L'uomo cattivo

L'uomo cattivo L'uomo cattivo Ho appena lasciato l'uomo cattivojed è come se mi fosse rimasta la bocca, amara per aver bevuto del tossicoEppure, quest'uomo non mi convince; in fondo, anche lui come tanti altri che tutti proclamano perfide malvagi, dev'essere invece buono, a buo modo, ma buono. L'impresa decoprirla, questa bontà sotterraneacerto è difficile; ma si può tentare.^ Anzitutto dovrei sorvolare sull'aspetto fisico che, non v'ha dubbio, è l'uomo cattivo in persona, con quella faccia appuntita, l'eterno sogghigno che porta sulle labbra con la cura e l'elegante preoccupazione con cui altri porta un monocolo nell'orDita, quegli occhi color nocciola minuti e sfuggenti e poi quel suo pallore bilioso e quel suo camminar sHinpre curvo, e il soffermarsi di tratto in tratto per la strada, come a cercar delle vittime fra gli innocenti che passano cercando di non farsi vedere e, appena passati, vanno un pocome se cercassero di scansare una sassata. E dovrei anche dimenticare quello che di lui si racconta, che ha tradito gli amici più cari, canzonato e vilipeso i benefattori, adulato per bassi scopi i potenti ; e che, infine, ò uscito da poco dal carcere, e nessuno sa ancora perchè ce l'avessero rinchiuso. La sua ricomparsa ha gettato il terrore nella città, nessuno ha osa to avvicinarlo. Io solo ho risposto a un suo altero saluto porgendogli la mano, l'ho accompagnato per quasun'ora, ho ascoltato senza rifiatare le Bue rampogne e le sue perfìdie contro tutti che ci conoscono. Ed ora sono certo che riderà di me, col primo che abbia il coraggio di starlo a sentire, o meglio dirà che sono una canaglia, che ho voluto di proposito offenderlo con la mia ostentata cordialità, che della mia protezione lunon sa che farsene, e che di me eglnon vorrà mai più curarsi per nulla al mondo. Lo conosco, purtroppo ; ba fatto così con tanti altri. Oppure dirà cose ancora più atroci, mi diffamerà nella mia vita nrivata, oltraggerà le persone che più mi son care..'Ma perchè gli ho dato confidenzaperchè mi sono sottoposto alla sua vile ferocia, perchè non corro ad inseguirlo, a prenderlo a schiaffi, a gridargli sul muso tutte le ingiurie che pi merita la sua anima infernale, per versa? Ma allora, questa nascosta bontàÌEsiate, sì, deve esistere. Ma per tro vargli la via del cuore, a quell'uomobisognerebbe ugualmente picchiarlolegarlo, renderlo inoffensivo con la violenza ; non varrebbe, infatti, nessun espediente, nessuna lusinga sentimentale ; a parlargli, che so io, dqualche dolore che ci accomuna, dqualche nostra umana sofferenza, adirgli che noi siamo pronti a soccorrerlo perchè anche noi, su questaterra, abbiamo dovuto troppe ^•lagnarci, e che tutti andiamo- versoun destino inconoscibile, macche, sarebbe come invitarlo a dar prova., dtutto il cinismo di cui è capace il suo tristissimo cuore. Ci rinfaccerebbe una piccola fortuna di cui ci siamoperfino dimenticati, una quiete d1 • j: _ ili* *j j cui godiamo talvolta trepidandonon ammetterebbe nessun paragoneriderebbe anche della nostra sciocca possibilità di soffrire. E allora? Dovrei mostrarmi più malvagio di lui, indurlo a reagire E' guardingo, è astuto, vive semprein allarme, e non ci cascherebbeoppure me Io ritroverei ad un tratto moralista, ma di quel moralismo tetro e feroce degli inquisitori, non mi darebbe quartiere, tuonerebbe contro i miei peccati d'orgoglio, costringendomi, alla fine, a confessare di aver mentito, di essere anch'ioahimè, uno sciagurato da mettere neLimbo, smantellando ogni mia volontà, facendomi perfino rinnegare imio carattere : per farlo tacere, -per non saltargli alla gola. Ma dunque, perchè io credo che in lui esista davvero una qualsiasi bon. «. n L . —j." ta? Clie prova ne ho se in tanti anniohe lo conosco, non ha tatto che negare tutto, il valore degli uomini, la loro possibilità d'alletto e di coraggio, ai fedeltà e d'abnegazione, se ha negato l'ingegno a chi doveva riconoscere almeno dell'indulgenza, e l'onestà in ohi gli presentava opere di innegabile pregio? Se ha sparso intorno a sè la mortificazione e l'accidia, ha tagliato le gambe a chi stava per correre, ha messo alla gogna giamici e costretto i nemici, perchè potessero sfuggire alle sue vendette, a ferirlo con l'insidia, la calunnia, itradimento? Dove egli è passato nulla è rimasto illeso, ha demolito anche le statue, ha insultato i mortiha coperto del suo dispregio la giovinezza, e di un mondo affaccendatomediocre ed operoso ha fatto, nella mente di chi, ingenuo, beveva le suparole, un mondo vile, bestiale, abbonirne vole. Non contento di insultare gli uomini, ha attaccato paesicittà, nazioni* intere, ha maledetto cieli che non gli si mostravano benigni, i fiumi che andavano con troppa grazia e lentezza al loro destinole montagne che interrompevano pianure care alla sua selvaggia tristezza Donde viene simile uomo? A che prò', dunque, mettermi in croce per un malvagio autentico, a che pròcercare in lui un'ombra, una solombra di fraternità? Eppure, c'è questo istinto che torna a scongiurarmi di non badare allapparenze, e non riesco a soffocarlo[Vediamo. La sua insolenza non deriva forsda un eccesso di orgoglio? Egli è orgoglioso, non c'è dubbio, anzi, arrivando a tanto da commettere dellbassezze, vuol dire che sente il bisogno di difendersi. Dunque, in lui c'un punto debole, ch'egli vuole a tutti costi coprire: e non può essere ch]a timidezza. Una timidezza di ormai remotorigini, ma che deve averlo fatto disperare e dolorare. Quand'era molto giovane egli si capiva intelligenteBenàbile alle idee ardite e generos corno alla presente leggiadre di pae saggi e dì fanciulle. Ma, discreto e scontroso, aspettava sempre d'essere invitato a partecipare di quelle fortune, da coloro che gliene sembravano i legittimi detentori; gli uomini che andavano per la maggiore, le autorità costituite, le donne pronte, con altri, ai sorrisi, la natura stessa, che tutti decantavano amica e propizia. Gli inviti non vennero mai : ed anzi l'indipendenza con cui il mondo assisteva alle sue attese trepidanti e superbe, lo mise sempre più in soggezione, gli fece a lungo pesare un'assurda, invincibile inferiorità. Così, quest'uomo finì col reagire, con l'odiare, chi lo obbligava, senza volerlo, ad intimidirsi, passò all'offesa, all'orgoglio demoniaco, deciso a tutto negare pur di non essere soggiogato da nessuno. Del resto, questa e la storia di molti uomini insigni, che sovente una grande impresa ha il significato occulto di una sfida eroica, quasi insensata, agli spettatori anonimi con i quali non si è avuta la capacità di stabilire cordiali, interessati rapporti. Raramente il bel vivere del mondo favorisce le ottime azioni. Il mio uomo cattivo a tali azioni non è giunto, perchè ad un disdegnoso silenzio ha preferito un inter- vcarrigsnslqvrvod vento continuo, ostinato nelle faccende altrui ; ha voluto smascherare anziché costruire, e invece di preparare una grande battaglia s'è smarrito in un'estenuante guerriglia. La gente, che sulle prime non aveva nessun rancore contro di lui, che anzi non gli badava neppure, intenta ai suoi piaceri e lavori, si vedeva assalita, vituperata, diffamata da questo ignoto che voleva dimostrarle comunque di non temerla; e, com'era inevitabile, reagiva. Reagiva, ed egli raddoppiava in violenza, ormai convinto d'essere circondato di nemici, menava colpi alla cieca e spesso, dolorosamente, sbatteva i pugni contro irte e pietrose muraglie. Un altro, forse, avrebbe finito col perdonare, o col rassegnarsi al silenzio; lui no, perchè è un uomo originale, tutto quello che gli esce dalla mente è nuovo, genuino, e il paragone con la mediocrità e insulsaggine altrui lo irrita ; fa raddoppiare il suo orgoglio. E alla fine questa continua negazione diventa un abito, egli bàtte per battere, senza più preoccuparsi se i oolpi vadan giusti od ingiusti; talvolta offende, insulta senza un vero rancore, con una quasi dolce stanchezza, come un fabbro che la sera, dopo aver martellato tutto il giorno e a o i , o l a e o a e i ; o o un ferro sull'incudine, fa tamburellare distrattamente le dita sulla tavola. Egli avrebbe dunque questo fondo di bontà. Ma a che pio' rivelarlo ? Se lo facessi, egli mi oòierobbe, parlerebbe di me col tono di un profeta cte fulmina e maledisce, urlerebbe ' che io non ho il diritto di occuparmi della sua vita interiore, egli che pur vorrebbe tutti pronti ad occuparsi di lui. Egli ha bisogno di superare sempre l'evento, e qualsiasi cosa si dica sul suo conto, non gli andrebbe a genio; così come si rode se di lui si tace. Bellissimo carattere, farne il protagonista di una tragedia, costringerlo a piangere almeno sulla scena... No, sarebbe una viltà imperdonabile, una malvagità più grande di tutte le sue messe insieme. Questi uomini sono protetti da una solitudine disperata, che non bisogna violare, e la loro bontà non appartiene a questo mondo. Riconoscere la loro malvagità, invece, è il meno che il mondo possa fare perchè l'ultima umiliazione non li uccida. Tutt'al più, la loro bontà la impongono da soli, con la forza, la violenza, il martirio: e allora si chiamano santi. G. B. ANGIOLETTI.