La vita al campo

La vita al campo La carovana della « Stampa » al Caracorùm La vita al campo -(Dei nostro tavlato)- e r di a o a o o. ma si io, te n al a a o, a cnma o o o a o cdi o, e el adi, eio oora a li a o a meamio di i. a a o di ne ima. di aao, ienab o nrc il o. na. a i. hi ino o a na n o, to eto rva si uto di di iil oi tmeiLa Serena e Mio campo di Asoole (Valle del Braldoh - Altitudine m. 3060) — Agosto laboriosa vita del campo. Oaai è arrivato il professore DI Caperlaceo, il naturalista della Spedizione, insieme con la guida Croux. Sono reduci dall'esplorazione in valle Punmah e in valle del Domurdo; dove, come gii nel bacino del Bàltoro, e in ge nere in tutta questa plaga del Caracorùm, il professore Di Caporiacco è il primo naturalista, unico finora, che v'abbia compiuto esplorazioni e studi, con ampia raccolta d'esemplari d'animali e di piante: credo, in totale, piò, di Quindicimila. Ha assunto un. truce aspetto selvaggio, il professore, in questi mesi; e Croux gli è, anche in questo, degno compagno. Gli abiti e l calzari testimoniano della dura vita d'alta montagna e delle diuturne marce, con ogni tempo che Domineddio di volta in volta manda, e dell'aspre scalate; la pelle del volto e delle mani s'è incupita bronzea, quasi come quella degilndostani, bruciata dal Sole e dal riflesso delle nevi e del ghiacci; e le mani mostrano qualche cicatrice, di sgraffiatile sulle rocce; e le capellature spiovono sulle orecchie e sul collo, prolisse e incolte, similmente all'ispide barbe; e queste, rosse come entrambi l'hanno, li rassomigliano veramente, il professore friulano e la guida valdostana, ai truculenti Galli di Vercingetorige; o meglio, il professore potrebbe, con que' suoi occhi aquilini lampeggianti di tra tanto cuprea e folta pilo sita del volto, posare per il Bartarossa. Ora, mentre anche si prepara a una nuova escursione su per la valle dello Scoro, tributaria da sinistra di questa del Braldoh, e óve si nasconde quel villaggio di Tlabròk, ch'è de' più alti centri abitati del mondo, sopra dai quattromila metri; è occupato a sistemare nelle casse la roba raccolta, per il trasporlo a Srlnagar e in Italia: pelli d'animali disseccate e imbalsamate, gl'insetti nella vitrea bara delle fialette, con l'alcool o la naftalina, le piante tra i fogli, asciuganti; che s'allineeranno tra non molto sulle tavole del laboratorio, per il metodico esame e la classifica e le più ipprofondite indagini, all'Istituto di Scienze Naturali dell'Università di Firenze, dove il Di Caporiacco è Ubero docente e assistente alla cattedra di Zoologia, del professore Angiollno Senna. Un radiotelegrafista disperato e un operatore cinematografico disilluso. Il lavoro di riordinamento e di sistemazione del vario materiale di raccolta, oltre a quello zoologico e botanico, è il più attivo, oggi, al campo, nell'imminenza del ritorno. Ma intanto, come descrivevo nell'altra mia lettera, il Principe e il comandante Cugia continuano loro osservazioni e studi, di astronomia e di topografia, di meteorologia, di gravimetria, e del magnetismo terrestre. E per la parte materiale dei lavoro, per la trascrizione e registrazione dei dati, li coadiuva il radiotelegrafista .infossi; il quale si troverebbe altrimenti disoccupalo: chi, durante tutta la spedizione, lo va perseguitando l'.avvcrso destino di non riuscire a far funzionare la sua stazione da campo, rimasta sempre, irrimediabilmente sorda e muta. Egli afferma che l'intera zona è, come suol dirsi, « di silenzio »... Il che, quando, sul Bàltoro, s'affannava invano e accia entava intorno a' suoi reluttanti, inerti congegni, era occasione di scherzo e ragion di riso, specie per Croux e Bron, le guide; che, buoni vecchi fanti, sornioni e maliziosi, dalla tenda vicina lo sbertucciavano: — Coltano... ta tatatà... Pronto... Ta tata fatata.: pronto. San Paolo... — Concludendo con quell'ineffabile e intraducibile motto pedemontano: — L'è mai fìócate 'n sèi presepio? — intonatisSimo al glaciale ambiente, lassù. Il cinematografista Tcrzano gira coscienziosamente tutte le scene del campo e del villaggio, e le carovane di coolies che scendono dal Bàltoro, trasportando gli ultimi materiali e attrezzi e provviste della Spedizione, dall'abbandonato campo di base di Vrdócas, gua ad Ascole. Ma non è troppo soddisfatto. Dal suo punto di vista, cinematografico, trova che manca nella spedizione la scena a grand'effetto, il dramma ossessionante o il comico irresistibile. Egli è un po' come quei cronisti di giornale che non anelano e non apprezzano che il fattaccio, tra gedia o grottesco, da propinarsi al lettore in quell'asintotica e asmatica prò sa, dal rincorrenti si periodetti mozzi, senz'ambagi di raffinatezze sintattiche, senza contrasti di complementi e giuochi d'incisi, e che agli inculti del bel numero intellettivo c sonoro, pare spigliatlssimo e leggiadrisslmo stile, nonché modernissimo. Cinematografia an- ddtcmrupsddccppsaoccpcsssmhfclscdmsztsclrrmstnacapTtvridgèqtdsglrrpGnmrlpgtche questa; e un po' come la vorrebbe, Ha Li almeno In proprio àmbito, il buon !a Terzano: fin-, a signin'rare l'attiviti) rp della Spedizione, in tema, putacaso, di ricerche zoologiche, aveva escogitato di girare il professore Di Caporiacco sull'atto che sbucava dall'antro fumoso e polveroso d'una casa baiti, reggendo, dall'una mano, per la coda, un topone, e dall'altra, per una zampa, un di que' ragni, di cui il professore appunto è oggi, in Italia, il più dotto e insigne degli specializzati studiosi. Al che questi, che non ama la celia grossa, e 'soprattutto se s'attacchi alla sua prediletta scienza — vada per il topo; ma il ragno, pòi!; — oppose un così indignato anzi minaccioso rifiuto, che il cinematografista si affrettava a rinfoderare l'indiscreto obbiettivo. Povero Terzano! anche lui, che, per la circostanza, s'è lasciato crescere un barbone da anacoreta. E peggio gli è andata, almeno finora, con le Ascolane. Egli vagheggia le risorse cui la sua pellicola spettacolosemente attingerebbe per la prestigiosa virtù del femminino — che mai come nel cinematografo, dalla Mecca hollivudiana, fu regale ed eterno, — femminino selvatico, qua, si coloristicamente caratteristico, ancorché il colore . paia essenzialmente d'incrostato sudiciume; e quelle, che già fuggono come lepri soltanto alla vista lontana d'un forestiero, raccogliendo ansiosamente, intorno alla smilza persona e sul volto cinerigno, la propria svolazzante cenceria, a celare più gelose tutte, per noi Ignote loro grazie; figurarsi come possono aborrire da quell'occhio areiprofano e insolentissimo della macchinetta da presa, che non pure ne coglierebbe e riterrebbe la figura, ma d'ogni atto e d'ogni mossa, col mitragliante sguardo, sorprende e flssu gli attimi e il. moto, attimo per attimo, moto per moto, nella successici ne viva, in evidenza esalta. Non credo aborrirebbero di più da un bagno; ch'è la cosa, certo, per quanto il loro aspetto e le loro abitudini dimostrano, più ad esse estranea e repugnante Tuttavia Terzano non s'è dato per vinto; e ora ha sguinzagliato Abdullah, il vecchio sclcarl, il più vecchio e auto revole del Cascimir, che accompagnò in queste regioni già forse dieci spedizioni, alpinistiche scientifiche cinegetiche, e quasi tutte le italiane,-e che è il capo-scicari ancora di questa, per quanto curvo dagli anni e un po' intorpidito della mente e del corpo: Ab dullah dovrebbe fare opera di persuasione presso gli Ascolani, mariti e ma gli, che il cinematografo ha suoi dirit li, e che il buon nome delle Baldi non risulterebbe punto compromesso se lo ro imagtni e costumi comparissero riprodotti, poi, per gli schermi. L'ingegnere Chiardola, nominato « il Generale », sia perchè non. ha mai rinunziato a vestire qualche indumento militare, della nostra Milizia Confinaria, di cui è ufficiale, sta per il tono autoritario con cui comanda al coolies e II conduce, è indaffarato a pre parare ì bagagli della colonna, ch'egli guiderà primo, dopo l'anticipata partenza di Balestre ri, il 36 Luglio scorso, guiderà, insieme con le guide Croux e Bron, sulla via del ritorno: se possibile per lo Seoro-la; se no, giù per questa valle del Braldoh, e poi per la valle Scigar, e poi, da Ascardu. per l'altipiano Deosèi. Amenità giornalistiche Ma il più affaccendato di tutti è il dottor Allegri, i cui compiti, nella Spedizione, sono svarlatissimi, oltre a quelli medici, suoi specifici: cacciatore e direttore di mensa, antropologo egiornalista. Come giornalista gli è toc calo di vedere stampati col suo nome. Innestati nelle sue corrispondenze, parecchi periodi e brani, ch'egli rigiura di non avere mal sognato di scrivere e vi brillavano alcune, chiamiamole, perle giapponesi: che. all'arrivo quassù dei giornali, hanno costituito lo spasso della compagnia e argomento di frizzi all'indirizzo di lui, padre putativo di colali preziosità. Forse la sua fresca e nitida prosa toscana, nutrita di fatti precisa di ragguagli, è parsa al Comi tato milanese troppo nuda e disadorna, e poco giornalistica, nel gusto di quel giornalismo cui mi riferivo so pra: e qualcuno ha creduto opportuno rimaneggiarla e rimpolparla. E n'è venuto fuori, tra altre peregrine varia zioni e aggiunte, che il ponte di Voil, sul Sind, sarebbe un giula, cioè un di quei primitivi ponti himalafani, che io già descrissi, formati d'un triplice ordine di fasci di attorti vinchi. Ora manco a farlo apposta, non solo non si trova un giula, nemmeno uno, in tutta la valle del Sind, e nemmeno per tutto il versante meridionale dell'Hi màlaia del Cascimir; e per questa strada, venendo al Caracorùm, il primo giula che si vede, passando, è quello di Carmangh, a ben dicci o undici giorni di marcia dopo Voil; ina quello di Voil è addirittura un modernissimo ponte, di quel'i detti « americani », ponte sospeso, di ferro, cui mette capo la carreggiabile di Srinagar, e che, volendo, si potrebbe anche percorrere in ijiilr.moliilc Poi: a Scigar. verso la r metà d'Aprile, la Spedizione avrebbe ricevuto offerta di « ... albicocche, pesche magnifiche e pere fresche... ». Sta bene che il Baltistàn è chiamato dagli antichi geografi cinesi il « Tibet degli albicocchi »,- e questi in realtà vi abbondano; ma che a Scigar. ch'è a più di duemilatrecento metri d'altitudine, le frutta maturino ad Aprile; questa è maravlgllosa invenzione, che non sospettavamo. Il diaccio frutto della neve! forse E in quanto alle pesche, non un albero, uno solo! a cercare da cima a fondo tutte l'oasi del Baltistàn. Poi ancora, bakscisc, espressione d'uso corrente dal Mediterraneo al Golfo del Bengala, che la sanno anche gli scugnizzi del porto di Napoli, che significa regalia, mancia, vien tradotto per equipaggiamento. E con più grave scandalo del professor Desio, il geologo della Spedizione, le rocce del Paiù son diventate « dolomitiche » (Dal che ci. s'avvede che il rimaneggiatore milanese, valendosi, per suol rimpolpamene della vecchia relazione del De Filippi, sulla spedizione del Duca degli Abruzzi, erroneamente interpretava, appropriandosela, un'espressione di quel testo). Ma qua, per ischerzo, fingiamo credere che il dottor Allegri sia proprio lui responsabile di siffatti svarioni, pubblicati con la sua firma; e di tratto in tratto taluno, affettando un'opportuna aria ingenua, gli chiede notizia di quel giula che valica l'Arno da borgo Ognissanti a borgo San Frediano; o perette non ci taccia gustare di quelle magnifiche pesche, che maturano d'Aprile a Setgar. Il cuoco « Pasci» Nella sua qualità di cacciatore ente rito, ti dottore ha recato apprezzatasi mo contributo alle raccolte zoologiche; e non meno apprezzato ne reca soventi alla mensa. Pur ieri ei offriva un ram cicòr, la pernice gigante dell'Hlmàlaja. tetraogallus tibetanus, nella forma e nella penna simile in tutto, veramente, a una pernice, ma delle proporzioni d'un nostro medio tacchino; e la carne, nella fibra e al gusto, sta tra la pernice, appunto, e il fagiano. Ma pare destinò di Allegri essere male servito da' suoi collaboratori, dai necessari parimenti che dai non richiesti; e stavolta è. il cuoco, che l'ha tradito, non lasciando frollare, come si doveva, l'animale, e cucinandolo indi senz'arte, a mo' d'un volgare pollastro; sicché venne insipido e tiglioso. Ora il cuoco, un indostano del Penglàb, Mohammed Din, che al campo è stato, non si può dire ribattezzato, dacché è musulmano, è stato rinominato napoletanamente, chissà" perchè. Pasca; e tutti, suoi compagni indigeni compresi, e lui slesso, se lo si domanda del nome, ormai dicono invariabilmente Pasca; speriamo si prenda la rivincita del quasi fallito arrosto di rameicòr, che gli ha fruttato una serqua d'ingiurie, col salmi, che attendiamo, di lepre: un leprone e un leprotto, che il dottore e direttore di mensa ha ucciso oggi. Ma l'attività del dottore si svolge ancora in altri campi; ossia da questi comincia, come suoi propri. E la mattina, davanti alta sua tenda, è un susseguirsi di malati, indigeni che salgono dalle varie oasi e centri abitati della valle, magari per tre e quattro giornate di marcia, accompagnati da un parente o da un amleo: e qualcuno, per le sue condizioni, è portato a braccia o su improvvisate barelle da compagni. L'ambulatorio policlinico è stabilito all'aria aperta; il servo indigeno del dottore funge da infermiere; un par di casse accostate formano, eventualmente, il letto operatorio. Ho già accennato altra volta alle peggio che deplorevoli condizioni sanitarie di questi paesi, ai muti che. endemici o epidemici, affliggono queste popolazioni. L'opera del dottor Allegri, per questo riguardo, riscuote due profitti, ugualmente benefici: e l'uno precipuamente umanitario, col lenimento, e spesso anche la guarigione dei mali degli individui, che accorrono a cercare le sue cure: e l'altro di speculazione scientifica, con lo studio di essi mail, delle loro manifestazioni, qua, e del loro processo e diffusione. Egli.vlene perciò annotando in merito dati e cifre, per l'opportune memorie, in cui si concreterà, anche per questa materia, il lavoro della Spedizione, e figureranno i risultati generali e speciali dell'esplorazione, osservazioni scoperte controlli. L'ufficio antropologico Poi, quand'è esaurita la sfilata dei malati — sono diecine, ogni mattina; e per molti si richiede l'intervento chirurgico, talvolta con lunghe e difficili operazioni; — it dottore, fatto sgombrare provvisoriamente il tendone dei» fa mensa, v'impianta l'ufficio antropologico. I malati non gravi sono invitati, in cambio delle cure ad essi già largite, a prestarsi all'esame e alle misurazioni; e l coolies delle carovane, e gli abitanti dell'oasi e delle viciniori, e la gente di passaggio ; a cui, in compenso del momentaneo disturbo, si regala qmtlrhe galletta o iuta sca¬ tcldcnnispoom ; o o e e o a r a . o l r tola di sardine. Io vorrei però sapere che idea si fa di noi questa gente, per le stranissime, incomprensibili pratidie, cui viene sottoposta: d'essere richiesta — il servo del dottore funziona ora da interprete — richiesta del nome, del paese natale, dell'età, che i più dichiarano d'ignorare, o riescono amvptvZdL1e se dediti ali agricoltura, o alla pa- qslorizm, o se esercitino il mestiere di portatore, cioè di coolie, — che sono l'uniche occupazioni di queste popolazioni. Poi, messi a torso nudo — o colonie di parassiti! inopinatamente disturbati ne' loro pasti e sonni tranquilli, tra la pelle dell'individuo, rugginosa di sporcizia, e le lane del vestito, bisunte e puzzolenti; — essere misurali per lungo e per largo, alteza, apertura delle brateia, clrconfcren- asttpttllidlZza toracica, circonferenza addominale,:^ossatura delle titnlle del hneinn rnn Gossaiura atue spalle, del bacino, con il metro a piombo e la squadra, col Bmetro a nastro, con i conìpassi grò- Induali; e poi vedersi applicato alla fae-ISri» un niirn -miiterìntn cfriimpnro retà un altro misterioso strumento -• zper la misurazione dell'angolo tacciale; n— e poi applicate dal due lati del era- nio, indi dalla fronte all'occipite, le punte convergenti d'un altro compasso. " - • .. E ancora: vedersi accostare ai capelli un campionario di ciocche di capelli, ld'ogni specie, e colore, distinte con un numero nrn/iTettivn- ftnsh.fi ti tmva lnumero progressivo, finche si trova cquella che coincide. E vedersi poi accostare all'occhio una serie stampata di figure d'occhi, anche questi d'ogni possibile colore, d'ogni varietà e sfuma- piLvntura; e slmilmente ai capelli, finché si «trovi quello che s'appaia. B infine, con cun pennello intinto d'inchiostro, vedersi scrivere grosso, sul petto e sulta spalla destra, un numero... Fuori dalla tenda, attende ferzano, con ta macchi- nana fotografica; l'individuo, prima che si rivesta, è condotto a posare davanti ' 'all'obbiettivo, due volte, di faccia e di profilo : il numero scrittogli sulla pelle. psecondo il sistema adottato da Allegri, corrisponde a quella detta cartella ^jfropomefrlca, intestala all'individuo \ stesso,- e riprodotto quindi, naturalmente, nella fotografia, varrà per la sicura identicazlone. Consideriamo col dottore: date le abitudini di questa gente, che si può dire ignori l'uso delle lavande, c'è da scommettere che una prossima spedizione, magari tra qualche anno, troverà ancora qualcuno" di essi col suo bravo numero, soltanto un po' sbiadito, sulla spalla e sul petto: e sarà lavoro risparmiato per l'antropologo d'allora, se non vorrà cambiar metodo. Ma loro, questi cui infliggiamo tutto il lungo esame e le complesse misurazioni — e quale mostra un'aria diffidente, se non proprio impaurita: e quale non accetta di spogliarsi, se non dopo che l'interprete è venuto faticosamente persuadendolo; e quale è preso da improvvisi e interminabili scoppi di Rarità; e quale, a ogni nuovo strumento che 11 dottore impugna, insiste presso l'interprete che lo lascino andare, ehè lui non vuole più, non vuole più a nessun costo; e qualcuno strilla, e scappa per davvero: — questa gente, non so quanto pagherei n sapere che cosa pensa di noi. di questi nostri inesplicabili armeggil... Ho provalo a fare interrogare alcuni: invariabilmente, l'interpellato ha sorriso, o addirittura m'ha riso in faccia. Ho fondati dubbi che ci prendano per un po' matti; o credono che questo sia un nostro bizzarro gioco. MARIO BASSI. orsc

Luoghi citati: Ascole, Coltano, Firenze, Italia, Mecca, Napoli, San Paolo, Tibet