Gerasa cristiana

Gerasa cristiana VIAGGIO ARCHEOLOGICO IN MESOPOTAMIA Gerasa cristiana ancora di ben pochi monumenti per poter precisare le cause che ad un certo momento protondamente perturbarono l'edilizia di Gerasa. Si potrebbe pensare ad un movimento tellurico, al,la voion,tà di un governante, a conSeguenze di sconvolgimenti politici o di veri e propri! atti di guerra da parte di tribù esterne, ma per nessuna di queste ipotesi è 11 pronta la prova da portare a sostegno. Sopportiamo quindi di rimanere in questa perdonabile gnoranza fino a quando nuovi rinvenimenti ci metteranno in condizione di Illuminarla e contentiamoci per ora di constatare 1 fatti cosi come si presentano. Tutti gli edifici verso il Crysorrhoas presentano poi maggiori segni di danni di quelli antistanti e si direbbe quasi che fossero rimasti vittime di qualche scoscendimento della ripa. Dobbiamo pensare ad eccezionali alluvioni ? Intanto una seconda chiesa, dedicata a S. Teodoro, aveva press'a poco nello stesso tempo occupato una buona parte del ripiano antistante al gran tempio, modificando per proprio uso uno del propilei di accesso alla vecchia area. Gli Dei spodestati Non possiamo allora imputare tutti mutamenti notati in Gerasa a sole cause occasionali: interviene bensì, nella sua esistenza, un elemento nuovo che possiamo afferrare subito per la sua attività esteriore: il Cristianesimo. Riconosciuto finalmente dallo Stato, aSevolato nel paese dal carattere degli abitanti inoline al misticismo religioso, permeato fino dal primo momento dello spirito dell'impero, spirito di proselitismo e di stabilità, esso in casi molto rari s! accontentò di sostituire nelle loro vecchie dimore gli dei pagani spodestati, rifiutando di mantenere uno stato di dubbio nelle coscienze del fedeli, ma cercò Inveoe di costituirsi delle nuove sedi. Il cenoblsmo e l'eremitlsmo accentrarono questa tendenza e dapprima lentamente poi con ritmo sempre maggiore l'Oriente si ricopri di monasteri, di oratori, di chiese in quantità incredibile. Le prime vittime di questa ripresa edilizia, in un organismo politico già decadente, furono i monumenti più antichi, ormai malférmi sulle loro fondazioni e non più circondati dalle cure di cittadini legati come un tempo alle sorti dell'impero. La vita municipale si contraeva ogni giorno maggiormente, immiserita da mancate esazioni, da devastazioni del territorio estemo, dalle lotte economiche, sociali e religiose L'arte pagana, spesso neppure spogliata di qualche elemento contrastante col nuovo credo, diede alle prime chiese le sue colonne, i capitelli, 1 fregi, gli stipiti e gli architravi del portali, direttamente impiegati senza ritocchi; altri marmi andarono invece a finire, debitamente voltati, nelle soglie, nelle gradinate, nei pavimenti. Basta rivoltare le pietre di una chiesa cristiana del primi secoli per veder risorgere sculture ed iscrizioni in abbondanza. Armonia e colore Poi, dopo il primo fervore, necessariamente tumultuario, la situazione si stabilizzò. A Costantinopoli si coeso li dava l'impero d'Oriente. Bisanzio cominciava a disporre dì mezzi proprii, ad imporsi con criteri suoi di amministrazione, di cultura, di estetica. Sotto la sua protezione scuole di artisti riprendevano le loro occupazioni: tornavano In onore i modelli ellenistici, rinvigoriti dal largo sviluppo preso nel mondo romano: l'Oriente vi si affacciava con 1 suoi costumi, col suo sfarzo, con l'influsso delle sue stoffe, del tappeti, delle decorazioni su metalli e su Ceramiche. La religione soprattutto forniva a tutto questo fervore artistico Il modo di esplicarsi e di affermarsi, fae chiese venivano ricostruite su basi più ampie e con maggior decoro, riolaberando forme architettoniche già affermatesi nei secoli precedenti, ma vivificate da un nuovo impulso ; la de evirazione, abbandonando sempre più risterno, si raccoglieva e moltiplicava e prorompeva dentro le mura, tutta raccolta int-mo alla figura del Cristo o della Madre sua. Al musaico soprattutto, come avemmo già occasione di vedere, veniva affidato questo compito: se ne coprivano perciò le paLre,i f »« volte, e gli arche!ti degl'in- tereoiunni, e 1 vani delle finestre, co- me con w& taJWiaetia che fasc)asse tutta l'ossatura, seguendola in ogni sua sinuosità, CERASH, ottobre. I Fino a questo momento disponiamo I Per la loro esecuzione si preparavano tasselli di pasta vitrea di colori svariatisslmi ; In terra invece seguita va ad essere largamente usata la pie tra, con l'introduzione di pezzetti di mattone per il rosso: il vetro vi si adoperava in casi eccezionali. Il più delle volte però, di tanta produzione, a noi pervengono solo i pavimenti. Anche se non crollano le volte o i muri, sono 1 musaici stessi che lentamente, per mancanza di cure e di manutenzione, se ne distaccano precipitando in basso. E allora, quando ci s'imbatte in una rovina di edificio cristiano, si tenta subito di raggiungere il plano per constatare se era decorato con opere musive. Raramente si resta disillusi. Questo vivace e simpatico mezzo decorativo ha costituito spesso l'unico ornamento anche di piccole e sperdute cappelline, ed I suoi artefici si dimostrano inesauribili nel variarne 1 motivi. Il tipo più semplice è quello geometrico, ma quanto lontano dal semplice bianco e nero, o dalle timide composizioni del vecchi tempi I La gamma dei colori si è moltipllcata fino a raggiungere la stessa ricchezza di una tavolozza. Dove si prendevano tante pietre diverse? La montagna, ! deserti, 1 letti del torrenti, ogni ciottolo, ogni pletruzza che rappresentasse un nuovo tono di colore veniva esaminate e sfruttata; l'abilita dell'artista si palesa più che altro nello sfor zo coloristico della sua composizione. Anche qui però bisogna fare una piccola distinzione. Non è detto infatti che in musaici più antichi non si noti questa tendenza ad avvicinarsi per quanto possibile alla pittura, uguagliandola pur nelle tenui sfumature consentite dalla maggiore o minore pressione del pennello sulla parete o sulla tavola; ma, appunto perchè più vicini al migliori periodi artistici, teli tentativi sono sempre contenuti entro sobri e ben intonati cicli coloristici. Tutto è Ivi graduato, fuso, armonico, conseguente; via via che si scende verso il basso Impero, i colori accentuano invece certi stridori, certi contrasti, con sbalzi improvvisi di tinte, con avvicinamenti audaci, con toni alti e bassi affrontati senza attenuazione "ome nemici in armi e si introducono Infine certe sgargianterte, come l'oro e la madreperla, di audace vivldezza. Con tanto materiale disponibile si comprende bene coma 11 disegno lineare non potesse più soddisfare : esso cerca uno sfogo e non può offrirglielo che la figura ed il paesaggio in condizioni sempre più vaste, variate, talvolta bizzarre, che 1 vecchi canoni artistici non son più lì a contenere tante esuberanza di produzione e d'ispirazione. Tre chiese Sii comincia con incastrare piccole scene in riquadri rispettati dal contorcimento e dall'intersecazione di trecce sempre più involute, di linee spezzate, dentate circolari: sono animali soli o In gruppi con pochi elementi vegetali, o personaggi presenta- ti a mezzo busto, o interi, e In più di 'uno; poi la parte geometrica si rl-|duce, si elimina, si ritira sui bordi e nelle soglie a contornare più vaste composizioni nelle quali tornano moltiplicati e ingranditi tutti i più bei motivi dell'arte classica. Gerasa ce ne offre esempi cospicui e dal maggiore interesse in un gruppo di tre chiese rispettivamente dedicate ai Santi Cosma e Damiano, Giorgio e Giovanni Battista. Specialmente le due prime meritano un cenno più diffuso. Intanto nel punto più vicino al presbiterio H pavimento porta sempre, eseguito s'intende cogli stessi tasselli del musaico, delle grandi iscrizioni dedicatorie. Non è un fatto nuovo, ma merita d'essere annotata l'estensione e l'importanza che tale particolare ha ora assunto In alcuni luoghi, anzi, si può dire che tutto il musaico è una immensa epigrafe campeggiarne entro un ornato geometrico. Basterà che nell'ambiente artistico che genera certe creazioni si affacci un popolo cui sono interdette altre manifestazioni in materia d'arte e vedremo questa forma molto secondaria divenire espressione unica di decoro nei monumenti arabi, aiutata dalla speciitle conformazione e adattabilità dei caratteri cufici e dalle fioriture calligrafiche di caii vennero adornati. Il pavimento di S. Cosma e Damiano, nel resto con i soliti intrecci delimitanti rombi e quadrati con uccelli, agnelli e buoi, ha sui lati dell'iscrizione due piccole scene di speciale carattere. In mezzo a due grandi alberi a sinistra è in piedi un turifero; a destra invece leva le palme verso il cielo un orante. Nelle navate minori ho visto ricomparire.un tipo che già avevo rinvenuto nella basilica di Sabratha. il musaico riproduce con grazia squislta e particoliaTe dolcezza di colori una stoffa a roselline di macchia dipinte su linee alternate. I petali, di un tono palliLdo appena ravvivato alla base, devono ancora distendersi nel loro completo rigoglio e spiccano sul verde tenero dei sepali e del gambo. Qualche cosa di simile ho trovato anche nella vecchia basilica del Getsemani ; non ne conosco però altri esempi compie*! come i primi due. E' dunque il tappeto che prepara la sua marcia trionfale e il suo uso su larga scala nei luoghi di culto, il bel tappeto orientale che tuttora ci proibiscono di calpestare i fedeli dell'Islam nelle loro moschee La seconda chiesa, dedicata come ho detto a S. Giorgio, è a pianta in-jterna rotonda, mentre le vicine sono a tre navate. Nel grande disco centrale spiccano alcuni raggruppamenti di caseggiati, riprodotti a grande scala, circondati di palme e di altri alberi: sopra uno di essi è in greco il nome di Alessandria. Con la buona pace dei fautori a tutt'oltramza degl' influssi orientali torniamo dunque, con una indubbia affermazione degl'artiste., nell'ambiente ellenistico, e più specialmente in quel campo greco-egizio che per lungo tempo forni maestranze ed opere d'arte a gran parte del mondo romano. Basti rammentare il movimentato paesaggio nilotico di PaJestrina, le numerose e varie rappresentazioni ;Ii ville, di fattorie, di chiese rinvenuto nell'Africa romana (il solo museo del Bardo a Tunisi ne ha una collezione superba) per riconoscere che questa tendenza a riprodurre ambienti dal vero, talvolta con una lieve punta di umorismo, come là dove si fan combattere pigme1 e gru sulle rive del Nilo, ha già un "età rispettabile ed estesa cittadinanza nel bacino del Mediterraneo. Vecchi antagonismi Nella stessa Siria ne abbiamo rilevata una sopravvivenza del sesto o settimo secolo, a Damasco, ma anche in Transgiordania possiamo vederne almeno un secondo esempio, notissimo, in un altro centro di opere musive. Voglio riferirmi a Madaba, piccola borgata a sud di Amman, interamente abitate da cristiani, e alla carta della Palestina che ricopriva il suolo di una delle sue numerose basiliche e ohe oggi è ridotta ad un piccolo frammento. Sempre notevole, del resto, perchè una fortunata combinazione ha risparmiato proprio 11 tratto che comprende Gerusalemme, la valle del Giordano col Mar Morto, parte dell'attuale Transgiordania, e la penisola del Sinai Uno al Delta. Vi ritroviamo I soliti caratteri. Riproduzione accurata e fedele della città con le sue porte, il lungo colonnato che la percorre nella maggior lunghezza, gli edifici più notevoli : elementi vari intervengono ad Indicare le caratteristiche del paesaggio, alberi ed animali, con scenette di caccia nel posti che ne al bergano di selvaggi. La caratteristica ' Jf^™*f'L£*? del |E» tJ^iOJES™ o a Alcuni pesci clie discendono dal Giordano si affacciano appena all'inizio del gran bacino e fanno subito un bel dietro-front con l'aria di dire: Ohi, non fa per noli Ma un'altra osservazione ci richiama al gruppo delle tre chiese. Ho accennato al fatto che esse sono com prese entro un'unica muraglia perimetrale: non sono divise quindi che dalle pareti intermedie. Si potrebbe ciò dire il frutto di un oapriccio o di speciali esigenze di spazio, ma nessuna delle due spiegazioni mi convince. Tutto dimostra ohe di aree disponibili ve n'erano a sufficienza; non trovo perciò che una spiegazione : l'economia. Costruire tre edifici separati non costa davvero lo stesso che farne uno solo, anche se più grande; ma, piuttosto, perchè tre chiese e non una sola, se si celebrava in tutte secondo lo stes so rito T E' proprio questo che non credo, per quanto anche qui io debba andar contro una delle solite opinioni. Quando si parla dell'Oriente, non si può fare a meno di rievocare le grandi lotte religiose, cui il fervore e lo spirito di discussione di quelle genti diedero luogo: chi non rammenta, ad esempio, gli urti frequenti fra nestorianesimo e monoflsiemo? E chi non sa come tuttora esse sopravvivano nei più o meno velati antagonismi fra maroniti, greco cattolici e greco ortodossi? Eppure proprio nei dintorni di Beyrut ho visto addossata l'una all'altra una chiesetta maronita ed una melchita, e appresso a questa stanno sorgendo i muri di un terza, per i greci ortodossi. Non può essere allora avvenuto lo stesso a Gerasa, quindici secoli or sono? RENATO BARTOCCINI

Persone citate: Giovanni Battista, Renato Bartoccini, Viaggio

Luoghi citati: Africa, Alessandria, Amman, Costantinopoli, Damasco, Gerusalemme, Palestina, Siria, Tunisi