Moglie e buoi dei paesi tuoi

Moglie e buoi dei paesi tuoi Moglie e buoi dei paesi tuoi Quello che accadde a una bella casalese che sposò senza amore un ricco signore tedesco La giovane protagonista di questo episodio di cronaca era rimasta col busto proteso fuori del finestrino finché le fu dato vedere la stazione, che le brume e la progressiva lontananza, rendevano di minuto in minuto sempre più confusa,, poi si decise a prendere posto sul divano dello scompartimento riservato e a rimettere nella borsetta 11 fazzoletto che aveva fino a quel momento sventolato in segno d'addio. Subito dopo essa vplle constatare, rimirandosi allo specchio, che il suo volto era sempre fresco e sorridente, che il rossetto alle labbra non si era dileguato pei baci dati e ricevuti e finalmente, dopo tutte queste importantissime occupazioni, volse uno sguardo al suo compagno di.viaggio, tutto affaccendato ad aggiustare sulla rete le valigie. Enrichetta Todeschini una bellissima giovane di vent'anni iniziava in tal modo il viaggio di nozze. L'uomo calvo, piccolo, uh po' tozzo per una prematura pinguedine, era il marito di quella magnifica creatura. Il tedesco Federico Simons — che tale è il nome del coniuge — aveva conosciuto la giovane a Casale. Viaggiatore di una importantissima ditta meccanica della Westfalia, egli si era trovato n relazioni d'affari col padre di lei, che esercisce un negozio di ferramenta. Le relazioni duravano da parecchi anni e si erano fatte cosi intime che il Slmons trattava confidenzialmente col « tu » il negoziante italiano dal quale era amichevolmente accolto in famiglia tutte le volte che egli si recava a trovarlo. Aveva veduta l'Enrichetta pressoché bambina, poi di volta in volta nei successivi viaggi, aveva constatato come essa si facesse sempre pivi donila e più bella ed infine, inna inoratosi perdutamente, l'aveva chiesta in isposa. « L'affascinante italiana » La differenza di età non sembrò formare ostacolo. L'Enrichetta, nella sua inesperienza, considerava il matrimonio come una magnifica occasione per sfoggiare abiti bellissimi, e per ricevere ricchi doni. Sapeva che il tedesco era danaroso e che quindi le avrebbe ammobigliata una casa civettuola, in tutto degna della capricciosa padroncina, e poi nella sua testolina romantica subiva il fascino di quel viaggio di nozze che doveva portarla in un paese sconosciuto, nel quale sarebbe stata considerata — cosi le diceva il Simons — come una regina. La Enrichetta, inoltre, era spinta a quel passo anche dalla vanità. Le amiche, più anziane di lei e ancor nubili, invidiavano la sua fortuna. Non occorrevano motivi di più per deciderla al matrimonio, tanto più che essa già conosceva il Simons, anzi provava dell'amicizia e della riconoscenza per quel grosso e buon uomo che non mancava mai di portarle regali ogni qual volta si recava a Casale. Non le era sembrato necessario, per sposarlo di amarlo d'amore. D'altra parte, non avendo mai provato nella sua leggiadra esistenza tutta superficiale, che cosa fosse il vero amore, essa ignorava questo sentimento del quale non sentiva alcuna necessità. Lui l'amava per due, e la giovane credeva fosse sufficiente per una sposa esemplare lasciarsi adorare come un idolo. Il viaggio si compi come in un sogno. Le! tutta occupata a pensare alle toelettes che avrebbe indossato per far colpo sugli abitanti della piccola città tedesca, dove avrebbe preso domicilio col marito, lui non di altro interessato che di prevenire tutti i piccoli desideri della deliziosa e freschissima sposa. L'Enrichetta aveva sognato trionfi ed il suo sogno si avverò. Nella piccola città essa fu subito bene accolta e ammirata. Le signore — con sua grande soddisfazione — nascondevano assai malamente il vivo dispetto che provavano, constatando la loro inferiorità di fronte alla « affascinante italiana ». (Cosi era stata soprannominata l'Enrichetta fin dai primi giorni). Tutti gli sguardi degli uomini, giovani e vecchi si volgevano ormai verso di lei. In breve attorno all'Enrichetta si formò una vera corte di aspiranti al suo cuore. OH assediatiti • l'assediata • Il marito dapprima ne fu lusingato, poi cominciò -a preoccuparsi per quell'assedio che minacciava di compromettere la sua tranquillità coniugale ed infine divenne geloso, anzi gelosissimo. Il nuovo stato di cose finì di influire sul suo temperamento di pacifico bevitore di birra. Egli volle mettere in guardia la sposa contro i pericoli di quel giuoco innocente, ma si trovò di fronte, per la prima volta, all'irriducibile volontà di lei. Perchè mai voleva egli toglierle quel passatempo innocentissimo ? Vi era forse qualcuno che poteva addebitarle qualche colpa? Essa si divertiva a quei flirt. Che cosa le sarebbe servito di essere bella, se non avesse trovato nessuno che glielo diceva? A queste... sensatissime proteste, 11 coniuge opponeva, con la esperienza che purtroppo gli davano gli anni, il pericolo della maldicenza altrui. A volte bastava, per offuscare la reputazione di una sposa illibata, solamente 'la calunnia degli invidiosi. I Enrichetta si stringeva nelle simile, e !per far stizzire le signore di sua conoIscenza, Indossava sempre nuovi vestiti, Iche davano staggivi risalto alla sua besutrpconsicefidvcoteselauaachchrirepcidLpodefugaspve qcsrEmc«devspcTnv'mieedbsgcatdpdpmmdLTdambfpccnsstGsgccsstVmgP bellezza, ed aumentava la dose della sua naturale civetteria. In Westfalia si rovavano numerosi ufficiali delle truppe di occupazione, ed anche costoro, con le loro brill-anti divise, cominciarono a ronzare attorno a quella elegante signora, che dovunque andasse si faceva subito notare'. Questa circostanza fini di far esasperare il Simons. Fra i due coniugi avvennero delle scene cosi violente, che il tedesco fini per essere completamente trasformato di carattere. La guarnigione in movimento Il pensiero che la moglie accettasse, sebbene platonicamente, gli omaggi e a corte di quegli ufficiali, era per lui una cosa intollerabile. Alla gelosia si aggiungeva l'avversione per coloro che ancora occupavano il suolo tedesco, e che egli cordialmente odiava. L'Enrichetta, invece, alle sfuriale del marito, rispondeva che essa, non poteva odiare gli Alleati del suo Paese. Invano il Simons le ricordava che, per averlo sposato, essa aveva presa la cittadinanza tedesca, e quindi doveva dividere le simpatie e gli odii di lui. Le cose si trascinarono per lungo tempo, in modo da soddisfare la vanità dell'Eiirichetta, quando essa si trovava uori di casa; ma nell'intimità coniugale, essa trovava un'atmosfera inrespirabile. Un giorno, stanca di quella vita, prese il treno, varcò la frontiera e tornò in Italia, nel suo paese, del quale sentiva una viva nostalgia. Pochi giorni or sono, la bellissima creatura, elegante e profumata, si presentava nello studio dell'avvocato Carrera, a Torino, a chiedeigli assistenza. Essa aveva ricevuto notifica dalla Germania che il coniuge aveva inoltrato causa di divorzio, motivandolo cosi: « incompatibilità di carattere e abbandono di domicilio ». 11 legale domandò alla signora se essa intendesse fare opposizione al divorzio, ma saputo che invece la Todeschini desiderava sinceramente di mai piti unirsi al tedesco, le fece presente che, se essa non si fosse presentala in Tribunale, il divorzio sarebbe staio pronunciato per colpa di lei, mentre invece se avesse esposte le ragioni che ''avevano indotta ad abbandonare il marito, tali ragioni avrebbero indotto il Tribunale a dichiarare che la colpa era del Simons. La signora dichiarò che la cosa le era assolutamente indifferente, e decise di non presentarsi. In conseguenza di ciò, giungeva subito dopo la sentenza*di divorzio, emessa in Germania, e i] patrono della signora ebbe da lei incarico di ottenere che la sentenza -del giudici tedeschi abbia esecuzione anche nel Regno d'Italia. Di solito, in Italia, non essendovi il divorzio, i coniugi che desiderano rompere i loro legami, prendono la cittadinanza ungherese, ma in questo caso, poiché la Todeschini ha preso effettivamente quella tedesca, sposando il Simons, la sentenza pronunciata dai giudici tedeschi è perfettamente legittima La sentenza della Corte d'Appello di Torino, che sanziona il precedente giudizio, sarà in questi giorni notificata al marito, peir il quale calzerebbe a meraviglia il proverbio: «Moglie e buoi dei paesi tuoi ». Imprese ladresche Due eolpi riusciti, uno fallito Verso le sette di ieri mattina, il fattorino Pietro Guglielmotto, occupato presso l'Agenzia Distillerie Italiane, in corso Galileo Ferraris 26, si è recato, come al solito, ad aprire l'ufficio, ma, nell'atto in cui metteva la chiave nella serratura della porta d'ingresso, è rimasto sorpreso nel vederla semiaperta. Entrato nei locali, dopo una rapida visita, si è accorto che i ladri erano entrarti nell'ufficio dell'impiegato Attilio Guaita fu Annibale, i-ubando da una scrivania un fascio di marche da bollo per centoventicinque lire, una valigia contenente documenti personali, francobolli, il tutto per un valore di circa 2000 lire. Il Guglielmotto si è recato a denunciare il furto al Commissariato di P. S. Monviso. — L'altra notte ignoti, mediante scasso, sono penetrati nell'abitazione di tale Lorenzo Villata fu Lorenzo, in via Varazze, 13, rubando circa 660 lire in moneta spicciola, nonché diversi oggetti d'oro e di toeletta, per la somma di 1500 lire — I ladri ieri notte hanno pure tentato di penetrare nello studio del notaip Paolo Gatti, situato al primo Piano nel cortile dello stabile di via Alfieri 24. Aperto il portone, i ladri, raggiunta una finestra dello studio, ne hanno rotto un vetro e s'apprestavano forse a scavalcare 11 davanzale, ma. perchè disturbati da qualche inquilino, abbandonarono l'impresa, allontanandosi. Anche di questo tentativo è stata avvertita la Polizia. Morto improvvisa di ma ssssantanasIeri mattina, la pensionata Ealalia Olvanzi, ved. Greco, di anni 62, mentre era intenta ad accudire alle faccende domestiche cella sua abitazione, è stata colta da improvviso malore, cadendo al suolo priva di sensi. Lina sua coinquilini!, tale Marta Flirt, la rinveniva poco flopo, ed avvertiva il medico municipale dottor Andruetto, che constatava il decesso avvenuto per paralisi cardiaca. qcpfdn