Come vedono la guerra

Come vedono la guerra Come vedono la guerra li emigrati russi (Dal nostro inviato) KOBE, settembre. Siamo arrivati a Kobe in un'alba livida di tempesta, tra piovaschi furiosi e raffiche di vento gelido. Un tempo siberiano più che giapponese. La città, immensa distesa di basse case urlale che si alternano con grandiosi, edifici di colore chiaro, si perde nella lontananza tra il velo delle brume. Traversata tempestosa Parliti da Wladiwostok con un tempo minaccioso abbiamo avuto la non pia cevole sorte di incappare al largo in uno del primi tifoni dell'autunno. Preceduto da una calma strana e sinltira dell'atmosfera, sopra un mare calmo od. appena ondoso, annunziato dalle pazze scorribande del barometro, l'uragano si è scatenato in pieno all'altezza di Matsushima e ci ha accompagnati per tutta la traversata del Mar di Corca fino allo stretto di Shlmonosakl che immette nel cosiddetto Mare Interno. Il mare furioso ha scrollato il nostro piroscafo come una giunca, fino a ridurre i nove decimi del passeggleri. tappati nelle loro cabine, nello stato piti miserando... 1... superstiti, quelli che avevano la voglia di restare sul ponte, sfidando gli spruzzi gelidi e le raffiche violente, hanno potuto consolarsi con lo . tpettacoln di. una divisione navale giapponese, un complesso di grandi e piccole unità, avanzanti anch'esse a fatica tra le ondate torbide e possenti, scrollale anch'esse come un piroscafo qualunque... Dopo lo stretto, l'uragano è diminuito e nella notte ha preso le proporzioni di un temporale del nostri... Velie prime luci del giorno la costa giapponese, tutta promontori ed anfratti, appariva e spariva tra le brume, con le sue nere boscaglie di pini che si confondevano talora con il colore dei nembi. Il piroscafo Ita proseguito per il Mare Intèrno, tra l'Isola di Shikoku e le miriadi di scogli e di isolelte che sembrano sorgere dal mare ad un tratto, isolotti di verde circondati da un anello di spume biancastre. Ora siamo finalmente attraccati al molo di Kobe. E non si balla più. Giungere al Giappone dopo la Rus sia e la Siberia significa provare una sensazione curiosa e strana, che è difficilmente definibile. Questa terra che ci è pure straniera, che ci è apparsa ieri l'altro ad un tratto all'orizzonte, sul mare agitato dalla furia del vento, ha dato all'anima 11 senso di ritornare a qualchecosa di noto e di amico. Attraversando la Russia e la Siberia, nelle giornate interminabili passate sulle lente ferrovie russe, nelle notti di viaggio nella « taiga » quando dai finestrini aperti, col rumore assordante del convoglio, entrava anche un soffio di resine e. di odore di bosco, si sentiva più che mai il senso della terra straniera. L'Asia immensa, il continente delle distanze sterminate, dove tutto assume dimensioni e proporzioni enormi. La steppa desolata, la « taiga », foresta senza confini, i grandi fiumi dal nomi tante volte ripetuti nei soani lontani della fanciullezza, tutto questo era bene l'Asia ma era anche, soprattutto, una terra nemica. C'era vn senso diffuso di ostilità dovunque, negli uomini e nelle cose. Sulla Transiberiana, sul convoglio che ci portava verso l'Oriente, carico in. gran parte di soldati: nelle stazioni che, dopo Cita, avevano un po' l'aria dei nostri Comandi di tappa del lem pò di guerra: in tutta la fisionomia militare della Siberia Orientale, era ancora l'Asia, l'Asia straniera e mica. In questa parte del Sot Levante, di fronte a questa città che spiega dovati ti ai viaggiatori una distesa imponente di banchine, di siios, di cantieri che echeggiano del suono del loro lavoro febbrile, sembra ad un tratto di ritornare all'Occidente. Il Giappone ha tczRlgfMntola fisionomia di una terra amica per che ha un po' del nostro animo e del-la nostra civiltà qui a Kobe, dopo la Russia, la Sibe-ria, Wladlwostok ed il tifone che ciha sbollatala senza pi'ta. Forse an a i i i a che per questo, il Giappone ha il viso amico della terraferma... Colloquio con un emigrato Sul piroscafo, la tempesta aveva fatto sparire i viaggiatori nelle cabine. Giapponesi in gran parie, qualche inglese, nessun suddito della U.U.S.S. Ma ad Hiroscima, dove il piroscafo ha fatto lappa prima di Kobe, è salito un russo che all'unico del viaggiatori proveniente da Wladtuostok che fosse in grado di parlare — gli altri stavano in cabina a fare l conti con gli effetti del Mar di Corca — ha fatto una grondine di domande. Il colloquio che ho avuto con lui è stato oltremodo interessante perchè ho potuto, finalmente, in acque territoriali giapponesi, trovare un russo che dicesse quello che pensava senza sospetto la G.P.V. Profugo, russo bianco, ex-ufficialezarista, uno dei tanti relitti che la Rivoluzione ha ributtato qua e là, dalla Cina a Parigi, da Berlino alle città giapponesi, come rottami d'un naufragio che la risacca butta sulle rive. Mi ha fatto una grandine di domande e mi sono accorto che egli voleva una risposta, quella che non potevo dargli. Come tutti gli esuli od i profughi aveva perduto il cordano col suo Paese ed anche la realtà. ' Come mal non avete visto lo sfacelo nell'esercito bolscevico? Non avete compreso che si tratta di bande più che esercito? Credete che possano mai battersi contro di noi?... .. Diffìcile rispondere Ma in realtà no non potevo dire d'aver visto. Soldati ben vestiti e ben equipaggiati, anzi! Ed armi e armati in gran numero. L'animo? Ma chi può conoscerlo l'animo di un popolo straniero? Il viso dell'Asia avevo visto, ceco lutto. Il viso di uno straniero, di un ignoto, il viso del mistero, forse... Ma lo sfacelo, la distruzione, questo no. Poi ho voluto interrogarlo lo. La sua storia è la storia di cento altri. Ma quando ha parlalo dei suol compagni, del bianchi che combattono per i cinesi, mi sono accorto che viveva anche lui, come tutti i profughi, nel paese del sogni e delle illusioni, che è ben lontano da quello della realtà. « La guerriglia siberiana sarà la ro vlna dei bolscevichi. La Russia non potrà fare mal una guerra... •. Lo credo anch'io. Una guerra contro gli occidentali {o i giapponesi) forse no, nessun vuol farla. Ma le bande sibcriane che fanno la guerriglia lungo tremila chilometri di frontiera sono forse in guerra? Il russo non mi ha capito. Per lui come per altri, questa è la guerra contro il bolscevismo. Quasi si stupiva che noi europei (disse proprio così) non si sentisse una sorta di solidarietà nazionale. Nel congedarci, allo sbarco, mi chiese l'indirizzo. Quando gli risposi di cercarmi al Consolato d'Italia abbozzò un triste sorriso. • Consolalo d'Italia! voi avete ancora una patria, voi •. Non l'Ito più rivisto. Traffici e Industrie A Kobe, al Consolato, ritrovo anche la dolce favella italiana. Ma qui è già di sollievo l'inglese, la lingua universale che è però bandita da tutta la rj.R.S.S. e poco consigliabile l'usarla. Kobe è immensa, come tutte le città giapponesi per la scarsa altezza delle abitazioni. Ma la classica casa giapponese, tutta stuoie e paraventi, si ritira davanti all'avanzata dell'architettura americana, tutta acciaio e cemento. Dal porlo, dal quartiere degli affari, avanzano già sulla città di stuoie e di bambù i palazzi moderni che sfidano il fuoco e 11 terremoto Kobe e città di industrie, di traffici, di stabilimenti industriali. In certi quartieri, tutti costrutti all'europea 'e meglio si direbbe all'americana), dai palazzi possenti, dalle vie pulsanti di attività, si sarebbe tentati di credersi non al Giappone ma a Berlino od Amburgo. Ma poi l'Illusione svanisce, quando, ad uno svolto, riappare la città sterminata dalle case di legno e di stuoie, con le sue lunghe In oilontananza. Intorno e sopra ogni^abi j:qitudnnM-\i>'terminabili vie che si perdono -\tazione. di cemento o di stuoie, c'è un iìfa^io di fili e l'antenna delle radio, i c- TEDESCHI.

Persone citate: Matsushima, Soldati