Il genio e il portafoglio

Il genio e il portafoglio Il genio e il portafoglio VIENNA, dicembre. E' un genio il tenore? Nossignore, 11 tenore non è un genio, ma può fare una cosa della quale 1 più non sono capaci: può cantare. Il tenore di gran classe, oltre a cantare, si capisce, emette note ohe formano l'aspirazione di tutti i suoi meno ^privilegiati colleghi; non per questo, però e un genio lui, essendosi concordi nel negare tale bellissimo superbi titolo a chi non riveli, su quante doti potè avere in dono da madre natura, una prevalenza enorme di quelle spiccatamente cerebrali. Teniamoci al largo dallo scoglio scientifico. Del tema del tenore ci occupiamo perchè all'indomani delle recite viennesi d'um celebre artista Urico italiano qualcuno ha osservato che i duemila dollari pagatigli per sera erano troppi. In un paese In cui l'operalo, se assistito dalla fortuna, riesce a guadagnare. 200 scellini al mese e il funzionario dello Stato costretto a presentarsi in tribunale Li veste ufficiale chiede scusa pei che la magra paga non gli permette di provvedersi di un abito nero, un individuo che cantando per tre ore intasca scellini quattordicimila — 77 al minuto: hanno fatto il conto con esattezza — non può essere ben visto. Probabilmente anche per ragioni di gelosia: infatti, perchè uno deve venire al mondo con un'ugola paragonabile a una miniera d'oro e un altro, oùtre a non poter ricavare nulla dalla propria voce, deve vedere li prossimo inorridire se attacca qualche romanza di noto autore? L'invidia per il tenore è paragonabile a quella che molta gente sente per i nuovi ricchi, per i grandi capitani della finanza, per i fabbrioatori, : creatori (e distruggitori) di fortune, categoria di persone d'una peculiare innegabile genialità e che un nostro spiritoso collega, famoso anzitutto per la sua eterna bolletta, ha una vo'ta definito globalmente cosi: «Il nuovo ricco è un uomo che è riuscito a fare una cosa che vorrebbero fare tanti altri... ». Danaro: no? Nel nostro secolo materialista, la prova del successo, e quindi della genialità dii chi lo riporta, è data in primo luogo dal danaro. Tendenze del genere si notavano già nel secolo scorso, altrimenti Adelina Patti, quando nell'82 fece in America una tournée di sei mesi, non avrebbe potuto chiedere e ottenere un compenso serale di cinquemila dollari. Narrano le cronache che il povero impresario, trattando con la primadonna e cercando di indurla.a diminuire le pretese, le abbia detto con supplichevole voce : « I 150.000 dol lari che ella vuok guadagnare in un mese li guadagna in tutto l'anno il Presidente degli Stati Uniti... ». « Benissimo, gli rispose la divina Adelina assai tranquilla: se il Presi dente costa di meno, fate cantare luì... ». Mentre i grandi artisti lirici accumulano la loro fortuna in un numero di anni relativamente breve, e di continuo assillati dal timore di perdere, un giorno o l'altro, il dono della magica voce, esiste oggi, specie nei paesi anglosassoni, una vasta classe di intellettuali che pur senza aspirare al rango di geni! vedono la loro opera coronata da un successo economico notevolissimo. Se nel passato tale classe non potè formarsi, lo si dovè all'assenza di leggi protettrici dei diritti di autore, lacuna legislativa della quale furono vittime, fra gli altri, Mozart, Beethoven e Schubert: fino a quando l'autore non ebbe modo di contare sul reddito della sua produzione, gli toccò dipendere da editori disposti al massimo a corrispondergli un compenso una volta tanto. Non erano stati i lavori tetterarìi a dare la ricchezza ad un Shakespeare, e ad un Voltaire; e viceversa l'aver composto l'Eroica non bastò a liberare Beethoven dalle piccole ansie quotidiane, che erano — come lui stesso sospirando diceva — quelle che lo uccidevano. Mozart morì indebitato al punto che buttarono il suo cadavere in una fossa da poveri nella quale per sempre si confuse con i corpi di infiniti ignoti, schubert, composta che avesse una nuova canzone, entrava nella bottega dell'editore, tremando come scolaretto che si accinga a presentare un compito della cui bontà non è persuaso Efraimo Lessing, che visse pensando alla scadenza della cambiali, e abbinando le meditazioni filosofiche agli studi sulla necessità di campane con 800 talleri all'anno (per tappare un buco, scriveva al non generoso editore, mi tocca aprirne un altro) tornando al mondo oggi spalancherebbe gli occhi a sentire che Emil Ludwig, giornalista abile nel raccontare fatti storici, ha accumulato centinaia di migliaia di marchi scrivendo a getto continuo libri probabilmente destinati a durare un po' meno dei suoi. Allorché l'autore della Drammaturgia e del Saggio \atan venne a morire, te spese del funerale dovè pagarle il duca di Brunsvigo. Più fortuna di Lessing ebbe Goethe, ma — un po' simile ad Haydn — Goethe sapeva fare i suoi interessi: l'editore Mylius, dopo di avergli pagato venti talleri per Stella, temè fortemente di sentirsi chiedere 100 luigi d'oro per il Faust. Dall'editore Cotta, Goethe riscosse, vivendo. 233.969 fiorini e altri 270.944 li percepirono, dopo la sua morte, gli eredi. • Sia pur sicuro, aveva scritto Schiller al Cotta, parlandogli di Goethe, che non le venderà nulla per prezzo migliore che ad un altro editore e che le sue richieste saranno elevate... La liberalità verso gli editori non è la sua caratteristica A Schiller e ai suoi eredi Cotta pagò 275.000 marchi. Per la Congiura dei Fieschi, Schiller aveva avuto dal libralo Schwan 11 luigi d'oro; per Wallensteln. Cotta gli diede 2046 talleri per la prima edizione. 1100 per la seconda e la terza, onestamente scrivendogli non potere l'onorario, trattandosi di un uomo come Schiller, costituire l'equivalente per il lavoro, sicché nessun accordo bastava a esonerare l'editore dal compiere 1 gesti consentitigli dal successo. Il Guglielmo Teli frutti1» 1620 fiorini, le tre edizioni della Marta Stuarda ne fruttarono 1540... Infinitamente maggiori sono stati però i guadagni di Sudermann, i cui drammi (l'Onore in ispecie) hanno fruttato milioni, mentre Gerardo Hauntmann. pur senza poter vantare gl'introiti di Bernardo Shaw, ha dalla sua produzione drammatica ricavato fino adesso almeno nove milioi.i di marchi. Con Vecchia Aldelberga Meyer-Fórster ha intascato circr la metà di tale cifra, con la Vedova allegra Lehar ha fatto diecine e diecine di milinoi, e milionari! — per rimanere nel campo i' dell'operettistica — sono diventati Leo] Fall, Edmondo Eysler, Jean Gilbert, Enterico Kalmann. Il più ricco fra 1 compositori di opere tedeschi è Riccardo Strauss. Sul banchi della scuola, i cosiddetti grandi uomini raramente furono 1 primi della classe : al contrario. Ma chi ama il ragazzo sgobbone 11 quale riduca lo studio ad una meccanica esercitazione, ad uno sforzo di mnemonica Inteso a permettergli la pappagallesca ripetizione di certe regole e frasi, col mlnoi numero possibile di errori ? Un pessimo scolaro fu appunto Hauptmann, che per anni, lungi dal detenere il primato, fu l'ultimo della classe. Alla quarta ginnasiale arrivò Dio sa come, e 11 padre, esasperato dalla lettura di una pagella equivalente ad un certificato di deficienza, lo ritirò dalla scuola. Hauptmann fu dichiarato buono solo in disegno. Bismarck fu costantemente l'ultimo o il penultimo: se ebbe l'abilità di non lasct-irsi bocciare mai, è certo che agli esami, per dirla in gergo, passò sempre con la scoppola. I maestri lo giudicavano pigro e magari peggio, rivelando verso Bismarck ragazzo quelle prevenzioni che ebbe poi a rivelare verso Bismarck giovanotto il signor von Puttkammer, allorché il futuro Cancelliere di ferroi osò chiedergli la mano della figlia Berta, E un pessimo scolaro fu anche Walter Rathenau, l'uomo che durante la guerra mondiale seppe organizzare a meraviglia il rifornimento delle materie prime della Germania, l'uomo che ancora oggi, se terroristi politici non lo avessero cosi Immeritatamente soppresso, starebbe nella schiera dei tedeschi meritevoli della stima mondiale, perchè valorosi nel campo industriale e nel politico, perchè geniali e colti. Interessante quanto lo studio delle origini dell'uomo geniale è il curiosare sulle condizioni di ambiente e di spirito di cui questi individui — eletti taluni da madre natura, altri d* favore di popolo — hanno bisogno per poter creare ciò che genialità loro ispira. Michelangelo e Leonardo e i grandi artisti del pennello, da Raffaello a Velasquez, colpiscono per l'equilibrio spirituale che permetteva loro di lavorare quando e come avessero voluto. Nessuno di essi invocò, ad esempio, tempeste fiagellatricl del nervi o la presenza di animali: floober. Russe e Marke furono, per Riccardo Wagner, tre cani di Terranova della cui vicinanza egli aveva bisogno, per comporre, quanto del lampo e del tuono. Noto è che Schiller, .per potersene stare a tavolino, doveva sentire venir su dal cassetto lo sgradevole odore delle mele guaste e noto è che a Goethe non dispiaceva, prima di mettersi a dettare al suo scrivano, camminando su e giù per la stanza con le mani incrociate sulla schiena, bere un po' di buon vino. Beethoven lavorava dopo di avere golosamente mangiato piatti viennesi che costituivano la sua delizia, oppure se gli era riuscito di correre ore e ore per l'a« pena campagna, mentre il cielo si copriva di nuvole e magari pioveva, Un bevitore serio era Schubert, che al molto vino trangugiato ha attinto la dolce e molle Fròhlichkeit viennese, mentre di Rossini si narra che l'incitasse a comporre il prender parte a serate nelle quali si fossero stappate bottiglie di sciampagna a tutto andare. Lui però non beveva. A Zurìgo, per un paio d'anni, io ho visto ogni sera Ferruccio Busoni, sempre seguito dal fedele cane Giotto, andarsene, fra le 5 e le 6, in un caffè-ristorante sulla Limmat, a bere mezza bottiglia di spumante. Lavoratori amanti delle tenebre debbono essercene pure ai tempi nostri:] i giovani scrittori continuano a dimostrarsi convinti che non sia geniale e non possa aspirare al benché minimo successo colui che non trascorra le notti a tavolino e non sia in grado di parlare di questo suo non necessario nè richiesto sacrificio Vero è, tuttavia, che usarono lavorare solo di notte un Richelieu ed un Balzac, andando a dormire alle 9 del mattino, dopo d'essersi fatti • svegliare » a mezzanotte, e che un sistema non dissimile ha adottato 11 Commissario Per gli Esteri russo. In pieno Inverno, a Mosca, con 24 e 26 gradi sotto zero, qualche sera in albergo mi sono «lnrìltn,'el),ef0nare: sì^°r Clcerin avrà il piacere di riceverla stanotte: Più tardi le faremo conoscere a che ora... », — Il Feace.

Luoghi citati: America, Bismarck, Germania, Mosca, Stati Uniti, Stella, Terranova, Vienna