Un matrimonio mal combinato

Un matrimonio mal combinatoUn matrimonio mal combinato Poliziotto dilettante che non accontenta nessuno Un marito che bastona la moglie e ca o Non era ancora asciutto l'inchiostrocon il quale i giudici del Tribunale di Torino avevano scritta la loro sen lenza con la quale dichiaravano rag o ' • , Mucuc uicn U|§l-"nta--a prava d?'- falU 11 n- sig. E. Marelli d aver trescato con la di lui moglie. Maria Muscera, si era contro di lui querelakfper diffamazio ne, e già si delineava, pronta e decisa la controffensiva 11 cav. Pagano e la signora Muscera, che erano usciti con le ossa rotte dal processo, per una di quotile combinazioni che lasciano scettici I più, s'incontrarono, quella stessa sera del 30 «ennaio scorso, contemporaneamente e nello stesso sito, coi loro rispettivi coniugi. Aurora Persico ed E. Marelli, mentre uscivano dalla abitazione di un comune amico, il cav. Edoardo Pavesio. Il Pagano si avventò sulla propria moglie e la bastonò, finche essa, riuscita a prendere il largo, potè infilare il portone della propria casa. La Muscera si accontentò di abbordare suo marito per sfogare il suo animo che era davvero esulcerato. E ciascuno poi se ne andò pei fatti suol. L'onesto Jago L'episodio provocò un procedimento penale che ebbe ieri il suo epilogo alla Pretura Urbana, affocata di un pubblico insolitamente numeroso anche perchè era preannuneiato il debutto della giovano avvocatessa Rina 1- urlan. Gli imputati erano tre Olire il Pagano e la Muscera, è comparso davanti il magistrato anche certo Giorgio Mandala, d'anni 32, da Piana dei Greci, che doveva rispondere di aver svolto il ruolo d> a onesio Jago ». Egli avrebbe ratta una doppia parte in commedia, offrendo ala Aurora Persico i suoi servizi, mentre era già al soldo dal di lei marito, il cav. Pagano. Ma costui nega di aver sostenuta la parte che gli si attribuisce. Contesta di essere ricorso ad armi illecite: di pssersi presentato a qualcuno come funzionario di P. S., di aver soppresso della corrispondenza che gli era stata consegnata dalla signora Persico, di averla diffamata. Anche la signora Muscera, che si presenta in modo simpatico, ha vivamente contestato le accuse che lo erano state elevate. — Sarà una fatalità strana — disse la giovane signora — ma è proprio cosi. Io, che andavo in cerca di mio marito per aver la prova della sua colpevolezza, ho avuto modo di incontrarmi con lui proprio nello stesso istante ih cui dall'altra parte di corso Cairoli, il cav. Pagano, appostatosi colà per sorprendere sua moglie, sì avanzava anche egli verso la coppia fedifraga. Ma 10 — aggiunge la Muscera — non ho menato le mani contro nessuno e verrà qui il mio chavfleur a dire che io mi recai in quella località da sola. Il cav. Pagano comincia il suo discorso, attaccando dal 1912. Dice ohe la Aurora è una vera vipera. Prospetta perfino la possibilità che essa sia l'autrice dell'assassinio di suo fratello, fatto avvenuto in una via delle più centrali di Palermo. Tale era la persecuzione che aveva subito da parte dell'Aurora che, non appena divenuto vedovo, la sposò: « Ne avrei sposato venti — esclama, suscitando la più viva ilarità — pur di sottrarmi a quella persecuzione! ». II racconto è particolareggiato e movimentato. Dice però 11 cav. Pagano che anche dopo il matrimonio la sua vita fu piena di guai. Passando a narrare l'episodio di corso Cairoli, l'Imputato sostiene che l'incontro con la mojrlie fu veramente fortuito Essi si erano rerati colà con automobili diverse, l'uno senza conoscere il progetto dell'altra. La strega di Benevento E gliele avete date? — gli chiede 11 pretore. Gliele ho date con soddisfazione. Non ne potevo proprio più. E prende quindi la parola la signora Aurora. Anche lei comincia dal 1912. quando incontrò per la prima volta il Pagano che era già ammogliato con figli e le si presentò come ceilibe e le ed eu i e 1 t l oe a a a a o e l o n , adsicA2iiAttbpnzpteFrpnIdudbmlfic_. psi mise cosi costantemente ai (lancili v o.da farlo andare a monte un ottimo e " nsi . _ . , .—fidanzamento. La signora narra tuttauna lunga odissea di gravi sofferenzesubite e quindi passa a narrare le vicende della sua vita torinese Essa ammette di aver perseguitato suo ma rito che non voleva più saperne di<nipn-ìo nnn L IIOI1lei : « ma ciò feci sempre La frase, detta con tono enfatico, su-scita uno scoppio di irrefrenabile lla-.lì comincia quindi la sfilata dei testi. rua. Risulta che la signora Aurora nella se ra degl'aggressione presentiva quanto le sarebbe capitato. Essa, dopo il processo, si era accompagnata al Morelli ed alla signora del cav Pavesio, ai inali aveva confidato i suoi tristi presentimenti. Due giovanotti che venivano dalla scuola serale, dicono d'aver visto un signore ad una signora scendere dalla stessa automobile ed avanzarsi assieme verso l'altra coppia che doveva essersi fermata. Altre persone dichiarano che la persecuzione organizzata dall'Aurora contro suo marito fu costante e — a parte le intenzioni di lei — veramente esasperante. A tardissima ora si è iniziata la discussione fra i patroni delle parti. La signorina avv.ssa Furlan, che difendeva il Mandala, ha pronunciata una efficace arringa defensionale ed i> stata vivamente complimentata da tutti i colleghi. Il pretore ha ritenuto il Mandala colpevole dei tre reati che gli erano stati ascritti- lo ha condannato a '» mesi di reclusione con il benefìcio della non iscrizione nel casellario penale ; e, ritenuto che il cav. Pagano e la signora Muscera abbinilo ,'writo in correità, li ha condannati a 1000 lire di multa per ciascuno, ed al danni « liquidati in una lira •, come aveva chi sto Aurora Persico. Pretore: avv. Fulco; P. C: avv. Nasi; Difesa: avv.ssa Furlan. avv.ti Gino Colla, R. Rossi; cane: Garelli. Il complice di un ladro di gioielli e un giro di polizze non riuscito La Squadra mobile della nostra Questura era venuta, giorni sono, a conoscenza di un rilevante l'urto di gioielli compiuto ai danni di una distinta famiglia della nostra città. Allo scopo di ritrovare i preziosi involati dall'ignoto ladro, si incaricava delle ricerche il maresciallo Comaudo, il quale ih fatto di gioielli e relativi ladri e ricettatori ha una corta qual pratica, per il fatto stesso che passa parecchie ore del giorno nei locali del Monto di Pietà e di altre agenzie di pegno, mèta ultima di molti gioielli rubati. Messosi sulle traccie dei preziosi ricercati, il sottufficiale veniva a sapere che sulla piazza v'era possibilità di comperare, a prezzo d'assoluta occasione, alcune polizze di gioielli. 11 Comaudo faceva tosto sapere che aveva sotto mano un promesso sposo, desideroso di regalare gli « ori » alla sua fidanzala. Una parola dopo l'altra, il Comaudo poteva venire a conioscere che il possessore delle polizze era tale Armando Mdrtinengo di Carlo, d'anni 27, abitante in via Roma, 23. Ancora qualche trattativa e poi finalmente il maresciallo poteva incontrarsi con il messere e combinare l'« affare ». Anzi, pei combinarlo con più comodità, egli portava direttamente il Martinengo negli uffici della Squadra mobile e delegava per ogni trattativa da parte sua il dott. Rampino. Il giovanotto sciorinava sul tavolo del funzionario due polizze di un'agenzia di pegni di via Lagrange, e tanto per tentare di mettersi al sicuro, giurava e spergiurava di non saperne niente Fntorno alla provenienza/siccome pHrò questa spiegazione era troppo. sem-\plicista per essere creduta, il giova-;notlo veniva trattenuto e nuovamente Interrogato. Si decideva allora a dire di avere avuto le polizze, quelle ed un'altra di un'agenzia di via Barolo, da un certo « Michele ». Con molta buona volontà e con l'aiuto del voluminoso elenco delle « conoscenze » della Questura, il Michele veniva identificalo nella persona del viRilato Micbele Dogliani, di anni 32. Costui, che probabilmente è l'autore del furto, aveva dato al Martinengo la refurtiva

Luoghi citati: Benevento, Palermo, Torino