Il romanzo Sequi-Zanini

Il romanzo Sequi-Zanini Il romanzo Sequi-Zanini Il movente della falsa denunzia di Stato Civile -- I due bimbi disputati - Le dichiarazioni della madre -- La sentenza ad oggi Milano, 18 notte. Si è iniziato stamane alla decima sezione dei nostro Tribunale il processo contro il comm. Giuseppe Sequi, eli cui abbiamo parlato sabato scorso. 11 Sequi, come e stato detto, è imputatoldel reato di supposizione di stato per ' avere denunciato, nil settembre 19-1. afflo Staio Civile di Milano, la nascila di due gemelli inesistenti. Prima che si passi all'interrogatorio del Sequi, la Difesa svolg-1 un incidènte sulla costituzione della Parte Civile in nome della Zannini. 11 reato di cui deve rispondere il comm. Sequi non lede gli in teressi della Zannini, neanche morali. L'avv. Farinacci, Parte Civile, sostieni? il pieno diritto della costituzione perchè il Seqtti, con quell'atto, avrebbe mirato a privare la Zannini della maternità. Il Tribunale però accoglie la richiesta della ditosa Sequi ed esi-ludr la Parte Civile. La Zanniti; sarà sentita, ma nella veste di testimone. Il Sequi quando viene interrogato dice: L'interrogatorio del Sequi — Quello che ho fatto l'ho fatto d'accordo con la Zannini lì' stata anzi lei ad incitarmi a quella denuncia. 1 due bambini, che io avevo avuto da | tei, erano stati denunciati allo stato | Civile di Roma come tigli legittimi del 1 marito della Zannini, ing. Garneri. La Zannini pensò che fosse opportuno che anche io denunciassi le due nascite per legittimare quei bambini da pai-te mia. Siccome non potevo fare ciò a Roma, decisi di notificarli a Milano. Presidente: — Ma a Roma i due bambini erano stati l'enunciati coi nomi di Antonio e Silvio; voi li avete denunciati per Francesco e Giovanni. I bambini poi. denunciati a Roma dal Garneri, non erano gemelli, ma avevano undici mpsi di differenza d'età l'uno dall'altro. Sequi : — Li ho denunciati come ge melli per semplificare le cose con un atto solo. Ho messo loro i nomi di familiari miei, perche non potevo adoperare gli stessi nomi imposti dal Gameti. Ho anche dichiarato che erano figli di madie ignota per non scoprire l'adulterinato della Zannini. Pres.: — Come avete potuto credere di riuscire a legittimare quei figli con tale atto? Sequi: — Speravo di ottenere dal Garneri il disconoscimento; e sarebbe quindi cosi rimasta valida la mia denuncia. Presidente: — Il disconoscimento avrebbe reso inutile tale denuncia, che era oltretutto, inesatta. Ma parlate dei vostri rapporti con la Zannini. Sequi: — Entrai in relazione con lei nel 1916; che i bambini siano miei, lo ha riconosciuto lo stesso marito della Zannini. Questi era assente, d'altra parte, da qualche anno e mai poteva assolutamente ritenersi lui il padre. Presidente: — 1 bambini vissero poi con voi? Sequi: — SI: avevo affittato un villino; nel villino abitavo io, la Zannini ed il Garneri coi figlioletti. Al Garneri avevo offerto una transazione... che accettò. Egli accetti anche la proposta di chiedere il divorzio, ma infine avanzò pretese che mi impensierirono, tanto più che il Garneri voleva che t bambini rimanessero assegnati a lui. Pres.: — Che avete delio alla levatrice che si t prestata a venire con voi per la denuncia di Milano.' Sequi: — Le dissi che non potevo farle vedere i bambini perché erano nati nei dintorni d; Milano e che occorreva riserbo, trattandosi di una re lazione senza matrimonio. La Zannini Al comm. Soqui segue la levatrice Alida Angeli ed il marito di costei, Giuseppe Garofoli, che sono imputati di complicità. Essi hanno poco da dire: sostengono la piena buona fede della ioro testimonianza allo Stato Civile di Milano. Subito dopo è chiamata ila signora Elsa Zannini. Pres. : — E' vero che voi eravate d'accordo col Sequi per la denuncia? Zannini: — E' falso, falsissimo. Me re aveva accennato il Sequi, ma io gli dissi che era una pazzia, una vera pazzia. Credevo di averlo convinto; ho saputo più tardi, l'anno scorso, che invece il Serrili aveva fatto sul serio quella denuncia. Allora mi sono spaventata; temevo che egli riuscisse cosi u"i giorno a privarmi della maternità, perchè in quella denuncia la madre figurava ignota Ma debbo anche spiegare che il Sequi. quando mi esterni") la sin idea, mi spiegò anche lo scopo: egli avrebbe voluto prendere da un ospizio due t-Tovatelli di età corrispon dente ai due figli Inesistenti denunciati, e poi scambiare con essi i miei veri figli, che figuravano naturalmente figli del Garneri. Prps.: — Come era ciò possibile senza ili vostro consenso? Zannini: — Avrebbe fatto a meno del mio consenso, lui che li avrebbe rapiti quando ci slamo bisticciati. Come si ricorderà, quel bisticcio hn 6pinto la Zannini a portar via dalla cassetta di sicurezza, che il Spqui teneva presso una Banca di Roma. V) milioni in titoli e valori. Ma poiché soltanto parte di quei titoli (per 10(1 mila dollari! erano a lei intestati, il comm. Sequi la faceva processare e condannarle per appronrinzicnv Indebita a otto tnpsl. che la Corte di Appello di Roma infliggeva, però con la condizionalo. Presidente: — E' vero che 1 barn hi ni venivano..chiamati in casa vostre presente aneli» il Garneri coi nomi rt' Francesco e di Giovanni, cioè coi nomi da'! dal Sequi nella denuncia fatta a Milano? Zannini: Si. ma dopo, molto dono, cioè quando S»qui e mio marito nareva che si fossero messi d'accordo su tutto, anclio snil disconoscimento da parte del Garneri. Pres.: Vostro marito era as=entP al temnn delta vostra mni^triità? e aloprcmsdu o 1 ola.;1' 1 piccioni. r ' . Zannini: Si: noi eravamo anche da parecchio tempo separati di tatto, e consensualmente. Pres.: Quando è che il vostro ora de-fumo marito cercò di fare assegnareZannini: Quando ebbe timore che ilSequi non avrebbe dato il promessocompenso di 50o mila lire, «SS* ^?KVra,}\CT^\aSeu^Milano, allorchè questi fece la denun-eia ano biato civile; Zannili: Si, emvarap togati toste- ma dall'estero, ma il Segui non mi mise a parie della decisione .presa. nDal giorno che io gli dissi che ciò sarebbe stata uno paz:-.;a, non me ne parlò più. E' mezzogiorno e l'udienza è rinviala alle 15. Il Pubblico Ministero Nel pomeriggio, poiché il P. M. e la ditesa rinunciano ai testi, il presiden te consigliere Maggi, dà senz'altro la iparola ai cav. Manga, per la requisitoria. Il P. M. sostiene che il Sequi deve rispondere non di falsa dichiara zione allo Stato Civile, ma di supposizione di stato, come è precisalo nel | proprio il caso delia supposizione di | forante per la falsità ideologica, tra 1 capo di imputazione, perchè questo è••verso un falso documentale. — La bontà del motivo determinante, aggiunge il cav. Monga. non serve a giustificarlo anche se vi si crede. Si potrebbe anche dubi'arne; la lotta tra il Sequi e la Zannini ha dato luogo a ripicchi vicendevoli. Il Pubblico Minisiero conclude chiedendo 4 anni e due mesi di condanna con il condono ditre anni e nove mesi, per gli indultiintervenuti dal 10-1 ad oggi. Per il Garofoli e la Angeli, ritiene inveep che sia applicabile la prescrizione dell'a- zione penale perchè la loro complicità non può essere provata nella supposizione di stato, ma solamente nel minore reato della falsa dichiarazione. Sono le lfi.ol) quando comincia a parlare il primo avvocato difensore: Moresca Dopo di lui parlano gli avv. Verga e Marghinotti di Roma. Domani prenderà la parola l'avv. Di Benedettoe si avrà la sentenza. e , i : a i e e i a o e o i , ) n e o e n ) é a Il certificato del parroco {Tribunale Penale di Torino). Ingegnosa, scaltra, sottile, fu la trovata, cui ricorsero due contadini di Col San Giovanni, — Ranista e Giovanti! lìonavero, padre c tìglio, rispettivamente di TI e 30 anni, — per respingere l'accusa loro rivolta da un vicino, certo Andrea Chialando, di 51 anno, e per dimostrare, attraverso una prova, avente il valore irrefutabile di un alibi, la propria innocenza. Al Chialando, nella notte del ? marzo 1K*. era toccata una disavventura : alcuni vandali avevano compiuto una lopcra di devastazione nelle sue proprietà. Egli ritenne di dover individuare 1 vandali nei Ronavero. e sporse contro di loro querela per danneggiamento. Il processo si svolse il 18 dicembre scorso, e fu caratterizzato da un colpo di scena. 1 due Imputati sostennero ad una voce che l'accusa elevata contro di loro era infondata, calunniosa. E ne diedero le prove. La notte in cui sarebbe stato consumato il reato di danneggiamento, essi non si trovavano a Col San Giovanni, bensì in una borgata alquanto distante, chiamati al letto di un loro parente morente. Per dimostrare questo loro assunto, i due Imputati 'presentarono M certificato rilasciato dal parroco, Don Francesco Spandre, da cui appariva che la notte del 2 marzo erano siati somministrati i Sacramenti estremi a Cristina Rigoletti, la congiunta di Battista e Giovanni Bonavero. Le circostanze riferite riagli imputati e confermate da tutta la parentela, l'autorevole ed indiscutibile corollario che ad esse era dato dall'attestazione del parroco, portarono a questo risultalo: quello che poteva essere un sapiente, ma vano piano di difesa, assunse l'aspetto e la consistenza di una prova irrefutabile, di un alibi inattaccabile. Giovanni e Battista Ronavero vennero assolti. Senonrhè doveva seguire, a breve distanza, il giudizio di appello. Anche il nuovo dibattimento portava ad un colpo di scena: ma un colpo di scena di portata inversa a quello che aveva caratterizzato 11 primo giudizio; In sostanza, tale, da distruggere inesorabilmente i! felice risultato che da esso era conseguito ai duo imputati. Alla udienza si scopriva che il certificato presentato dai Bonavero. per dare forza e credibilità al loro alibi, era stato alterato: l'alibi, così come era stato prospettato, non era che il frutto di questa alterazione. Nel documento, il parroco Don Francesco Spandre, aveva attestato infatti di avere somministrato i Sacramenti a Cristina Rigolett: la notte del in aprile. Ma questa data era stata sostituita con quella del 2 marzo, il giorno in cui erano stati commessi i fatti di cui i Ronavero erano imputati, scoperto il trucco e cadute le prove, ii giudizio si concluse divei ha giudicati, tutlàvia,' con "mitezza samente per i Ronavero. Ma questa non fu la sola sorpresa, che dovevatoccare loro Essi venivano denuncimi ail'Auloritò Giudiziària ner fnUn ir au Aiiioiita (nuoiziaria pei falso In scultura privata. Dinanzi ai giudici della Sezione Vi(Pres cav Kder P M cav Duint,, canc dotitvvn i i „™,„„!» = n*tln ™'« Ronavero. padre e tigno, sono comparsi ieri, per rispon- dere del nuovo rea;o. Il Tribunale li reclusione cia-sonno, accordando al vecchio Bonave- ro il beneficio della condizionale. Dife sa avv Rertetti