In rotta per la Guvana

In rotta per la Guvana In rotta per la Guvana La partenza dì 670 condannati verso l'espiazione - Mestorino ha paura dei giornalisti - La rassegnazione del « bel Carlo » di Limoges : « Tanto morrò presto ! » - La pena del taglione al castellano che affogò il figlioletto Parigi, 8, notte. Il convoglio dei condannati e dei relegati, che aspettavano l'ordine di partenza nel deposito dei forzati di SaintMartin de Rè. è ora in rotta per la Guyana. I 670 uomini sono stati svegliati all'alba; sotto gli occhi severi dei sorveglianti, essi hanno meticolosamentmesso il loro modesto corredo nel sacco da marinaio, hanno arrotolato la coperta e sono scesi nel cortile del deposito dei forzati. Essi aspettano in fila serrata, sotto la pioggia fredda. In testa sono i 255 forzati, che indossano la giacca e i pantaloni color marronerigati di rosso, ed hanno per copri capo un berretto nero a righe grigieLa schiera del senza-nome I primi 20 sono incatenati; fra questi sono tre pericolosi individui: Menage, Lainé e Amiot, i capi, che diressero l'ammutinamento del giugno 1929, a Nourric; seguono 1 due condannati che assassinarono l'esattore Despres, che poco tempo fa sono stati sorpresi mentre stavano nascondendo un coltello nel fondo di una gamella piena di vi no. Dietro, con la stessa uniforme, ma con un cappello di feltro nero, invece del berretto, sono i 415 relegati. Fra gl i ultimi si trova il deportato -Lapenre, la spia belga, che denunziava i suoi compatrioti e i francesi ai tedeschi. Vi è gente di ogni Paese fra questi 670 uomini: belgi, polacchi, turchi, un monegasco, negri, arabi, e perfino dei cinesi. Ma ora, riuniti nella internazionaie del delitto, non hanno più nome Sono semplicemente numeri. Alle 7,30, il corteo dei personaggi ufficiali si dirige verso il deposito. Tre Ministeri sono rappresentati: gli Interni, la Giustizia e le Colonie; poi 'Amministrazione prefettizia, 1 direttori del Bagno di Saint-Laurent e del Penitenziario di Saint-Martin de Re'; nfine, gli ufficiali di gendarmeria. Un distaccamento di fanteria di Marina presenta le armi al corteo. I fucili sono carichi: non si sa mai quel che può accadere. Tutti aspettano con gli oochl fissi Terso il portone nero, che reca in lettere d'oro queste parole: «Lavori forzati ». Ad un tratto la porta si apre. Appaono prima, con le rivoltelle cariche, i sorveglianti, i quali portano un chepl con una fascia colore del cielo; e per questo colore, come per la loro dolcezza proverbiale, gli abitanti dell'Isoa del Re 11 chiamano «Figli di Maria». Segue il gruppo dei senza nome. Tutti passano sotto la porta della citadella. Subito dopo il gruppo, che fino a quel momento marciava a testa bassa con le spalle curve, s'addrlzza. Il mare Sembra che la brezza marina 11 abbia tutti rianimati. Hanno riveduto 11 mare, l'orizzonte senza limiti. Il peso he li opprimeva dietro al muro grigio del penitenziario è scomparso. Esi vanno ora attraverso la campagna, he, malgrado fi tempo pessimo, pare oro soleggiata. Vi sono laggiù dei ompagni, dei condannati, e, quantunque siano trattenuti lontani dagli sbaramenti di gendarmi, i prigionieri a vita hanno l'impressione di ritrovarsi nella vita. Ora procedono sotto 1 tamarindi, lungo un sentiero fiancheggiato da panche. Questo angolo delizioso che sembra fatto per gli scambi di teneri giuramenti, viene chiamato Il viale della Guyana ». I condannati adesso sono raggruppa i sul luogo di imbarco. Sull'acqua verdognola del piccolo porto vi sono quattro rimorchiatori. Uno è destinato a trasportare il personale del peniteniario, un altro conduce i forzati, gli altri due i relegati. La folla — vi sono anche gli abitani della cittadina e numerose famiglie del condannati — è-tenuta ad una erta distanza. Nessuno è alle finestre. Un ordine formale ha imposto a tutti gli abitanti di tenere le finestre chiù e. Si teme il supremo appello di una madre disperata e si temono 1 fotogra . Sembra che una partenza di forza i sia una deplorevolissima propagana all'estero. Tuttavia dietro ad ogni persiana hiusa si indovina la presenza di qualuno. I condannati sono fermi, in atesa, sotto la pioggia che cade abbondante. Essi scendono ad uno ari uno per lo stretto ponticello. Tre passi e 'uomo ha lasciato per sempre la terra natale. , „„ E' difficile identificare 1 partenti: co el non si riesce a vedere 11 guercio Guyot, che strangolò e volle bruciare colei che aveva adorato: Malou la teefonista dagli occhi verdi; nè Giulio Vermandè che precipitò in una caldaia 1 corpo di sua moglie; nè 11 castellano dd Reyssac, che annegò 11 suo flgliuo etto. , , , Per contro, tutti scorgono l'altissimo Francesco Barrère, condannato a more per l'assassinio di un guardiano di prigione. La sua lunga figura magra ei volta verso il gruppo del giornalisti: sembra cercare qualcuno. Quello che egli cerca è il cappellano del pe nltMiziarto l'abate Picaud. Egli lo scorge e con gli occhi lo chiama. 11 cappellano si precipita, entra nella fia del partenti ed abbraccia l'ex-condannato a morte. Per contro Carlo Baratati*, l'assassino dello « chauffeur » Faure e del suo amico Bertrando Peynet, non scambia che una stretta di mano con il capp*I ano. Non è più il « bel Carlo », che utte le donne d! Limoges ammiravano Sopra la corta barba rossiccia si vedono due occhi azzurri da i.alato. Cario Barataud accetta il suo destino. Egli ha detto: « Tanto so che fra poco moriròl ». Mestorlne non vuol farsi vedere Infine ecco « la grande vedetta », il gioielliere Mestorino. L'assassino del gioielliere Truphème. lungi dal cercare qualcuno, cerca invece di nascondersi. Egli ha riconosciuto i giornalisti e subito si ravvolge la testa nella coperta: un compagno lo dirige. Quan do i due uomini passano davanti al gruppo dei giornalisti, la guida bene, vola mormora: « Nasconditi, eccoli! ». Mestorino ha paura dei giornalisti come della peste. Anche egli ha perduto la sua superbia. Il quaran-ttame svelilo che nca mo¬ strava leta clte aveva, è ora quasi un vecchio da: volto pieno dd rughe e dal capelli bianchi. L'abate Picaud non ha votato, andando a stringergli per l'ultima volta la mano, designarlo alla curiosità del pubblico; ma ieri sera Mestorino gl aveva detto: «Parto con coraggio, tenterò di rendermi degno di voi » E Poi, a voce bassa, aveva aggiunto « Laggiù vi scriverò; e voi mi nis©onaerele, non è vero? .. Il gregge è imbarcalo. Quest'anno non abbiamo assistito ari una scena straziante come l'anno scorso (il servizio d'ordine era meno rigoroso), quando abbiamo visto una madre disperata, inginocchiata sul passaggio dei forzati, gridare al fi giioio: «Fernando, guardamiil ». e lo sciagurato, voltatosi verso la madre Jl?. "n«raziata con un « Marameol » Ciò che oggi si è vis;© è stato meno penoso. La bella ragazza innamorata C'era, in prima fila, tra la folla una bella ragazza senza cappello. Era i amante dd un falsario marsigliese, e da qualche giorno non si muoveva □ai dintorni del penitenziario, nella speranza di rivedere l'amante. E stata fatta scendere e mandata dietro tulli gli altri. Essa è corsa allora come una pazza dall'altro lalo ael porto, ed è stata vista in piedi nel vento che ne scolpiva le formi giunoniche, con i capelli svolazzanti quando il rimorchi a tor e sul quale li suo amanite era imbarcato, ha fischiato per la pantera, la ragazza ha tolto nL -V1 eT:m fozzc.le.rto r°sso e. Per unto il tempo che il rimorchiatore ha impiegato per uscire dal bacino, nftil ainWo folletto. Di tanto in tonto .portava alla bocca una mano carica di anelli, e mandava un bacio; ?™ *^imorclVa,°Te 11 tregge non bmn?V? PÌÙ Che ™me una massa Bruna. Le ragazza continuava egualmente a mandare i suol disperati baci OY-Trl-T™ Mgazza ~ '« ha detto un gendarme - come lo vuoi riconoscere nel mucchio? I tuoi baci si sbagiieranno di indirizzo. rafazza lla guardato il gendarme on occhi carichi di odio; poi è scoppiata in lacrime. I forzati salgono ad uno ad uno a bordo dell La Martinlére. Uno dei forzati, alto e magro, per poco non cade in acqua. — E' De Reyssac I - grida uno tra a folla. E' davvero 11 castellano? La giustizia immanente ha fatto temere per un istante a colui che ha anegato freddamente il figliolo che un upplizio eguale gli sarebbe inflitto? Non si sa. Non si vede che un gesto pauroso, na mano agitata in aria. L'uomo è tato risparmiato. Ad uno ad uno 1 forzati accedono sul onte da dove, incolonnati tra due file di guardiani, scendono nella chiglia Per essere subito divisi nelle 4 gabbie elle quali effettueranno la traversata. Non hanno nulla di tragico queste abbie malgrado le solide sbarre, e molti emigranti potrebbero invidiarne comfort. In ogni angolo sono confinati 1 condannati. Ecco le celle ove sono rinhiusi i recalcitranti. Si direbbero, a ederle dipinte di fresco, non celle diciplinari ma piuttosto grandi ghiaciaie, destinate a conservare gli alimenti aa fresco. Non appena il carico umano è stato utto imbarcato ed i 40 guardiani si sono installati, la Martinére leva l'ancora, dirigendosi verso il lontano paese dell'espiazione. La polemica sul diritto di uccidere L'esploratore clte uccise due Indiani che erano irrimediabilmente feriti New York, 8, none. Il verdetto del Tribunale di Draghignano, che assolveva il giovane Corbett, il quale uccise la propria madre, per evitarle le sofferenze di un'incuabile infermità, suscita animatissimo discussioni sui giornali americani. Oggi uno dei difensori del Corbett, il elebre esploratore William Beebe, ha onfessalo in una lettera inviata al giornali di avere compiuto un atto ilentico a quello di Corbett, durante una sua esplorazione nella Guiana briannica. Due indiani, che facevano pare della sua spedizione, rimasero un giorno gravissimamente feriti in seguio a una disgrazia, accaduta proprio quando la spedizione si trovava lontana da qualsiasi centro abitato. 1 due ndiani riportarono la frattura delle gambe ; e l'esploratore fece di tutto per alvarli dalla morte ; ma si accorse prtsto che 1 suol sforzi erano vani. Privo di mezzi di trasporto, privo di onoscenze di chirurgia, si trovò In una siituazione ttagica. 1 feriti, senza un soccorso chirurgico immediato, sarebbero morti dopo una atroce agonia, poiché l'infezione delle plaghè-minacciava di estendersi a tutto il corpo, ligli prese allora un'eroica decisione. Praticò ai disgraziati un'iniezione di morfina in dose fortissima; ed essi si pensero in un pacifico sonno. Ai giornali, clie oggi gli hanno chiesto se, cosi facendo, egli sapeva di uccidere due feriti, il Beebe ha risposto che preferiva lasciare ai lettori la cura di rarre le proprie conclusioni dalla sua narrazione. La stampa americana però, come quella inglese, si schiera tutta, senza ccezione, contro il diritto di uccidere, iconosciuto nel verdetto clie assolveva l Corbett. Il tragico episodio narrato dall'esploratore diffondo più che altro un senso di orrore, ma non convince nessuno. (Datti/ Telegrafili). Ex»rivoluzionario bulgaro ucciso per vendetti» politica Sofia, B notte. Nel centro della città è stato ieri sea commesso un nuovo attentato. Tre seguaci del defunto generale Protogheroff hanno sparato tre colpi di rivoltella contro l'ex-rivotuzionario Schichkoff, sessantenne, il quale è moro. Le persone che accompagnavano Schichkoff hanno risposto al fuoco. L'attentato è considerato come una vendetta di seguaci di Protogheroff per l recenti» assassinio del loro compagno lllevic, Nuova scossa di terremoto a Castelfiorentino Firenze, 8 notte. Ieri sera, poco dopo le 20, a Castelflorentlno veniva registrata una leggerissima scossa di terremoto, durata pochi secondi. Il movimento sismico è di carattere xuramenN locale. sgCnnrcadpclstastergcasnm•iggdnrmlsudCdsgcvacocdnlstVcc

Luoghi citati: Castelfiorentino, Firenze, New York, Nourric, Parigi, Sofia