La visita delle guide alpine

La visita delle guide alpine PICCOZZE E « MANILLA » PER LE VIE DELL'URBE La visita delle guide alpine Il saluto di S. E. Turati - L'udienza del Papa Roma, 16 notte. Stamane sono giunte a Roma, coi treni di Bologna e di Torino, 350 guide alpine delle vallate di Aosta, Sesia, Tanàro e del Cadore. Portano il classico cappello alpino con la penna e indossano 11 costume da montanaro. Sono munite di piccozza e dello «manilla» (corda), strumenti indispensabili nelle loro arditissime ascensioni. Uomini robusti, avvezzi alla tormenta e alle valanghe sulle scintillanti vette, sfilano per le vie di Roma con le loro scarpe ferrate, a pesante andatura, al canto degli inni. Alcuni levano in alto i gagliardetti e 1 labari ed i cartelli dei gruppi e sezioni del Club Alpino. Vi sono dei veterani che rappresentano tutte le vallate piemontesi: le guide di Crissolo rappresentano il Monviso; quelle di Chiomonte, Monte Ambin; quelle di Usseglio e valle Susa il Rocciamelone ; ai Baldo la Bessanese; di Ceresole Beale le Levanne; di Cogne e Valsavaranche, 11 Gran Paradiso e la Grivola; di Courmayeur il Monte Bianco; di Valtournanche il Cervino. Vi sono pure le guide alpine del Monte Rosa: Ayas, Gressoney, Alagna e Macugnaga. Eroi di tatto lo elmo Ed ora qualche nome: Cipriano Savoie, che da ragazzetto fu uno dei pie coli spazzacamini. Egli fece parte della spedizione della « Stella Polare • organizzata dal Duca degli Abruzzi. Ben cinque volte è salito suH'Hìmalaya. Conta oggi 70 anni. Vi è il cav. Claudio Perettl, uno sciatore (perfetto del Monviso, che più di cento escursioni conta ol suo attivo, compresi il Monte Bianco e il Cervino. La squadra degli alpigiani di Courmayeur è composta da Ernesto Barelli. Evaristo Croux, Adolfo Bey, Simeone Onazler, Emilio Clarey, Alberto Sovoje, Giuliano Rey, Leone Bron. Giuseppe Brocherel è stato sul Monte Kenya e sul Buwenzori; Enrico Prochet sull'Himalayo; Nando Besi, Silvano Pession, Giovanni Carrel, Luigi Pellissier salirono sulle Ande. Vi è Infine Giuseppe Gaspare!, decorato della medaglia d'argento, grande Invalido di guerra, che fu nel Caucaso e suill'Himalaya. A lui 11 vonto della leggendarlo ascensione compiuta durante la guerra col conte di Valleipiana, della Tofana dì Boches, per il canalone meridionale. Ne vengono dal Trentino e dall'Alto Adige, dall'Adamello, da, Cortina d'Ampezzo e da Pieve di Cadore; ne vengono dall'Etna e dalle Alpi Apuane e dal vicino Abruzzo, poiché ovunque l'Italia levi verso il cielo le vette delle sue montagne aspre e gigantesche, là prosperano queste generazioni di Uomini, che amano la montagna, che di essa conoscono tutte le bellezze e tutte le insidie, tutti 1 segreti, che sanno il turbine delle tormente e il miracolo dei ghiacciai scintillanti, il profumo delle abetaie e il rombo della valanga, i silenzi delle vette incontaminate e il volo dell'aquila. Le guide alpine sono capitanate dal segretario del Consorzio, cav. Arrigo Fò. Le accompagnano i parroci di Balme e di Crissolo, il Podestà di Courmayeur, il Commissario prefettizio di Balme, cav. l-'errerl. Le guide di Balme si chiamano quasi tutte Cus:agnerl. Anche le guide degli altri gruppi hanno caratteristici nomi. E' noto elle il Consorzio arruolamento guide delle. Alpi Occidentali è sorto a Torino, fin dal 1887, per opera del comm. Gonella. Il Consorzio ha servizi a Torino, Ivrea, Aosta, Varallo e Domodossola. Sono in tutto, fra guide e portatori, 300, 57 Stazioni dal Monviso al Sempione. II Consorzio assicura a proprie spese le guide presso la Cassa Nazionale Infortuni; concede pure qualche piccola pensione. Il Consorzio ha cura anche delle guide di altre regioni, la Valtellina, l'Adamello, l'Alio Adige, le Giulie, le Apuane, l'Etna, il Gran Sasso; arruola I portatori quando abbiano compiuto 18 anni. Per essere promossi a guide occorre avere 25 anni e dimostrare di conoscere la propria Vallata e avere eseguito importanti ascensioni. Stalle alpine al Milite Ignoto Alla Stazione di Termini il cav. Leu Mezzadia, segretario generale del Club Alpino, ha ricevuto le guide, le quali si sono dirette verso lo Stadio, dove era stata preparata la colazione. Alle 10 si sono incolonnate in piazza del Popolo, sfilando lungo il corso Umberto e salendo sull'Altare dello Patria, preso la Tomba del Milite Ignoto, dove hanno deposto una grande corona di stelle alpine, festuche, rami di abete e rami di vischio, una corona, insomma, di alta montagna. Sfilando fra due fitte ali di popolo, lungo Corso Vittorio, le guide si sono recate in colonna alla direzione del Partito, dove si soro raccolte nel grande salone del Palazzo del Littorio. Davanti al podio, dove sole abitualmente S. E. Turati, si sono schierati i piemontesi ed i bresciani con 1 gagliardetti. I bresciani erano capeggiati dal sen. Carlo Bonardi. Insieme alle guide era anche una lappresentanza dello sezione romana del Club Al-pino con il presidente, on. Maso Bisi. Dopo qualche minuto di attesa è entrato nella salo, gremitissima di caratteristiche figure di montanari, s. E. Turati, salutati romanamente da tutu 1 presentì. Il Segretario del Partito è salito sul podio ed ha osservato lungamente il bello spettacolo, co .i diverso do quelli offerti dalle ordinarie adunate, che hanno luogo a I alazzo Littorio. Da buon montanaro fon. Turati era vivamente visibilmente compiaciuto della visita e si t compiaciuto di prolungare l'esame del pittoresco gruppo, leggendo sui cartelli e i gagliardetti I gruppi di provenienza. Indugiando a rilevare i tipi, salutando famigliar mente le guide della sua Brescia, nel! quali ha individualo parecchie vecchie conoscenze. Quindi l'on. Turati ha pronunziato brevi, schiette affabili parole da buon ilpigiano. Ha ringraziato i presenti della visita e si è detto lieto di riceverli nella casa del Partito che è la casa di tutu gli italiani, ma è anche e soprattutto la casa della rivoluzione. «La parte più solida della nazione * ■ Voi — ha proseguito il Segretario dal Partito — siete ospiti non consueti di Boma, e slete abituati a camminare meglio che nelle città sulle sue bellissime ed aspre montagne, siete però 1 visitatori più gradui perchè rappresentate ila parte più solida della nazione. « Tutti gli italiani hanno qualche cosa da imparare da voi e sovratutto oebbono imparare a non temere le difficoltà, a camminare sul terreni pili aspri, a non arretrare dinanzi al riscù! e alle fatiche delle ascese. Per anni ed anni voi avete guidato italiani e stranieri sulle bellissime montagne d'Italia, avete fatto un'alta opera di educazione morale, fisica, patriottica. Sovratutto patriottica, perché da voi molte generazioni di stranieri hanno imparato ad amare l'Italia nella bellezza della sua terrò e nella virile sobrietà cella sua gente >. S. E. Turati ricorda il valore e il sacrificio delle popolazioni montane dui-ante la guerra, e si è dichiarato lieto di poter riconfermare dinanzi ad un «ietto e numeroso gruppo di fieri alpini tutta la gratitudine dei Partito per coloro che seppero difendere le montagne, presidio della sicurezza nazionale, ditesa della liberta della Patria. « Tra noi — ha concluso il Segretario del Partito — durante la vostra permanenza romana sentirete intorno a voi tutto l'affetto di questa grande citta, che non solo aduna in sè le memorie d1 un'antica grandezza imperiale, ma e la capitale dell'Italia fascista, il cuore della nuova Italia avviata verso i suoi luminosi destini. Tornando sulle vostre vette dove l'aria è serena e pura e la1 vita è semplice, ricordate che qui vivono degli uomini l quali sanno di poter serenamente lavorare e costruire perchè sulle montagne vigilano persone come voi, sempre pronte a salire sulle cime più aspre ed eccelse per piantarvi U tricolore >. Le porole del Segretario del Partito sono state ascoltate con viva emozione. Quindi il gruppo di Val Fassa ha1 offerto a S. E. Turati un bellissimo ingrandimento delle Torri del Vajolet. Il Segretario del Partito ha lungamente ammirato il nono che eli e giunto particolarmente gradito. GII stessi alpini di Va: Fassa hanno offerto a S. E. Turati una bellissima aquila reale avente un'apertura d'ali di ni. 1,50, portata a Roma in una solida' gabbia. Lasciato 11 Palazzo del Littorio lì gruppo montanao si è diretto al Pantheon dove ha sostare In raccoglimento sulle tombe di Re Vittorio Emanuele 11, di Re Umberto l. !1 ricevimento in Valicano Nel pomerìggio, alle 17,30, le guide nono state ricevute dal l'apa. Questa udienza ha destato molla curiosila nella Corte pontifìcia e tra i famigliari del Pontefice. Era infatti uno spettacolo assolutamente insolito sentire risilonare nelle ricche sale del Palazzo apostolico ì grossi scarponi chiodati di questi montanari equipaggiati di sacchi, furi e piccozze. Le guido sono giunte in Vaticano accompagnate da uni gruppo dei Club Alpino Italiano appartenente all'Azione Cattolica, tra cui il ducu Caffurelli e l'avv. Scifoni, ed' erano guidate ilall'avv. Munetli. Il gruppo piemontese aveva a capo il cav. Arrigo, del Consorzio Alpini, il cav. Ferrerò della Sezione di Torino, l'avv. Munetli, podestà dì Courmayeur, don Carenino, parroco di Balme, e don Raviolo. Le guide sono siate disposte nelle sale Concistoriale, Clementina e nelle altre attigue. Accolto da grandi applausi, Pio XI si è avanzato sorridendo, facendo con la mano ampio srestu di saluto; ha poi percorso le sale lentamente guardando uno ad uno tutti i presenti. • Voglio vedere molte vecchie e care conoscenze » ha detto il Pontefice, ed ha infatti riconosciuto subito la uuida Gaddin. tiglio della guida che aveva accompagnalo il Pontefice in parecchie ascensioni. Il Papa ha chiesto notizia di » quel caro e buon figliuolo », ed ha incaricato il Gaddin di portare al padre la sua benedizione e il suo ringraziamento per il telegramma di saluto e di omaggio che questo gli aveva inviato pregando di ritenerlo presente in ispirilo all'udienza. 11 Pontefice si è soffermato poi a rivolgere alcune parole alla guida Claudio Peroni, compiacendosi con lui per le sue 507 ascensioni sul Monviso; « un numeri- veramente imponente — ha dichiarato il Papa — e tale da far invidia ad ogni amatore delle montagne ». Ha soggiunto che 11 Peroni si era reso veramente benemerito della religione perchè aveva efficacemente concorso a trasportare sull'alta cima la statua in bronzo de! Redentore. Il discorso del Pontefice Il Papa ho poi pronunziato un discorso rilevando che la visita delle guide riusciva particolarmente gradita a lui, e come padre che vedeva tanti figli partecipanti alla sua festa, e come appassionato delle immacolate vette alpine, che innalzano lo spirito a Dio. Egli non poteva non sottolineare lo squisito pensiero di coloro che quotidianamente sono chiamati a Rodere i più grandi spettacoli della natura. La loro presenza, ha soggiunto il Pontefice, gli richiamava dolci e indimenticabili ricordi, lontani ormai tanto nel tempo, ma freschi e vivi nel cuore e nella mente, ricordi di luoghi meravigliosi e dì persone care, a lui legata da stretta amicizia nelle ascensioni compiute, e delle quali aveva avuto occasioni molteplici di apprezzare il valore flsiro e morale. Ad esse ben si può applicare il detto: « Anime salda in salde membra ». • Abbiamo potuto constatare — ha continuato il Papa «■»