Frontiera del Reno

Frontiera del Reno Frontiera del Reno Ora che la battaglia parlamentare è finita e lontana, e le rivelazioni di Franklin Bouillon alla Camera francese sono state scontate, esaminiamo obiettivamente quanto c'è di Vero e di reale nei preparativi tedeechi denunciati dal deputato francese. Si domanda: E' o non è vero che la Germania arma in vista di una prossima guerra? Ecco: ragionando secondo il buon senso, si deve dire che la Germania non ha alcun interesse di fare la guerra, ma che essa, al pari di qualunque altro Stato, ha l'interesse ed il dovere di prepararsi anche per questa eventuali tè Ed appare ben curiosa la mentalità di quei non pochi francesi che, mentre trovano sempre insufficenti i proprii armamenti, protestano contro gli armamenti altrui. E' una delle applicazioni del sistema, oggi assai di moda, di predicare o di volere il disarmo... aitimi. Inoltre, non solo la Germania non ha interesse di fare la guerra, ma nella presente situazione internazionale, nemmeno lo può a meno di volere deliberatamente suicidarsi. Eeiste o no il patto di Locamo, in forza del quale, se la frontiera,franco-tedesca è violata dall'uno o dall'altro, l'Inghilterra e l'Italia si sono impegnate ad intervenire armala manu contro l'aggi-essere? Questo dovrebbero anzitutto tener presente 1 francesi allarmati. E poi dovrebbero pensare che cosa vorrebbe dire una nuova guerra per la Germania e che, per decidervisl, essa dovrebbe essere sicura almeno della neutralità dell'Inghilterra sino alla fine. Ma allora, perchè la Germania tompie gli atti e prende i provvedimenti denunciati da Frankl/in-Bouillon? Le accuse di questi possono ^aggrupparsi in tre categorie: sviluppo dello spirito militare e di rivincita, 6pese militari sproporzionale agli effettivi consentiti dal trattalo, preparativi di mobilitazione nella zona demilitarizzata del Reno. A dimostrazione della prima accula egli cita le parole del generale Von Seekt, il creatore del Reichsheer: « Non è certamente facile oggi di condurre la politica estera della Germania, ma non è dubbio che Suo scopo è il ristabilimento di essa come grande potenza militare. Il fondamento di tutta la nostra politica è la lotta contro, un trattato, iene sbarra l'avvenire tedesco. Per questa lotta è necessaria la forza Creare qnesta forza è il nostro dovere più urgente ». Parole certamente assai gravi, ma a chi erano lesse dirette? Non Io so, ma probabilmente ai suoi dipendenti, ed a questi non poteva certamente egli 'dire che l'ideale per un esercito è la debolezza. Sulla seconda accusa — spese militari eccessive ,— si deve onestamente dire Ohe essa è fondata, se tali spese vengono valutate sui costi medi delle forze militari di altri Stati, e prendendo per base gli efifettivi prescritti dal trattato. Ma questo trattato, che previde la composizione delle forze armate fin nel più piccolo particolare, è muto in fatto di bilanci. Ed allora, come intervenire? Il fatto lamentato non è 'di oggi; parecchie volte se n'è dovuta occupare la Conferenza Ambasciatori, che ne ha fatto oggetto di rimostranze al Governo tedesco, Il quale non ha avuto difficoltà alcuna a dichiarare che nulla di contrario al trattato esso faceva. Quando, ad esempio, Franklin-Bouillon dice che le somme iscritte In bilancio dal 1925 ad oggi per le mitragliatrici consentono la fabbricazione di 20.152 armi, memtre il trattato non ne ammette che 1926, dice una cosa fondata. Ma che cosa risponderebbe al Governo tedesco, se questi gli dicesse che una mitragliatrice gli costa dieci volte di più di quanto non la valuti FranklinBouillon? Non v'è che una risposta: Non ci credo e prendo le mie precauzioni. Il che la Francia sta precisamente facendo colla costruzione delle sistemazioni difensive. Vi sarebbe, è vero, un'altra via: chiedere l'investigazione per parte della Società delle Nazioni, ma è troppo pericolosa mentre si persegue un'opera di pacificazione e d'intesa. Resta la terza accusa: preparati vi di mobilitazione nella zona demi lrtarizzata del Reno. Qui FranklinBouillon espone una serie impres sionante di dati per dimostrare l'enorme sviluppo dato agli impianti ferroviari, ai ponti sul Reno, ai servizi automobilistici, alle autostrade, In confronto ai reali bisogni de: commercio, che in realtà sarebbe di minuito in confronto dell'anteguerra. Non ho modo di verificare se quest'ultima affermazione risponda al vero, ma la ammetto. E con questo? Tutti sanno che i mezzi di co uiunicazione hanno importanza ca pitale nella mobilitazione delle forze, ma essi sono anche strumenti tìL ricchezza nel tempo di pace. E sebbene tutti sappiano che nella sistemazione dei mezzi di comunica zione nelle regioni di frontiera, oltre alle ragioni economiche, si tien conto anche delle ragioni strategiche, che anzi vi sono comunicazioni con scopi prevalentemente strategici, come dimostrare questo e, so prattutto, come opporsi all'esecuzione dei lavori? Anche questa qusstione non < riuova; si è presentata fin du quan do si vollero distruggere quelle che jl trattato chiama « facilità di moLi litazione » e che esistevano alila fine della guerra. Sebbene le sistemazioni ferroviarie avessero, come ^en si può pensare, uno spiccato carattere militare, all'infuori dei piani caricatori militari e dj qualche fascio di binari, null'altro s'è distrutto, perchè tutto il resto era ricchezza, ed alla distruzióne si sarebbero opposti gli stessi industriali francesi. Lo si sa: linee a quadruplice binario, come ne esistono in Renania, danno ad un tronco ferroviario una potenzialità enorme, ma si pretenderebbe forse di fare della regione probabilmente la più ricca industrialmente è commercialmente dell'Europa, una regione predesertica od, al massimo, misurare col contagocce, e da chi vi è estraneo, gli incrementi ai mezzi di trasporto? Utopie. Tenuto conto di tutto questo e volendo essere obbiettivi, si conclude che Franklin-Bouillon ha esagerato nel dichiarare scandaloso che, negli ultimi cinque anni, i diversi >Joverni abbiano permesso tali cose. Non si può tenere eternamente il piede sul collo ad una Potenza di 70 milioni d'individui. A meno di voler instaurare una politica di rottura, non v'è altra via che quella dell'eliminazione graduale e continua dei punti di frizione, mentre all'interno si prendono le misure di protezione, che la più elementare prudenza consiglia. Qen. GIOVANNI MARIETTI, I rapporti fra Italia e Romania Un richiamo alla realtà Bucarest, ti, notte. La stampa romena di ogni partito si occupa dei rapporti con l'Italia, manifestando rincrescimento per il fatto che la polemica si sia allargata senza motivi sufficienti, i giornali rilevano inoltre come l'Italia e la Homania siano vincolate da Trattati consacrati da una reale amicizia e inoltre come 11 Trattato romeno-jugoslavo non escluda Io sviluppo dei migliori rapporti coll'ltalia. Degno di particolare interesse è un articolo apparso sul giornale Cuventul, che, dopo aver rilevato il tono sproporzionato assunto dalla stampa romena, compresa quella ufficiosa, afferma che, per giudicare l'atteggiamento dell'Italia e la politica di Mussolini verso la Romania, si deve guardare più al fatti che aille parole e che la verità è che l'Italia è stata sempre accanto alla Romania ogni volta che Tribunali internazionali hanno dovuto pronunziarsi sopra divergenze fra i romeni e i loro vicini. Il giornale, dopo aver affermato che Mussolini ama la grande Romania e dopo aver dichiarato che i romeni per molti anni hanno ignorato Roma, deplora che qualche volta la stampa abbia giudicato partiglanamente ed attaccato leggermente un regime politico la cui struttura non riguarda i romeni, ma 1 cui frutti miracolosi sono evidenti per l'intera opinione pubblica mondiale. 11 giornale termina auspicando una fraterna collaborazione fra le due Nazioni latine, e conclude : • Dobbiamo essere più equi, più chia roveggenti e meno irascibili ».

Persone citate: Frankl, Franklin Bouillon, Giovanni Marietti, Mussolini, Vero, Von Seekt