Il racconto del ragazzo scampato alla strage

Il racconto del ragazzo scampato alla strage L'AUTORE DEI TRE OMICIDI Il racconto del ragazzo scampato alla strage Roma, 25, notte. Stamane, appena aperta l'udienza nel processo cóntro Ernesto De Vita, imputato di triplice omicidio, il P. M. Santori ha rivolto alcune domande all'accusato. — E' vero che avete appartenuto alla mafia siciliana? — Se per malioso si intende chi veste bene, puu essere. Tutto sta a intendersi. — E perchè partiste precipitosamente da Palermo? — Per aderire ad un invito di mia moglie che preferiva l'aria del continente. A domanda della Parte Civile, l'imputato dice che la moglie portò in dote centomila lire in titoli, con la condizione della riversibilità in caso di separazione legale. Le contestazioni della Parie Civile Avv. Nicolai: — Cioè: le centomila lire sarebbero ritornate al suocero, se i due si fossero separati. "Lo tengano ben presente i giurali. Presidente: — Perchè quando voi andaste in casa di vostro suocero, portaste con voi un vestito nuovo? — Lo avevo acquistato da tempo e, ritornato a Roma, volevo ripulirmi. — 0 piuttosto volevate un vestilo di riserva nel caso che quello che indossavate si fosse macchiato di sangue. L'imputato scrolla le spalle, evidentemente contrariato. Altrettanto evasivamente risponde alle altre contestazioni, fingendo il più delle volle di non capire. Avv. Nicolai: — L'imputato ha insozzato finora in tutti i modi la memoria della moglie; ma ha qualche fatto concreto da portare contro di lei? Imputato: — 11 suo contegno mi autorizzava a pensar male. Io sono siciliano, di sangue caldo. Avv. Tommasi, di Pane Civile: — E' vero che l'imputato voleva fare una quarta vittima nel fratellino della moglie unico superstite dell'orrenda strage? — Non è vero, — risponde il De Vita, — al ragazzo io volevo bene. — Perchè, allora, cercaste di spingere il ragazzo in un portone-ino oscuro? Ma l'imputato finge di non capire la 'domanda, e risponde evasivament3. P. M.: — Quando andaste a rilevare 11 vostro cognatine avevate, però, in tasca il pugnale ancora insanguinato. Il piccolo superstite della strage L'imputato, per tutta risposta, inveisce contro il rappresentarne dcii'aceu sa, e gii grida ironicamente: — Come lo sa? C'era, forse, lei? Sale, quindi, sulla pedana la parte lesa: il piccolo Angelo Mancioli, l'uni co della disgraziata famiglia, che è sopravissuto alla strage, li' un ragazzo sui 14 anni, vispo ed intelligente, pre 6entemente ricoverato all'Istituto Pio X, Un istante di viva commozione pi-end il pubblico, quando egli racconta la tragica scena di cui fu spettatore in queha domenica fatale. Egli dice elle si trovava in casa del padre, quando sopravvenne il De Vaia, assai accigliato. — Tuttavia, fu accolto assai cordialmente, — prosegue, — e mia sorella gli offri del cognac. li De Vita si diede a rovistare in ogni camera, lauto che mia sorella gli domandò cosa cercasse. Poi mi mandò al cinematografo, dove mi disse di attenderlo. Alla line dello spettacolo egli venne, infatti, a rilevarmi e, facendomi vedere i polsini della camicia sporchi di sangue, mi disse che in casa mia era scoppiala una lampadina, che aveva ferito gravemente mio padre e mia sorella. Mi accompagnò, quindi, da mia madre, facendo un lungo giro, che mi meravigliò. Dalla casa di mia madre ci recammo in quella di mio padre. Lungo la strada più volte il De Vita passava per vicoli poco fre quentati, tentando di farmi entrare in portoni oscuri. Ciò mi insospetti, e mi ribellai, minacciando di chiamare gente, se non mi avesse accompagnalo direttamente da mio padre. Giunti a casa, il De Vita fece di tutto, perchè non salissi nell'appartamento; ma egli dovette cedere alle mie insistenze. Lungo le scale egili fu ai-restato da un metropolitano. — Qie cosa disse II De Vita a vostra madre? — Che sarebbe tornato fra pochi minuti. Pres. : — E notaste l'atteggiamento Idei De Vite quando voleva spingervi dentro i portoni? — Vidi che teneva insistentemente la mano in tasca, — Dove, infatti, fu, poi, trovato il pugnale ancona insanguinato. Il testi rivela, quindi, numerose sevizie fatte subire dall'imputato a sua sorella durante il fidanzamento e subito dopo iì nozze Dalla gabbia, l'imputato inveisce Contro il ragazzo, accusando la madre 'di averlo ammaestrato per l'occasione; e poiché egli continua ad usare turpi espressioni, il Presidente lo richiama energicamente all'ordine, mentre la Parte Civili; reagisce vivacemente con tro il contegno dell'imputato. Avv. Vecchini: — E' una commedia quella di questo finto pazzo che non impressiona, nessuno. Alle ore 12 l'udienza viene tolta. Nel pomeriggio continui l'escussione dei testi. Dovrebbe essere sentita la suocera dt-ll'imputato, signora Bianca Tartaglia, che sfuggì alla strage delia sua famiglia, per essere legalmente separata dal marito finn dal '54. Poiché essa è- assente, con il consenso dette parti, sì dà lettura delle sue deposizioni. La Tartaglia conferma le circostanze deposte stamane dal piccolo Angelo Mancioli, e cioè che il giorno del delitto il De Vite si recò do lei sconvolto Jn viso, con gli abiti macchiati di sangue e le disse che aveva urgenza di parlarle e ch^ presto sarebbe tornato con molti biglietti da mille. Da allora non lo vide più. Iti altri interrogatori, lo Tartaglia dice di avere saputo che suo marito temeva di essere ucciso ppr motivo di interesse da suo genero, attuale imputato. Le sevizie subite dalla moglie Successivamente, si dà lettura di al cune deoasizioni rese dalla moglie de ne Vita", quando a carico del marito venne istruito il .processo per sequestro di persona. La poveretto narra una serie di sevizie subite senza ribellione. Essa dice che venne dal marito, quando questi usciva, chiusa nella stanza matrimoniale, assicurala poi con un luchetto. Il cibo le veniva passatoia una fessura la batteva hofaste chleluglo spmmnolaSlariil pasiapdeARdedeInaduil dfinrinlemccostAsuqsuddinnncle■ailapl'sasomchtaloavucnicopdreLprsPvtcPvlqssmmtnosfgapnratteata nTlìa porta. Sovente „/a oer futili motivi; la disgra- ziMa"un giorno manifestò il proposito di separarsi dal marito manesco e di rinchiudersi in um convento. In altro interrogatorio, la povera donna dice di avere tentato di togliersi la vita conil e Veronal •. Alla lettura di queste schiaccianti derosizioni, l'imputato si agita e prò-testa dicendo che la moglie 6 stata lasua rovina ed ha cercato con tutti imezzi di mandarlo in galera. Viene quindi, sentita la teste signora Giulia Forza, di Bologna, addetta all'Ufficio del Registro e già collega del De Vita. Essa dice che una volta tu Srosente ad una violenta .-cenata ratta al De Vita alla moglie in un cinematografo. Ma l'imputato protesta. — La teste è mendace perchè a me. In ufficio, disse che aveva S4 anni e poi • n o a o i a l a e e ; i a a a n l i ra é te e o o i o a a o di mho appreso che ne ha, invece, 29 (Ilafasti). Avv. Nicolai: — A questa stregua tutte le- donne sono mendaci. 11 negoziante Pietro D'Agostino dice che un giorno si presentò a lui, a Palermo, un giovane per acquistare un lucchetto. 11 giorno seguente tornò e gli chiese se aveva un grosso coltello o un pugnale dn vendergli. Alte risposta negativa, se ne andò evidentemenile contrariato. Pi mie lesro paimdeIro reqa fraprnei tqrlnidente: — Conoscete nell'imputato saiovaue? ifan■ Non c'è dubbio: è liti, lo ricoTu mentisci e disonori Teste nosco!. Imputato: la Sicilia. La deposizione dei superiori dell'imputalo Avv. Garbini, di parte civile: — La Sicilia '.'onora lui, con tre delitti sulla coscienza. Il teste ripete cbp quanto ha detto risponde a pura v-erltà e precisa che il giovane era la prima volte accompagnalo dailn moglie, una giovane signora in stato interessante, come, appunto, era in quel tempo la 'moglie del De Vita. E' la volta del coirmi. Pugno di Asti, capo dell'Ufficio del Registro a Roma, il qua'p ebbe alle sue dipendenze- li De Vita dal 'i'-l (Imo all'epoca del delitto. Era svogliato, incapace e Indisciplinato, — egli dice, — solito ad attacca.!- briga con i compagni d1 ufficio. 11 teste soggiunge che durante il fidanzamento, iì De Vita si vantava di avere avuto rapporti intimi con la fidanzata per costrimg-erln al matrimo. nio, rial qua!.-- si riprometteva- grandi ricchezze. Seppe che dopo il matrimonio il De Vii a ebbe a lamentarsi che le ino mila lire portale in dote daìla mogijp non gli erano state date in contanti, ma in cartelle vincolate. Avv. Tornasi, di parte civile: — Ecco l'uomo che sposava per amore Tpsìc: 1: De Vita aggiwnfp che ad ormi modo sarebbe diventato ricco lo stesso alla morte ri"! suocero, perchè rii aveva i milioni. L'ispettore provinciale del Demanio, Arturo Cutrpra, che ebbe ancli'egli alle sue dipendenze il De Vite, riferisce che questi un giorno prese a schiaffi un suo superiore, e così fu sospeso per dieci giorni. Ciò che ha visto un inquilino Molto interessante è la deposizione di Ciro Baldinotti, esattore dello stabile in via Santi, 4, dove abitavano i coniugi De Vita. Accortosi che ie persiane dell'appartamento erano assicurate con catene, invitò il De Vita a toglier le; ma questi rispose che la moglie ■aveva avuto il tifo e che minacciava ili gettarsi dalla finestra, e per questo aveva dovuto prendere tale misura precauzionale. {Commenti). Solo per l'intervento diretto del padrone di casa, le catenelle furono tolte, quando iti la denunzia per sequestro di persona era in corso. Sulle sevizie inflitte da-! De Vita alla! moglie e alla cognata, riferisce il teste che segue, Aristide Prosperi. Una volta la Mancioli gli disse che era ben lontana da ilei l'intenzione di sposare v«ai e se lo avesse sposato, lo avrebbe fatto solo per timore di essere uccisa. Un coinquilino del Mancioli, Domenico Del Prise, riferisce poi gravi circostanze. Egli dice che la sera del duplice delitto, stando nel bagno, senti distintamente il Mancioli padre gridare a squarciagola : « Ladro ! Ladro 1 Ladro!.. Il teste si precipitò nell'appartamento dei Mancioli e sul pianerottolo trovò la Giacinta Mancioli di stesa a terra in una pozza dì sangue. Poco dopo, la poveretta cessava di vivere. Entrato, quindi nell'appartamen te-, vide disteso a terra anche il vecchio Mancioli. orribilmente colpito in Più parti. Poi, scorse un giovanotto vestito di scuro che si aggirava per la stanza Credendo che fosse un inquilino accorso gli disse che i due disgraziati avevano urgente bisogno di soccorso. li giovanotto rispose seccamente, invitando il teste a cercare un medico. Quando il De Vita fu arrestato i! test' riconobbe in lui il giovanotto che si aggirava nella stanza, ove era avventilo il grave fatto di sangue. La scena dell'arresto Pres.: — Eravate presente quando fu arrestato il De Vita? gliLaavUL'Etirsa27AndiLstomPare unpaMdiunseMle tanepacotodadamnilaneil l'aceSaioscpudiazquchgicotosati zovedoghuna lesnisi si celibpsditogivoinqnmrrtohdmPdiFvlcleste: — Quando tornai dal vicinolcCommissariato in compagnia degli a- dgenti, trovai nuovamente n giovanotto sa me sconosciuto che saliva le scale per tornare sul lungo dei deìlilto. Poiché la portinaia mi aveva detto che solamente il genero del Mancioli era sialo visto scender» dall'appartamento, creai di individuarlo; e, quando una signora che lo conosceva mi indico, con una strizzata d'occhio, il De Vita, io, a mia volta, lo segnalai ad un agenle che lo trassp in arresto. Pres.: — Il vecchio Mancioli come fu visto da lei ? Teste: — Era s*duto sul suo sonito seggiolone, col capo in basso^e ai piedi aveva una pozzs di sangue. A questo punto la portinaia dello stabile. Caterina Mancine-lli, riferisce circostanze conformi al teste precedente, l.a nuora della portinaia. Rosa Turchetti. incontro il De Vita nel momento in cui si recava da', suocero il giorno del delitto. I! De Vita era ilare e sorridente e detto alila teste le migliori notizie della moglie, dicendo chi» aveva dato alla luce un bel maschietto e sarebbe presto venuta a Roma; anzi, si recava dal suocero per invitarlo ad andarla a prendere. P. M. : — E la disgraziata giaceva cadavere in un baule! Il dott. Cesar" Riatti, ultimo teste della domata, e amico del Mancioli, conferma il dissidio profondo che esisteva fra il vecchio ed ili genero. Richiesto unn volta dal teste perchf allora aveva dato la figlia in moglie al De Vita, il Mancioli avrehbp risposto che era un ornacelo, ma doveva farlo perchè vi era costretto. Alle ore 19,30 l'udienza è tolte e rinviata a lunedi mattina. zarfgtcdntngmdsstzpitcgcprnt1mlM

Luoghi citati: Asti, Bologna, Palermo, Roma, Sicilia