Gli Agrumi italiani e la loro esportazione

Gli Agrumi italiani e la loro esportazione Gli Agrumi italiani e la loro esportazione La coltura degli agrumi è unaira le più tipiche branche della frut-ticolturu, e costituisce uno dei piùclassici aspetti del nostro paese, oalmeno delle parti del nostro paesepiù favorite dal clima mediterra- neo. Ma se direttamente l'agrumi-coltura interessa poche regioni ita-liane, indirettamente essa interessatutta la Nazione; basta ricordareche nell'ultima annata il valore de- gli agrumi esportati superò la som- ma di 720 milioni di lire, oltre ad altri 170 milioni, valore dei derivaci agrumari (essenze, citrati, acido citrico, ecc.), pure esportati. Nonostante le ristrette zone ove si pratica la loro coltura, pure gli agrumi figurano, nella nostra espor- tazione complessiva di frutta, nella proporzione del 40 per cento circa, Togliamo alcuni importanti dati e notizie da un fascicolo dell'Italia Agricola, dedicato all'argomento erecentemente pubblicato. La coltura degli agrumi in Italia, fino alla metà del secolo scorso, serviva quasi esclusivamente a soddisfare le richieste del consumo interno; tra il 1860 e il 1890 essa invece si sviluppò in modo notevole, tessendosi iniziata un'attiva esportazione verso l'Europa Centrale. Fu allora che furono messe a coltura tante aride colline e sterili scogliere del litorale mediterraneo, e che fu frugato dapertutto il sottosuolo per cavarne ogni vena d'acqua per diffondere la coltura cara a Pomona, che ha fatto diventare celebri dn tutto il mondo la Conca d'Oro, le Epiagge di Sorrento, la costiera amalfitana, le terrazze della Liguria e i giardini del Garda. E l'Italia fera allora al primo posto fra i paesi esportatori. Verso la fine del secolo scorso, incominciò invece, specialmente per l'agrumicoltura siciliana, la crisi, che, con vicende alterne, dura tuttora da una trentina di anni. La causa di tale cri6i si è attribuita alla eccessiva estensione degli agrumeti, la cui produzione sarebbe risultata superiore alle richieste dei meicati; ma le cause vere furono l'espandersi della coltura agrumaria negli Stati Uniti d'America, In Spagna, in Palestina e in altre colonie inglesi, e soprattutto la disorganizzazione dei nostri produttori ed esportatori. Gli Stati Uniti d'America con le loro colture della California, della Florida e quelle recenti, in gran ° „ nnnn-rt, entratp in nrrwìu- parte non ancora entrate.in proau zione, del Texas, sono oggi e saran- no per sempre il più grande mercatoagrumario del mondo. E dire che fino al 1860 gli agrumi vi erano sconosciuti! E' inutile parlare dello razionale tecnica ivi adottata per la lotta contro i parassiti e la rac colta (che per le migliori varietà si fa con i guanti, senza metafora) e della potente organizzazione commerciale, di cui tutti hanno sentito parlare o che almeno facilmente immaginano. La Spagna è la nostra più temi- Idia ™n<<r.rrentp sui mercati euro- !felle concorrente sui mercati euro pei; ivi un Comitato di vigilanza sta- tale non permette che vadano ali e-lsterò agrumi che non abbiano quelle caratteristiche di grossezza, di estetica e di sanità, che assicurino un largo credito al prodotto. Tre anni or sono, il Governo spagnuolo fece sospendere le spedizioni all'estero finché non furono eliminati dal mercato tutti gli aranci danneggiati dal gelo. Conseguenza di questa severa disciplina commerciale è il costante aumento delle esportazioni spagnuole in quasi tutti i mercati europei. Sul mercato inglese vanno sempre più diffondendosi, e perciò facendo concorrenza ai nostri, gli aranci della Palestina, dove gli impianti tìi agrumi sono ancora giovanissimi e perciò ben lungi dall'essere entrati nella loro piena produzione. L'Italia ha esportato annualmente in media, nell'ultimo quadriennio 3654 mila quintali di agrumi. Confrontando tale cifra con la media dell'ultimo quadriennio anteguerra, che è di 3963 mila quintali, ei nota una preoccupante diminuzione dell'8 per cento. E questa diminuzione tende purtroppo a seguitare. I nostri maggiori acquirenti sono, per i limoni, la Germania. l'Inghilterra, gli Stati Uniti, l'Austria, la Cecoslovacchia e la Francia. Per gli aranci e i mandarini la Germa-nia, l'Austria. l'Ungheria, la Sviz-zera e la Cecoslovacchia La Germania, come si vede, costituisce il nostro principale sbocco; per i limoni su quel mercato non abbiamo concorrenti; per gli aranci invece la Spagna è riuscita a superarci. Per l'Austria, l'Ungheria e la Cecoslovacchia, l'Italia è, si può dire, l'unica fornitrice, essendo insignificanti le esporfaziom dalla Spagna. In Inghilterra, mentre aumentano ogni anno le importazioni di aranci dalla Spagna, dalla Palestina, dalle Indie e dal Capo di Buona Speranza (!), il prodotto italiano arriva sempre in minore quantità. L'Italia mantiene ancora invece il primato sul mercato inglese per quel che riguarda i limoni. Agli Stati Uniti forniamo ancora un settimo del loro fabbisosmo di limoni, essendo il resto prodotto sul posto, e in questo mercato la superiorità del nostro prodotto in confronto a quello locale californiano, ci conserverà ancora per molto tempo il primato fra i Paesi esportatori. Da quanto abbiamo riassunto e da molte statistiche ancora che qui non possiamo riportare, si conclude che per il commercio ìnfpmazinnale dei limoni. l'Italia mantiene ancora quasi una posizione di monopolio, che non ri deve però dare un senso di assoluta sicurezza perchè anche la coltura dei limoni si va diffondendo, oltre che nello Snama, In California, in Siria e altrove. Per gli aranci invece, sia per la sagace orpanizzazione spatmuola, che per l'attiva partecipazione alle richieste inerlesi decrli Stati Uniti, della Palestina e del Sud Africa, dove, ripetiamo, la matro-ior parte degli impianti non è ancora nella fasp produttiva, rifalla trova semnre più ostacoli alle sue ponortazioni. TI rimedio? Quello che si raccomanda per oimi altro ramo dell'aericoitura. e in particolnr modo rtellp colture orto-fnittirnlp : industrializzazione ed orpnrizzn7Ìone. Colture tecnicamente perfette, dl- lesa efficact, tempestiva e generale delle malattie (cocciniglit in particoiai- modo) che, specialmente necaso degli agrumi, deturpano il prodotto diminuendone enormemente i valore: organizzazione dei produttor onde adottare i più razionali mezz di raccolta, di selezione e di imbal laggi, che hanno tónto importanza nell'impressionare favorevolmente l'acquirente straniero, A tutto questo ha pensato e pensa il benemeriti! Istituto Nazionale del l'Esportazione. Il controllo sulla esportazione è il mezzo più efficace di cui si sono serviti i nuovi paes produttori di agrumi per richiamare su di essi l'interesse e la preferenzada parte dei mercati di consumo. Con un tale controllo si può dare al prodotto esportato caralteristichequalitative e di imballaptcio uniformU che facilitano la richiesta este ™. garantendola da ogni oscilla z\m^ Per gli agrumi questo disciphnamento non fe poi tanto difficilefome P" altri prodotti orto-frutticolain quanto la loro esportazione si eserclta ™ una zona relativamenteristretta, con pochi punti di concen tramento. _ Si andranno cosi abolendo gli svariati sistemi d'imballaggio oggi in uso, dovuti più che alle diverse esigenze locala, alla abitudine ed alla tradizione, per sostituirli con un unico razionale sistema che darà una sola elegante veste al prodotto italiano che varca le Alpi o salpa imare. Per la selezione, la pulitura meccanica del prodotto e per il suo imballaggio si stanno già organizzando dei centri di raccolta, a similftudine di quanto si fa ir America, necosidetti packing-houses, che hanno appunto lo scopo di ricevere dal produttore la frutta alle stato greggioper consegnarla in condizioni di perfetta idoneità alla esportazione, anche verso mercati più esigenti. Questo ft, rapidamente riassunto, il programma dell'Istituto Nazionale per l'Esportazione, già in parte attuato, e che pi'psto speriamo raggiungerà completamente lo scopo. Ad esso i produttori rispondano disciplinatamente e l'agrumicoltura italiana potrà allora riconquistare i mercati che minacciavano di chiuderci le loro porte, e potrà con prosperosa sicurezza ancora più estendersi sulle nostre coste benedette dal sole ed invi diateli dal mondo. A. DEL LUNGO.

Persone citate: Del Lungo