Una vittoria di Gerbi

Una vittoria di GerbiCampioni d'altri tempi Una vittoria di GerbiGse veiitun anno la La Giurìa di quel Giro eli Lombardia ara stata severa, copilo severanon aveva voluto conuprcndirre i melvi d'ardirai* senrtimfiniale che avevandndotto gill amici di Gerhi a propiziargli in qualsiasi modo la vittoria contro 1 francesi. Adesso possiamo sorrderne, ma idi quel tempo c'era di mezzo... anche un po' di dignità nazionale. Gerbi godeva nel campo sportlo la stessa popolarità che vent'unndopo doveva far celebre GlrardengoA quei tempi un po' Ingenui, la maglia rossa colto quale vestiva l'Astigiano in corsa era diventala uncamicia garibaldina, che dava l'esca entusiasmi e a voli quasi pindaricsalile gazzette sportive. Imbattibilnelle corse italiane, Gerbi a buon dritto si considerava l'unico paladindel nostri colori che potesse opporsai corridori stranieri che scendevanBulle nostre strade come in una terrdi conquista. Tante volte lui era andato in Francia a sfidarli, senza coniare le difficoltà e gli avversari, ml'avevano bastonato. Stavolta, toccaval Francesi di essere 1 battuti olamorofeamente, e che potesse piegarli noc'era che un uomo, un corridore solo, lui, Gerbi di Asti. Infatti arrivprimo, davanti ai migliori campionjche avesse il ciclismo francese di quetempo : Petit Breton, Garrigou, EmilGeorget... Ma la Giuria della corsa trovò che gli ammiratori di Gerbi avevano facilitato la vittoria del beniatoino della folla con mozzi non totalmente regolari e leciti: tolse l'Afctiglano dall'ordine dì arrivo e lo deBerl all'Unione Velocipedistica peprovvedimenti del caso. Di la delllUpi ne fecero una cagnara: i giudtì. nostri se ne impressionarono e cacarono la mano su Gerbi, interdicendolo per due anni dalle corse. Cosicché per la Milano-San RemBel 1908, contro i forti squadronStranieri discesi a farsi la parte ileleone nella nostra prova d'apertura Gerbi era assente e non potè contrattare 11 passo al belga Van Hou •waert e al francese IJgnon, che sn'erano scappati sud Turchino. L'Astgiano era lassi't, sul valico dell'Appennino, che si mordeva le dita pel'impotenza in cui si trovava. Lstesso giorno della corsa avveniva Firenze un fatto non meno importante. Il Comitato d'abitazione costitu tosi In Asti nel dicembre per la difesa del grande campione, aveva lavo rato tutto l'inverno, raccogliendo testimonianze e documenti. Il « caso Gerbi, che si riteneva messo a dormire, col corridore, per due anni, ritornò in discussione. Gerbi e la sua causa trovarono nell'avv. Vacch.ieTiastigiano pure lui, un difensore formidabile. La battaglia fu ripresa aCongresso dell'Unione, a Firenze, 11 Congresso, presieduto dal genovese Alberti, ridusse a sei mesi l'inte«|Wpne>dls.Gerbi dalle corse, faceiii^gla. -coBriinp'are dn<l 17 dicembrA metà giugno ecco Gerbi In grado di ripresentarsi nelle corfo. Naturalmente, com'era logico aspettarsivi portò lo scompiglio, Tiriti l'aspettavano al varco, e 1 suoi critici, suoi avversari non nascondevano la certezza che, mutati i tempi, egli non avrebbe più vinto. La prima corsa a cui si iscrisse, la Corsa Nazionaleche ora non esiste più nel calendario delle « classiche », si svolgeva tutta in pianura, per 390 chiilometriNessuna speranza di tentare la fuga In salita. Nessuno ci avrebbe salvatdall'arrivo in gruppo E negli arrivin volata era convinzione generale che Gerbi non potesse vincere. Ma Gerbi era un corridore d'eccefelone. Egli vinceva quella Corsa Nazionale ; sei giorni dopo, facendo fcoppia con Cuniolo, batteva Canna 6 Pavesi al Motovelodromo Umberto HI Torino, in un match ad inseguimento tirato coi denti; e quattro giorni dopo altra corsa e altro trionfo nel Giro del Piemonte, con partenza e arrivo ad Alessandria. Lo Stupore fu generale, 1 suol criliei annichiliti, naturale lo scoppio d'una infrenabile ammirazione perisorto campione, che riusciva a compier*, in un ambiente purificato e con mezzi teallssimi gesta superioralla più benevola attesa. Gerbi era ancora l'atleta imbattuto dell'anno prima, 11 vincitore del Giro delle Antiche Provincie e della Milamo-Firenae, della Coppa Savona e della XX Settembre, 11 corridore unico in Itala che riunisse in se stesso, per singolare concessione della natura, le disparate doti che concorrono a formare 1 grandi campioni dello sportcioè una smisurata forza di volontà accoppiata aH'oT?oKlio pili kpAoso dela propria personalità, la rapida intuizione del momento opportuno per dare battaglia agli' avversari incerti o mpauriti, e approfittare cosi dei loro attimi di debolezza; inoltre dotato duna rara perizia nella guida della bicicletta nei punti più scabrosi della strada e nei momenti piti difficili dela corsa: strette banchine, strade fangose, selciati bagnati, discese Inghiaale, carimte collettive... Quello che invano, in una generazione di corridorChe venne dopo, aspettammo da Rmnero per liberarsi di Oirarrlengo prima degli arrivi in volata. In cui era fatalmente destinato a soccombereGerbi applicava di preferenza: nunn do tutto pareva perduto e sii andava diritti e senza scampo verso l'arrivo n volata, dove egli sapeva di non poter comipetere coi pili veloci avversari, l'Astigiano metteva in atto un gesto meditatamente disperato, un eolpo imprevisto e — quel che conta — imprevedibile, par disgregare igruppo, e fuggire, da solo... verso itraguardo... In quella corsa Gerhi aveva su dfeè tutti gli occhi "... tutti 1 sospettiCol suo finissimo buon senso, l'Astigiano capi che soltanto la vittoriae una vittoria riportata nel r-iil regolare dei modi, poteva riportarlo nella considerazione della folla. Ho detto che il tracciato rtrtla corsa era tutto In plano; cosicché al controllo di BrpBcia. dopo 500 chilometri d! marciae a poco pùn di trp ore da Milano, dove era posto l'arrivo, ima dozzina dcorridori era ancora in gruppo compatto. Al rifornimento di BresciaGanna e Galett* si sbrigarono in un lampo, e scapparono. Era un tentativo vero e proprio di fuga, votoo principalmente allo scopo di liberarsi diGerbi e di Cuniolo. Sembrò riuscise, perone in breve 1 due lomibairdlebbero un vantaggio di mezzo chilometro. Ma avevano fatto i conti senza il... castigamatti. Gerbi, col 'fido luogotenente Chiodi, fu tra i più svelti ad inseguire, e rimasero soli In caccia sulle peste dei due fuggitivi. La rincorsa fu veloce, durò' una ventina di minuti, in capo al quali chi si trovò in testa? Gamia e Gerbi, soli. Caletti era rimasto staccato, e veniva dietro, con Chiodi. Loco dunque di fronte, soli, I dut grandi rivali. Il campione del passato, che si credeva tramontato per sempre, e il campione del presente, de-flnitlvamenta consacrato con la bolla corsa contro Van Hoiwaert nella « Sanremo ». Gorbi contro Ganna. Gerbi dice a Ganna: — Adesso aggiustiamo i conld. Ganna lo sorveglia di sotto la visiera dei berretto e non risponde, ma bada a stargli accosto alla ruota; non troppo però, che con quel caratteraccio non si sa mal... Infatti, Geriti non soffre che Ganna gli stia a moia e se n'awantaggi. Vuol essere folo lui ; ed eccolo ricominciare il suo vecchio giuoco: saltava in banchina, ne usciva guizzando come una biscia, sfiorava a bella poesia i paracarri... Ma Ganna, duro, ostinato, non mollò quella ruota cosi comoda. Gerbi si arrabbiava, strepitava, urlava: — Mettiti di fianco e vediamo chi ha più forza. Adesso è 11 momento di farla fuori l Come parlare al muro. Ganna, e aveva cento ragioni, non aderì all'invito. Che erano dei ragazzi, a mettersi a correre l'uno da un lato, l'altro flati altro lato della strada? Ma intanto che per liiiigare avevano rallentato sopra ggiunsero gin inseguitori, e a 'iWelegnano erano ancora in gruppo di otto. Milano non distava che pochis suni chilometri. Come salvarsi dall'arrivo In gran no? Gerbi vigilava e attendeva l'oc!^?ne ProPizia- "lenire rimuginava dentro di se i ,più disparati e disperati piani di battaglia. Attraversando Melegnano fra un cen tinaio di ciclisti venuti incontro da Milano Chiodi e Ganna si urtarono nei pedali e caddero. Gerbi, che era m testa in quel momento, senti dietro di sè II rumore delle biciclette che vanno all'aria, degli urli, delle bestemmie, e indovinò quello ch'era sue cesso. Quello era II momento deci- fllh ° ,aMoJn' 0 nlai Più. Chiunque fossero 1 caduti egli doveva approfittare dell'Incidente, e parti In volata allargando le braccia nella sua caratteristica posa, uscendo dal paese come un razzo e abbordando gli ultimi chilometri a 40 all'ora. Credeva d'esser solo, ma poco dopo senti dietro di se un soffio rauco, pesante. Si voltò: era Gaietti, che sembrava ancor più piccolo, tanto era raggomitolato sulla macchina. Con quella mignatta dietro, Gerbi capi subito che non ce l'avrebbe fatta. Gli era già capitato un'altra volta, l'anno prima nella Firenze-Roma, uno scherzo slmile. E rieccolo a provarle tutte per levarsi quell'importuno dalla ruota. Dentro e fuori dalle banchine, attraversando la strada per sbieco, rasentando i paracarri, finché ci riuscì. Ora, finalmente, avanzano di fronte. Gaietti nel centro della strada, Gerbi sulla banchina. Adesso le malizie non servono più. Vincerà chi ha più forza. Sono le due del pomeriggio, 11 sole rovescia torrenti di calore abbacinante, gli occhi dei due ciclisti quasi si chiudono per la stanchezza. Sono ormai sfiniti; le loro teste si dondolano su! manubrio, specialmente negli scarti in cui le biciclette traballano, ma uno sforzo le rimette diritte. S'intravedono fra la polvere le spalle che s'infossano sempre più, sopra i visi sempre più pallidi in una smorfia di spasimo. Chi cederà pel primo? Essi sanno che nessuna forza estranea li può soccorrere. S'immaginano entrambi che il traguardo sia ad ogni chilometro, e come uno fa per accelerare l'andatura ch'è di già sostenuta, l'altro' risponde, e per non lasciarsi sopravanzare fa appello alle ultime sue energie. Ma presto sono allo stre mo delle forze. Venti, cinquanta metri di volata (che pietà di volata In quelle condizioni I), poi ripigliano flato, e si guatano. Chi dei due cederà e si dichiarerà vinto prima di giungere in vista del t,r;ljrllara0? Dopo trecentottantacinqne chilometri di corsa, una notte perduta, quel caldo, quella polvere, quel po' po' di panciaterra cominciato a Melegna no, non potevano più reggere. Chi avrebbe ceduto pel primo? Cederà quello dei due che meno dell'avversario sa dare tutto se stesso, fino aiM'u'ltilma stilila di forza.. Gerbi la possiede questa abitudine di prodigarsi interamente. Egli sa graduare il dispendio delle sue forze in rapporto alla disianza da compier* In lui, nessun risparmio, nessuna tac cagneria. Quante volle lo vidi arrivare alla Une d'una corsa in condizioni da dover essere tolto di peso dalla bicicletta, talmente sfinito da non reggersi in piedi. 11 dramma precipita verso il suo epilogo, mentre dalle automobili che seguono i corridori c'è chi urla. Incita, si agita come preso da pazzia, tanto quello spettacolo pare fuori della realtà. A due chilometri dal traguardo, sante di fianco un lungo sospiro: t S6nl mori I », soffia una voce. Era Gaietti che si dichiarava vinto. E Giovanni Gerbi arrivò primo, senza che la sua grande vittoria fosse offuscata da un velo impuro, grazie unicamente alla propria volontà, energia, valore, che ce lo fanno ricordare come la più bolla figura dol ciclismo d'altri tempi. VITTORIO VARALE. Le prossima gare di lotta a Torino Prossimamente avrà luogo la daciiiia gara Incorat-Kìamenio di lotta greco-romana nella palestra della U. S. Atalanta In via Cesare Battisti, o. Le altro due gare dell'annata, e clie contano per la clasAltka del «torneo», avranno luogo In dlcemnre allo S. C. Madonna di Campagna ed alio S. C. Mlclielln. Ix> a. C, Madonna di Campagna Intende Indire una grande gara nazionale che dovrà avere luoso nella seconda quindicina di gennaio oppure al primi di febbraio. Ad essa potranno partecipare tatti 1 lottatori diluitami laJlani attillati Bili. F.A.I.