Visita a Ercolano

Visita a Ercolano Visita a Ercolano SCAVI DI ERCOLANO, Novembre, cQuesta ferrovia circumvesuviana che dal centro rumoroso di Napoli vi trasporta insensibilmente tra le classiche solitudini della valle del Sarno, coi suoi convogli che fermano ad ogni crocicchio per lasciar scender e salire la popolazione napoletana dei sobborghi, ortolani, impiegati, uomini d'affari e dattilografe, s'incanala nella regione un'aria di necessità storica che a tutta prima non si direbbe. Se questa fer rovta esisterà ancora — e perchè no? — nel giorno sapremo del Giudizio, pomf.^JL i^ail!?ÌV^?IS?d*K.d<L,Ìe loro polpe, potranno pensare che que sto portalo del progresso sia giunto qui appunto ed esclusivamente, per quanto un po' in ritardo, per Joto. Certo è che il capostazione di Pom pei, tra una battuta e l'altra dell'apparecchio Morse, può affacciarsi comadamente a dare un' occhiata sugli scavi intorno a_»najleUeporta^Ppmj pei, la porta Nolana, esattamente li ai suoi piedi. Altrettanto', tra dieci o vent'anni, non so, si potrà fare dalla stazione di Resina, come s'intitola modernamente il borgo sovrastante all'antica sepolta Erodano, a mezza strada fra Napoli e Pompei. Da nessuna parte cioè, con maggior 'evidenza che alte falde del Vesuvio, s| manifesta la materiale sovrapposi- zione di un mondo nuovo ad un mon- ^ R a ya ^ e(m. ins0pprrmÌDiie del filo della vi- ta> al dl delle forze distruggi trtcl della natura. Penso che se consl dcrazloni come queste fossero venute in mente a Giacomo Leopardi, forse quel capolavoro che è la canzone scon folata £« Ginestra non sarebbe stato ~ mai scritto. Il piccone d'argento Dal piazzale stesso della stazione di Resina si coglie la precisa configurazione topografica e geologica del luogo. A sinistra, verso 11 monte, la funicolare onde gli escursionisti in cerca di emozioni usufruiscono per avvicinarsi ali punto più vicino possibile del cratere; a destra il declivio che conduce al mare luccicante nel sole, a distanza, dietro una distesa folta di case, con un'ampia strada a scivolo nel mezzo. E' Resina; autentico sobborgo di Napoli, ricco di vita e dl ospitalità sincera e chiassosa. Ho la fortuna di godere la compagnia dello stesso direttore degli scavi eblvsppzsadftapucfIvdprpcadevslassddPpoazdmepdi Ercolano, di Pompei e di tutta la Provincia, il giovane e attivo soprintendente Amedeo Maturi, che ebbe l'onore di inaugurare due anni or sono la nuova campagna di scavi ercolanesi alla presenza dl S. M. il Re. Il piccone d'argento che in quella solenne circostanza Vittorio Emanuele III si degnò di impugnare per dar il primo colpo augurale, si conserva tuttora religiosamente nel pìccolo ufficio di Direzione adiacente agli scavi. L'artistico oggetto, dono dell'Alto Commissario Castelli, porta inciso presso la immanicatura il fatidico motto: Hcrculaneum effodiendlum est (« Rlsogna scavare Ercolano ■). Impegno per noi e per le generazioni future. Nella zona degli scavi, appena fuori del paese, ci raggiunge ben presto una comitiva dl gitanti stranieri, proifessori di Scuole medie e archeologi ltUB0 d, Gotha dell'archeologia tede Ciò C0TrfeTma l'importanza scien- di professione, tra 1 quali brilla con alcuni dei suoi più bei nomi l'Alma- tifica mondiale del lavoro italiano. Dalla terrazza-giardino presso la Direzione si abbraccia con una occhiata la zona ancora ristretta dello scavo, per un'estensione approssimativa attuale di trecento metri, per una profondità massima dl una diecina di metri. Si trovano qui riuniti insieme gli scavi vecchi, eseguiti in tempi diversi negli ultimi due secoli, fino al 1875, e gli scavi nuovi, a partire dal 1937. Trovo 1 lavori In pieno fervore, tra un andirivieni di « decauvllles • e un affaccendarsi dl uomini ad accumulare e a smaltire terra. Sono in tutto ritornate alla luce finora quattro « insulae » o Isolati dell'antica città un'Inezia se si pensi a Pompei o ad Ostia, ma già molto se si badi alle difficoltà superate e allo scarso tempo impiegato. Un grave dilemma Due vie trasversali (o decumani, da dzcscsssngtpfgbtnnmpstsmgpiIest a ovest) e una via longitudinale (o cardo, da nord a sud),-incrociate,ad angoli retti e perfettamente lastricate a massi di lava vulcanica e munite di marciapiedi, permettono di identificare e distinguere gH Isolati. La parte oggi visibile in scavo sembra corrispondere all'estremità meridionale della città antica. Prendendo a pun '10 ai Partenza tale orientamento e , Procedendo da mezzogiorno verso 11 ÌÌSS^/L2'USiOIle ^ 6 , idelle più evidenti, se non delle P ù consol^ti. n centr0> „ cloè „ Jm. |piesso architettonicamente più tmpor- 1 tante della città antica, situato In alto. l giace più o meno esattamente sotto il centro dell'abitato moderno di Resina, con le basiliche, i templi e gli altri edifici pubblici sotto i maggiori fabbricati moderni. Il ridente paese si spinge oggi con e ultime case fin sul ciglio dello scavo, sopra una parete verticale rivestita parte di muratura, parte di semplice terra. Ma non è, oggi almeno, 11 paese, che si spinge ad invadere la zona degli scavi. Sono questi piuttosto, con la irresistibile tendenza ad aprirsi il varco, a minacciare le fondamenta delle case moderine. Il loro ronte occupa uttta la zona compresa tra la via a mare ed alcuni vigneti ad oriente. Per quanto la zona semplicemente coltivata possa costituire un diversivo, tuttavia quelle povere case affacciate sul salto dello scavo ci fanno l'impressione di cose moriture. nfatti, se si vuole sul serio far rivivere Ercolano, bisogna che Resina si decida a cambiare di forma e principalmente di posizione. E' lecito credere che l'Alto Commissariato per la provincia di Napoli, in collaborazione con la R. Soprintendenza agli Scavi, abbia già elaborato e venga sviluppando 1 suoi piani, in vista di cosi chiare esigenze scientifiche. L'aspetto delle strade ercolanesi diversifica notevolmente da quello delle strade di Pompei. Mancano finora sule facciate delle case i caratteristici annunzi elettorali dipinti In carminio sull'intonaco bianco. Mancano o scarseggiano assai le botteghe, i negozi dl rivendita, 1 termopoll, equivalenti del nostri « bars », frequentissimi In Pompei. Una specialità delle vie ercolanesi rimangono Invece colonne e pilastri piantati al margine dei marciapiedi e accusanti la presenza di portici, cui si sovrapponevano logge o « cenacula, » sporgenti sulla strada. Al contrario di Pompei, città esclusivamente commerciale, Ercolano ci appare essenzialmente come una stazione climatica sul mare (da cut oggi dista qualche chilometro), particolarmente favorita da una posizione sana e da un'aria salubre, non come Pompei appesantita dalle umide esalazioni cssènsOpcsm«qieosmldgctfssmcPufdel Sarno Dl qui la relativa scarsez- .za di elementi di vita attinenti allegclassl umili, e nello stesso tempo la1supponibile abbondanza di abitazioni cittadine e di ville suburbane sontuose, dl cui si ebbero negli scavi del secoli passati chiarissimi segni. A causa della pendenza del terreno le case nella direzione da nord a sud si seguono a terrazze di altezza digradante. Ciò doveva conferire un aspetto particolare alla cittadina vesuviana, facile a distinguersi dalla grande maggioranza delle città antiche di cui abbiamo fin qui precisa conoscenza nel territorio italiano. .Metodi vecchi e nuovi Senza che nessuno ci dica quali siano gli scavi vecchi e quali gli scavi nuovi di Ercolano, è tuttavia relativamente facile orizzontarsi. Inoltrandoci per la via principale, incontriamo presto a sinistra la casa detta di Argo: casa borghese per non dire aristocratica, con due successivi cortili cinti da porticati o peristili. Il primo peristilio, con colonne scanalate rivestite d'intonaco, è perfettamente praticabile, mentre il secondo è tuttora interrato sotto la strada dl accesso allo scavo. Sopra il primo ordine dl colonne in origine ne sorgeva un altro di più modeste proporzioni: loggiato o cenacolo. Colonne senza architravi, mura nude e quasi informi, prive degli originari rivestimenti pittorici, ecco quanto rimane della casa di Argo, magnificata nelle descrizioni dei dotti al tempo della scoperta. Il nome di Argo le deriva appunto da una delle sue pLtture mitologiche parietali, trasferite insieme con molte altre al Museo dl Napoli. Di fronte a questa dl Argo è la casa detta dello Scheletro. La denominazione occasionale non deve prepararci alla visione di macabri resti, se mai scomparsi da tempo. Sulle pareti dei vari ambienti onde la casa si compone, rimangono avanzi cospicui di decorazione pittorica a vivaci colori, nello stile bizzarro ornamentale dell'ultimo periodo pompeiano, o quarto sti le. Notevole il lusso dei pavimenti a mosaico e ad incrostazioni marmoree di ottima conservazione. In un angolo appartato della casa una graziosa edi coletta o nicchia ricavata nel muro. rivestita di mosaico a più colori e dl evidente destinazione sacTa. E' questo un saggio del nuovo metodo scientifico di scavo, consistente non solo nel mantenere rigorosamente ai proprio posto tutto ciò che di ma-t.Ti-inlp mohilp p n.rti«tipn In l^nopia feriale mobile, e artistico In lspecie, si rinviene, ma ancora nel rintracciare la posizione originaria dei pezzi archi- tettonici caduti, come dei più piccoli frammenti di intonaco dipinto, e nel- l'identificare le più umili tracce di suppellettile, allo scopo di reintegrare alla fine l'edificio quanto più possibile nel suo naturale aspetto originario, Tale metodo, di una semplicità mia-si lapalissiana nella concezione, si pre- senta in pratica assai arduo ad appll-i carsi nella sua integrità. Ma essendo stato tuttavia esperimpntato con buon successo per la prima volta in Italia, è ormai entrato nell'uso e se ne colgono 1 risultati confortanti in zone di scavo dell'Importanza di Pompei e di Ostia, come di Ercolano. La virtù del legno In codesta casa si conserva tuttora perfino la graticciata fissa, di ferro, collocata in alto a chiusura dell'angusto cortiletto, come cautela contro 1 malintenzionati eventualmente attratti «lalla facilità della scalata. Svoltando quindi al secondo quadrivio, entriamo in un ambiente terreno affatto nudo e certo privo di qualsiasi interesse, ove nel bel mezzo non sorgesse, al posto dove fu trovato, un originale strumento di legno, di proporzioni risoettablli, consistente in una vite verticale destinata a far combaciare dall'alto due piani orizzontali. L'oggetto, religiosamente custodito oggi sotto vetro, ci offre un'attestazione pratica di certe cognizioni tecniche degli antichi, fosse o no destinato a servire, secondo si ritiene, come pressa per stoffe (pressoTlum o torcular), quasi come una macchina per stirare a freddo, o alcunché dl simile. Al contrario di quanto si osserva in Pompei, notoriamente sommersa da una pioggia di cenere, la marea di fango che ebbe a sommergere Ercolano, conserva perfettamente nel suo se- trQntoqpflBnantpdptapinvzltlebdmoeovmsnlugmnresclusivamente da un ampio vano cengrale di forma quadrata, aperto nel1" no un materiale cos deperibile come 'il leeno Rastl <W1 retta inensarp ai ce- on legno. Basti aei resto pensare ai ce lebri « papiri ercolanesi », tuttora utl- Dlizzabili alla lettura e consistenti in fibra di legno ancor oggi resistente, per quanto carbonizzata. Di una tale capacità di conservazione abbiamo splendida riprova nella prossima casa che potremmo chiamare dell'Atrio tuscanico. L'ampia casa dl aspetto signorile è distinta subito dopo l'ingresso, da un grande vano centrale terreno, a sinistra e a destra del quale si aprono delle camere, illuminate insieme all'atrio, H'alto soffitto. Ciò riproduce uno dei caratteri salienti dell'antica casa etnisca o tuscanica. Al di là dell'atrio il fablino, o sala da ricevere, e 11 cortile scoperto, con peristilio. Qui come altrove, tra l'atrio e il tablino non si avrebbe aldina soluzione di continuità, se in grazia della virtù accennata' e per l'abilità con cui lo scavo fu condotto, non si trovasse sul posto pel quale in origine fu costruita, tutta una lunga e bassa parete di legno, una specie di paravento rigido, che prendendo tutta la larghezza del tablino, separa ancora praticamente 1 due ambienti, senza togliere aria nè luce all'uno o all'altro. Il cosi detto paravento risulta da una serie continua di tre porte, ciascuna a doppio battente, con specchi dl perfetta ed elegante sagoma, e con artistiche applicazioni di bronzo, borchie e maniglie collocate esattamente al loro posto. Una conveniente custo dia di vetro oggi protegge anche questo tipico cimelio contro le ingiurie dell'aria... e l'esuberante ammirazlo ne dei visitatori. Scala di vetro Nè qui è tutto, poiché se ritornando sulla strada ci affacciamo alla casa contigua, una casetta di apparenza e di proporzioni assai modeste, con due porte esterne, la prima per una bottega, l'altra di accesso all'angusta scala che mena all' unico piano superiore, troviamo i muri della scala e della casa fatti di un materiale misto e tenuti insieme da un'armatura di travi lignee. Da cui si ricava come gli antichi non fossero in materia di tecnica muraria, molto lontani da quello che è il nostro ultramoderno cemento armato. lntessuti di legno visibilmente i muri delle case, e fatta esclusivamente di legno la scala originaria, della quale si conservano due gradini, anche questi oggi protetti da spesso vetro, per non toglierli all'uso. Ma se la scala sembra cosi preziosa, l'interno della ca setta è veramente modesto, con il piano abitato diviso abilmente In due appartamentini indipendenti, a piccole stanze da casa operaia di grande città E' fin qui un'eccezione, e un'eccezione interessante. Scarseggiano qui, per merito del pa dron di casa troppo taccagno o troppo povero, l'aria e la luce, e il solo com fort è rappresentato dal breve cortilet- nnlscgdtogdlpdslqpvdttmtcmlgmprppsrtctasmnmbmdmto nel retro, su oul rispondono alcuni jHpi v.nni Halln rasn. W.l pnvrìlp ^nnn dei vani della casa. Nel cortile, sopra muricoiuoli pure antichi, sono allinea ti con gentile pensiero, dei vasetti di piante delicate, che mantenendo col loro verde Intenso un vago sentore di vita, sembrano destinate ad Intristire, creature innocenti, come in una tom- ba Ma incombe dall'alto l'azzurro, Insieme col chiarore diffuso di quel sole che è tornato ad accarezzare anche la povera casa. i O. BEN DI NELLI.

Persone citate: Amedeo Maturi, Castelli, Giacomo Leopardi, Resina, Vittorio Emanuele Iii