Il Presidente dell'Accademia

Il Presidente dell'Accademia Il Presidente dell'Accademia A Tommaso Tittoni, giovine ancora, .fu predetto un avvenire cospicuo E la predizione era singolarmente significativa, e per l'occasione onde moveva e per le persone che la compivano. Questa, infatti, l'occasione : il ritorno dL dui dall'Inghilterra dove aveva voluto andare — determinazione veramente eccezionale a quel tempo — per seguitare gli stilli* già terminati in patria alla Università di Oxford. Per congratularsi con lui, i colleglli suoi del l'Associazione Costituzionale romana gli offrirono un pranzo, ed il pranzo era presieduto da Quintino Sella, il maggiore forse, dopo Cavour, dei parlamentari nostri. E per brinrtis1 <l.i fu detto: — Voi percorrerete lungo cammino. Raramente cosi arrischiata profezia si avverò con esattezza maggiore. Non soltanto lungo, infatti, e stato 11 cammino di lui. mn. pur tra momentanei arresti, perseverantemente ascensionale. Poco dopo aver raggiunta l'età prescritta, divenne deputato pel collegio di Civitavecchia, che ripetutamente lo rinominò. In una di queste rinnovazioni ottenne il maggior numero di voti raccolti dagli nitri eletti in tutte le circoscrizioni della penisola. Prefetto a Napoli Alla Camera fu presto annoverato tra i valori positivi, per la preparazione effettiva, per criteri esatti, per l'equilibrio della mente e la continuità dell'opera. Quelli che conoscevano la competenza sua in materia economica specialmente in questioni agricole, pensavano: — Presto sarà ministro dell'Agricoltura. Ma non per colpa o deficienza prò pria, gli sopravvenne uno di quel moment! di arresto ai quali abbiamo accennato: allora si trasse, per breve tempo, in disparte, e accettò di essere preposto alla Prefettura di Perugia. Perugia, aneti e nel pensiero suo, non era che-una tappa: sarebbe andato più avanti. Infatti, a distanza di poco piti d'un anno, fu destinato a Napoli, vera pietra di paragone, allora, giacché quella si considerava una delie sedi piò difficili per chi vi rappresentava Il Governo. Ed e*di, in breve periodo di tempo, senti di avere acquistato tanta forza da opporrle un candidato suo a quello gradito dal ministro dell'Interno Era il colmo della indipendenza fieramente affermata. Proprio allora gli capitò una minaccia seria di espiazione Era giunta a Napoli la Regina Amalia del Portogallo ; ed egli, per lei, che non voleva venire a Roma rompendo il divieto del Pontefice ai Sovrani cattolici, aveva fatto aprire il palco reale al San Carlo. L'oii. Zanarderli, ministro dell'Interno, ne divenne furioso, telegrafò rimproveri acerbi, divisò punizioni. Se non che precisamp-hte In qu^i giorni, per la malattia nggravantesi, fu costretto a dimettersi. Ministro e Ambasciatore I.'on. Giolitti fu designato alla successione, e, mentre si accingeva a comporre il nuovo Gabinetto, chiamò a Roma il prefetto di Napoli. Questi si domandava se non fosse per essere destituito- e invece si senti offrire il portafoglio degli Esteri. Egli stesso confidava agli amici: — Non ci avevo mai pensato. Come me la caverò? Se la cavò, quantunque la situazione trovata fosse non poco difficile, molto felicemente. Dalla prima occasione di prendere in Parlamento la parola rivelò di avere celermente acquistata la conoscenza dei problemi intemazionali, e anche il possesso del linguaggio diplomatico. Pure nel Gabinetto conquistò sollecitamente ima considerazione dects'va, e.fu eKli, principalmente, a condurre il Giolitti renitente, anzi avverso, alle elezioni generali del 1901. Poco dopo però ebbe a soffrire un piccolo infortunio: l'on. Fortts, che era il successore fissato dall'on. Giolitti, allontanante?! dal potere per constatata infermità, in un primo esperimento non riuscì a comporre il Gabinetto; e forse l'on. Tittoni stimò che potesse toccare a lui. Ma ripreso il mandato, 11 Fortls giunse alla formazione di un Ministero, e gii Esteri affidò all'ori. Di San Galliano. Ma dopo meno di un anno ritornò l'on. Gioliti!, che le volle ancora a collega, rimettendolo alla Consulta, dove rimase ininterrottamente fino al 1fM0. Ebbe nel lungo periodo un istante di avversità: quello in cui l'Austria compi l'annessione della Bosnia, annessione che egli annunciò Interamente, approvandola. Mn, discorrendone alla Camera, ebbe tante coraggiosa sincerità da dire: ■ E' stato un errore di prospettiva ». E corresse quasi Immediatamente l'errore inducéndo lo Zar a restituire finalmente la visita fattagli dal Re d'Italia. Non era il principio di una nuova via? Se non che 11 Presidente del Consl «Ilo credette di dimettersi, e l'on. Di San Giuliano riprese il portafoglio de- gli Esteri, che soltanto abbandonava con la vita, spentaci cinque anni dopo. AU'on. Tittoni non toccò, con questo, di rimanere disoccupato. Aveva avuto, per breve tempo, l'Ambasciata di Londra; ebbe quella- di Parigi. Non era una residenza facile per lui, preceduto dalla fama, non conforme alla realtà, di triplicista fervente e inconvertibile. Eppure egli vinse le avversioni e le diffidenze, conquistando, invece, amicizie utili e confidenze sincere. Dopo la guerra si Indusse a riassumere la Direzione della politica Internazionale nostra nello sclaguratisslmo Gabinetto Nltti. Il compito era veramente, senza paragoni, arduo, non avevamo più aLleati, non più oenevoli; avevamo perduto tutto e tutti. Non pertanto egli animosamente si accinse alla ricostruzione: andò a Parigi con l'intendimei.to di percorrere vie nuove. Ma le forze fisiche gli vennero meno ; si ammalò gravemente o fu .costretto a lasciare l'ufficio. Però a non breve distanza di tempo, gli fu assegnata, per unanime designazione, la Presidenza del Senato. Ed ora con uguale ampiezza di consensi, eccolo primo Presidente della nuova Accademia d'Italia. Il cammino, lungamente percorso, è slato vario, complesso, ma sempre co stantemente ascensionale. La profezia di tanti anni sono si è avverata. '•• 71 Un realizzatore Per salire a quel modo, non per sem plice. assistenza di fortuna, ma pure non senza contrasti e soste, conviene possedere varie, felici, non comuni qualità Intellettuali, morali ed anche fisiche. Suo padre, Vincenzo, era stato agricoltore e commerciante ; aveva adunata un'ampia sostanza; patriotta non Inerte della vigilia, fu eletto a far parte, all'indomani del 20 settembre, di quella Giunta di Governo che 11 generale Cadorna aveva composta chiamando a farne parte i maggiori rappresentanti dell'aristocrazia e i più cospicui cittadini romani. In seguito divenne deputato e senatore. Il figlio, quindi, crebbe in comunione d'amicizia con le classi elevate, e ne derivò le consuetudini e i modi come naturalmente, senza sottomissioni e senza superbie. Sa, pertanto, essere squisitamente cortese con tutti. Non c'è, infatti, chi possa dire di essere stato mal ricevuto od umiliato da lui per diversità di condizioni sociali. Conversatore facile, abbondante, spesso arguto, ma sempre con bonarietà, riesce a conquistare le simpatie di coloro che ravvicinano, qualunque sia il posto da essi occupato nel mondo. La buona eredità paterna si rivela in lui anche nell'amore, mal disdetto, per l'agricoltura. In nessun luogo, forse, egli, che ha vissuto nelle maggiori capitali europee,-si sente felice come nelle proprie terre di Manziana, ove sente sempre vivo per la sua famiglia l'affetto del rudi lavoratori del Lazio. Pressoché per attestare loro la sua gratitudine, egli sempre si è adoperato per ridare a questa regione l'antica prosperità. Da lui furono promosse le prime leggi per regolare secondo giustizia i secolari problemi cresciuti intorno agli usi civici. L'esempio del padre gli giovò anche per l'esperienza ricevutane del meccanismo degli affari; non quale strumento d'esosa speculazione, ma come avviamento a ricercare e misurare esattamente la realtà, cost difficile ad afferrarsi tra i tumulti dell'ora presente. L'abito cosi contratto dalla prima giovinezza gli ha recato vantaggio sempre, nelle molteplici attività della sua esistenza, perchè, dovunque e comunque, ha voluto formare i suol pareri, dirigere l suol atteggiamenti su dati positivi, nettamente visti e accuratamente controllati. Costantemente ha inteso di essere un realizzatore. Cosi ha voluto, non per Ìmpeto subitaneo, o per ambizione di successo subitaneo ; ma per effetto del ricco viatico di studi e di osservazioni portato con sè. Dalla gioventù senti II dovere, ti bisogno di conquistare una larga, sempre più larga cultura; nè con gli anni e gli onori conseguiti si affievolì in lui il desiderio nobilissimo. Si è conservato tuttavia un lettore fervido, instancabile. La dottrina sua, specie In materia di politica e di storia diplomatica, è incontestabilmente superiore In confronto non soltanto df Italiani. Con tali virtù di Ingegno, di tempe ramento, di consuetudini, a lui, logicamente, non riesce nè impossibile nè difficile parlare efficacemente in pub blico. Non è oratore di rapidi movimenti o di trascinanti coloriti; vuol essere un argomentatore chiaro, preciso, persuasivo, e il più delle volte ci riesce assai bene, perchè ha pieno 11 possesso della parola nello svolgimento de! periodo, e sa anche raggiunge re, a tratti, una suggestiva commozio ntncancolgg ne di eloquenza. E come oratore è scrittore: corretto, limpido, inslnuantesi nell'attenzione del lettore. Il coraggio delle responsabilità A questi aggiunge un altro pregio che è pure una forza: il coraggio di assumere, in ogni caso, la responsabilità intera dell'opera, e di giustificare questa, in ogni modo. Avvenne, quand'era ministro degli Esteri, che un giornalista gli apponesse di aver fatta una concessione non sufficientemente ponderata al Vaticano. Non indugiò un istante, ma subito ribattè, per via della Stefani, eccitando una polemica che si prolungò per non poco, da una parte e dall'altra. Finché, riconosciuta la onesta coscienza del giornalista, lo feve invitare a casa sua, ove lo trattenne in amichevole conversazione. Non ci sono rancori che durino In lui. Dura, tenace, Immancabile In lui il desiderio di salire più In alto, oltre che per sè, per gli istituti che gli sono affidati. Quando assunse la presidenza delia Camera vitalizia, chiamò a sè il maggior numero del senatori, specie i più giovani, e raccomandò loro di interve nire alle sedute, e anche agli uffici, di cooperare all'esame delle leggi, di discuterle anche pubblicamente. — Bisogna — ripeteva - che il Paese senta la voce del Senato perchè rlac quisti la fiducia, 11 rispetto In lui. E volle ampliarlo, Ingrandirlo anche materialmente affinchè apparisse più maestoso e più bello. L'on. Tittoni ha recentemente voluto restituire la ■ Nuova Antologie ■ alle sue gloriose, ormai remote, tradizioni Durante e dopo la guerra, era deca dina, imponendo gravi difficoltà flnan ziarie a Maggiorino Ferraris, che v aveva dedicato tutto l'ardore del suo spirito e quanto possedeva d! denaro. Ma a chi gli faceva offerte anche vantaggiose di acquisto, invariabilmente rispondeva : — Bisogna che senta Tittoni. E dopo rispondeva di no : non si rassegnava a vendere. _ C'era dunque chi — evidentemente l'interrogato — lo assisteva, anche positivamente, a mandare avanti l'impresa. Lo assisteva fino al punto di aver pronti tutti gli elementi atti a renderla forte e sicura. E quando 11 momento aspettato venne, e furono, cioè, pronti azionisti, cooperatori, amministratori, l'on. Tittoni assiins° la direzione della rassegna, che ria allora mutò, riebbe ancora i più amorevoli scrittori nostri, letterati e scienziati, illustrò 1 principali problemi dell'ora attuale, rivelò importanti documenti storici, commentò tutte le pubblicazioni meritevoli di essere note. 11 nuovo Direttore aveva perfettamente assolto il suo compito: quella nostra poteva con onore sostenere il confronto delle maggiori riviste europee. L'Accademia L'esperimento compiuto può essere considerato come prova già felicemente superata dal Presidente dell'Accademia d'Italia. Anche l'Accademia è una antologia; antologia di uomini cooperanti ad accrescere le energie, tutte le energie intellettualmente produttive della Patria. Altre ne avevamo e ne abbiamo, nobili pel loro passato, rispettàbili per le persone che vi appartengono, fatte insigni per l'altezza degli studi compiuti e della fama awruistata. Ma esse, per difetto della stessa costituzione loro, mal riuscivano a operare come strumento fecondo di vita presente e futura, richiamando sopra di sè l'attesa fiduciosa della grande moltitudine. Ora questa Accademia integratrice è: possiede le energie, possiede i mezzi per utilmente operare. Ma perchè' appunto cosi operi si richiedeva una volontà, una autorità, una competenza atta a guidare, coordinare, eccitare, raccogliendo l'unanime consenso degli accademici. Incontestabilmente il Tittoni, meglio, forse, di ogni altro, ha requisiti per essere il consigliere, l'eccitatore, il coordinai ore voluto. La scelta di lui è buona promessa d! operosità continuata e proficua per l'Istituto cui presiede. LUIGI LODI