Mussolini annuncia al Comitato del grano

Mussolini annuncia al Comitato del grano Mussolini annuncia al Comitato del grano il primo concorso nazionale zootecnico con otto mrlioni di premi La Campagna risìcola : distribuzione di trebbiatrici per sementi selezionate, abolizione dei calmieri doganali, riduzione delle tariffe ferroviarie e ripristino del pacco agricolo. Per i! riso L'odierna seduta del Comitato permanente del grano ha attratto la attenzione del pubblico su uno dei più importanti problemi interessanti l'agricoltura nazionale e quella della regione piemontese in special modo: il riso, il suo consumo, la sua coltivazione, il suo prezzo e la sua esportazione. Sappiamo che l'Italia è la prima produttrice europea di questo cereale, che ha tanti meriti nella alimentazione umana, ma la risicoltura italiana sta attraversando una crisi, sia pure leggera e quasi in torma larvata, ma sempre una crisi. In Italia si consuma troppo poco riso; se ne consuma pochissimo nell'Italia centrale, quasi niente nella meridionale; non perchè non piaccia, ma perchè non c'è l'abitudine. E questo è male perchè il riso è prodotto in gran quantità dalla nostra Nazione e per circa 1/3 della produzione totale è esportato all'estero. Non parleremo qui dell'importanza del riso come nostro nutrimento, delle percentuali di idrato di carbonio, di albuminoidi e di grassi in esso contenute, del suo prezzo in confronto a quello del pane e della pasta, ma diremo solo che la campagna intrapresa in favore del riso mira a. valorizzare il riso italiano all'estero e ad aumentarne il consumo all'interno. Basterebbe che ogni italiano consumasse mezzo chilo di riso in più per anno perchè la crisi fosse superata e i coltivatori, traendo dal loro prodotto un giusto prezzo, non sarebbero costretti a restringere le loro coltivazioni. E se .questo dovesse avvenire sarebbe un vero peccato perchè la risicoltura è una delle coltivazioni più progredite in Italia, sebbene ancora suscettibile di molti miglioramenti; essa infatti essendo praticata in una zona alquanto limitata, quasi esclusivamente in poche provinole della pianura padana, che sono anche le più ricche e progredite, ha saputo meglio approfittare di tutti 1 mezzi messi a disposizione della tecnica modèrna. Il riso è il cereale capace dei più alti prodotti unitari; esso è coltivabile molto più diffusamente di quel 10 clip normalmente non. si creda; anche l'Italia peninsulare potrebbe accogliere molte risaie invece delle pochissime che oggi si contano sul la punta delle dita; le risaie delle Paludi Pontine che ogni anno vanno estendendosi, dato il.loro ottimo ed abbondante prodotto, ci insegnano che il riso 6 una fra le migliori colture di bonifica, che mette in valore e utilizza la fertilità in potenza accumulata in quei terreni da secoli, prosperando anche, ed anzi meglio, se il terreno non è ancora risanato dalle acque stagnanti, come avviene nelle zone in corso di bonificamento. Anche il granturco è capace di produzioni elevatissime, che possono avvicinarsi qualche volta a quelle 'del riso, ma bisogna pensare quanto 11 granturco depauperi la terra In confronto di quanto faccia il riso, se non altro per il fatto che l'acqua stessa oltre a portare sempre una certa quantità di alimenti, mette facilmente in movimento i fattori della fertilità, ohe invece nelle normali colture asciutte rimarrebbero fermi e inutilizzabili in gran parte. I nostri coltivatori di riso devono perù, nel loro stesso Interesse, dare maggiore sviluppo alle colture di risi a chicco lungo, i quali sono realmente meno produttivi degli altri, ma in compenso danno un prodotto molto più fino e apprezzato, e perciò meglio remunerato specialmente all'estero. La tendenza odierna è quella invece di estendere sempre più le varietà a chicco tondo, più produttive e in genere più precoci, ma con minori buone qualità commerciali. L'Argentina, ad esempio, che è la principale fra le nazioni importatricl del nostro riso, assorbendo il 70 % della totale esportazione, esige appunto risi a grana lunga. La benemerita R. Stazione di Risicoltura di Vercelli sta da tempo studiando la possibilità di ottenere, mediante ibridazioni, che nel caso speciale del riso sono assai difficili ed esigono cure meticolose, fra i due tipi suddetti, varietà riunenti le doti e i pregi di ambedue, ossia la grande produttività, la precocità degli uni con la finezza del prodotto degli altri. Mentre la Battaglia del Grano si avvia verso la Bua sicura vittoria, il Governo oggi s'interessa dunque di quest'altro problema della cerealicoltura nazionale e ad esso dedica tutta l'attenzione necessaria onde, con una sana propaganda, aumentare il consumo interno e far si che i risicoltori italiani, trovando sul mercato il giusto prezzo per smerciare il loro prodotto, e trovando un facile sbocco verso l'estero, possano ^dedicare tutte le cure necessarie alle prossime coltivazioni, ed anche estenderle ove le condizioni siano propizie. Due pratiche, non dirò nuove ma certo moderne, e dalla R. Stazione di Vercelli caldeggiate e favorite con premi, concorsi ed altre iniziative, vengono oggi a portare quasi alla sua perfezione la risicoltura, sia nel senso di aumentarne il prodotto, sia nel senso di utilizzare al massimo il terreno ad essa destinata. Si tratta della carpicoltura e del trapianto. La carpicoltura è - una curiosa consociazione fra la coltivazione del riso e l'allevamento deJle carpe. Le carpe sono pesci non di prima qualità, tuttavia buoni, nutrienti e sani che, messi piccoli nella risaie in primavera, vengono estratti all'epoca del raccolto grossi e grassi e pronte per essere inviati sul mercato. Vantaggio indiretto della carpicoltura è poi la distruzione degli insetti acquatici e specialmente di zanzare di cui le carpe sono ghiotte, con relativo miglioramento delle condizioni igieniche di quella zona. L'altra pratica è quella del trapianto. Come sd sa, invece di seminare il riso direttamente in risaia, si semina dapprima in un appezzamento molto limitato, ossia in un semenzaio, di dove le piantine vengono più tardi estirpate e trapiantate definitivamente in risaia con l'aiuto di speciali macchine trapian¬ tatrici che garantiscono un attecchimento quasi completo delle piantine stesse, sia per il perfezionamento da esse raggiunto, sia per l'ambiente acquitrinoso in cui si lavora. Il trapianto ha il vantaggio di darci piantine meglio distribuite, più rigogliose e più accestite, di diminuire '.e spese della mondatura dalle erbaccie, perchè queste sono più scarse, essendo l'acqua immessa più tardi nella risaia, ma soprattutto il vantaggio dei trapianto è quello di rendere possibile un primo raccolto primaverile di fieno ed anche di grano precoce, dal terreno che a fine maggio o ai primi di giugno si trasformerà in risaia con le piantine lino a quell'epoca cresciute nel semenzaio. In tal modo si può arrivare facilmente a produzioni di 100 quintali all'ettaro di cereali — 40 di grano e 60 di riso — e perfino, come si è avuto quest'anno nel Pavese, da 120 quintali — 40 di grano e 80 di riso. Sono cifre fantastiche, che trovarono in un tempo non lontano incredulità quasi tjenerale. Oggi sono realtà e presto probabilmente saranno realtà superate, perchè il progresso di questa nostra agricoltura ormai è continuo e, diciamolo pure, miracoloso. A. DEL LUNGO.

Persone citate: Del Lungo, Mussolini, Pavese

Luoghi citati: Argentina, Italia, Vercelli