Il pittore delle belle donne

Il pittore delle belle donne Il pittore delle belle donne Ambrogio Alciati fu a Milano, nell'ultiino ventennio, il ritrattista utfidale delle belle donne. Signore divenute, ormai nonne, dame che meominciano a sfiorire, ragazze, amatofidanzate sposate tra due turni dtrincea c oggi appassite, stilarono eposarono nefsuo studio. La sua tavolozza elegante e brìilante, in pochi anni di lavoro instalicabile, fermò sulla tela le apparizio-ni terrestri di queste eroine di ro-nanzi e di drammi; protagoniste diawenture amorose, celebrità dellecronache galanti e mondane qualivissero nella Milano novecentesca tradue scatenate tempeste: quella del-l'anteguerra, quella uel dopo guerraPer ognuna, si può dire, delle suearmoniose modelle, fiorivano, in quetempi, gli aneddoti suggeriti dallamaldicenza o dalla realtà: di unabionda si diceva ch'era finita in ma-nicoinio e di un'altra che provenivada una casa di piacere; a questa siinvidiava lo- scandalo clamoroso, aquella una inattesa fortuna, l nomi guoli femminili che intitolavano i quadri erano mescolati agii applausi trionfali delle platee alle prime cadenze di tango allo scalpitìo dei cavalli requisiti per la guerra. E quando sorgevano immateriali,evocate dal pettegolezzo nel ridotto della Scala o nella buvette, del Cova, queste creature avevano la figura e il viso raffigurati da Ambrogio Alciati sullo sfondo di un salottino in penombra, nel grigio di una sala da ballo o di un boudoir semispento. Con un bellissimo artificio egli aveva innestato nei ritratti di questo belle donne gli elementi della fragilità, i simboli della vana eleganza. Ifiori le stoffe di moda i cagnolini dilusso componevano l'aureola idealeai gesti frivoli ai fuggevoli passi mquali, dallo spazio le caduche creature incedevano verso la ribalta spettrale del tempo. Per completare quell'atmosfera si potrebbe logicamenteattribuire alla loro perfezione fem-minile una contemporanea immagi-ne letteraria di Gabriele D'Annunzio o di Guido da Verona uno spunto musicale di Strauss o di Lebar. D pittore non le giudicava: nella definizione di un braccio sensuale o di una spalla morbida ignuda la sua arte si compiaceva come nell'assoluzione di un peccato veniale. Se egli disponeva armonicamente in posacopra un sofà o sur una poltrona liberty la grazia inquieta e nervosa della donna millenovecento egli pareva un maestro di raffinata e tradizionale galanteria. Si sarebbe voluto immaginare il pittore di queste beltà muliebri, snello elegantissimo ejspavaldo come Delacroix, Whistler 0Boldini. Invece il suo viso era me- lanconico e stanco, quale ecdi lo raf-figurò nell'autoritratto degli Uffizi-gli occhi grigi e chiari si intonavano al pallore delle guancie al biondiedo dei capelli radi dei baffi incerti della barba a punta. Il suo modo tipico di camminare frettolosamente e un po' curvo lungo i muri, la conversazione ambrosianamente bonaria ed ironica rivelavano uno spiri- ^T™,^ l'^n1^ Nel Tcolo dannunziano delle donne fa-tali e degli uomini superesteti, or-bitri elegantiarum, lo impacciava ilcorpo un po' grosso e goffo. Forse gli pesavano sulle spalle curve le memorie del suo passato miserevole e provinciale. Era nato cinquantanni or sono a Vercelli, in povertà quasi assoluta: gli mori presto il padre e fei deve ai sacrine^ eroici e contadi-nescamente ostinati della sua povera mamma se egli potè andar a scuola. fLa mamma per tirar avanti alla me- glio dipingeva gli ingenui e.r-uo/o le immagini religiose che vendeva aicampagnuoli riuniti a Vercelli nel• 1 °j i , ... , giorno del-mercato settimanale. In memoria di quei sacrifici don-neschi e delle origini umili e dellefatiche ininterrotto, Alciati descris-6e più volto con la pittura, in quadririmasti famosi (uno è alla Galleria d*Arte Moderna di Milano), la bravacreatura che difese la sua infanziaIra gli stenti e animò di fede la suavocazione. La vecchina è rappresen tata con un affetto che sembra lottare con la verità. Il leggero provinciahsmo delle vesti disusate delle mi- . ■mani o ^el cannellinolatnes sune mani e «tei cappeinnoscimmiesco a sghimbescio la carnesmunta del viso e delle labbra incisa dalla povertà, tutta a rughe, sono composte affettuosamente come stan- che ed amate membra in una bara, Dietro quella povera mamma c'è la povera infanzia. povera Il pittore che, a buon diritto, come l'Appiani dal Foscolo, potrebbe esser definito nel nostro secolo a pittore delle Grazie i perchè, raggiunte la città e la fortuna, fu lo storico delle donne sopraffine e degli aristocratici bimbi, si contemplava talora nei ricordi della sua infanzia miserevole per le de oscure su le piazze erbose all'ombra del bel Sant'Andrea. Se egli faceva posare un bimbo azzimato e testardo come una bambola, rivedeva se stesso nella povertà degli zoccolctti e della berretta rossa intrecciata a crochet, con i feloni alle mani e i capelli spettinati." Poi le passeggiato lungo gli argini della Sesia in vista della pianura punteggiata di casolari e qua e 1* azzurrognola per i riflessi del cielo megli specchi incrinati delle risaie. Tra quei filari di pioppi carichi d'usignoli e le pallide nebbie vaporanti dai canneti, il radazzo affinava la sensibilità pittorica dello sguardo, vi collocava in un facile sogno i fan- tasmi dipinti da Gaudenzio Ferrari dentro la cupola di San Cristoforo dove la madre aveva appeso i suoi primitivi e ingenui ex-voto. (^r ti i j , i- quella piccola modesta signora egli renne a Milano quando fu deciso ch'e<:li dovesse studiare pittura ni- l'Accademia. Andarono ad abitare due camerette ir. via Montebello. .Estremamente abitudinario e quasi provinciale, nella grande città dimo- rò poi senupre intorno al Naviglio, tal t'imbuii di San Jlarco. Il cortile fc1^8^^^ firfi^ jSolferino e in via Brera, il caffè de g)1 artisti all'angolo di via"Fiori OscuI™ furono poco a poco e poi sempre j il suo regno. Por parecchi anni fre- jquentò una taverna di lusso così j prossima al Duomo che se ne udiva il campatone sopra l'acciottolio dei piatii. Quivi gli erano compagni se- ]Tali, quando la mamma fu morta, Pieli-Marigiagàllij Panizza, Adami e lo stesso celebratissimo trattore morto ipoco tempo fa suicida. La sua grassa ed epicurea giocondità, chiu sasi P°i tragicamente, Alciati rap- presentò in un ritratto, dove la fi- S1""* completata da una ghiotta rassegna coloristica di frutta di ara- goste e di molluschi. Il suo sogno d'arto fu ben presto il ritratto. Non sentì la suprema volut- tà pittorica di concentrare un mondo nel ciclo di una natura morta e ad- dirittura un infinito nella geometria solida di due scodelle tra un piatto Km bicchiere e un'aringa affumicata, Le tempeste e le serenità del tpae saggio umano » tra le orbite e attorno alle vette della fronte negli arco- baleni degli sguardi e nel gioco dei ;sorrisi attrassero il suo pennello e lai i sua attenzione più dei colli brianzoli o dei laghi prealpini. Fu un paesagigista casuale ed estemporaneo: si allontanò dal quadro di figura, e propriamente dal ritratto, jjer subito ritornarvi. Degno continuatore del suo mae jdel nord italiano ebbe la passione d studiare la personalità umana e la, 'psicologi x attraverso le cristallizza-' !zi0ni della fisonomia e oltre la pro fondita degli sguardi. Il Tallone ri-1jmase attaccato alla verità pura e in tensa dell'uomo come a un 'àncora d stro Cesare Tallone. Quanto lui; ma inconsciamente, come tanti maestri i del primo ottocento, amava i bolo gnesi del seicento; predilesse dapprinla j] francese Carrière. Ritornò, se sempre in freno e nobilitata da un crescente e deciso studio della forma, Lo scrupolo artistico diventò in lui ossessionante : l'apparento facilità, salvezza, PAlciati smarritosi qualche volta nell'accarezzamento del leggiadro e del piacevole, risentì l'aura >mpressionistica. Odiava i neoclassici mai, più indietro, alle trasparenze e alle disinvolture grigiorosee del Cre-j mona. La sua abilità fu tenuta quasi la a scorrevole vena», sono il frutto di una tormentosa meditazione e di un affinamento progressivo che lo legarono molto volto per un anno at- torno al o problema» di un ritratto Le donne rimasero davanti al suol sguardo pei ore ed ore penetrati' dall'acutezza del suo occhio che era, ' 1 j l pan a quella dell'ironia. La sensua- lità l'eleganza la melanconia creanonei suoi "ritratti femminili altrettaa- te atmosfere, come un alone che siprolunga attorno alla personalità ene esprime i più misteriosi e tacitirapporti. Le sfumature dei colori e le pe-nombre compongono attorno all'atti-mo della vita umana lo spettro del minuto che passa. La luce è immri-teriale e vibrante tra le pareti, attor- llo agli oggetti senza respiro: così vedemmo una donna mentre parla- vamo d'amore in un salotto o rac- contavamo a un'attrice una cornine- dia o seguivamo il discendere gradi- no per gradino di un'etèra lungo le scalee di un Gran d'Hotel Gli uomini sono staccati ; ma le donne e i bambini riflettono più fedelmente il brivido dell'ora che passa. Per questo fu anche un ritrattista di fanciulli o di infanti, come il romano Spadini, al quale lo legavano, oltre questa predilezione '•lei soletto, una buona amicizia e la somiglianza delle ricerche pittoriche. L'Aldati, che si era appassionato a ritrarre tante volt" l'imbambolata eWanza e la piccola bestialità e la raffinata civetteria dei bambini ak trui, quand'ebbe una bambina sua, pochi anni prima della morte, non si stancò di fissarla con la matita e con i colori in tutte le pose. Con. pose quasi giorno per giorno, col di- segno rapido e intelligente, strofa a Istrofa, tutto un canzoniere infantile i che rivela a ohi lo guardi un nuovo iaspetto della sua tecnica e un lato i fondamentale del suo carattere: |quello sentimentale. j II pittore delle belle donne non 'aveva niente di diabolico. Nell'inti- ma conversazione tra pochi amici pa- 1lesava io spirito arguto e bonario in- ! fiorando la parlata di motti mila- nesi preziosissimi. Dall'osservazione della vita, che anche per lui era stata faticosa e dura, non aveva tratto che ammonimenti di filosofica inditi- genza. j Circondalo qualche volta da una brigata di parassiti si compiaceva dì essere il loro generoso anfitrione, Così era riinasto fino all'ultimo ami--co degli umili. Andando a Brera do- ve occupava la cattedra per l'inse-gnamento della figura si tratteneva a chiacchiere coi vecchi modelli, conuno, soprattutto, ridotto dalla mise-ria a guadagnar qualche soldo strap-, pando le erbaccic cresciute tra i dot-toli del selciato, Suo confidente affezionato e fedele fino al giorno della morte, fu un sem- plice portiere di Brera. Aveva visto l'Alciati. ragazzetto smilzo e povero, frequentare la scuola del Tallone poi l'aveva seguito nei primi trionii, l'aveva aiutato a esporre in buo- na luce i quadri destinati ai premii nelle Esposizioni di Brera e della Permanente: e, da ultimo, si accon tentava di annunciare il suo ingres so nell'aula: « Il signor professore; ientra il signor professore». Nei gior jni di domenica condivideva con lui ■ le emozioni del gioco del calcio. La 'passione di frequentare lo stadio si univa, nell'Aloiati, all'amore per la città natale: ritrovava nelle antica mere dell'arena e sull'erbetta calve stata del campo la sua squadra, la squadra per eccellenza: quella di Vercelli. Conosceva uno ad uno i gio catori dalle maglie bianche, li ac 1 compa£rnava nelle città dov'erano chiamati dalle competizioni, urlava a final/ goal!» prima ancora che il 'pallone avesse sfondata la porta, -brindava agli eroi del campionato, i accarezzava fraternamente le corpoirature gigantesche delle «ali» dei « portieri » dei « terzini n. Poi, se ve'deva apparire sugli spalti e scendere ]mollemente per le gradinate una , spettatrice elegante e molle, una fanleiulla muscolosa e agile come una i Vittoria, traeva di tasca l'album but- I tava giù due segni per fissare lo jspunto di una posa o di un gesto, Si ricordava d'essere il pittore j i delle belle donne, e! RAFFAELE CALZINI s, I

Luoghi citati: Milano, San Cristoforo, Vercelli, Verona