Caterina Dolfin Tron

Caterina Dolfin Tron I LIBWI Caterina Dolfin Tron (iuarld0 la madre ? *- Parentì- assi»ati Gino Damerini, giornalista elegante e raffinato, scrittore facile, dilettevole, nteressante, profondo cultore e conoscitore del '700 veneziano, nel suo piacevolissimo libro (1) (si legge di un fiato come un romanzo), sotto la scorta di abbondanti documenti del tempo, potè fare su Caterina Tron la biografia più completa e aderente alla verità storica, sventando tutte le chiacchiere e le fungaglie di calunnie, a volte turpi e ignominiose, che sulla Procuratela si erano addensate fino ad oggi, e fornendo al tempo stesso un quadro piacevolissimo e fedele della vita artistica, polìtica e sentimentale di Venezia della seconda metà del '700. I protagonisti di questo romanzo storico (mi piace chiamarlo cosi tanta è la freschezza dello stile e l'interesse della narrazione), sono Caterina Dolfin Tiepolo e Andrea Tron. Caterina, la bellissima e spirltualissima • protetta - di Andrea Tron, nata da un ramo povero della nobile famiglia dei Dolfin, idolatrata dal padre che ne voleva fare un modello di virtù, coltivandone la mente nelle arti e nelle scienze, addestrandola nelle cose della famiglia, non meno che in quelle della società, rimase orfana a sedici anni. • Di temperamento impetuoso — dice il Damerini — d'una sensibilità resa quasi morbosa dalla età delicatissima, divisa dalla madre dalla sordità di costei, che le toglieva ogni possibilità di abbandoni e di ronfldenze. ella ripiego tutta su se stessa, cercando confono nei libri, net ricordi del perduto genitore, nella immagine di lui. chè le bastava dJ guardarsi nello specchio per rivederla nella forma de! suo vi so stesso, onde un giorno avrebbe can dal desiderio di darle una posizione sociale, vollero trarla fuori dal suo mondo di fantasticherie e di nostalgie, ne nscl un essere tncomiprensnbibe, formato di indomabile ardOTe nascosto, pronto a tutto osare, e di supina indifferenza alle cose esteriori della vita ». A diciannove anni sposò Marcantonio Tiepolo. Nozze malinconiche, povere, mediocri. La mania della poesia che imperversava in tutte la famiglie, prese anche Caterina che s'illuse di raggiungere una degna felicità attraverso le rime. E Marcantonio Tiepolo i-vida allora staccarsi da lui la giovane creatura che con luì non era stata, forse, se non brevi e smarriti istanti ; e invece che una donna di casa remissiva e gioconda, ebbe tra le domestiche mura una musa malinconica sempre pronta a cogliere il pretesto per evadere ». Nella casinetta di S/n Toma sulla Brenta, conobbe Andrea Tron, senatore, cavaliere della stola d'oro, nobilissimo, ricchissimo. Andrea Tron aveva fatto una carriera assai rapida: ambasciatore a Parigi, a Vienna, a Roma, « savio » agli ordini, alla mercanzia, consigliere dei X Si era talmente impadronito di tutti gli afflari interni ed esterni dello Stato che divenne l'arbitro insostituibile delle vicende della cosa pubblica. Ben presto il Tron divenne il • cavalier servente • della Cate rina, il che la lanciò « su pel firmamento della vita mondana come stella raggiante di splendore inconsueto e in confondibile ». A poco più di un anno dalle nozze, nell'aprile del '56, avanzò una domanda di annullamento di matrimonio, e in attesa della sentenza condusse • una esistenza strana ed equivoca di dama maritata e libera, ad un tempo in casa del marito e fuori, e di donna intellettuale notoriamente padrona del cuore e della volontà di un uomo notoriamente potentissimo; la quale esistenza la faceva quasi il centro di quel singolare mondo culturale e filosofico meglio che frivolamente let terario che a metà del XVUI secolo dominava spiritualmente Venezia ». Ed assistiamo allo scandalo dei libri proibiti che coinvolse la Caterina, tanto che fu visitata dal • fante dei cai » Cristofoll, terribile personaggio, e che suscitò mormorazioni e sospetti sul suo conto, si che ne dovette esulare. Assi stiamo ai trionfi politici del Tron e finalmente alla realizzazione del gran sogno di Caterina: il suo matrimonio con Andrea Tron. Il tempo della rivincita è giunto, ella può ritornare in Ve nezia, trionfatrice ed orgogliosa. L'an no di poi 11 Tron viene eletto Procuratore di S. Marco. La carica, la più alta dopo quella dogale, apriva la via al trono Essere Procuratore significava avere una probabilità su nove di divenire Principe della Serenissima. Ma ecco ben presto levarsi le prime nubi sull'orizzonte di Caterina, provocate dalla venuta in Venezia di uno strano tipo: Il nobile padovano Pier Antonio Grataroi. Opportunista, arrivista, cacciatore di cariche e di fama, egli riuscì con maneggi ed astuzie e faceta tosta a farsi talmente strada da offuscare per un momento la gloria dì Andrea Tron. Naturalmente, Caterina fu la sua vittima. Elegante, azzimato, effeminato, si diede nel salotto stesso a a della Procuratessa a farla una corte senza respiro, con adulazione mal interrotta. E - lo scandalo scoppio, complice involontario Carlo Gozzi, eh» nella sua commedia • Le droghe d'amor » aveva adombralo il Grataroi Der vendicarsi che gli aveva portato via la famosa Teodora Ricci, prima attrice della Compagnia Sacchi, che recitava al S. Salvador. Vi fu coinvolta anche Caterina, e Carlo Gozzi e Gasparo, e lo stesso Procuratore Andrea Tron; lo scandalo prese proporzioni addirittura madornali, entrando nel campo politico. Il Grataroi dapprima ebbe la peggio e dovette allontanarsi da Venezia, ma da lontano lanciò i suoi strali più velenosi e rinfo colò le oenerl ancor calde pubblican-jdo una « Narrazione apologetica », che!altro non era se non «una serrata e feroce diffamazione, piena di fiele e di contumelie, contro le leggi, 1 sistemi e gli abusi oliga.ghicl della Repubblica di S. Marco; tutto un attacco violento e sferzante contro Carlo Gozzi, ridicoleggiato nelle sue gelosie senili; tutta una furia di vilipendio contro Andrea Tron, arbitro, della cosa pubblica, e contro Caterina, dipinta come un'estrosa megèra senza pudore e senza nonna di onesto raziocinio ». Il colpo fu forte e Caterina non si rialzò più. Il libro ebbe diffusione mirabolante, e per quanto calunnioso : e vile, non mancò di sortire II suo effetto. F le ripercussioni colpirono a fondo anche il Tron, che scemò in fama e in popolarità, giocandosi ir dogato, che fu invece assunto, alla motte del Mocenigo, da Paolo Renier. La morte di Andrea Tron, nel 1787, diede il crollo alla potenza di Caterina. Trascinò ancora la sua vita tra Padova e Venezia, cercando di rivivere il fastoso passato, ma a poco a poco fu abbandonata da tutti. Tutto il «uo mondo, quello del suol amori e quello dei suoi rancori, crollava. Stretta dall'angoscia degli avvenimenti, In un giorm- dell'autunno del 1792 fu presa da una violenta crisi di mal di cuore. Era l'avvertimento. L'anno di poi moriva a 57 anni. Il libro del Damerini, oltre ad essere una piacevole ed interessante storia di costumi, è un devoto omaggio alla grandezza di Venezia, che fino all'ultimo, orgogliosa della sua millenaria potenza, anche trascinandosi sulle stampelle, anche boccheggiante, seppe coprire le sue magagne e le sue piaghe dietro l'ombra misteriosa d'una elegante <• bautta » o sotto il riso chiassoso d'un « tabaro rosso ». A. L. (1) GINO DAMERINI: «La vita avventurosa di Caterina Dolfin Tron >. — A. Mondadori, Milano, 1939, - L. 35.