghi citati: Leningrado, Tambov