Le solenni manifestazioni

Le solenni manifestazioni Le solenni manifestazioni per il sessantesimo compleanno del Re Fastoso ricevimento all'Ambasciata presso il Vaticano La rivista a Castro Pretorio passata dal Ministro dalla Guerra • il pranzo In Campidoglio Roma, 11, notte. Stamane, ricorrendo il genetliaco di S. M. il Re, il Ministro della Guerra Ila passato in rivista, alla caserma di Castro Pretorio, le truppe del Presidio. Nel cortile della caserma, presso la cavallerizza dell'artiglieria, erano state disposte le tribune per le autorità, il corpo diplomatico, i generali e gli ufficiali fuori rango. Alla rivista hanno anche assistito numerosissime rappresentanze delle associazioni militari e combattentistiche. Le truppe del Presidio, agli ordini del comandante la Divisione generale Giovagnoli, erano schierate nell'ampio cortile con i battaglioni in linea di colonna, i reparti a cavallo o con automezzi in linea. Alla rivista hanno assistito il questore sen. Brasati per il Senato, il vicesegretario del Partito on. Starace, il vice-governatore conte D'Ancora, molti membri del corpo diplomatico con gli addetti militari e numerose altre personalità. S. E. Cazzerà, a cavallo, ha fatto il suo Ingresso in caserma, seguito da un brillante stuolo di ufficiali, fra i quali il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito generale Bonzani, il Capo di Stato Maggiore della Milizia generale Teruzzi, il generale Capuzzo dell'Aeronautica, il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Reali generale di San Marzano, e numerosi ufficiali generali di tutte le armi. Mentre la musica intonava la Marcia Reale, il Ministro della Guerra ha passato in rivista le truppe e poscia col seguito ha preso posto fra le tribune delle autorità e quella del corpo diplomatico. Le truppe si sono ammassate ed hanno sfilato fra viva animiazione. Durante la cerimonia stormi di aeroplani hanno eseguito brillanti evoluzioni sul cortile della caserma. Verso le 11, terminata la rivista. S. E. Gazzera ha lasciato Castro Pretorio. Ha avuto poi luogo nel Palazzo dei Conservatori in Campidoglio il pranzo offerto dal Ministro degli Affari Esteri al corpo diplomatico accreditato presso la Real Corte. Il pranzo di 90 coperti ha avuto luogo nella sala degli Orazi e Curiazi. Vi hanno partecipato tutti 1 capi missione presenti a Roma, il pre tetto di Palazzo, il Governatore di Roma, una rappresentanza del Ministro degli Affari Esteri, Allo spumante il Nunzio apostolico, nella sua qualità di Decano del corpo diplomatico, ha levato il calice alla salute di S. M. il Re e alla prosperità del popolo italiano. Ha risposto il Ministro degli Affari Esteri, invitando a bere alla salute dei Sovrani e capi di Stato rappresentati presso la Corte del Re ed alla prospe rita dei loro popoli. Ai brindisi hanno seguito le primy battute dell'Inno Reale e di Giovinezza. Alle ore 22,30 ha avuto luogo il ricevimento con la partecipazione dell'intero corpo diploma tico, dei presidenti del Senato, della Camera, dei membri del Governo, delle alte cariche dello Stato e del Partito e di funzionari del Ministero degli Affari Esteri. {Stefani. Il ricevimento di S. E. De Vecchi Roma, 11, notte. (d. a). Dopo 300 anni di abbandono e di rovina, la villa di Papa. Giulio è risuscitata ed è risuscitata nel modo più degno: con un grande ricevimento dato ai cardinali, al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede da S. E. il conte De Vecchi di Val Cismon, ambasciatore d* S. M. il Re d'Italia presso la Città di Vaticano. Trent'anni fa. quando i cacciatori reduci dalle scarpinate nell'Agro, scaricavano i Ioto fucili con impeto anticlericale contro la grande lapide marmorea che ricordava i fosti del conestabile Colonna sulla fontana dal palazzo papale, nessuno avrebbe pensato che un giorno quel vecchio edificio rugoso e cailente sarebbe risorto a nuova vita. E tinto meno avrebbe potuto immaginare che questa nuova vita gli sarebbe venuta da un diplomatico dall'" Usurpatore ». il quale avrebbe potuto ricevere i principi della Curia e gli ambasciatori delle nazioni cattoliche o al oattoliclsnio ossequienti, anche se di confessione diversa. E pure tant'è ed è bene ed è bello che sia così. Quel palazzo, che aveva edificato Giulio in, l'ultimo pontefice del Rinascimento, come uno di quei luoghi di delizie onde i suoi predecessori avevano arricchito Roma, di tutte quante te ville romane era quella forse la più razionale e la più splendida, sulle rive del Tevere il Papa poteva giungere por via fluviale sopra una grande barca a remi, guidata dalla ciurma dei vogatori sotto gli ordini di un certo mastro Pietro Dalmata, che aveva le funzioni di pilota. La barca era tutta decorata di bronzi e dorature, con una grande tenda di seta a righe gialle e rosse, che erano i colori di Roma: la porpora dell'impero e l'oro del triregno pontifìcio. Giunta dinanzi alla villa, che era a circa 300 metri nell'interno della spiaggia, la barca si fermava dinanzi a una specie di grottone. che si prolungava in un corridoio sotterraneo aprentesà sui giardini del palazzo. Questo criptoportico — di cui si potevano vedere gli avanzi fino a pochi anni fa — era tutto decorato nella volta da un mosaico rustico fatto con breccioline multicolori, con frammenti di marmo e nicchie di ogni genere. Era da quel sotterraneo che 11 Papa accedeva nella sua villa. Villa di delizie E questa villa era piena di delizie. C'era, e c'è ancora, nella parte adibita a museo, un magnifico ninfeo, dovuto alla fantasia classicheggiante dell'Ammannatt ; e un teatro di verdura, dove si davano spettacoli di dan¬ ze da una compagnia di comici bergamaschi valentissimi in ogni esercizio coreografico e famosi per i loro lazzi, non sempre adatti alle orecchie di un Pontefice. Ma si era in pieno Cinquecento e i ricordi del Cardinale Bibbiena erano ancora troppo vicini per scandolezzarsi. Oggi il mondo è cambiato: non credo che S. E. il conta di Val Cismon vorrebbe spingere l'esattezza della risurrezione fino ad allettare i suoi ospiti con i lazzi dei virtuosi di Bergamo. Un altro luogo molto apprezzato e molto ricercato era il paretaio. Quella valletta, chiusa tra i Paridi e il Pincio, era come un luogo di riposo per tutti gli uccelli di passaggio che scendevano dal settentrione, e i cronisti dell'epoca parlano di grandi « prese » di fringuelli, di verdoni, di tordi e d'ogni sorta di volatili pennuti, mentre non mancavano le beccacce nelle macchie soprastanti alla villa e i beccaccini nei terreni allora abbandonati e paludosi della Rondinella. A questi bisognava aggiungere gli animali rari — fagiani, lepri e caprioli — che il Papa cercava di acclimatare e che spesso cacciava, aiutato da un suo cagnolo chiamato « Fragoìetto » che, a quanto scrivono i diaristi contemporanei, era un portento ; tanto un portento che Giulio HI io adorava e gli permetteva tutte ie scorribande, con grande fastidio dei cortigiani, che dovevano accettare le sue pulci, il che per l'epoca non era molto grave, e perfino i suoi morsi, il che era veramente peggio. Subivano ogni cosa e ridevano, ma il riso era verde, tanto che un bel giorno « Fragoìetto » fu trovato morto. In un' epoca in cui era tanto facile tor di mezzo i cristiani ingombranti non doveva essere .difficile liberarsi di un cane. La rovina e i restauri In quel luogo di delizie Giulio IH trascorreva il giorno dall'alba al tramonto. E appena il sole era caduto dietro la vetta di Monte Mario, tornava in Vaticano. Perche tutte le ville dei suburbio romano avevano questo ufficio essenzialmente diurno: principi e Cardinali, che le avevano edificate, se ne servivano come padiglioni per trascorrervi la giornata, preferendo di sera dormire nei loro palazzi. Per questo esse hanno più l'aspetto di casine che di palazzi; grandi stanze aperte al vento e alla luce, portici, colonnati, lontane, piscine e bagni di ogni sorta, ma poche stanze abitabili e nessuna di quelle comodità che so no indispensabili anche alla vita di un gentiluomo del XVI Secolo. Man cavano perfino le cucine, perchè i pranzi e le cene si portavano in appositi canestri, già pronti, dalle case cittadine; i vini si mettevano in fre sco insieme con i frutti in apposite vaschette, che si aprivano intorno alle fontane. A Villa Borghese esiste ancora una di quelle sale all'aria aper ta, con tutte le comodità per gli scalchi e per i cantinieri. Solamente si era ancora in piena Rinascenza e in quelle sale le volte sono dipinte a fre sco da un allievo del Pomarancio. Naturalmente questo stato di cose aveva in sè la causa del suo abbandono. Quando la vita divenne meno fastosa, quando il Concilio di Trento regolò i pensieri e i costumi, le ville suburbane furono a poco a poco ab bandonate. Talune, come la Borghese e l'Albani, divennero musei, tali altre caddero a poco a poco in rovina. Quest'ultima sorte toccò alila villa di Papa Giulio HI, e per ctìrca due secoli, spezzettata, venduta a lotti, affittata ai più eterogenei inquilini, era ridotta a uno stato di rudero, finché ■um antiquario d'ingegno, che è anche artista — lo Jandoio — non l'acquistò e non la restaurò con molto buon gu sto e con severo senso d'arte e di storia. Fu una resurrezione e una reintegrazione perfetta in ogni suo particolare, dal giardino all'italiana alirammobigliiaimento in puro stile cinquecentesco. E bisogna riconoscere che il Governo italiano non poteva scegliere più degnamente una sede dei suoi ambasciatori presso la Santità del Pontefice che questo magnifico palazzo, che fu già di uno dei Papi fastosissimi e vide una delle più fulgide Corni onde tramontava serenamente la Rinascenza. Alle porte di Roma, su quella ria Flaminia, ohe è cosi densa dli storia, il palazzo di Papa Giulio IH.è veramente degno dell'ambasciatore del Re d'Italia e della splendidissima Corte pontificia che ac coglierà nei suoi saloni rinnovati. Ma ecco ohe le pome sii aprono: dopo 300 anni, le vecchie mura sdegnose riveggono le porpore dei Principi della Chiesa, le trine d'oro dei diplomatici. Il ricevimento Le sale dell'Ainbasciiaia d'Italia presso la Santa Sede, completamente restaurate con squisito senso d'arte dal l'architetto Di Fausto, sfolgoranti di laici, si sono aperte oggi per la prima volta per il grande ricevimento del Sacro Collegio, degli alti dignitari del la Corte pontificia e dei ministri del Corpo diplomatico accreditati presso la Santa Sede. L'avvenimento nuovo ha richiamato presso l'Ambasciata un discreto nu mero di curiosi. Al ricevioienito ha partecipato un numero di cardinali veramente cosini «tuo. Erano infatti presenti tiuitm i cardinali di curia, meno gli emiruenuiissimii Perosi, Boggiano e Rogonesi, trote-muti altrove per doveri inerenti al loro ufflciio. I cardinali, in abiiio nero e montelletta rossa, venivano incontrati sul primo ripiano dell' ampio scalone personalmente dalrambasciatoTe, conte De Vecchi di Val Cismon. Contrariamente al solito, i valtetm che accompagnavano i membri dei Sacro Collegio non recavano le torcte accese. Al ricevimento hanno preso parte il Ministro degli Esteri S. E. Grandi, il presidente del Senato S. E. Federzont, il presidente della Camera S. E. Giuriati, il ministro delle Comunicazioni S. E. Ciano, lì sottosegretario alla pre» sidenza S. E. Giunta, l'on. Basile, in rappresentanza di S. E. Turati segretario del Partito, l'on. Ferretti capo dell'Ufficio Stampa del Capo del Governo. Degli alti dignitari vaticani abbiamo notato mons. Pizzardo, segretario deflla Congregazione degli affari straordinari; mons. Ottaviani, sostituto della Segreteria di Stato; il marchese Pacelli, consultore generale dello Stato di Città del! Vaticano; il comm. Serafin! governatore di Città del Vaticano; il principe Massimo, maestro delle pompe pontiflaie; il marchese Sacchetti, furiere maggiore; il principe Barberini; mons. Zampini, sacrista maggiore di Sua Santiià; mons. Caccia Domiinionf, maestro di camera di Sua Santina; il conte Della Torre, dime More ùeW Osservatore nomano. Erano predenti tutto il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, e il marchese Peirsichetti-Ugolini, nipote del Pontefice. Si è svolto un concerto, mentre 1 cardinali e gli altri invitatiL si intrattene vano nella sala giaMa e 1m quella dei Beati. Nel glande salone è stato servito un sontuoso buffet. Come di consueto, è stato invitato a servirsi per primo il cardinale decano VannutaHi, il quale è stato accompagnato alle tavole personalmenite dall'Ambasciatore. Il ricevimento, animai issi mo e veramente splendido, si c protratto per circa dne ore. I cardinali nell'accomi-atarsi dall'Ambascia; ore hanno avuto parole di alto compiiacimento per l'odierna manifestazione, veramente degna dell'avvenimento, per cui essa è stata indetta, pj! hanno pregato l'Ambasciatore di rendersi interprete dei loro sentimenti augurali verso l'Augusto Sovrano. Il pranzo diplomatico Roma, 11, notte. Stasera l'Ambasciatore di S. M. il Re presso la Santa Sede e la contessa De Vecchi di Val Cismon hanno offerto un pranzo nella sede dell'Ambasciata. Alla destra di S. E. la contessa De Vecchi di Val Cismon erano : S. Em. lai Cardinale Vannutelli, Ja contessina De Vecchi, S. E. mons. Cremonesi, S. E. mons. Arborio Mei-la di Sant'Elia, il conte Galeazzo Ciano di Cortellazzo; alla sinistra: S. E. l'Ambasciatore del Brasile, decano del Corpo diplomatico presso la Santa Sede, S. E. mons. Pizzardo, S. E. mons. Nardone, cav. uff. De Stefani, il marchese Incisa di Camerana. Alla destra di E. l'Ambasciatore d'Italia erano: S. Em. il Cardinale Gasparri, S. E. mons. Caccia Dominion!, S. E. mons. Jorio, marchese Pacelli, tenente Cartasegna; alla, sinistra: S. E. l'Ambasciatrice del Brasile, S. E. mons. Ottaviani, S. E. mons. Tardini, S. E. mons. Pellizzola, il conte Giorgio De Vecchi. Allo spumante, il Cardinale Segretario di Stato, S. Em. Gasparri, ha brindato alla salute ed alla felicità personale delle LL. MM. i Sovrani d'Italia. Ha risposto S. 2. l'Ambasciatore De Vecchi, brindando alla salute e alla felicità personale del Sommo Pontefice, il quale ha realizzato felicemente nell'anno del giubileo sacerdotale, la Conciliazione che rimarrà nei secoli. (Stefani). La celebrazione all'Estero Solenne manifestazione a Tirana L'intervento del Presidente del Consiglio Tirana, 11 notte. In occasione del genetliaco di S. M. il Re d'Italia nella sede della Legazione d'Italia ha avuto luogo'un ricevi» mento. Hanno fatto gli onori di casa l'incaricato di Affari comm. Quaroni, e lì personale della Legazione. Sono intervenuti il Presidente del Consiglio, U Presidente della Camera, 1 Ministri, 1 membri del Corpo Diplomatico, il Ministro della Real Casa, l'Aiutante di campo di Re Zogu, il Prefetto di Tirana, i Segretari generali dei Ministeri, l rappresentanti del Clero di varie religioni, deputati ed altre notabilità albanesi. Sono intervenuti anche la colonia italiana di Tirana al completo e gli alunni della scuola italiana. Tra le acclamazioni il comm. Qua» roni ha letto un telegramma di devozione e di augurio inviato a S. M. il Re. All'Ambasciata di Berlino Berlino, 11, notte. Per la ricorrenza del genetliaco del Re d'Italia, l'Ambasciatore d'Italia, Aldrovandi, ha oggi ricevuto nella sede dell'ambasciata la Colonia. Erano presenti, sebbene giorno di lavoro, un grandissimo numero di connazionali, oltre, s'intende, ai dirigenti del Fascio locale e delle altre organizzazioni principali come la Camera di Commercio. L'ambasciatore Aldrovandi ha tenuto un elevato discorso esaltando le virtù militari, civili e familiari del Sovrano, e Inneggiando alle futura nozze del Principe di Piemonte. Un notevole articolo sulla sapienza politica del Re d'Italia e sulla sua pronta, storica comprensione della rivoluzione delle Camicie Nere ha la • Deutsche Allgemeine Zeitung ». A Vienna Vienna. 11 notte. Stamane, nella chiesa italiana de] Minoriti, è stato celebrato, per la ricorrenza del genetliaco del Re, un » le Ueuin », al quale è intervenuta la colonia italiana» largamente rappresentata, con alla testa il ministro AuritU il personale della Legazione e il console marchese Gavotti. Nel pomeriggio il ministro Aurati hai partecipato alla inaugurazione di una lapide in onore del costruttore del canale di Suez, ing. Negreilì, nativo, come è noto, di Fiera di Primiero. Erano presenti alla cerimonia, svoltasi al cimitero monumentale, il presidenta della Repubblica, Miklos, i rappresentanti del Ministero degli Esteri e de« Commercio, i ministri di Svizzera, di Svezia, di Ceco-Slovacchia, e la figlia del Negreili. Il comm. Auriti ha pronunciato mi discorso in tedesco, ricordando l'opera del NegrelM. Stasera, nella sala di un grande albergo di Vienna, la colonia italiana « tornata a riunirsi per ascoltare un discorso del ministro Auriti, che illustrò la vita ed il regno di Vittorio Emanuele III. Dopo il discorso si è svolto un concerto seguito da un trattenimento, che è durato fino a tarda ora»