Negli appartamenti papali

Negli appartamenti papali Negli appartamenti papali ] All'avvicinarsi della vettura reale, il principe Ruspoli, Gran Maestro del [S. Ospizio è sceso nel cortile, sotto la pensilina ed ha aperto lo sportello delia vettura. I Sovrani, che appaiono molto sereni in volto, porgono la mano al principe che li aiuta a scendere e poi presenta Monsignor Maestro di Camera Caccia Dominion!. Discesi intanto dalle vetture successive i perso naggi del seguito reale, auesti sono ri cevutl da Mons. Nardone, il quale 11 In vita a prendere posto nel corteo. Questo si avvia subito per la scala papale nel l'ordine seguente: un sergente della guardia svizzera con lorica e alabarda, sei palafrenieri disposti su due file, se guiti dal Decano di Sala, quattro bussolanti e precisamente 1 comm. Lauri ni, Costantini, 11 cav. Centra e il sig. De Gregori. Vengono poi le Loro Maestà avendo alla destra Mons. Maestro di Camera e alla sinistra il principe Ruspoli. che offre li braccio a S. M.. la Regina, il cui lungo strascico assieme al prezioso merletto che le scende dal capo è retto dal Duca Cito di Torrecuso. Seguono il Ministro degli Esteri S. E. Grandi che dà il braccio alla duchessa di Torrecuso; quindi l'ambasciatore De Vecchi che dà il bracoio alla contessa Guicciardini, poi il conte Mattiolt-Pasqualini, che dà il braccio alla duchessa Grazioli Lante della Rovere. Seguono i personaggi della scorta reale, accompagnati dal Foriere maggiore, dal marchese Serlupi, Cavallerizzo Maggiore, dal comandante della Guardia Nobile con mi ufficiale dello Stato Maggiore, e dal comandante della Guardia Svizzera, dal cameriere segreto di numero conte Cagiano de Azevedo, e dal camerieri segreti par tecipanti marchése Lagergren, conte Chiassi, in giacchetto e calzoncini neri coronate le spalle di un collare sbut fante alla spagnuola. Il corteo magni fico é scortato e chiuso da guardie svizzere. All'ingresso della Sala Clementina le Loro Maestà sono incon trate da mons. Cremonesi. Elemosi niere segreto, che è accompagnato da Mons. Zampini, sacrista di S. S., da due camerieri segreti partecipanti, mons. Barbetta e Ferraro. da un ceri moniere pontificio mons. Dante, dal comm. Parisi, carceriere segreto so prannumerario, da un ufficiale della Guardia Nobile e da due avvocati con cistoriali. Monsignor Maestro di Ca mera presenta al Sovrani l'Elemosi niere segreto, quindi 11 corteo attraversa la sala' Clementina. Le guardie svizzere della scorta con il sergente che le comanda si fermano ai due lati dell'ingresso della sala del Palafre nieri facendo ala. Cosi pure, con pre elsa manovra, fanno 1 sei palafrenieri schierandosi al centro della sala. Il colloquio e i doni Le Loro Maestà, accompagnate da Mons. Caccia Dominion!, e seguite da! principe Ruspoli uà mons. Cremonesi e da mons Nardone, entrano nella sala di San Giovanni. Mons. Maggior domo Introduce 1 Sovrani nella sala del Tronetto dove li attende il Ponte flce, mentre gli altri dignitari intrattengono 11 seguito reale. Nella sala sono sopraggiuntl il Governatore comm. Serafini e il marchese Pacelli Il Papa, preavvisato da mons. Migone, cameriere segreto partecipante di ser vizio, si è recato ad incontrare i So vrani sulla soglia della sala del Tro netto, quindi sedutosi nella poltron.i collocata sotto il baldacchino, ha in vitato 1 Sovrani a sedere in due altre poltrone collocate a lui di fronte. Mons. Caccia Dominion! ha porto le poltrone stesse ai Reali quindi si i ritirato. 11 colloquio è durato venti cinque minuti. Al termine di esso il Papa ha prespntat-i agli Augusti Ospil i doni a loro destinali: al Re un cofano di legno prezioso disegnato dal sen. Beltrami contenente quattri volumi illustrati dei medagliere vati cano, dono, ha detto il Papa, che spera riuscirà particolarmente gradito al So vrano di cui conosce e ammira la coni petenza altissima in materia numismatica; un astuccio in pelle bianca contenente tre medaglie commemorati ve del pontificato, in oro, argento e bronzo, in mosaico raffiguranti la Ma donna della Seggiola racchiusa In ricca cornice, copia di quella che trovasi nell'originale di Raffaello a Palazzo Pitti; alla Regina un preziosissimo rosario in oro e pietre preziose di squisita fattura. Il Re ha offerto a S. S. Pio XI una splendida croce pettorale d'oro, rinchiusa in una meravigliosa teca d'agata, recante inciso lo stemma sabaudo, a sua volta custodita in un astuccio di cuoio finemente lavorato.. La croce, segnata da dieci grosse perle, è puro tempestata di perle di diversa grandezza e termina alle quattro estremità a forma di corone imperiali disegnate da fili di perle. Il Sovrano ha offerto anche, in un astuccio di cuoio attico, di squisita fattura, un crocefisso con la croce in mogano tempestata di rubini, smeraldi, ametiste, topazi e,granate sostenente un Cristo d'oro, con ai piedi due piccole statue in oro, raffiguranti la Madonna e S. Giovanni. I due doni preziosissimi appartenevano da tempo antico alla Casa Savoia. Quindi il Sovrano ha presentato al Pontefice i personaggi del seguito, che sono stati introdotti da mons. Maestro di Camera. Infine il Pontefice ha accompagnato le LL. MM. fino sulla soglia della sala congedando-si con molta affabilità. I Sovrani, accompagnati dal Maestro di Camera, sono passati nella sala dell'anticamera segreta ove sono stati loro presentati 1 membri della stessa anticamera, in ordine di precedenza. I Sovrani, con parole improntate a viva compiacenza, hanno e pi«ssa la loro soddisfazione per il solenne ricevimento e per l'accoglienza affettuosa del Pontefice. Ricompostosi poi il corteo, con l'identico ordine di prima, questo si è diretto verso gli appartamenti del cardinale segretario di Stato. Durante il passaggio per le varie sale, mons. Caccia Domintonl ha presentato, indicandole alle LL. MM. le varie dignità di servizio. Al limitvre della sala Clementina mons. Elemosiniere segreto ha chiesto congedo alle LL. MM. ed ha ossequiato il seguito reale. L'incontro con il Cardinale Gasparri Per là scala papale 11 corteo discende al primo piano. Nella sala delle Congregazioni dell'appartamento del card. Gasparri si trovavano i prelati capi delle tra sezioni della Segreteria di Stato, e cioè mons. Pizzardo segretario degli Affari straordinari, mons. Ottaviani, sostituto della Segreteria di Stato, e mons. Spada cancelliere dei Brevi Apostolici. Essi indossavano la mantelletta. L'entrata degli Augusti Ospiti viene segnalata dal Maestro di Camera di S. E. a mons. Cerimoniere, il quale avvisa il Cardinale. Questi indossando la mezzetta e la mantel letta, muove incontro ai Sovrani fino alla metà della scala d'angolo. Il Car dinaie viene presentato ai Sovrani da mons. Caccia Dominion!. L'E.mo Ga sparri si pone alla destra dei Reali e mons. Caccia Dominioni a sinistra f li accompagnano nella sala de! Trono Quivi giunti, il cardinale prega 1 So vrani di sedere nelle poltrone prepa rate a ridosso del dorsello, e prenda personalmente posto in una poltroua di fronte. Mons. Caccia Dominioni, il principe Ruspoli e mons. Nardone In sieme ai capi delle sezioni delia Se greteria di Stato, si intrattengono con il seguito. Anche col porporalo l'Incontro è stato cordialissimo. Il cardinale Gasparri già altre volte si era incontrato coi Sovrani nella tenuta di Castel Porzia no, che 6 -onlinante con altra tenuta proprietà dei cugini del porporato, si¬ gnori Sili, dove li cardinale andava spesso in villeggiatura. Terminato il colloquio, 1 Sovrani e il Cardinale sono tornati nella Sala delle Congregazioni, ove il Re ha presentato il suo seguito e il cardinale ! tre prelati della Segreteria di Stato. Il card. Gasparri .ha accompagnato gli augusti visitatori fino alla sala d'angolo, prendendo quindi congedo. Nella Basilica di San Pietra "Il corteo reale entra quindi nella Prima Loggia, attraversa la sala dello spogliatolo, quella dei Paramenti, la sala Giulia, Ducale, Regia, scende la scala Regia fino alla statua equestre di Costantino ed entra nel portico del la Basilica di S. Pietro. All'ingresso centrale della Basilica, a destra di chi entra, attende 1 Sovrani il cardinale arciprete Merry del Val in cappa, circondato dalla sua Nobile Corte, dall'Economo della Reverenda Fabbrica, mons. Pellizzo, dal canonie: del Capitolo, dai beneficiati e dal Pon ti'flcio Seminario Romano. Il servizio è regolato dal maestri delle cerimonie della Basilica. Mons. Caccia Dominio ni presenta ai Sovrani il cardinale Merry dei Val, il quale a sua volta presenta gli altri dignitari, una Com missione di canonici e poi in massa il Capitolo e il clero della basilica. All'ingresso del tempio, 11 cardinale porge, a mezzo dell'asperges, l'acqua benedetta ai Sovrani, i quali si fanne il segno della Croce. Le LL. MM. ac compariate dal cardinale e dal Mae stro di Camera, si avviano per la na vata centrale, verso la cappella del Sacramento. Il corteo si svolge nella grande basilica con una imponenza veramente degna della tradizione cattolica di Casa Savoia. Il Sovrano avanza muto e raccolto; sente anche Lui il grande spasimo 'della gran dio sita che incombe su tutti. Anche il volto della Regina non mostra il consue io sorriso pieno di bontà e di luce. L» sue labbra si muovono. E' l'ardente preghiera di una Madre per il Figlie che sta per realizzare il suo dolce sonno d'amore. E' l'imperioso fascino d' questo tempio che ha veduto tante teste coronate piegarsi. Alla Cappella del Sacramento 1 Sovrani sostano inginocchiandosi, mentre il seguito reale con i dignitari pontifici si inginocchia nelle speciali bancate disposte avanti alla cappella. Da questa i So vrani si portano avanti all'altare della Confessione per visitare la Tomba de Principe degli Apostoli. Terminata la visita, il corteo reale, percorrendo nuo vamente la navata centrale, si avvia all'Ingresso del tempio, dove il cardi naie Arciprete e l'Economo della Fab brica prendono congedo. Il Segretario di Stato rende la visita al Quirinale I.Sovrani escono sulla piazza di San Pietro e ai piedi della scalinata vengono ossequiati d« mons. Caccia Do minioni. dal principe Ruspoli, da monsignor Nardone e dagli altri dignitari pontifici. Il congedo è molto cordiale I Sovrani non nascondono la loro prò fonda soddisfazione e la loro sincera ammirazione per il ricevimento papa le, magnifica rievocazione di costumi di forme, di ambienti, di colori, che solo il Palazzo Vaticano può offrire Le I5L. MM. salgono sulla vettura rea le mentre per l'ampia piazza si alza l'onda sonora dell'inno pontificio suo nato dalla Banda della Guardia Pala tina. La compagnia della stessa Guar dia schierata sui ripiano della scali nata presenta le armi. La grande ce rimonia è finita. Non appena le LL. MM. sono rientra te alla Reggia !1 cardinale Segretario di Stato, insieme alla sua Corte, si è recato al Quirinale n rendere la visi ta ai Sovrani. Il cardinale era accom pagliato dal Nunzio presso il Quirina le, mons. Borgoncini-Duca. UCltl\ of»*^lJ/»OizVallici CallOHCd eo e e a e e e e e a e o è Roma. 5 notte. Dall'Arco di Carlomagno, sulla piazza di San Pietro, fino alla sala del Tronetto nel Palazzo Vaticano, la via che hanno percorso oggi i Sovrani d'Italia per recarsi dal Sommo Pontefice è la più monumentale e la più ricca d'opere d'arte che un potente di questo mondo possa offrire ai suoi ospiti. Dal Bramante al Buonarroti, dal Bernini al Marchionni, cinque secoli di gloria — un mezzo millennio! — hanno contribuito a formarne l'aspetto immutabile. Città cattolica per eccellenza, dove le pietre, gli alberi, le acque e i metalli compongono una di quelle armonie che gli uomini non hanno e forse non potranno mai superare. Un angolo bizzarro L'ingresso di questa città, si apre a sinistra della basilica ed è limitato da fan arco basso oltre il quale due statue velate della Prudenza e della Giustizia sembrano vigilare chi 'entra. E sopra a quelle, in fondo a un porticato che è breve e apparisce immenso, la grande immagine equestre dell'Imperatore Carlomagno, galoppa fra i pesanti cortinaggi di marmo, onde l'ha circondata il settecentista fiorentino Corvacchini. Di lì si sbocca in una specie di piazza irregolare, tutta circondata dalle palazzine, dai viadotti, dagli archi e dalle balaustre di travertino che l'architetto Marchionni fece, per la Sagrestia della Basilica, per ordine di Pio VI nel 1784. E' in quello spiazzo che una volta vivevano i marmorari addetti alla fabbrica di San Pietro ed .è sull'angolo di una sjradicciuola, oggi demolita, che ebbe la sua casa e la sua scuola il gran Pier Luigi da Palestrina. Bizzarro angolo di Roma, che ha un piccolo cimitero per i Tedeschi e per i Fiamminghi, sulla cui terra, '.portata dal Geirùsalemme, crescono nell'ombra della Basilica, i cipressi lunghi e sottili e i rosai pallidi che spargono i loro petali bianchi sull'erba floscia del suolo. Bizzarro angolo di Roma che ha un suo carattere immutabile, fra il fastoso e l'umile, fra il regale e il provinciale e che nel medioevo si chiamò VEiritta, forse dalla piccola chiesuola di Santo Stefano che fin lleebddscmodppcsuutfizqcdntcdtppdal 1159 Alessandro III dette ai mo-.naci abissini che vi unirono un col Iegio per i loro neofiti, onde fu detta dei Mori. La chiesa esiste ancora, ed ha un bel portale di marmo del secolo XII e dinanzi una di quelle vasche immense che nei tempi della distruzione pagana erano tolte alle terme per adornare le piazze, per seppellirvi i morti illustri, per trasformarle in battisteri. Questa via è — da una parte — fiancheggiata dall'abside della basilica: qualcosa d'immenso che a volte fa dubitare sia veramente opera degli uomini e non piuttosto uno sforzo della natura; ammasso sublime di travertini e di marmi dove il genio terribile del Buonarroti rifulge in tutta la sua ampiezza di gigante. La porta dei Borgia Questa strada finisce ad un portone immenso che è come un arco di trionfo. Oltre questo portone c'è a destra la porta ancora medioevale dei Borgia, a sinistra gli edifici di quella Zecca vaticana che usufruendo delle acque scendenti dal declivio del colle, adoperò per la prima la fo-raa idraulica a muovere le matrici, delle sue medaglie, sì che per allora parve una cosa mirabile e miracolosa. Quell'acqua — sia detto di passaggio — aveva proprietà sue eccellenti e serviva per il forno dei Pontefici posto a punto in vetta a quel colle, tanto che il pane in esso manipolato e cotto, riusciva non saprei se per virtù della sorgente o per abilità dei cascherini il migliore di Roma. E' anche lì che avvenne sotto il pontificato di Leone XIII, un incidente diplomatico che fu causa di molte speranze irragionevoli prima e di molte spiegazioni inopportune, dopo. Allora la Zecca apparteneva al Governo Italiano che vi aveva messo un picchetto dei suoi soldati, così che a pochi passi di distanza si vedevano le divise multicolori degli svizzeri e i cappotti turchini dei fanti italiani. Territorio nazionale, dunque, che non poteva essere violato. Ma lo violò proprio S. S. Leone XIII, un giorno che volendo risparmiarsi un troppo lungo cammino per recarsi nei suoi giardini, lo traversò a passo svelto sperando di non essere osservato dalla sentinella dell'« Usurpatore ». Pur troppo per lui, non fu così: la sentinella lo vide e lanciò l'allarme, così che in pochi minuti l'intiero plotone di guardia con alla testa l'ufficiale era schierato sul limite del confine, e presentava le armi al più astioso e al più intransigente dei papi che abbiano succeduto allo spodestato Pio IX. Nessuno, allora, avrebbe potuto immaginare che trenta anni dopo quella stessa cerimonia si sarebbe ripetuta all'inverso e che la Guardia Palatina e gli Svizzeri di Sua Santità avrebbero presentato solennemente le armi al Re d'Italia. E' d'i quel punto che comincia veramente l'ingresso al « Sacro Ospi- zi?J,>- Singolare agglomeramene 'dt edifici, che hanno i loro giardini e le a a i a , i i . n l i a loro fontane, le loro cappelle e le loro caserme, che occupano intieri ettari di terreno, senza interruzione, e che nelle loro undicimila stanze albergano una popolazione di prelati* di sacerdoti, di soldati, di borghesi, di funzionari, di operai, di artisti, dii studiosi, una popolazione che è — come nei conventi — intieramente maschile e che vive, pensa, lavora e opera cullata dal rintocco solenne delle campane di San Pietro. Sulla; porta dei Borgia — si chiama così perchè fu edificata da Alessandro VI che le dette l'aspetto di una fortezza • salda e inespugnabile — si entra ini una serie di strade che si aprono fra un'ala e l'altra del palazzo, e di cortili immensi dove intorno a qualche fontana monumentale l'erba cresce in pace fra i selci, e di giardini sen. za fiori, e di piazzali deserti fino a! quel cortile di San Damaso che S come il vestibolo monumentale della dimora del Pontefice. Vestibolo monumentale, unico al mondo veramente, che i loggiati i quali lo circonciano furono dipinti da Raffaello e; dai suoi discepoli, dove in un intrico di arabeschi e di grotteschi, di piccoli stucchi arieggiatiti a gioielli preziosi, a figurine di animali, di aatiretti, di amorini, di genii e di che* rubini, una singolare mescolanza di) profano e di religioso, rivivono lé scene della Bibbia e degli Evangeli,In una varietà di composizione e in una ricchezza di colori che l'occhio stenta ad afferrare. E una volta, prima che Pio IX le facesse chiudere da una vetrata protettrice, quelle logge erano aperte e formavano — su due piani — la più meravigliosa visione che sguardo umano potesse immaginare. Storia e arte Del resto Pio IX — uno dei grandi Papi costruttori — fece restaurare il cortile che aveva trovato fatiscente e in abbandono. In origine, se le carrozze vi accedevano facilmente, i pedoni dovevano servirsi di una scala che non era degna della corte, che tra l'altro era rimasta incompiuta in uno dei suoi lati. Papa Mastai compì • il porticato che mancava e fece fare il grande scalone, sui cui ripiani pose — con quella magniloquenza che gli fu propria — due grandi Isa pidi latine. La prima, dice così: « Pio IX Pontefice Massimo, edificò le nuove scale per comodità di coloro» che si recavano alle case vaticane, l'anno 1860 ». L'altra più personale ci fa sapere che : « Per munificenza di Pio IX, fu rinnovato l'ingresso. ampliato l'atrio e adorno di,nuove , opere d'arte, l'anno XV del suo sacro -.Lrincipato„, E> in meZzo a queste me- a , l e r — a o e o è l e e e à o n a l e o a i i . e n i u ò o l . o a i o . i- morie piane, che Sua Maestà Vittorio Emanuele III, Re d'Italia, è stato ricevuto solennemente da don Francesco Massimo, principe d'Arsoli gran maestro delle Porte Pontifice e da don Alessandro Ruspoli principe di Cerveteri gran maestro del Sacro Ospizio, circondati dai componenti la Corte pontificia. Quanta acqua è passata sotto i ponti del Tevere, dai tempo in cui la bianca croce di Savoia era presa seguendo la profezia Malachiana, come stromento di tortura. Cruz de Cruce, aveva scritto l'oscuro monaco medievale, di fronte al duecento quaranta quattresimoi papa, che doveva essere Pio IX. E' di qui che si entra negli appartamenti vaticani propriamente detti* appartamenti che hanno questa caratteristica, la quale è forse unica al mondo, di essere ' ammobiliati solo dalla loro bellezza artistica. Perchè' la loro caratteristica principale è a punto questa di non avere o quasi mobili o cortinaggi. Le loro pareti sono coperte di affreschi, i loro pavimenti sono di antiche ceramiche o di marmi preziosi, i loro architravi sono di stucchi modellati da artisti insigni, i loro soffitti sono intagliati e dorati nella maniera più sontuosa. Si passa a traverso la storia, ed è' l'arte che la fa rivivere. E che storia e che arte! Nella così detta Sala Regia, per esempio, le pareti sono istoriate dai fatti che maggiormente furono ritenuti gloriosi nella storia dei Pontefici: le flotte pontificie a spagnole riunite davanti a Messina,in rotta per la gloria di Lepanto; lai donazione di Carlomagno, la riconciliazione del Barbarossa con Alessandro III, la donazione di Ottone e quella del re Longobardo a Gregorio II; la battaglia di Lepanto e la presa di Tunisi, la scomunica di Federico Il e l'omaggio al Papa di Pietro d'Aragona. C'è purtroppo anche qualcosa di più « contemporaneo »; la notte di San Bartolomeo, con la morte del Coligny e la gioia provata da Carlo IX a quell'annuncio; tre grandi affreschi del Vasari, che ricordavano quelle « Hugonottorum Clades » come fra lo coso glorioso del Pontificato di Gregorio XIII, la qual cosa faceva esclamare allo Stendhal: « Esiste ancora in Europa un luogo dove l'assassinio 6 pubblicamente onorato ». Polvere della storia, che solo la vita soprannaturale dell'arte ha il potere di resuscitare quotidianamente ai nostri sguardi! Meno tragica la sala Clementina, che fu così chiamata dal Papa Clemente VIII — un Aldobrandini — che la fece edificare e che è tutta adorna di stucchi, meravigliosa anticamera a quella sala più modesta, detta del Tronetto o nella quale i Sovrani — lasciata la loro Corte sul limitare — entrano so* li a riverire colui che dal più pie-* colo Stato di questo mondo governa' la più vasta raccolta di uomini che; una stessa fede e una stessa crederi* za ha fatti suoi sudditi fedeli. DIEGO ANGELI.