L'appassionante romanzo di una bella trasteverina che trafiggeva cuori a Torino ed a Valencia

L'appassionante romanzo di una bella trasteverina che trafiggeva cuori a Torino ed a Valencia L'appassionante romanzo di una bella trasteverina che trafiggeva cuori a Torino ed a Valencia i i l tragica fine in aeroplano con un pilota spagnuolo - Un ricco pinerolese muore.., due volte per lei Molti dei villeggianti che popolavano le spiagge della Liguria di Ponente neu estate del 1924, ricordano ancora una impressionante sciagura aviatoria nella quale una giovane diciasettenne ed un aviatore spagnuolo hanno trovato la morte. L'apparecchio si era abbattuto nei pressi di Finalmarina e di sono i rottami \ due sventurati trasyolatori erano siati estratti cadaveri. 1 giornali dell'epoca pubblicarono succintamente la notizia: il pilota era l'aviatore spaglinolo Vincent Bernal, di Valencia, e la signorina, Giuseppina Scafa, che si diceva torinese. Lo sportman aveva conosciuto a Genova la bella, formosa e attraente signorina, e l'aveva invitata a salire sul suo apparecchio per una passeggiata aerea, che doveva conchindersi in modo così tragico. Era pure stato accennato, ma assai fugacemente, che i due tessevano da qualche settimana ima rosea tela d'amore. Le vere cause di una sciagura aviatoria Solamente ora dopo tanto tempo, é possibile mettere in luce quelli che fu rono i veri rapporti fra f due, e intrav vedere le cause d. quella che allora fu creduta una disgrazia aviatoria. La diciasettenne signorina non era nativa di Torino ma bensì di Roma, e benché giovanissima la sua vita com prendeva una serie di romanzesche avventurose vicende. Da parecchi mesi essa si era domiciliata a Genova dove aveva conosciuto un ricco signore i quale le aveva fatto formale promessa di matrimonio. I propositi del idanzato erano serissimi e cosi pure duelli della bellissima trasteverina. La Giuseppina era appunto nata nel popolare quartiere della Capitale che ha ama di ospitare 1 più avvenenti camioni della femminilità. Ma la giovae si compiaceva pure di suscitare inorno a sè l'ammirazione di altri uomini, e benché il suo contegno fosse ale da non avvalorare sospetti sulla ua condotta, essa si crogiolava volenieri in quell'atmosfera d! simpatie e di desideri che l'attorniavano dovunque si presentasse. Anche l'aviatore spagnuolo, al pari di una farfalla era andato a bruciarsi le ali volteggiando intorno allo sfavillare delle brune pupille della elegante signorina. Essa non aveva corrisposto alle ardenti proposte dello spagnuolo, ma si era divertita anche con lui in una schermaglia di lusinghe che riteneva innocenti. Allorché, l'audace pilota aveva creduto di poter toccare la mèta sognata la Giuseppina, gli aveva indicato il fidanzato ufficiale e detti chiaramente che essa per lui non sentiva che amicizia. Lo spacnuolo ebbe una vera crisi di disperazione, poi vinta l'interna angoscia, fìngendo di acconciarsi a rimanere solamente l'amico di quella donna che invece adorava, la invitò a Provare l'emozione di un volo nel cielo della Liguria. L'epilogo e noto, ma quel «me ancora tutti ignoravano erano le romanzesche e qualche volta drammatiche vicende" in seguito alle quali la Giuseppina Scafa si era rifugiata a Genova. P" quindici anni, già sviluppata nelle forme e dotata di un naturale istinto di innocente civetteria, la giovane, che allora viveva a Roma con la maire Gesualda Massa vedova Scafa, aveva -- Precauzione, informò del fatto ancne tutti i parenti che risiedevano fuori di Homa e fra gli altri.il signor Idalgo Del Santo il quale abita a Livorno, Ma prima che la lettera della madre angosciata giungesse a quest ultimo, una missiva del Del Santo arrivava a lei. Le due epistole si erano incrociate per via. Nel leggere ciò che le scriveva i! parente, la sig.ra Gesualda cadde dal settimo cielo. La sua figliuola si era presentata al Del Santo, accompagnata dosudevafenogrpeglsitarepchtamqfaafalapstranteSampenotopasetilalsiluintracognmmneGibimstd'lastavcoprlasisaSmcrrifinmracscsmivscnenTitvntn'iin ciorno, in via Naziona- dle un elegante sismore sulla quaran-'-tino che al suo passaggio si era fermato con tale evidente atto dì ammirazione, da far sorridere ed arrossire la giovinetta. Allorché essa, dopo alcuni passi volse il capo, notò con malcelato contento, che quel signore la seguiva. Il primo amore Il giorno seguente avveniva il primo colloquio fra i due. Per un fenomeno naturalissimo, la Giuseppina trovava che l'età del signor Enrico Salusso non era un ostacolo alla nascente passione. 1 viali del Pincio, nelle magnifiche giornate autunnali, videro assai spesso la strana coppia aggirarsi all'ombra dei giganteschi suoi pini. La natura aveva provveduto a livellare le differenze di età. L'uomo, ben conservato, aitante della persona, non dimostrava i suoi anni e la Giuseppina, cosi sviluppata nello sbocciare della pubertà, appariva invece già donna. Il Salusso aveva messo al corrente la sua giovane amica di quello che era stata la sua vita. Nativo di Pinerolo, egli un giorno, al pari di tanti altri, aveva sentito il fascino di quell'America sempre pronta ad offrire la fortuna agli audaci, e seguendo la via tracciata dagli argonauti, aveva raggiunto quel paese meraviglioso dal quale era tornato allora ricco, sano e ancor giovane per godersi ìs vita. La ricchezza, per quanto l'amore sia per natura disinteressato, è un intingolo che non guasta e la bella trasteverina apprendendo che il fidanzato possedeva una ingente fortuna sorrise di compiacimento. Un giorno i due fidanzati mutarono itinerario e anziché recarsi al Pincio partirono per Ostia. Nell'intimità di quel primo viaggio il Salusso espose alla sua bella, la quale accettò con entusiasmo, un elaborato piano di fuga. Alcuni giorni dopo i due colombi prendevano effettivamente il volo per ignoti lidi e la signora Gesualda, che aveva fino a quel momento ignorata la relazione della figlia, denunciò il fatto alla Questura, poi, per maggior toinccdmnggqmvlapinngseinmssainsmclengncbnsusdpscpcedtssqinAapzldr do un signore, che aveva detto essere uo marito, ed il parente, felice di veder la giovane così bene accasata, aveva raccolto parenti e conoscenti per esteggiare gli sposini in viaggio di nozze. Il Del Santo ocnchiudeva congratulandosi con la signora Gesualda per aver saputo scegliere per la figliuola un marito serio, danaroso e impatico sot.to tutii gli aspetti. Promesse uon mantenute La madre, apprendendo la sfacciaaggine della figliuola, telegrafò al parente, scongiurandolo a non lasciar partire la Giuseppina, perchè l'uomo che essa diceva suo marito non era ale. 11 Del Santo rispose indìgnatissimo. rammaricandosi della figura che quella sciagurata ragazza gli aveva atto fare con parenti e conoscenti, e ancora più di avere loro ammannito un astoso banchetto. In quanto a fermare a Giuseppina non vi era neppure da pensarvi, i due erano partili la sera stessa per ignota destinazione. I^a Questura, sollecitata dalla signora Gesualda, proseguiva nelle indagini, ma senza alcun risultato.. Solamene parecchi mesi dopo, lo stesso Enrico Salusso scriveva alla madre della sua amante. Egli cominciava col chiedere perdono alia futura suocera dell'affanno procuratole con la fuga, poi il sedutore parlava della irresistibilità della assione che aveva avvinto a lui la Giueppina. Kiurava sulla sua fede di geniluomo che avrebbe regolata di fronte lla legge l'attuale equivoca loro poizione e che infine a breve scadenza ui e la giovane sarebbero venuti ad nginocchiarsi dinanzi a lei per imperarne la benedizione. Ed infatti non molto tempo dopo la oppia si trovò alla presenza della sinora Gesualda, la quale non seppe mantenersi burbera, come si era promessa, e poiché si dice che tutto è bee quel che finisce bene, perdonò. La Giuseppina diede poi alla luce una imba, che il Salusso riconobbe legalmente per sua ed alla quale fu impoto il nome di Ines; ma il ricco reduce 'America ancora non aveva sposata a madre della sua bambina. Su queto punto la signora Gesualda, che non veva che a lodarsi di quello che essa onsiderava come genero, per aver rovvisto con larghezza e con lusso ala vita della nuova famiglia, non tranigeva Con l'affare del matrimonio esa assillava continuamente il signor Salusso il quale non diceva di « no », ma neppure accennava a rendere concrete le sue promesse. L'estremo addio Messo colle spalle al muro dalla irriducibile futura suocera, egli parve finalmente decidersi, ed un giorno annunciò che sarebbe partito per il Piemonte per preparare le carte necessarie. Il Salusso effettivamente si portò a Torino e di qui a Cumiana, dove fece l'acquisto di una bella villa, che sarebbe stata la nuova residenza della coppia La bella Giuseppina raggiunse l'amante nella -nuova e poetica dimora, ed i due, dimentichi di tutto, intessendo una seconda luna di miele, vivevano in pieno sogno, quando a svegliarli arrivò la signora Gesualda. « Sposatevi! ». Questa ingiunzione, che sembrava non tornare gradita alle delicate orecchie del signor Salusso, -• - - -< *•> " ' tornò insistentemente ad ossessionarlo infogni ora del giorno. La terribile suocera sì accorse però che per il matrimonio mancavano i necessari documenti delia Giuseppina e decise di andarli a prendere a Roma, ma nel timore che il refrattario genero, non avesse a giuocarle qualche nuova gherminella, portò con sè, come ostaggio, la figliuola. Quando madre e figlia tornarono qualche settimana dopo a Cumiana, munite di tutte le carte, trovarono la villa deserta. Il Salusso era partito, lasciando sul tavolo della stanza da pranzo, bene in vista, una lettera, che in diversa misura gettò la costernazione nell'animo della madre e della figlia. Lo scritto era indirizzato alla Giuseppina, e diceva: « Carissima. Oggi parto per Genova e là lascierò questo mondo tuffandomi in maire. Dò l'estremo saluto a te e a mamma. Compiangetemi. — Enrico » Abbiamo detto che la lettura dì que sto biglietto produsse un diverso effetto sulle due donne. Mentre la giovane si abbandonava alla disperazione e forse in cuor suo accusava la madre dì aver spinto all'estremo passo il suo innamorato, la vecchia, invece, sospettava che lo sciagurato uomo, che non voleva a nessun costo diventare suo genero, avesse tentalo con quel mezzo di giuocarle un'atroce burla Il morto risuscita La signora Gesualda, da quella donna di buon senso pratico ch'essa era, come prima aveva adoperato ogni buona arte per realizzare il matrimonio tra la sua Giuseppina e il Salusso, affinchè la piccola Ines trovasse una doverosa legittimazione, a questo punto si preoccupò più che mai dell'avvenire della nipotina. E per approdare a qualche cosa in questo senso, superando le difficoltà materiali che erano affiorate in modo preoccupante, essa, con la sua figliola, si recò a Torino, per chiedere consiglio ed assistenza alil'avv. Umberto Gay della nostra città. L'avvocato, ammettendo che la lettera del Salusso rispecchiasse un serio proposito dello scrivente, trovò giuste le preoccupa¬ qualche tempo si venne a sapere elio il Salusso, prima di seompaire, avpva nominato a suo procuratore, l'avv. Albino Bertoni di Pinerolo, i! quale, a sua volta, ed in veste appunto di procuratore del Salusso, si preoccu _ -, zioni della vedova Scafa ed indirizzò la sua azione in tutela deglil interessi della piccola Ines. Senonchè, doporniva della giusta tutela degli interes- , a a a e a i a o i e r a i , i e i i o y o ¬ si degli altri aventi diritto alla successione. Ma la signora Gesualda, da energica trasteverina, non perdette tempo; e dubitando .sempre che il suicidio del Salusso altro non fosse che un pretesto per non assolvere ai suoi impegni, con una abile mossa passò all'offensiva e cercò di ottenere dal giudice una presunzione di assenza nei riguardi del Salusso stesso. In. fatti, se il padre della Ines fosse scomparso, travolto dal mare, alla piccola si sa.ivbbie piotino tosto provvedere con la parte della eredita che le sarebbe spettata; se invece poi si fosse nascosto o fosse fuggito per disperdere ogni sua traccia, in qualche modo avrebbe pur avuto sentore dell'azione che veniva iniziata dalle donne e si sarebbe rifatto vivo. Il dubbio della donna, dopo qualche mese, infatti, si mosrtò fondato, e il suo ragionamento più stringente che mai. Un bel giorno alla signora Gesualda Massa ved. Scafa, il signor Enrico Salusso, miracolosamente resuscitato, fece notificare un atto di citazione, secondo il quale la donna veniva chiamata a comparire davanti al Tribunale di Torino per sentirsi dichiarare che la piccola Ines, nata a Roma da sua figlia, era figlia di parine ignoto. Quindi, in base a questa dichiarazione, veniva autorizzata la conseguente rettifica sui libri dello stato civile. Ma la signora Gesualda non si perdette d'animo, decisa a ribattere, ad ogni botta, con una risposta; e con il patrocinio dell'aw. Gino Colla, sporse denunzia di ratto contro il Salusso. Un nuovo personaggio: il destino A questo punto della appassionata vicenda, entrò in scena un nuovo e terribile personaggio: il destino, a cui i piccoli esseri che sì azzuffavano tra loro non avevano troppo pensato. Mentre, infatti, le varie azioni procedevano per il loro verso, giunse la notizia della morte dell'aw. Bei-lotti, di Pinerolo, che, come s'è detto più avanti, era il procuratore del Salusso. Dimodoché la causa per il disconoscimento della paternità, iniziativa a mezzo suo dal Salusso subì una dilazione, per venire in seguito abbandonata del tutto. Ma era scritto che anche ila causa di ratto, intentata dalla signora Gesualda contro il Salusso, venisse a cadere. Ed ecco come. Il Salusso si era bensì recato a Genova, non già per buttarsi in maire, come annunciava la lettera ricordata, ma per salpare di bel nuovo verso le lontane Americhe, con il primo piroscafo in partenza. Egli aveva così raggiunto una città del Brasile, e vi si era stabilito, sperando di poter vivere tranquillamente, al ri paro di ogni eventuale sorpresa. Ed in questa città brasiliana era venuto a morire. Ed allora? Cessata ogni possibilità di matrimonio tra il Salusso e la Giuseppina, la nonna previdente mirò innanzi tutto a far stabilire l'asse ereditario del morto, Or dunque, quali erano i beni lasciati dai Salusso agli eredi? Costui, tornato dall'America, non aveva nascosto di aver accumulato colà una discreta fortuna; e ne aveva dato prova spendendo con larghezza, non trascurando ogni comodità di vita, viaggiando frequentemente e lungamente, comperando, infine, la villa di Cumiana. ' * Patrimonio che sfuma Dov'era posta la sua fortuna? Non fu dato di saperlo. In Italia, al sole, non v era che la villa di Cumiana, e alla villa si volsero i desideri di molti In concorrenza con la piccola Ines, che vi aveva diritto per legge come figlia naturale tuttavia riconosciuta, si presentarono, per adire ali 'eredità, i fra telli e le sorelle del defunto. Non solo, ma un lontano parente vantò sulla stessa Villa dei diritti affermando di aver imprestato al Salusso quarantacinque mila lire, usate appunto da lui, per procederne all'acquisto. Questa somma, quindi, doveva venire diffalcata, prima della divisione. E' appunto in questo torno di tempo che la Giuseppina, insofferente degli indugi e delle noie che le offriva la permanenza a Cumiana, si recò a Genova, dove si domiciliò e dove co nobbe l'aviatore spagnuolo, con cui tragicamente mori, come abbiamo narrato. In questi giorni si sta scrivendo l'ultimo capitolo di questo involuto romanzo i cui protagonisti hanno definitivamente abbandonato la scena. E l'ultimo capitolo è scritto tutto In prosa. La poesia, ormai, è dileguata, e da un pezzo. Nessun dato nuovo è emerso che valesse a poter rintracciare le sostanze del Salusso. Anche perchè nessuno degli interessati evidentemente crede opportuno che queste sostanze vengano, oggi, definite nella loro entità e rintracciate Per la piccola Ines, era stata, tempo addietro, offerta una transazione, da parte dei parenti del morto, aventi diritto all'eredità Questa transazione consisteva nell'irrisoria somma di tremila cinquecento lire; e qualora non fosse stata accettata, veniva profilata la possibilità eh- fosse risollevala la udssgmcqilfadinapEvpvvesqccvntefecdncndAztccfucqacespvluprlbdamfdftrarantbcslnieglpszsllbbldngsono in corso gli atti che porranno o a cauCT&oSim^ sazione^ non_ venne accettata. Cosicché | all'incanto la villa di Cumiana; ciò , i che potrà essere realizzato dalla ven- ò idjtài sarà diviso, secondo le disposii ! zlont della legge. Alla Ines, per auan-:o|to poco ie sia riserliato, spetterà sem-pre qualcosa di più delle tremilacin-lmipponth lire liiun.iuu "i^-|