Il peccato di una bella ricamatrice che inganna la Giustizia per forza d'abitudine

Il peccato di una bella ricamatrice che inganna la Giustizia per forza d'abitudine Il peccato di una bella ricamatrice che inganna la Giustizia per forza d'abitudine Vicenda seir.?tragica di due vedovelle e di una nubile, alla ricerca di un marito La ricamatrice Genoveffa Pagliafora. una bella ragazza, che esercisce un laboratorio in Cors^ Regina Margherita 53, da qualche tempo si trovava in rapporti tesi con le sorelle Teresa vedova Sant'Angelo o Grazia vedova Penilo, le quali, essendosi venute a trovare, con la morie dei rispettivi mariti, abbandonate alle proprie sono ricongiunte, ed abitai in un alloggetto sito in via Scuderie Reali, 2, Protesta la Genoveffa che la responsabilità della strana situazione, che doveva, come vedremo, diventare quasi tragica, è tutta di Grazia e di Teresa, e aggiunge di non aver ancora oggi capito la ragione dell'astio nutrito per lei dati ■ due sorelle. Botte con le mani, col piedi, con le forbici Questa la premessa di una querela che Genoveffa ha sporto al Pretore contro Grazia e Teresa, dopo la preannunciata burrasca che effettivamente coppió improvvisa e rumorosissima nel retro del laboratorio di Corso Regina, richiamando l'attenzione di tutto il vicinato, «■ Pili giovane d'anni e d'esperienza — dice la ricamatrice — ho sempre sopportata, con santa pazienza, la noiosa, petulante protezione che Io sorelle mi volevano concedere. Ora non ne posso più ». E Genoffa racconto che un brutto giorno le sorelle si recarono ad aggredirla con male parole mentre essa se ne stava lavorando; alzarono la voce in modo inusitato anche per il gentil sesso e la spinsero in malo modo nel retrobottega, chiudendovela quindi a chiave ed esclamando: • Ora hai da fare con noi I... ». Ed il programma, che trapelava da quella frase, fu subito tradotto in atto, stando almeno a quanto afferma Genoveffa. Grazia e Teresa le furono sopra come due furie, coi piedi e colle mani. La Teresa anzi si sarebbe armata di un paio di forbici trovate, a portata di mano, su di un lavolo del laboratorio, e con esse le avrebbe da10 replicati colpi, all'impazzata, senza neppur guardare dove fossero andati a finire. Il racconto di Genoveffa, che è ancora viva e piena di vita, deve essere di quelli fatti con poca economia di colore e di contorno. Ma l'episodio deve avere una base di vero, perché una delle vicine di casa, che è mu nita di un certo coraggio, recatasi .• constatare che cosa avveniva là den t.ro, dichiara che effettivamente la battaglia fra le tre donne si è svolu furibonda. La febbre del matrimonio « E Iddio solo sa —commenta Geno vetta che cosa mi sarebbe capitato. quel giorno, se non fosse intervenuta una terza persona che ebbe la virtù di far subito quietare le acque in tem pesta » Sta di fatto, del resto, che un medico, all'indomani del bellicoso in contro, r. scontrò sulla ricamatrice parecchie echimosi e lesioni. Ma il racconto di Genoveffa, a sen tire Grazia e Teresa, che hanno tosto reagito con una controquerela che va a dire i! vero, oltre il bersaglio, è davvero incompleto. Teresa afferma che la vera vittima dello scontro di corso Regina., è proprio lei. che riportò pa recchie ferite giudicate guaribili in venti giorni. E poi, c'è dell'altro! Te resa e Grazia — le quali sono difese dairow. A. Demarchi — protestano d non aver mai nutrito dell'astio verso la sorella, bensì del risentimento, pienamente giustificato, in quanto — scrivono «ella loro controquerela — .. Ge noveffa, affetta dalla febbre del mairi tnomo. se ne era andata a conviver^ con un elegante signore, ma vecchio e barbuto, certo Nicola Salcito, d'an ni 65, separato dalla sua seconda mo glie per incompatibilità di carattere ». E, per coprire la scandalosa situazio nè, essa presentava il vecchio come suo padre, ingannando gli ignari e facendo sorridere di compassione «nani1 avevano già mangiata la tradizionale foglia. Quel giorno, dunque Teresa e Grazia erano andate a trovare Genoveffa, per rinnovare alla sorella, ancora una volta, la preghiera di cambiar sistema di vita, ottenendo invece fi risultato che già si conosce Un curioso dilemma S'intende che nessuna delle due parti in contesa vuole avere il deme rito di aver alzato, per la prima, le maini... ed i piedi. Ma ciò e agli effetti della cronaca, un semplice partici) lare, di fronte al resto assai più grave che hanno raccontato colla dennn e foive si r, .Ita! o assieme, | eia le due vedove. Genoveffa, esse di-jcono, aveva talmente fatta l'abitudine a presentare ii vecchio come l'autore 1 dei suoi giorni, che, citata due mesi or sono come teste alla nostra Pretura in un processo pe'' adulterio contro un marito intraprendente, rassegnò anche al giudice le false generalità di Veffa Salcito. Ed era stata appunto l'importanza di una tale situazione che supponeva o la perdita completa delta memoria o il rinnega- men'° rleUa Propria famiglia, che aveva spinto Teresa e Grazia ad affralì tare |a sorella minore per dirgliene quattro in tono maggiore. L'affare quindi, con l'indicazione di un reato che è beffa alla maestà della giustizia, si è complicato; per cui, dopo di aver sentito Grazia Pagliafora, il Pretore ha chiuso l'incartanienito e lo ha passato al Procuratore del Re per i provvedimenti de-1 caso. Che e, davvero, un bel caso!

Persone citate: Grazia Pagliafora

Luoghi citati: Salcito