Nel deserto di pietra e di ghiaccio

Nel deserto di pietra e di ghiaccio La carovana della « Stampa » al Caracorùm Nel deserto di pietra e di ghiaccio t (Dal nostro inviato) zta hi : ute 0, iio. E n raa ce a ae iin- c a o ii di el na oi ie' r o a eo é n a n di a e a a o o », II e, r o. o nsrè n hi e v esi lò e oo n a ù a o oi e e i ol a e. e a rie i o o l o , , - e mo campo al sasso di co ROFON — m. 3158; — Agosto. Ora, sono veramente nel cuore del Caracorùm, Ira 1 formidabili colossi montani, tra gli sterminati ghiacciai. Il paesaggio, che mi circonda, è di una impressionante imponenza selvaggia. Vertiginose pareti di roccia s'adergono da ogni banda, e si prolungano bastioni ciclopici, e si protendono irti speroni, e valli s'aprono spaziando; e guglie, intervallate alla base da ghiaccia), vestite, o variegate per ogni asperità, di ghiacciaie nevi, s'appuntano sovrane nel cielo, tra un burrascoso fumare di bianche e grige nuvole. La morena del ghiacciaio ai cui margini accampo, il Uiafo, rievoca le abusate ma approprlatlssime imaginl, più che ogni altra evidenti, d'una colata di lava solidificata, o anche d'un solidificato mare in tempesta; e sale a perdila d'occhio, caotico diroccamento di macigni e di minuta petraja. DI là. dall'orlo delti terrazza morenica e alluvionale, che costituisce il fondo della valle, ed è segata in lunghezza da un immane solco serpeggiante ; incassato tra le rive verticali, che franano, di questo solco, o diviso altrove in più rami, per ampio greto sassoso e sabbioso, o urtando con la furia della sua vorticosa corrente contro le rocce strapiombanti d'uno sperone di monte, che avanza, scorre il Blaho. Nel silenzio, che incombe solenne,.dell'alto deserto montano, si spande persistente la romba bassa, a momenti più confusa, a momenti più forte, di questa corrente,e di tratto in tratto, ripercosso in multipli echi giù per le valli, il fragore sordo o il lungo tuono d'una rovina che dilacca il ghiacciaio, d'una frana di pietre, che precipita improvvisa da qualche canalone. « In bocca al lupo » Ho lasciato il campo §l Ascole stamane, poco prima delle sette. Il Principe m'ha salutato alla partenza con il tradizionale. — In bocca al lupo. Il campo della Spedizione era mezzo sosso, pra, nell'imminenza d'un'altra partenza, dello scaglione detto « alpinistico », che s'avviava al ritorno-, l'ingegnere Chiardola e le guide Bron e Croux, con una carovana di più di quaranta portatori, con vn carico indente di vario materiale e provviste. Per il ritorno, da questo Caracorùm, attraverso il Baltisttin, al Cascimir, era stata scelta la strada più breve, ancorché notevolmente più ispra; che attraversa, per il passo icllo Scoro, la catena che si prounga tra la valle del Braldoh e la mlle Scigar, e tra i giganteggiami massicci e l'eccelse cime del Mango Gusor e dell'Hoser-gang. E tutto era già disposto e pronto,- e lo scaglione s'accingeva a partire, contemporaneamente a me, che muovevo invece per risalire la valle del Braldoh e per questa escursione sul ghiacciaio Biafo ; quando i coolies della carovana, che già da jerl avevano manifestato il loro malcontento per l'Itinerario prestabilito, e mostravano una speciale riluttanza al riguardo, procedettero a un vero e proprio pronunciamento; rifiutavano categoricamente di avventurarsi allo Scoro-la, ch'essi dichiaravano troppo faticoso e pericoloso, sia per la salita del ghiacciaio sia per la permanente minaccia di valanghe e di cadute di sassi, sotto il colle, da questo versante, e per la piena delle acque, dall'altro versante, e la minaccia ancora degli shwa — le paurose ondate di fango misto a grossi massi, che-dal fianchi dei monti circostanti irrompono a periodi nell'angusta valU, che scende allo Sciuar. Fu offerto a essi maggior compenso; ma quelli si mostravano irremovibili, e quel vecchio filibustiere del lambardàr di Ascole, che pure ha sfruttato finora cosi impudentemente la Spedizione, e ha speculato in ogni guisa su di essa, invece che esplicare opera di persuasione, li andava di sottomano sobillando e aizzando. Badi a luì! che dalla faccia di Chiardola e delle due guide ho visto spirare una voglia matta d'argomentare un po' anche col pugni. A me, per esemplo, non piacerebbe affatto avere a sbrigarmela a tu per tu con Croux e con Bron; tanto buoni che sono; ma certe spalle e certi bicipiti, che sembran tagliati nel macigno del loro Monte Bianco. LI ho lasciati che disputavano accanitamente; e a me urgeva oramai non perdere altro tempo. E mi sono messo In via, con la mia carovana ridottissima, di cinque portatori e una guida o indigena. Veramente questa non è che o a a i a- un semplice coolie, di questa valle del Braldoh; e l'ho promosso' io a guida, destituendo provvlsariaincnte il mio sclcurl casclmiro Sultana, che sarà ottimo per organizzare partite di caccia intorno a Smagar, ma come alalnUla . l i i. i la no ne r pruui e l, on e nDI e o a n e a e e, o, o ma e,le a a a e a, e i naù ù o a à r ; , a ee i oo i l a — a o e a e i e a e a , ; e i n o a e l o a a s'è dimostrato inetto e pigro; mentre questi, che incontrai casualmente la sera che salivo a Dasu., in quel difficile passaggio su placche Al roccia, cui accennai in altra mia. lettera, e indi aggregai alla mia carovana, m'ha dato subito prova di perfetta conoscenza del luoghi e d'una non comune abilità alpinistica. Così Sultana, umiliato e imbronciato, se n'è rimasto, insieme col cuoco Sonah, ad Ascole, a custodire i bagagli; e Kemìr — come si chiama la mia nuova guida — ha ottenuto la promozione per merito. Il curioso è che Kemìr, non conoscendo una sola parola d'inglese, dacché non è mai uscito da questi suoi monti; e io non conoscendo più di tre parole del suo dialetto baiti; tra me e lui non sussiste possibilità di comunicativa verbale. Ma più curioso ancora è che, a malgrado di ciò, c'intendiamo a maraviglia: come, non lo saprei precisare: a gesti, a occhiate... lo guardo la carta e la bussola; traccio un segno nell'aria,- dico: — Biafo: Corofòn. E Kemìr mi risponde con vn cenno del capo, con un sorriso; e s'Incammina sicuro. L'ultimo verde Poco a monte di Ascole, date le spalle all'oasi e al paese, e risalendo la valle del Braldoh, si trovano le rovine di una costruzione di pietra a secco, una sorta di quadrato torrione mozzo, da cui diparte un muretto mezzo crollato: è l'antico forte, se pure la denominazione paia sproporzionata alla modestia dell'edificio, anche quando dovette ergersi integro, e quale dai pochi ruderi si palesa; l'antico forte, che mal difese, in altri tempi, il luogo, contro le incursioni e gli assalti dei predoni, specie di quelli che venivano dal Turcheslàn Cinese, valicando la catena principale del Caracorùm, marciando per diecine e centinaia di chilometri di deserto montano, sopra dai tremila e quattromila, fino ai cinquemila metri, e salendo c scendendo per queste fiumane di ghiacciai. La valle del Braldoh mantiene il suo andamento pressoché regolare, da orientc a occidente, con scarse e poco accentuate deviazioni; e noi, che la rimontavamo, venivamo perciò verso oriente. Ampia valle, dai nudi e rupestri, altissimi fianchi. E dopo che, procedendo per il versante di destra — destra orografica, e perciò sinistra nostra, rispetto alla nostra direttrice di marcia, — abbiamo superato un arduo promontorio, che sporge a guisa di quinta di teatro, mostruosa quinta di scheggiata roccia, cui altre susseguono, cut altre, dall'altro lato della valle, corrispondono, e ci siamo lasciata alia no. stra destra, sull'opposta riva del fiume, sull'estesa terrazza morenico-alluvionaie, al versante meridionale della valle, l campi e l prati e il poco alberame dell'oasi di Tistè; dopo, avvisiamo che quello è l'ultimo verde; e il paesaggio si prospetta d'una grandiosità desolata. Mi volgo; e su quel versante della valle, addietro, là dove sfocia la valU tributaria dello Scuro, immediatamente sotti l'oasi, appunto, di Tistè, cerco col binocolo se riesca a scorgere la carovana di Chiardola, Crome e Bron, quando si fosse incamminala da quella banda, e salga verso lo Scoro. Ma perchè esplori a parte a parte il flanct montano, che mostra ripidi pendii prativi, con spar se masse rocciose, e salti ugualmente di roccia; non scorgo nessuno. Avranno forse, per la resistenza del coolies, rimandato la partenza; o forse, rinunziando alla via dello Scoro-la, si saranno allattali a seguir quella, che i coolies pretendevano fosse ancora scelta, come già per la venuta, della discesa per questa valle del Bruir doh e dello Sctqar, col lungo giro intorno al massiccio dell'Hoser-gang Su pareti di roccia Oltre, seguitando la mia marcia, debbo superare un altro promontorio, un'altra di queste quinte che inquadrano il maestoso scenario. Il passo non è privo d'emozione, su verticali placche di roccia, ove l piedi e le mani non trovano che minimi appigli, di qualche sporgenza, di qualche Incavo; e sotto a un paio di centinaia di metri, sotto Va picco, o. in certi punti addirittura lo strapiombo, romba e spumeggia, torbida e Impetuosa, la corrente del Braldoh. Kerlm mi precede, trovando e indicandomi le rughe del lastroni, dove sta luogo all'appoggio della punta del piede, alla presa delle dita. Io m'industrio del mio meglio, per non sfigurare troppo, nella mia qualità di tenente degli Alpini, del « Deci/no Reggimento • : penso che il nostro benamato Colonnello, ,V onorevole Angelo Manaresi, impone a ciascuno, dappresso t da lontano, un inderogabi¬ e a e o l l i o o a e a a o e e a ne zre a nai , o, i o a rii r o o a e e, — i o i i o, r. e, oa eà re o, o, a a, ma i e r e s, i , na, ir n, , n i i i i e , l o e , a e , ¬ le stile, a ogni prova e cimento, comunque e dovunque affrontali, ferreo stile combattentistico e fascista. Parete piombante, abisso che mi ti spalanchi sotto, gorghi turbinosi del Braldoh, formidabili monti, che mi circondate e mi soprastate, del Caracorùm, non mi sgomenterò di voi, delle vostre insidie e della vostra minaccia : anche se mi pesi e mi taccia ansimante questo po' di pinguedine ignava, che, dagli anni della guerra in qua, misura, progrediente, l'inoltrar dell'età, denunzia il prolungato scdcntarlsmo. I miei portatori sono ammirabili: seguono a distanza, in gruppo, e affrontano l mail passi con tutto il loro carico di trenta o trentaclnque chilogrammi sulle spalle, con un imperturbabile ardimento, con una sicurezza di scalatori esperti, con una resistenza alla fatica, ch'io credo senza confronti. Quando la roccia lo conceda, offrendo una cornlcetta, pochi palmi quadrati di terrazzino, sostano, appoggiandosi col carico, senza toglierselo di dosso, a vn rilievo del sasso; o in mancanza di questo, appoggiandolo a una gruccia di legno, che portano con sé, e che serve loro di bastone, o, appunto, fissata ruta in terra, serve per appoggiare il carico, sollevandone su di essa il peso. Brava gente : d'una sobrietà Inverosimile — s'accontentano di due pugni di farina ai giorno, di qualche mandorla d'albicocca, d'un po' di tè; e ubbidienti, e servizievoli, e quasi sempre gal. Ma mutevoli anche d'umo. re, come' in genere l popoli primitivi, come quel bambtnoni, che in fondo sono. Cosi escono talvolta in iscatti improvvisi, in Impensate ribellioni o fughe: stamane, a esempio, quelli assoldati dal Duca. Allora bisogna saper valutare immediatamente le ragioni, del mutato atteggiamento, della renitenza o della diserzione, e provvedere a persuaderli, richiamandoli al dovere, al patti stipulati, e confortandoli, se appaiano pavidi o scorai/giti; o procedere invece ad adeguate sanzioni, senza incertezza e senza debolezze, qualora appaia in essi poltronaggine o malizia. Ilo notalo che un sonoro scapaccione, tirato giù con avveduta tempestività, una ben assestata pedata, al fondo della schiena, sortono molto spesso l'effetto d'un toccasana; ma ho notato anche che una parola amichevole, un gesto bonario, il dono d'un pizzico di tè o di tabacco, bastano, per questa gente, c'ha un'indole delle più docili e delle più ingenue, a nuova mente accaparrarseli, a conquiderli. La fronte del ghiacciaio La valle spazi i maggiore, larga non meno d'un pajo di chilometri. Avanti molto avanti, dal lato destro orogràe sinistro nostro, fico veggo vaneg giare amplissimo lo sbocco d'una valle tributaria: è la valle del Domurdo donde si sale alla valle e al ghiacciaio Punmah. E di là, sui fianco sinistro che resta a noi dirimpetto, dello sbocco, sorge, e s'intagli i sottilmente nel cielo, un complesso di creste di torri di guglie nevate, di dolomitico aspetto. Il lungi, e cui supera un'appuntita vetta, primeggiarne sublime: il Pugiù sentinella eccelsa sopra le soulie, dà settentrione, del ghiacciaio Bàltoro. Ma ecco, si scopre, in fonilo a questa valle del Braldoh. e che tutta quasi l'attraversa, di qua dallo sbocco della valle del Domurdo, una grigia massa enorme, che proprio pare un torrente di lava, da qualche atlantideo vulcano ■ che pare anche un solidificato mare in tempesta-, è la fronte, spiegantesi in forma d'aperto ventaglio, del ghiacciaio Biafo; che scendendo dalla sua valle, tributaria di destra di questa del Braldoh. questa invade, e respinge ti fiume contro l'opposto versante, fino ai piedi del soprastante colossale massiccio del Mango Gusor, la cui vetta, che di qua contemplo, in forma quasi d'un'immane fungo di ghiaccio, attinge verso l settemila metri. La fronte del ghiacciaio si vede tutta coperta di uno spesso strato di pietrame, che rende tanto più evidente la somiglianza col torrente di lava; e il ghiaccio traspare, luccicando, solo in qualche sezione verticale, di fratture, e per qualche fenditura della massa. Dall'estremità della, fronte verso di noi, di sotto alla morena e al ghiaccio, sgorga un torrente, i! Biafo, l'emissario del ghiacciaio,che indi scorre brevemente per u fondovalle, qua pianeggiante, lungo il lato destro, per confluire poi, poco più ÌII baSSO, COl £!i-nM«h. Di roccia in roccia, per diruti scheggloni e per placche appena solcate di qualche rugosità, mi calo nel fon dovalle. Si cammina ora nel greto del fiume, per qualche trutto sabbioso assai più spesso sparsa di ciottoli e di macigni F. attraverso a questi, an zi su questi, la marcia diventa spe clalmente penosa. Bisogna concentra-]- .-..,,„_..- , , ti tutta l'attenzione, redestremente, su' propri piedi; dove si mettono, di passo in passo; per scegliere il sasso su cui appoggiarli, per non scivolare sulle superflcl levigate, per non cadere, insieme con que' sassi che stanno in bilico, per saltare prestamente, ove il caso, dall'uno all'altro. Dapprincipio, l'esercizio può anche riuscire abbastanza divertente — se non fosse che s'arrischia, come niente, di finire cori una gamba tra sasso e sasso, incastrandocisi in mezzo, e di sbucciarsi malamente stinchi e ginocchia, o di trovarci una brutta storta; — ma dopo poco, dopo t primi dieci minuti, si comincia ad averne abbaslan-* a; poi, a Imbestialirsi. Quel mareggiare interminabile di massi e sassi, che, andando, pare vi fluttui sotto; e certo, quando s'incocciano quelle pietre in bilico di cui dicevo, è di un'instabilità di onda; diventa un incubo, una pena del purgatorio; mentre, dacché vi ci slete messo dentronon lascia un istante da levar l'occhio, da tirare II respiro; ma continuamente bisogna che badiate ad esso, senza sostare: chè da un passo consegue la necessità immediata del seguente, se non vogliale restar con un piede bilanciato sur una punta aguzza, e l'altro sospeso nel vuoto; e un salto ne determina un altro, per la spinta, che non s'è esaurita, sul vacillar d'un macigno. Una pietrificata tempesta oceanica I macigni van crescendo di volume; e tra essi ora flutscon acque, rivoletti ilari e diacci. La caduta ora non escluderebbe sbucciature e storte;ma s'accompagnerebbe a un non desiderabile pediluvio. Finalmente, riusciamo di nuovo contro il fianco destro, orograficamente, della valle, dove strapiombano pareti di liscia roccia. C'infiliamo in una sorla di corridoio, tra la parete e un gigantesco torrione isolato, nel fondovalle, alto non meno d'una quarantina di metri: un corridoio largo tre o quattro metri, e lungo una quindicina. Di là, ci s'eleva a fronte il baluardo petroso della morena fiancale del ghiacciaio, dalla sua estremità meridionale-occidentale; e poco da lato, verso la nostra destra, ne erompe di sotto, e di sotto a un grandioso ceruleo arco di ghiaccio, ti torrente emissario; erompe con ampio volume d'acque, d'un color grigiocioccolatte, per l detriti che travolge e le sabbie, e impetuoso e schiumoso, muggendo. Attacchiamo la morena, tra la fronte e il fianco del ghiacciaio. La massa s'eleva di circa centocinquanta metri; e la salita, tra il rotto pietrame, che, sospeso sulla linea di massima pendenza, frana e dirocca a ogni passo è assai faticosa. Dove il pietrame, cadendo, ha scoperto il ghiaccio vivo, e questo si presenta in sezione pressoché verticale, debbo tagliare, a colpi di piccozza, qualche scalino. Il giorno ascende al suo pieno; e il Sole dardeggia brucente. Il nostro travaglio prosegue arduo e duro, per toccare la cima della morena Dì qua, speravo spaziar con l'occhio; ma questo invece trova poco raggio: il dorso del ghiacciaio, polche vi sono arrivato so pra, mi si presenta veramente, come già ripetevo, quale una pietrificata tempesta oceanica; e non si vede che una tuga di aVe e lunghe onde, di sasso bruno e di livida ghiaccia. E d'onda in onda, da una cresta a un avvallamento, da un avallamento a un'altra cresta, e poi ancora e ancora, su giù, su e giù alla diavola, avanzo attraverso la fronte del ghiacciaio finché, dopo mezzogiorno, dopo cinque ore e mezzo di marcia da Ascole, e circa due dl> traversata del ghiacciaio, pervengo di là dall'opposta estremità di questo, sotto lo sperone terminale del fianco sinistro della sua valle; dove grandeggia un masso erratico : Corofòn. Qua, ho messo il mio nuovo campo, E al riparo del sasso, Kerlm è ora intento ad attizzare un po' di fuoco di sterpi, per la zuppa serale. Chè mi pare d'essermela guadagnata. MARIO BASSI. La conferenza del Duca di Spoleto all'Au gusteo Roma, 26, notte. Aimone di Savoia, Duca di Spoleto, venerdì 29, come è stato annunziato, aderendo al desiderio espresso dal Governatore principe Bancompagni, a nome di Roma, terrà aill'Augus-teo la .prima conferenza stilila sua recente spedizione al Caracorùm, compiuta sotto gli auspici della Reale Società ] GeogTallea Italiana e del Comitato MI- lax.t^e

Persone citate: Angelo Manaresi, Bron, Chiardola, Colonnello, Sultana

Luoghi citati: Ascole, Roma, Spoleto