Colpo di scena al processo De Vita

Colpo di scena al processo De Vita Colpo di scena al processo De Vita Un cognato telegrafa dal Marocco accusando di istigazione la sorella e il padre dell'assassino Roma, II, notte. Iniziato» una ventina di giorni fa, il processo contro il De Vita, autore del triplice assassinio in persona della moglie Maria Mancioli, del suocero Silvio Mancioli e della cognata Giacinta Mancioli, si avviava alla sua conclusione e al verdetto, atteso per la fine della corrente settimana, quando si annuncia un sensazionale colpo di scena, che potrebbe dare al processo stesso ulteriori sviluppi. Il telegramma da Casablanca Slamane perveniva al Presidente della Corte d'Assise il seguente telegramma: « Presidente Luciano Cristina, Corte d'Assise Roma: "Leggendo giornale Telearato processo De Vita, denuncio principali Istigatori delitto Salvatore, Adelina De Vita, padre, sorella imputato. Sono disposizione autorità giudiziaria, prove inconfutabili. Ossequi. — Canicatti Michele ». Il telegramma proveniva da Casablanca e il nome del denunciarne corrisponde a quello del cognato dell'Imputato, anch'egli di Canicatti, in Sicilia, marito di quella Adelina De Vita, di professione ostetrica, dì cui più volte si parlò nel processo. Al riguardo, il Telearato di Livorno riceveva da Casablanca questi particolari : « Certo Canicatti Michele, suddito Italiano, proprietario di una cartoleria posta sul Boulevard de la Gare. N. 209, a Casablanca (Marocco), leggendo I giornali Italiani, apprendeva che a Roma, in questi giorni, si sta svolgendo il processo contro il De Vita, processo che non ha mancato di interessare vivamente i numerosi coloni italiani qui residenti, composti in prevalenza di siciliani. 11 Michele Canicatti, nato a Canicatti (Sicilia) nel 1878, a 25 anni circa emigrò in Francia, e si stabili poi a Casablanca, con la moglie Adelina De Vita, sorella dell'assassino. Allo scoppiare della guerra, il Canicatti, che con grandi sacrifici già sì era formata una discreta posizione, abbandonò gli affari e la famiglia per recarsi In Italia a compiere il suo dovere di cittadino italiano. La Adelina durante il tempo trascorso dal marito sotto le armi condusse una vita sregolata, giungendo perfino a rinchiudere i tre piccoli figli in un collegio, per avere maggior libertà. Informato di questo, il Canicatti ottenne una breve licenza e, ritornato a Casablanca, ottenne dalla autorità consolare 11 rimpatrio della moglie, con la quale tronrò da allora ogni relazione. Nel maggio scorso il Canicatti. trovandosi per un breve periodo di riposo nel suo paese nativo, fu avvicinato dalla Adelina e invitato a casa di questa per alcune importanti comunicazioni. Quando furono a quattr'occhi, la donna conressò che lei e il padre avevano Istigato il figlio e s- frntello a maltrattare e a seviziare la iraieno a maiirauare e a seviziai e m moglie Maria. La sciagurata disse che erà proprio stato il Salvatore De Vita ,, „ . ,„ i a porre le catenelle alla finestra della , casa della povera vittima. L'Adelina concluse affermando che due giorni pri- ma del delitto il padre De Vita inviò al figlio Ernesto un telegramma, a i ?roposlto del quale più tardi ebbe a:f. v t I dire: . Se questo telegramma fosse ca-- in mnric, all'autorità uiudizia- p, i„ L!!l L™«^,n,J, in rla a Quest'ora anche noi saremmo in ria u tiuesiuiii tim-tic uu> u ... carcere.. Il Canicatti lasciò il paese nativo senza Informare della conles- sione avuta dalla moglie le autorità, !e ritornò a Casablanca, credendo che ,„„,.„„! "i,mi„„7„ fnccorr. cria n cono-' !^ Zrù scenza rtel,a Ponzla- Wggenao pero 1 resoconto del processo nei giornali instato che nessun sospette,tt stalo. e- levato a carico dei due istigatori del delitto, per cui ha inviato al Presi-ifjentc neTia Corte d'Assise di Roma il ; telegramma ». telegramma ! Il padre inoatenato l] La denuncia che attende ulteriori ac- ; . fe..tamo.nlI vl\]a „ua autenticità, ginn-! c . . TT i ,'"1 „',,,«.(...,'W inaspettata nella fate conclusn.t ilei dibattimento e reca meraviglia co- ''me una persona in possesso di tali eie-1 ™„2 si sia indotta a denunciare ogni f.nsa nllìl siustli,in solo odia vigilia del l romnnoue a parte ripelia-;|vwaf"0- l,f>m'11 ,,,B' „, 'm° va,ore (M]n denuncia, sono d.i 1 ricordare alcun; dati di fatto che po | trebberò lumeggi alila. Contro il padri !nlu«i abitavano In quell'epoca un mo desto appartamento In via Santi 4. Un :^' alcuni inuuilini dello stabile vK'orrl muui-iu uram u prosp.ieeTi.te si accorsero che le per siaine deUTappartamemno occupato dai De Vita erano assicurate con solid«' catenelle, Denunciato il fatto alla P S., 11 commissari del rione Ceilio fer-f irruzione neJl'appartaniento e trovicon sua sorpresa, che nel carcere do mestico approntato dal De Vita era rinchiusa, oltre che la moglie, anche lil di lui padro Salvatore. Tale conte- gino, e la quiescenza da parte del pn dre del De Vita, insospettirono la Pub, o blica Sicurezza. Il vecchio, interroga to, si scolpò dicendo che aveva subìtr delle restrizioni da parte del figlio unicamente per lenire la prigionia fi cui veniva sottoposta-la nuora e cor roborava questa versione la stessa Ma ria Mancioli, la quale, mentre accu." di servizio il marito, l'attuale Impu tato, dis=e di non avere a lamentar?' dal contegno del suocero, il quale, nn che nell'assenza del figlio, aveva fai lo fare una chiave per dare a lei ut poco di liberta durante l'assenza de marito carceriere, il Procuratore gene rale Lariani conchiusc pertanto con P proscioglimento del vecchio De Vltn dalla accusa di correità imputata a! figlio e la Sezione d'Accusa, pur ritenendo una pietosa bugia, quella detticeli a Maria, aocettò le conclusiondel P. G. prosciogliendo il De Vita pn non avere concorso nel fatto del so questa) di persona. Seguirono poi a breve distanza 1 tre omicidi. Indizi gravi Che portata ha oira la denuncia? Adelina fu colei che assistette In Palermo la cognata Maria Mancioli quando questa dette alla luce una bambina e che poi tenne presso di sè la bambina. Il padre del De Vita compare proprio invene in quel pomeriggio domenicale in cui. compiuto a Napoli l'uxoricidio, Ernesto De Vifa-completava a Roma la strage, ucci- dendo il suocero e la copnata. Epli,entrò casualmente, a quanto risultadal suo inteiTOf-'utono, in casa del vecchio Mancioli quando da poco vi era entrato il llglio Ernesto e se ue allontanò dietro la cattiva accoglienza che gli venne fatta. Non vi è dubbio che questo punto piuttosto oscuro del processo troverebbe una qualche più plausibile spiegazione ove veramente ila nuova denuncia rispondesse a verità e troverebbe altresì risposta un' altro interrogatorio, che e affiorato dal dibattimento: dove cioè l'Ernesto De Vita abbia passato la notte che intercorse tra l'uxoricidio compiuto al vicolo Tre Cannelle a Napoli e l'as sassinio del suocero- e della cognata Egli ha detto cho girovagò per Roma ma in questo caso come avrebbe saputo suo padre della sua venuta alla capitale tanto a raggiungerlo il giorno seguente in casa Mondali ? Comunque allo stato delle cose nulla si sa di quello che intende fare il pre sidente in possesso della nuova denuncia. E' da presumere che nell'udienza di domani 1 difensori faranno richiesta perchè il denunciatore sia sollecita mente interrogato, ciò che Importerebbe, ove il presidente decidesse in tale senso, un rinvio del processo. Precipita travolta dal pavimento in fiamme Ferrara, 11 notte. Una grave sciagura è accaduta oggi nella nostra città. Nella sala da pran zo della casa abitata dall'ovv. Tomaso Rlghini, in via Ariosto, stavano facendo colazione la sua signora, Adria, na Forti, di anni 23, la di lei madre e la cameriera. Alla signora ad un tratto parve che dal pavimento uscisse del fumo. Sollevato il tavolo e trasportatolo nella stanza attigua la Forti ritornava sui suoi passi per prendere un tappeto ma in quell'Istante il pavimento crollava e la signora veniva travolta nelle fiamme che si erano sviluppate nel sottostante locale. Poco dopo accorrevano i pompieri che astraevano il cadavere della disgraziata tutto abbruciaccchiato. La disgrazia ha arrecato In città impressione penosa essendo l'avv. Righini ccmosciutlssimo. Egli in quel momento si trovava in viaggio di ritorno da iripoli, dove era stato insieme ai volontari di guerra. Sul posto si sono recati S. E. Balbo, il Podestà, il Questore e varie altre personalità.