L'omaggio della Montagna al Duce

L'omaggio della Montagna al Duce L'omaggio della Montagna al Duce g.(DAL NOSTRO INVIATO)- Roma. 18 notte. Le pnidc dellp montagne Italiane, tìi tutte le montagne, ili quelle che già erano nostre e stettero come gianni; placidi lungi dal teatro del glandi' dramma, e di quelle elio furon cosa tremendamente viva o reale nei tre formidabili anni della conquista e della riconquista, si sono trovate dunque al cospetto dell'altra maggior Guida, del Duce degli eventi e del destini d'Italia. Da un lato trecemoclnquantn uomini dai volli bruciati da! gelo dalle bufere, dai nervi d'acciaio e dai muscoli di ferro, tranquilli, sereni, impavidi sempre anche quando, tra il nembo, la morte ■urla la sua minaccia daj cielo In furore e da,!le plaghe nevose sconvolte dal turbine e dai tetri baratri squarciati dalle saette; dall'altro un uomo solo, che conosco e combatte e vince quelle diverse c forse più paurose tem■ peste -clic si scatenano negli animi umani. L'intesa doveva riuscire pronta e perfetta: e lo è stata realmente. * Vogliamo vedere il Duce ! » . Il desiderio era stato espresso ad Au.gusto Turati con rude ingenuità: « Vogliajno vedere il Duce •. Chi conosce il .cuore dei nostri montanari, chi per .luoghi mesi ne ha diviso la vita, la retanza ed il pane; chi insieme a questa gente s'e avventurato con palpitante" ansia a tentare l'insidia deifla .rupe eria e del ghiacciaio perfido, e -negli ultimi di sosta nella perigliosa fatica si 6 sentito d'improvviso incoraggiato (la una parola fri'.nca e bonaria, da un rispettóso misurato sorriso, da un «sesto pacato e virile, sa .che cosa significava l'esaudimento di -questo desiderio. Significava, durante i silenziosi riposi invernali, quando ogni fonna di vita è sospesa nell'immobile gelo delle vallate ed anche il tnrronte tace inolia sua prigione di ghiaccio e Tirr le strade e la piazza del villaggio non vedi per oro ed ore passane anima viva; significava poter ritornare con la memoria al momento solenne, potè1 raccontare, con lenta parlala ai vecchi, nYie donne, ai ra■■gazzi raccolti ne! denso tepore della stalla,.i particolari dell'incontro, e descrivere fanciullescamente l'uomo ed il luogo, una, due, dieci volte, ripetendo sempre la stessa frase, rltoman- tnetfnndnUiavtlcqclnspgnreglrgbsDluicetvossisldo Vempie sài questo o quell'episodio, gsenza tedio, senza frena, e sempre con soddisfazione nuova. I mesi d'inverno 'swi lunghi in montagna, e propizi a prestare alla renila colore quasi di leggenda. Da oggi !n realtà Mussolini, lassù fra i mille e i duemila metri, f-i prepari: forse a tramutarsi in materia mitica. Cosa è la guida alpina Ma direi anche che le guide alpine avevano b^ogiio di questo segno di benevolenza' dei Duca, di questa prova che a lui, benché lontane, sono predenti, e ch'egli sa apprezzare non soltanto il valore ma anche il simbolo :che 11 loro esistere od il loro agire .contiene. Non parlo solo dei fatti di guerra, chi la leggendaria scalata delia Tofana, -ili Giuseppe Gaspard, batterebbe a consacrare la gloria di tutti questi abitatori dei monti italiani; parlo anche delle imprese di ipace. Modesta creatura forte, la guida alpina rimane ormai l'orse l'ultima forma di schietta poesia montana: poesia eroica e gemile. L'altra poesia — quella del silenzio, della solitudine, della contemplazione ematica nell'abbandono pieno dello spirito indisturbato — dilegua malinconicamente ili anno in anno. Anche gli estremi lembi di terra ch'erano rifugio alle anime stanche cedono alla marea saliente degli nomini Importuni; e la canzone del vento fra gli abeii giunge contaminata d' voci che ripetono la volgarità quoti diana; e il paesaggio stesso sembra violato dall'immagine stampata che re cherà lontano il saluto di convenzione dopo la scampagnata banale. Resta ancora la guida. C'è qualche cosa in e^sa che somiglia alla roccia dura di fronte alla quale lo scalatore ardito si arresta perplesso. Di solito la folla alpinistica che con tanto entu siasmo, di estale c d'inverno, fugge la città, diserta uffici, scuole, negozi tra il sabato e la domenica, per ritrovar .quasi, nell'impegno arduo dcll'ascen sione, il senso della personalità solfo tato dal monotono lavoro quotidiano di solito questa impaziente folla aipi nistica poco comprende la guida: non comprendendola ne fa a meno, o la irride, quando l'audacia temeraria del grimpeur riesce là dove il buon senso alpigiano aveva 6consigllato l'ascesa. Nei rifugi dell'alta montagna lsCCcaptccsmtrcilaa acofpudeasipgatrcszvdntcvapgmAtddcelndcdvndSdCpQuante volte, in rifugi sperduti fra i tre e i quattromila metri, nel silenzio immenso della notte stellala, ho sen tito dire da questi duri figli della mon lagna: » liieiilùl nous serons inuliles » e crollavano il capo con malinconia Tutto taceva intorno. L'ultima forma di vita, in quel glaciale arresto d'ogni . esistenza, palpitava nel breve spazio della capanna: pochi uomini lanciati lassù da una fede strana a tentare 1 limiti misteriosi della Solitudine. La bianza mal rischiarata era quasi paurosa; arnesi lucenti affilali dalla Iona col ghiaccio e con la roccia, ingombra vano gli angoli. Di quando in quando il gran soffio vittorioso del vento passava come un gigantesco uccello notturno: e allora le pareti fragili vibravano, quasi cose animate. Fra lo sforzo delle ore precedenti e 1 pericoli che attendevano al domani, era quella una sosta nella quale Io spirilo s'assopiva, ed ogni muscolo si rilassava in un torpore voluttuoso di tutte le membra. Un distacco interminato, simile a una enorme lontananza sopravvenuta improvvisa separava dal mondo, come se anni e anni di sonno avessero pesato sui ricordi anche più recenti « ... nous serons inutlles... ». E quegli uomini massicci, dai volti bruciati dalla tormenta, dalle barbe rudi, dai gesti pacati e possenti rivedevano in quel momento la cresta vertiginosa calcata la prima volta, la parete ferrigna dove il corpo aderisce a ventosa nella tensione suprema, il baratro azzurro de) crepaccio infido. Col gomiti appoggiati alla tavola rozza, non le pipe capaci all'angolo deila bocca, essi ripensavano olla lotta immane in mezzo alla liniera cieca, quando il viaggiatore smarrito s'abbandona e non ha più che una speranza sola, una sola volontà: quella della sua guida Una tristezza inusata, fatta d'amarezza e di rinviipianto, scendeva ceno sui loro cuort.j-La luce incerla della lampada a can-1«iela gettava omore fantastiche. Ma tico il più giovane — il miglior can-1 tore della valle — Intonare l'antica nenia valdostana: Montannes ile ma vallèe Vous àtes mes amours; Cubane {orlante Où i'at refu le tour... e il coro grave di tutti gli altri seguitar lento la voce tenorile: lìien n'eu plus beau qua ma patrie, Rlen n'est plus doux que mon amie... E con la dolce canzone imparata da fanciulli — canto dal ritmo malinconico che. come tutti quelli del montanari, sembra ad un pianto sommesso d'esule nostalgico — ritornava la buona serenità che fa pazienti e forti. Un'ora dopo la capanna taceva; soliamo le stelle vigilavano sul manipolo addonnentaio. Il significato dell'incontro L'incontro con Vien ito Mussolini deve aver cancellalo dal cuore di questi trecento cinquanta uomini una malinconia che forse pesava sui vecchi, che forse toglieva ai giovani un po' di quella fede con la quale fin da fanciulli avevano guardato le vette delle loro valli sognando di esserne un gior. no padroni e re, custodi gelosi, maestri nell'ascesa agli uomini venuti dal piano. Quando, alle 13 di ieri, schierate le guide su ire tati nel giardino del Viminale, In fiamma che sventolò sul Caracoruni, il gagliardetto degli sciatori, e poi tutte le piccozze dai manici levigati dall'uso, dai ferri lucenti per il lungo affondarsi ne! ghiaccio, si levarono In alto spinte da braccia gagliarde, come armi e vessilli di buone battaglie, mentre dai petti possenti un solo grido di evviva prorompeva, il Duce che con agile passo scendeva la gradinata del palazzo, si è fermato un istante colpito; ed ha sorriso. C'era infatti !n que! saluto un non so che di cosi rude e guerresco, di cosi schiatto e cordiale, che l'uomo che innanzi tutto ricerca la franchezza non poteva non accoglierlo come il più gradito omaggio. — Bella gente! — ha esclamato: e subito un'atmosfera come d'amicizia s'è stabilita fra il Capo del Governo e il manipolo. Ed è cominciala la rivista. Prima le guide di Piemonte, come lo schieramento voleva. Lenta rassega. Il Duce, ch'era accompagnalo da g_ ^ Turati, dal luogotenente genera- le Teruzzi e dal comm. Chiavolini, al senatore Carlo Bonardi, presidente del C. A. I.. chiedeva ed ascollava nomi. Carré!, Maquignaz, Welff, Pelissier Castagneri, Fley..., nomi che suonano come squilli d'una fanfara di vittoria audace; nomi per sempre legati alle più tremende vette delle Alpi, scolpi ti nella lapide imperitura della roccia che non mula, e che echeggiarono sui colossali picchi dell'Asia lontana, e sui vulcani misteriosi d'Africa e d'America dormienti sotto la gelida coltre de! ghiacci. Uomini che quando cingono i fianchi del viaggiatore con la corda «manilla» sembrano intenti j a un rilo di fedeltà, che rudemente accettano l'offerta sacra d'una vita, ed offrono in pegno la loro: la corda può spezzarsi nello scompiglio tragico della caduta come nella fatale prima ascesa del Cervino: non deve sciogliersi: l'onore è in gioco, quell'onore che potè far impazzire per un sospetto ingiusto il vecchio Croz, malvagiamente accusato di aver reciso il vincolo sottile sulla balza terribile di Zermait. Ma quando i nomi tardano ad essere pronunziati, sono le guide stesse che lo gridano alto. — Slamo quelli di Paquierl — Mussolini sorride a questa ingenua infrazione di etichetta, e si sofferma davanti al gruppo dei figli del Cervino e della Dent d'Hérins. 1 due del Caracorum — Questi sono Evarislo Croux e Leone Bron, i due del Caracorum. Un lungo sguardo penetrante. Non è il miglior compenso di quelle dure fa tiene? _ Ho sentito parlare di voi dal Duca d! Spoleto. Mi ha delto che quelle valli erano magnifiche. Voi, come avete trovato le montagne di laggiù? 1 due valorosi rispondono con brevi parole. Passano i gruppi, passano le montagne. Ogni nome è una gloria, un cimento, una conquista anelata per anni. Anche le fisionomie, anche la quadratura dei corpi, rispecchiano la natura dei monti: più massicce le nostre guide di Piemonte e di Lombardia, use ai cimenti lunghi coi ghiacciai che vogliono cinque, dieci ore di traversata, e nascondono l'insidia del crepaccio e la sorpresa della tormenta; più agili nelle membra e chiare nei volti ie guide venete che hanno belle strade e comodi declivi per giungere ai piedi delle torri vertiginose. — Sono i galli delle Dolomiti, — avverte il comm. Mezzadri, segretario generale del C. A. 1., che coi suo presidente, col dott. Ferrari, coi dirigenti la Sezione di Roma, fa un poco gii onori di casa. — Val di Fassa, Cortina di Ampezzo, San Martino di Castrozza, Misurina. Carbonin... — H Duce scorge nel gruppo una figura femminile: è la figlia di Tita Piaz, il demonio del Vajolei. — Sono alpiniste anche le donne, fra noi? — domanda. Poi fissa in volto De Zulian, sul petto del quale brillano due medaglie al valor civile. E per tutti ha una parola gentile, chiede se Roma è piaciuta loro, vuol sapere dove sono alloggiati, se hanno visto i monumenti. Alla giovane guida, che ha accompagnato Edda Mussolini in ascensioni ardite, Bron, di Courmayeur, dice: « Mia figlia è a Roma. Le dirò che ho visto il suo compagno del Monte Bianco ». Anche l'ultimo drappello è passato 11 Primo Ministro si porla al mezzo della schiera. E' l'attimo, per le guide, veramente solenne. Mussolini, per un momento quasi un compagno, fi ritornato il Duce. Questi uomini, usi ai silenzi delle vette, comprendono il silenzio che ora precede le parole. — Guide italiane, sono lieto di avervi potuto salutare. Siate fedeli sempre alle vostre montagne. Amatele; e amate sempre l'Italia. Formidabile prorompe la acclama zione: « Viva il Ducei •, e le picche ancora una volta brillano al sole. Cosi Mussolini è stato visto dai fieli della montagna; così es6i hanno udito splpsprcsccrsmse•tcspdrlrcgbmdndmsucdgtlminruLpnaspOgolCngpgvtecdcLdQdGpcscRdCc?na a e a a e o s i a l e i i o e : a vila sua voce e il suo comando. Ora, .jcomc soldati di schieri» disc'.olte, tr.r- -1peranno alle loro vallate, rientreranno a nelle loro case umili. L'Inverno li at-1 tende. Passera. E a luglio, e ad agosto, sacco in spalla, « manilla » a tracolla, piccozza sotto il braccio, rifaranno per la centesima volta le vie battine. Oppure, sul piazzale della chiesa, si accosteranno rispettosamente a voi, col cappello in mano : — Mainlenant, monslcur, quanti rnus voudrez partir... Le temps est silr. — Croyez-vous? — Qui, monslcur. vaycz le Lyskamm: comme II est tranquille. L'uomo vi parlerà con voce pacata, semplicemente, abbozzando un gesto calmo verso la montagna terribile. La cresta tondeggiante, di ghiaccio e di roccia, staglierà lontana sul cielo terso; sotto, un biancore immacolato di nevi invitanti; sopra, un azzurro immobile, luminoso e profondo. Che pace su gli abeti della valle. Ricordo che non svanirà La solita vita. Ma d'inverno e di estate, durante le soste lunghe nelle • cantine », come salendo su pei sentieri ripidi, che approdano al ghiacciaio, il ricordo del grande incontro sani il fatto decisivo, bastevole a riempire ogni vuoto di anima, ogni tedio di giornate. E chi, in quel meriggio romano, sarà stato chiamato per nome, lo dirà ai figli; e lo dirà al viaggiatore affidato alla sua esperienza. Perchè cosi e la guida alpina, il buon compagno servizievole, che nessuna mercede basta a ripagare, tollerante ed umile, ma capace nel momento del pericolo di piegare ogni più caparbia volontà nella sua fiera coscienza di signoro delia montagna, e di ammonire rudemente il principe, come il marinalo shakespeariano, re della tempesta. Uri uomo cioè che, se anche ha fatto I capelli bianchi, vivendo tre mesi dell'anno in battaglia continua col ghiaccio, con la roccia, con la tormenta improvvisa, che può mutare ancho l'ascensione modesta in un rischio mortale, difficilmente vanta le proprie imprese; ma un uomo, invece, che fino alla morte sa mantenersi fedele al ricordo di un gesto gentile, o di un'alta parola. M< B. L'on. Di Giacomo ad Alessandria L'IllustrszIone dei compili sindacali , Alessandria, là, notte. Lori. avv. Giacomo Di Giacomo, presidente della Confederazione nazionaie dei Sindacali Fascisti Professionisti ed artisti, è giunto ad Alessandria alle 17.e si è rettilo alla sede provvisoria del Comitato Provinciale, ove 11 presidente del comitato stesso, ing. Oreste Balduzzi, gli ha presentato i segretatri del Sindacati dipendenti. Alle ore 18, ne] Teatro Municipale, ha avuto luogo ! inaugurazione del Ccn;ro di Cultura e Propaganda corporativa. Erano presenti S. E. il Prefetto, S }•' il generale Amanlea, comandante il Corpo d'Armata, il Console Cerrutl, segretario federale e preside della Provincia, il Podestà, l'on. Rocca e tutte te maggiori autorità politiche, sindacali e militari. Ufi pronunciato parole di saluto e di presentazione il Fiduciario provinciale ing. Oreste Balduzzi, seguilo dalL:l,v~,A rl° ^telè, ispettore regionale del Sindacati Professionisti ed Artisti Quindi hn tenuto, molto applaudito il discorso Inaugurale l'on. Giacomo ' Di Giacomo, il quale ha illustrato i compiti Importantissimi affidati ai Sindacati da lui presieduti e che in Alessandria hanno già raggiunto un encomiabile sviluppo. Per ultimo l'avv Roberto Roberti ha esposto gli scopi dei Centri di Cultura e Propaganda Corporativa ed indicato il risultato a cui si desidera pervenire, p quali mez?i dovranno essere attuati per ottenerlo. Un pubblico scollo e numeroso gremiva il teatro. La manifestazione ha veramente dimostrato quanto e come sia Intimamente compresa l'importanza che hanno assumo i Sindacati per in disciplina del lavoro c per l'economia nazionale, e. ira di csm, i Sindacati Professionisti ed Artisti che debbono formare In niènte, direttiva indispensabile ad ogni manifestazione dplla vita. Alle ore 18,30, a! Circolo della Stanipa. all'ori. Pi Giacomo è stato offerto un ricevimento intimo. Facevano gli onori di casa il Fiduciario provinciale ceom. F.vnrdn Dupnis e numerosi soci L'ori. Giacomo DI Giacomo, l'avv Bertele e l'avv. Rr berti hanno avuto parole di vivo elogio per la direzione del Circolo della Stamipa, per l'eleganza e la proprietà dei locali e per la perfetta organizzazione. Sono slati Inviati dall'on. Di Giacomo, dal con=o'e Cerniti e dal comm. Balduzzi telegrammi augurali a S. E. Bottai e a S. E. Turati. rstdsetpcmsdmuaccspgmssapsdCrsdcgvginnmnezbvzbaIcgsct1prlgrngrcbsgssmredGlsetcav« L'Italiano di Mussolini » II Duce incarica Mario Carli di svolgere il tema Roma, 1 s notte. Il conte Nat-ale Labia Ministro plenipotenziario al Transvaal, bandì tempo fa nn concorso fra crii scrittori italiani, dando loro questo tema: «L'italiano di Mussolini ». I concorrenti furono moltissimi, ma nessuno fu premiato. Allora il conte I.abia chiese al Duce il nome di uno scrittore fascista a cui affidare l'incarico. La snella del Duce e caduta su Mario Carli -o- .—_ Mille ammalati curati con l'applioaziona dei colori di anilina Roma, 18 notte. L'Agenzia Italiana ha da Padova che un medico padovano, del quale però si cela il nome, ha curato più di mille ammalati ottenendo ottimi risultati, con l'applicazione dei colori di anilina, che hanno la capacità di arrestare l'infezione e uccidere i bacilli. L'agenzia dice di aver potuto intervistare il medico, il quale riferisce che una soluzione al 4 per cento di violetto metile anilina, passato sulla superficie della ferito in caso di bruciatura, tagli, ascessi, procura la rapida chiusura della ferita stessa. 11 violetto di metilene ha dato pure ottimi risultati nei casi di suppurazione delle caviti plcurali. mentre il bleu di mitilene, die giù viene usato per le infezioni vescicali dell'uretra, ha giovalo specialmente nelle irrigazioni viscerali. * Solenne commemorazione di Don Bosco ed Alessandria Alessandria, 1S, nulle. In Cattedrale è stala celebrala la commemorazione del Beato Don Bosco ner ia Diocesi e. uer la Provincia di Alessandria. Dopo due giorni di cerimonie, durante le auall hanno uarlato 11 vescovo salesiano S. E. Vlons Copdo. missionario dell'Australia, si e tenuto li DOntlOcaln solenne con assistenza del vescovo .il Alessandria Mons. Nlcnlao I Miluno e con discorso commémorativo del lumi don Beccuti, missionario salesiano. Sul! aliare 'Maggiore si ucci va il iiliadrn del 1 Bea lo Don Bosco, già collocalo nella Kn>>Hra di S Pietro al tempo della Reatino», zinne. In posti distinti sedevano S E. il 1 Preletio Mìl.ml. .1 Presldenu della Provincia e Segretario Federale, console Cerrutl, il comandante II Corpo d'Armata S. E. Il generale Amante», il generale Pacata!, comandante la Divisione Militare, Il Podestà gr. uff. Vaccarl, Il Console generale Tarabini, l'on Rocca e lutto le maggiori auto, iiià. Al corteo del pomeriggio hanno proso parte parecchie migliala di persone. In Duomo, il Vescovo di Alessandria, ha tenui 1 una commossa rievocazione del Beato. dalsdmaodsacddpchmttacln